Teorico, polemista, architetto e scrittore, ha fatto del problema dell’architettura una vera e propria politica dell’urbanistica. Il fondamento del razionalismo di Le Corbusier, è cartesiano, funzionale, ed è fondamentale il suo legame con la natura: “lo spazio è costruito direttamente nell’ambiente naturale”. L’architetto deve interpretare i bisogni della società in cui vive, è pertanto un urbanista architetto che ha il dovere di procurare una condizione naturale di esistenza, senza però arrestare lo sviluppo tecnologico della società. L’edificio non disturberà l’aperta natura, entrerà nella casa. Lo spazio sarà continuo (come nella concezione cubista), la forma deve inserirsi come spazio della civiltà nello spazio della natura. Sono cinque gli elementi essenziali dell’organizzazione generale degli edifici: 1) “La casa deve essere sollevata su piloni in cemento armato e perciò essere lontana dal terreno, con il giardino che le passa sotto”; 2) “Il giardino deve trovarsi anche al di sopra, non più tetto a spiovente, ma tetto piano (cemento) anzi concavo perché sottoposto alle possibilità di fessurazione per gli sbalzi climatici, con umidità costante”; 3) “Cessa la funzione dei muri portanti, (pilastri in cemento), ogni piano è strutturato spostando liberamente le pareti”; 4) “ Le finestre che scorrono da un capo all’altro come una fascia continua immettendo luce e aria”; 5) “La facciata libera, sarà come una membrana leggera di muro o vetro”.

 

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