Kierkegaard può essere considerato l’iniziatore dell’esistenzialismo contemporaneo. Il filosofo infatti introduce una distinzione tra il piano dell’essenza, che è oggetto del pensiero logico ed è caratterizzata dalla necessità, e il piano dell’esistenza, la quale può essere colta solamente da un pensiero soggettivo e si risolve nella categoria della possibilità. L’esistenza non ha mai un carattere universale, ma riguarda sempre il singolo nella sua specificità. Così egli rifiuta l’universalità e la necessità, categorie fondamentali del pensiero di Hegel. Poiché è possibilità, l’esistenza umana possiede tre alternative che hanno tre diversi livelli di valore, e si configurano come tre stadi della vita. Il primo è lo stadio estetico, nel quale l’uomo vive l’immediatezza dell’istante, e gode della sua irripetibile eccezionalità; modello di questo stadio è il Don Giovanni di Mozart. Il secondo è quello etico, nel quale l’individuo riconferma con una scelta l’adesione ai principi morali universali (il modello è la figura del marito). Il terzo stadio è quello religioso, in cui l’uomo è in continuo contatto con Dio, e torna a vivere nell’istante, ma ora inteso come momento, recuperando una condizione di eccezionalità che non ha più carattere estetico ma religioso (il modello è Abramo).

 

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