Il Partito Popolare Italiano è nato nel 1919. Fu fondato da don Luigi Sturzo ed era ispirato alla dottrina sociale della Chiesa cattolica. Rappresenta il ritorno alla partecipazione alla vita politica dei cattolici, che ne erano stati esclusi in seguito alla Non expedit di Pio IX. Il Partito Popolare Italiano, pur se riuniva i cattolici, era un partito laico e interclassista che non voleva dipendere dalla gerarchia cattolica. Proponeva riforme democratiche come l’ampliamento del diritto di voto da estendere anche alle donne. Inoltre si esaltava la Società delle Nazioni, il ruolo principale della famiglia, il ruolo dei sindacati, la libertà di insegnamento, l’autonomia degli enti pubblici e il decentramento amministrativo. Le idee del PPI si diffusero in tutta Italia grazie al ruolo dell’Azione Cattolica al nord, alle leghe dei contadini al centro e alla società di mutuo soccorso al Sud. Il partito conobbe il suo periodo di maggior successo tra il 1919 e il 1921. Con l’ascesa di Mussolini, infatti, la situazione cambiò notevolmente. In questi anni il PPI, sebbene fosse il primo tra i partiti non fascisti, non riuscì ad impedire l’instaurazione della dittatura di Mussolini. In seguito all’assassinio di Matteotti, i membri del PPI parteciparono alla secessione dell’Aventino e molti, fra cui anche Sturzo, furono costretti all’esilio o si dovettero ritirare dalla vita politica e sociale.

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