L’8 gennaio scorso, Stephen Hawking ha festeggiato 72 anni: come egli stesso dichiara nel libro “Breve storia della mia vita”, è nato esattamente trecento anni dopo la morte di Galileo. Disarmante la descrizione che Hawking fa della propria infanzia: non si può dire si trattasse di un bambino prodigio, visto che ha imparato a leggere a 8 anni e, nel corso della sua carriera scolastica, con i suoi risultati non va “mai oltre la metà circa della classe”.

Persino a Oxford, cui accede grazie a un’ammissione precoce, a soli diciassette anni, dice di aver fatto proprio l’atteggiamento “antilavorativo” e di aver fatto il possibile per sottrarsi allo studio. Eppure, questa apparentemente debole propensione per lo studio non gli impedisce di ottenere una laurea di primo livello e di fare ricerca a Cambridge.

Dal momento in cui sceglie di dedicarsi alla fisica, la carriera di Hawking è costellata, come lui stesso dichiara, da piccoli colpi di fortuna: all’inizio del suo percorso, ad esempio, vorrebbe lavorare con Hoyle, il più famoso astronomo britannico degli anni Sessanta, ma il professore ha troppi studenti e Hawking deve rivolgersi altrove. In questo modo, quando la teoria dello stato stazionario, di cui Hoyle era il principale fautore, è stata scartata in favore di quella del big bang, Hawking non è stato costretto a difendere una teoria in crisi per dovere di lealtà.

Il secondo colpo di fortuna è del 1969: Weber dichiara di aver rilevato le onde gravitazionali e Hawking accarezza l’idea di dedicarsi all’esperimento in questione. Il fatto che altri abbiano avuto la stessa idea lo induce a rinunciare al progetto e, come dice lui stesso, si è trattato di una vera fortuna: come fisico sperimentale, sarebbe stato intralciato dalla malattia degenerativa che l’ha colpito in giovane età, inoltre “un teorico può avere un’idea in un solo pomeriggio, o magari […] mentre va a letto, e scrivere un articolo da solo o con uno o due colleghi, facendosi così un nome”.

Stephen Hawking è l’autore del libro “Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo”, uno dei libri di divulgazione più venduti al mondo: lo studio di questo particolare aspetto della cosmologia, iniziato intorno al 1970, gli permette di elaborare tutta la teoria senza che vi sia alcuna prova osservativa della loro esistenza.

A partire dall’adesivo appeso alla porta del suo studio “i buchi neri non sono visibili”, che gli attira le ire del direttore del dipartimento, fino alla scommessa con Kip Thorne, del California Institute of Technology, con il quale sono in gioco un paio di abbonamenti a riviste per soli uomini, Hawking mostra tutta la sua passione per l’argomento.

Nel 1979 ottiene la cattedra lucasiana di matematica, ovvero la cattedra di matematica all’Università di Cambridge, che mantiene fino al 2009, nonostante i grossi limiti impostigli dalla sua malattia. Nel 1985, durante un viaggio al Cern, una polmonite lo vincola ad un respiratore e i medici che lo seguono in Svizzera non gli lasciano grandi speranze. La moglie, Jane Wilde, decide di farlo trasferire in Inghilterra e, grazie ad una tracheotomia, Hawking è libero dal respiratore, ma non è più in grado di parlare. Solo l’utilizzo di un sintetizzatore vocale gli consente di continuare a comunicare, a lavorare, a scrivere. Le restrizioni imposte dalla sua malattia aumentano con il passar del tempo, tanto che, da ormai due anni, è costretto a far uso fisso di un respiratore, ma Hawking ha scelto di non concentrarsi su quello che non può fare, consiglio che dà a tutte le persone affette da disabilità.

Il bilancio che Hawking ci presenta, al termine della breve autobiografia, è nettamente positivo: ritiene di aver ricevuto molto dalla vita, sia nell’ambito lavorativo che dal punto di vista delle relazioni. È stato sposato con Jane Wilde dal 1965 al 1990 e ha avuto tre figli: Robert (1967), Lucy (1970) e Tim (1979). Si è poi sposato con Elaine Mason, una sua infermiera, nel 1995, ma il matrimonio si è concluso nel 2007: la donna gli ha salvato la vita in più occasioni, grazie alla propria specializzazione, ma le frequenti crisi del marito hanno avuto un costo emotivo troppo alto per lei. “Sono felice se ho contribuito ad accrescere un poco la nostra comprensione dell’universo” è la frase con cui Hawking conclude la propria autobiografia.

Daniela Molinari

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