Insulti, offese, pubbliche umiliazioni: gli strumenti usati dai bulli digitali fanno male tanto quanto uno schiaffo o un pugno. Nell’era dei nativi digitali, la violenza tra coetanei trova terreno fertile in rete, sui social network, dove non esiste autorità, dove il controllo dei genitori è facilmente aggirabile. Negli ultimi mesi il cyberbullismo ha assunto proporzioni allarmanti.

aiuto da parte degli adolescenti si sono moltiplicate rapidamente. Secondo una recente indagine 1 adolescente su 10 ha subito atti di cyberbullismo o ne è stato testimone. Altri dati evidenziano come il fenomeno sia legato alla mancanza di un controllo sistematico da parte dei genitori.

L’età media in cui in Italia si ottiene il primo cellulare è attualmente 9 anni e solo il 25% delle famiglie è a conoscenza dei siti visitati e dell’attività in rete e sui social network condotta dai propri figli.

Da pericolo latente a pericolo reale, dalla violenza in rete al disagio reale, il cyberbullismo è secondo gli studiosi una delle principali cause della depressione adolescenziale, nonché una delle più grandi angosce dei giovani d’oggi.

I social network, in particolare Facebook e Twitter, hanno assunto oggi l’aspetto di una vera e propria pubblica gogna, dove il branco riesce ad azzannare le prede con disinvoltura.

In questo contesto si inserisce il progetto europeo Impact of Relationship, finanziato dalla Comunità Europea che ha lo scopo di insegnare ai giovani tra i 10 e i 17 anni l’importanza di un uso corretto dei social network, al fine di sfruttare le potenzialità della rete senza incorrere nei possibili rischi sopra menzionati.

Il progetto, il primo che coinvolge tutti gli stati dell’UE, nasce proprio dall’esigenza di porre un freno ad un fenomeno che conta migliaia di vittime tra gli adolescenti europei.

Intanto a livello nazionale sono numerose le associazioni che si occupano di fornire assistenza alle vittime del bullismo. Il messaggio dei medici e dei volontari coinvolti è forte e chiaro: se subite atti di bullismo non restate in silenzio, parlatene con un adulto.

Serena De Domenico

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