Il viaggio d’istruzione, mito scolastico rievocato in tantissimi film e nei racconti comuni di chi è stato studente, anno dopo anno raccoglie e coinvolge sempre meno studenti. La causa è ben nota a tutti: l’attuale crisi economica che non concede spazio alle famiglie per spese fuori dal budget mensile ordinario.

Una crisi che sempre più spesso rappresenta una vera zavorra per il futuro e il presente dei giovani d’oggi e che sul breve periodo porrà fine ad una tradizione scolastica, quella delle gite delle superiori, che da sempre ha rappresentato un momento di crescita, di svago, e di socializzazione per molti ragazzi.

Secondo una analisi della Coldiretti, sulla base dei dati dell’Osservatorio sul turismo scolastico del Touring Club, nel 2014 non sono partite 6 classi su 10. Nelle classi in partenza, inoltre, hanno rinunciato quasi 1 studente su 4.

Scuole piene anche ad Aprile quindi, mese classico delle gite; città d’arte europee e italiane, svuotate delle allegre scolaresche del BelPaese. Una crisi che genera crisi: perché il calo del turismo scolastico, di certo non aiuta gli operatori turistici del settore.

«Quest’anno – sottolinea la Coldiretti – si stima un calo di oltre il 10 per cento con meno di 1,4 milioni di studenti in viaggio per effetto di un trend di riduzione in atto dall’inizio della crisi».

Secondo quando emerso dall’analisi di Coldiretti, inoltre, ad ostacolare la partenze delle ultime classi delle superiori sono le scuole stesse e i genitori. Questi ultimi in numerose scuole hanno chiesto l’abolizione dei viaggi d’istruzione per non creare discriminazioni tra coloro che possono permettersi di pagare l’importante somma necessaria per andare in gita, e coloro che invece non possono per motivi economici.

Sulla stessa lunghezza d’onda le scuole, incapaci in questo momento storico di aiutare economicamente gli studenti meno abbienti.

Anche molti professori si oppongono ai viaggi d’istruzione. Causa i recenti fatti di cronaca, molti docenti non sono disponibili ad assumersi la responsabilità di portare in gita classi più o meno “tranquille”.

Se il trend attuale continuerà, si stima che in meno di 5 anni, non sentiremo più parlare di viaggi d’istruzione. E questo, di certo, non sarà un vantaggio per la formazione degli studenti in arrivo sui banchi delle superiori.

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