Medea, protagonista dell’omonima tragedia di Euripide, è stata sempre la figura femminile del mito greco che ha destato maggiore interesse. Ciò è dovuto alla molteplicità dei caratteri della sua personalità. Infatti, Medea, moglie di Giasone, è una donna “sola e senza patria”, “diversa” dalle altre, in quanto barbara, non greca, appartenente ad un’altra cultura, ma soprattutto donna dalla personalità eroica. Dunque, tutto ciò che ella progetta e compie è permeato di motivazioni etiche proprie del codice eroico. Quindi, Medea ha una personalità che può essere definita “doppia” e questo dualismo, palesato nel monologo decisivo (Medea, vv 1021 – 1080) è dettato dal senso materno che la vede madre premurosa, pronta a salvare i propri figli dalla morte portandoli con lei ad Atene, e dal senso eroico che la spinge a vendicarsi del dolore inflittole dal marito con l’amore per Glauce e a non lasciare ai nemici la possibilità di deriderla. Quindi, la natura di donna affranta dal dolore, poiché il suo amore di moglie è stato ricambiato con l’infedeltà ed addirittura con l’espulsione, determina una stato d’animo dominato dal un’ incommensurabile volontà di vendetta che si minifesta, poi, sempre più, come un suo diritto a pieno titolo.

 

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