Risposta 1

Il taylorismo si fonda sul principio per cui la migliore produzione si ottiene solo quando a ogni lavoratore è assegnato un compito specifico da svolgere in un determinato tempo e in un determinato modo. E’ il manager che deve stabilire il compito specifico di ogni lavoratore, in quanto tempo e in che modo lo deve svolgere. Così, scomponendolo e studiandolo, si razionalizza il ciclo produttivo: per ottimalizzare l’economica, si eliminano gli sforzi inutili, si introducono l’incentivazione economica, la gerarchizzazione interna e la minuziosa selezione del personale. L’operaio non può più scegliere i tempi e i modi del suo lavoro, ma deve adeguarsi a quanto deciso dai dirigenti. Per Marx l’uomo realizza se stesso attraverso il lavoro, inteso come rapporto attivo con la natura, che gli procura sussistenza, per questo critica l’economia borghese. In un contesto come quello del lavoro industriale infatti, l’operaio si trova scisso a causa della divisione del lavoro e alienato dalla sua attività e da se stesso in quanto non è più in possesso del prodotto del suo lavoro, egli diviene solo uno strumento per fini esterni ed il suo lavoro diventa ripetitivo e costrittivo.

Risposta 2

La nuova organizzazione del lavoro che si impose con la seconda rivoluzione industriale deve il nome di taylorismo all’ingegnere americano Taylor che, nel suo Principi di organizzazione scientifica del lavoro, nel 1911, elaborò in maniera organica il nuovo processo produttivo, basato sulla catena di montaggio, applicato nello stabilimento automobilistico di Detroit di proprietà di Ford. Adottando il sistema della produzione in serie, l’azienda era in grado di ridurre i costi di produzione e, parallelamente, di incrementare i salari; inoltre la semplificazione del processo produttivo ridusse il costo dei beni prodotti e ne favorì una maggior diffusione; fu merito di tale innovazione se si cominciò a parlare per la prima volta di consumi di massa. Rispetto alla concezione marxista del lavoro, quella taylorista non vede in insanabile conflitto profitto e salari ma concilia la crescita di entrambi grazie alle innovazioni tecnologiche che, abbassando il prezzo dei prodotti, le rende acquistabili da parte degli stessi operai.

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