A pochi giorni dagli scrutini e dalle interminabili giornate che vedono gli insegnanti italiani impegnati tra esami, collegi docenti e giudizi finali, si è diffusa una notizia che li riguarda da vicino. Presto a ricevere le pagelle saranno proprio loro, professori e presidi. A chiederne l’introduzione è stata la Commissione Europea, che nei giorni scorsi ha inviato “Le raccomandazioni del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2014 dell’Italia” .

L’Europa non ha dubbi: per uscire dalla crisi, tra le altre misure, l’Italia deve trovare e introdurre un nuovo sistema di reclutamento, valutazione e valorizzazione degli insegnanti delle scuole di ogni ordine a grado. Il Premier Renzi, dal canto suo, ha da sempre dichiarato la volontà di voler riformare la scuola italiana, partendo proprio dal miglioramento della qualità dell’insegnamento, così ha chiesto al suo staff di accelerare i lavori per presentare il nuovo disegno di legge. Già dal prossimo anno scolastico, quindi, i professori potrebbero essere esaminati e valutati. Sono però ancora da definire sia i criteri di valutazione degli insegnanti, così come a chi spetterà il compito di valutarli.

In realtà si tratta di un tema delicato, che nessun governo dagli anni Sessanta ad oggi si è mai preso la briga di affrontare. Ma le cose devono cambiare, gli stipendi dei professori non possono più essere legati esclusivamente agli scatti di anzianità. La Commissione Europea ha infatti chiesto all’Italia di adeguarsi agli standard degli altri Paesi membri, dove la retribuzione varia in base ai meriti e alla qualità del lavoro dei singoli insegnanti. Adesso si tratta di capire come differenziare gli stupendi dei docenti.

Tra le proposte in esame, che sembra convincere più schieramenti politici, c’è la differenziazione dello stipendio in base alle funzioni aggiuntive assegnate all’insegnante e al tempo passato a scuola oltre l’orario di insegnamento. Più certi sembrano i criteri di valutazione che definiranno le pagelle dei presidi e i loro compensi. In particolare l’entità della loro busta paga non dipenderà soltanto dalla loro bravura, ma anche dal tipo d’istituto a cui i presidi sono a capo.

Stipendi migliori quindi sia per i dirigenti scolastici che si distinguono per le performance positive, ma anche per coloro che gestiscono scuole “difficili”, molto grandi, o con particolari problematiche strutturali.

Ma a chi spetterà il compito di giudicare l’operato di professori e presidi? Non sarà facile eleggere “l’esaminatore” definitivo, tuttavia ci piace pensare che la voce degli studenti, in un modo o nell’altro, verrà ascoltata.

Serena De Domenico

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