Che un cambiamento radicale fosse necessario lo hanno dimostrato i fatti. Polemiche, presunte irregolarità, contenuti inesatti e inadeguati per valutare le attitudini di uno studente, e la pioggia di ricorsi che nelle ultime settimane ha travolto il Miur.

Il datato sistema del numero chiuso non piace e non convince nessuno. Le prove d’ingresso alle facoltà a numero programmato sul breve periodo richiedono modifiche incisive, prima che il meccanismo imploda del tutto.

Ma se in più occasioni a richiedere tali cambiamenti erano stati docenti e studenti, questa volta anche il ministro Giannini ha dichiarato di aver avviato i lavori per modificare il sistema d’accesso alla facoltà di Medicina, attuabili già dal prossimo anno.

«Stiamo valutando i punti deboli dell’attuale meccanismo selettivo» ha spiegato il ministro, sottolineando la necessità di non dover tener conto dell’esigenza di mantenere il bilanciamento tra i posti disponibili del sistema sanitario e l’immissione di potenziali medici.

I tecnici del Miur sono già a lavoro quindi per creare “la ricetta perfetta” e modificare radicalmente gli attuali meccanismi d’accesso alle Facoltà a numero chiuso. Il modello preso a riferimento è quello francese, che non prevede prove selettive all’ingresso, tutti possono immatricolarsi a medicina quindi. Tuttavia la selezione avviene già alla fine del primo anno. Possono essere ammessi al secondo anno solo coloro che superano un determinato numero di esami. Un meccanismo che valuta le performance dei ragazzi sul corso di un intero anno di studi, di fronte al quale si evidenziano tutti i limiti dei test d’ingresso all’italiana, che premiano il nozionismo, e non brillano per trasparenza. Sembra che il modello francese possa estendersi non solo alla Facoltà di Medicina, ma a tutti i tradizionali corsi a numero chiuso. Dopo il primo anno, potranno continuare a studiare solo i migliori, gli studenti che si sono distinti sul campo.

Le associazioni studentesche giudicano positivamente l’apertura del ministro, ma chiedono l’avvio di un confronto: «Vorremmo che gli studenti fossero coinvolti in questo processo decisionale e che non si arrivi a cambiare le regole del gioco ogni sei mesi diffondendo il panico tra le aspiranti matricole».

Serena De Domenico

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