Il Dadaismo nasce a Zurigo nel 1915, animato da Tristan Tzara, estensore del Manifesto, e poi diffuso da Duchamp e Picabia in America. Tra le avanguardie artistiche è certamente la più radicale, per la particolare predisposizione a uno “spirito provocatorio” nei confronti della società. Si sviluppa all’interno di una realtà bellicosa, ostile, frenetica; quella della I Guerra Mondiale, e pertanto contesta la cultura della società moderna, in quel passaggio così rapido e traumatico per l’uomo, dall’ambiente naturale a quello tecnologico. Il tema dell’alienazione dell’uomo, che passa da organismo vivente allo “stato di macchina” è ben visibile ad esempio, in Nudo che scende le scale di Duchamp, nel quale viene rappresentato il movimento ripetitivo di un uomo che discende le scale, un movimento meccanico, non dissimile da quello della macchina. L’atteggiamento provocatorio e scandalistico è spesso vissuto anche in chiave ironica ed esteso a tutta la cultura dell’epoca: i Dadaisti furono antiartistici e antiletterari, rifiutarono l’arte del passato, negando addirittura qualsiasi tecnica pittorica. Fecero ricorso all’utilizzo di nuovi materiali, all’impiego di oggetti, i cosiddetti ready made, dove l’oggetto già pronto viene presentato come opera d’arte. La Gioconda con i baffi di Duchamp del 1921, per esempio, non è altro che l’immagine già esistente della Gioconda di Leonardo, ritoccata, oppure l’Orinatorio, ideato a New York nel 1917, si tratta di un orinatorio maschile in maiolica capovolto e collocato su un piedistallo di legno). “Ciò che conta nell’arte è il gesto, non l’opera d’arte”: la provocazione dei Dadaisti contro il buon senso è insuperabile, non si era mai visto prima un atteggiamento così estremo.

 

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