I media la chiamano “scuola digitale”, “scuola 2.0” o “scuola dei nativi digitali”: sono queste le etichette nate per definire i progetti per e della scuola italiana in materia di nuove tecnologie. Supporti digitali come computer, tablet e lavagne multimediali usati come strumenti didattici e di apprendimento per favorire lo studio degli studenti-nativi digitali.

Ma come dimostrano recenti statistiche, i fondi da stanziare, gli sforzi e il lavoro da fare, per equiparare il sistema scolastico italiano a quello europeo dal punto di vista tecnologico sono decisamente tanti.

Intanto grazie all’ultimo decreto legge firmato dal ministro Carrozza, lo scorso autunno sono stati resi disponibili 5 milioni di euro per la diffusione delle reti wireless nelle scuole italiane. Proprio il Ministro Carrozza, ospite negli scorsi giorni del convegno “Educare alla rete”, organizzato dal Garante per la protezione dei dati personali, in occasione della Giornata europea della protezione dei dati personali e in corso a Roma, è intervenuta sul tema della scuola digitale, parlando di educazione digitale.

L’inquilina di Viale Trastevere ha dichiarato di non essere favorevole all’introduzione di una nuova materia riguardante le nuove tecnologie, affermando: “No all’introduzione di nuove discipline. La tecnologia digitale è un mezzo e tutte le materie devono avvalersene, come fu per il libro stampato sul quale si basò il sistema scolastico dell’Ottocento”.

Al centro della Scuola Digitale, quindi, largo spazio alle nuove tecnologie, intese come strumenti, e non come contenuti, a cui dedicare ore di studio. ”Abbiamo numerosi progetti sul tema, ma deve trattarsi di attività trasversali, non di una vera e propria nuova disciplina”, ha detto il Ministro. Piuttosto l’educazione digitale, secondo la Carrozza, dovrebbe rientrare in un più ampio programma di educazione civica a cui dovrebbero prendere parte non solo gli studenti, ma anche i cittadini.

Un aspetto molto importante di questo fenomeno, ha sottolineato il Ministro, è quello della “preparazione a un’etica dell’utilizzo della tecnologia digitale, sia come utenti che come fornitori dei servizi”. Bella scommessa, per un Paese in cui la Pubblica amministrazione non solo non è in grado di fornire agli studenti mezzi adeguati per garantire il diritto allo studio e un sereno svolgimento delle lezioni, ma in cui l’Agenda digitale, non riesce ad aggiornare il nuovo software, da anni!

Serena De Domenico

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