Sviluppo in serie di potenze delle funzioni irrazionali

Test sullo Sviluppo in Serie di Potenze delle Funzioni Irrazionali

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Tesina di astronomia: Do I Dare Disturb the Universe?

La tesina di astronomia sulla materia oscura che ha vinto il primo premio nel concorso "Premio Maturità 2007". Questa tesina di maturità scientifica presenta le ricerche di astrofisica relative alla materia oscura dal 1933 al 2007.

 

La ricerca astronomica della materia oscura: dal 1933 al 2007. Prove sperimentali e accenni teorici

Con una piccola digressione filosofica e citazioni letterarie (italiane e inglesi) e artistiche sparse 

Dalla premessa

Personalmente mi sento molto affascinato dalla volta celeste, con ciò che mostra e ciò che invece ancora nasconde. Il cielo non è altro che la testimonianza presente del mistero in cui l’uomo è immerso. Sviluppando questa mia passione per l’astronomia e il fascino per l’ignoto proprio di tutti noi, ho scelto di trattare di uno dei grandi misteri che nemmeno la scienza più moderna riesce a comprendere nella sua pienezza. La materia oscura ha una cruciale importanza a livello cosmologico, sul destino dell’Universo, eppure rimane sconosciuta, per ora, alle nostre osservazioni. Analizzare la storia di questa ricerca significa, in parte, percorrere gli ultimi passi dell’umanità verso il cuore del mondo. Nel’900 si fa avanti la concezione che ciò che esiste non è semplicemente quello che vediamo. In arte, letteratura, filosofia la mente comincia ad andare oltre ciò che appare. La ricerca della materia oscura in campo astronomico rappresenta il culmine scientifico di queste concezioni sulla realtà. La seguente tesina tratterà delle prove che gli astronomi posseggono sull’esistenza della materia oscura nei gradi spazi cosmici. La trattazione avrà un’impostazione soprattutto di tipo qualitativo, essendo l’analisi quantitativa di questi problemi molto complessa per essere trattata a livello liceale. La sola descrizione delle scoperte basterà a dare un quadro complessivo su ciò che oggi sappiamo sulla presenza di materia oscura nel cosmo, lasciando, ovviamente, molti interrogativi per il futuro. Mi propongo di approfondire le prove a sostegno della presenza di materia oscura, analizzando prima strutture più piccole come le galassie (parte 1) , per poi passare a strutture a larga scala come ammassi e superammassi (parte 2). Seguirà una piccola trattazione di carattere cosmologico (parte 3) e degli accenni sulle particelle elementari che potrebbero comporre la materia oscura (parte 4). A contorno di questo nucleo centrale ho posto due parti in ordine cronologico. La tesina infatti si apre con le prime evidenze sulla materia oscura del 1933, e si chiude con le ultimissime scoperte del gennaio 2007

Materie interessate: Fisica, Scienze, Matematica

Scarica la tesina:
https://www.matematicamente.it//tesine/Davide_Gerosa-Do_I_dare_disturb_the_universe.part01.pdf https://www.matematicamente.it//tesine/Davide_Gerosa-Do_I_dare_disturb_the_universe.part02.pdf

 

Tesina vincitrice del concorso "Premio Maturità 2007": prima tesina in assoluto

Commenti della giuria e degli esperti consultati

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Quello della materia oscura è un tipico esempio di problema interdisciplinare, la cui trattazione presenta la difficoltà di richiedere competenze in settori scientifici molto diversi tra loro, nonché una grande capacità di sintesi nell’atto di tradurre le proprie conoscenze in risultati scientifici innovativi. A nostro parere, il lavoro di Davide Gerosa copre in modo esauriente i diversi aspetti del problema, giungendo ad un alto livello di approfondimento nell’aspetto cosmologico relativo alle evidenze osservative della presenza della materia oscura nell’Universo, ed impostando in modo corretto la complessa problematica dell’interpretazione circa la sua natura e costituzione. Il materiale presentato attesta il raggiungimento di conoscenze sufficienti ad intraprendere un più approfondito percorso investigativo circa l’attuale scenario sperimentale per la detezione di segnali prodotti da sorgenti di materia oscura con l.utilizzo delle più innovative tecnologie. Una nota molto positiva va espressa circa la grande originalità dell’elaborato, sia relativamente all’organizzazione e alla strutturazione del materiale proposto, sia riguardo alla ricchissima galleria fotografica ed ai molteplici riferimenti artistici di cui la tesina è costellata.

Erica Bisesi, PhD

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Tesina strutturata in modo impeccabile, molto ampia che denota un lavoro attento e molto meticoloso. Talvolta molto tecnici e di alto livello i riferimenti che denotano una notevole padronanza delle difficili problematiche descritte. Si tratta di un lavoro eccellente sotto ogni punto di vista.

La giuria

 

Parole chiave: tesina di maturità, esame di stato liceo scientifico, astronomia, materia oscura.

Approfondimenti

 

34. Matematica nella blogsfera

La Blogsfera è il mondo dei blog, una terra vastissima che oggi occupa una discreta fetta del Web. Un blog è una specie di contenitore, in cui il blogger ripone tutto ciò che vuole comunicare agli altri. E’ facile fare un’analogia tra il blog e il diario. Ci sono delle differenze però: il diario è segreto, quasi per antonomasia; il blog è pubblico, quasi per definizione. Ci sono blog su tutti gli argomenti dello scibile umano: la pesca, il formaggio, il tennis e la matematica. Certo, il mondo e’ bello perché è vario.

 

35. Metallica 2. Io timido e il modello ‘quante parole?’

Anna Cerasoli presenta il suo secondo racconto di Metallica, una piccola ‘femme fatale’ per il povero protagonista, che in fondo preferirebbe darle un bacio, invece di studiare calcolo combinatorio con lei: quante parole ci vogliono per un timido! Il primo numero era dedicato al problema ‘cosa mi metto’. In questo episodio Metallica e il suo amico devono affrontare il ‘Modello quante parole’.

 

 

38. La matematica in Wikipedia

Wikipedia è una enciclopedia presente in rete in 250 lingue, che si distingue dalle enciclopedie tradizionali essenzialmente per due motivi: il suo contenuto è liberamente consultabile, riproducibile e riutilizzabile, perché rilasciato con una licenza libera; chiunque può partecipare alla scrittura delle pagine.

 

Eadem Mutata Resurgo (Cos’è un frattale)

Tesina per la maturità, scuola navale militare

Questa è la tesina sui frattali che ha vinto il premio per la migliore tesina in ambito scientifico.

 

In questa tesina si parla di frattali, un argomento relativamente nuovo che sta affascinando molti studiosi e incuriosendo anche il pubblico meno esperto; dopo una breve premessa sulle geometrie non euclidee che sono alla base della geometria frattale si addentra nell’analisi delle caratteristiche di queste curiose figure. Alle analisi, accompagnate da esempi e dimostrazioni, segue una descrizione dei frattali e dei metodi di costruzione frattale più importanti e un’introduzione alla teoria del caos sia dal punto di vista fisico, attraverso gli attrattori e l’entropia, che da un punto di vista filosofico esplorando le possibili conseguenze nel pensiero umano. Dopo una breve ma significativa galleria sulla nuova arte frattale, la tesina si conclude con la motivazione del suo titolo. Per quanto concerne la bibliografia e la sitografia sono stati segnalati tutti i testi e i siti consultati, anche se utilizzati solo per semplici spunti nello sviluppo dei molti argomenti trattati.

Indice

• Introduzione pag. 2

• Premessa pag. 2

• La geometria di Reimann pag. 3

• Cos’è un frattale? pag. 4

• Autosimilarità pag. 5

• Perimetro illimitato pag. 6

• Perimetro nullo pag. 7

• L’insieme di Cantor pag. 7

• Area finita pag. 9

• Dimostrazione col fiocco di neve di Von Koch pag. 9

• Area nulla pag. 12

• Il triangolo di Sierpinski pag. 12

• Dimensione non intera pag. 14

• Struttura complessa a tutte le scale di riproduzione pag. 16

• Dinamica caotica pag. 17

• Il problema delle tangenti alle curve frattali pag. 19

• Il metodo IFS sviluppato da Michael E. Barnsley pag. 20

• Un esempio: la costruzione della felce pag. 21

• Frattali creati con la tecnica L-System pag. 22

• L’insieme di Benoit Mandelbrot pag. 24

• Benoit Mandelbrot (biografia in lingua inglese) pag. 27

• Benoit Mandelbrot (biografia in lingua italiana) pag. 29

• Gli insiemi di Gaston Julia pag. 30

• Come costruire un frattale pag. 33

• Metodo dell’autosomiglianza pag. 33

• Metodo del gioco del caos pag. 34

• Metodo del triangolo di Tartaglia pag. 35

• Entropia ed attrattori pag. 36

• I frattali e l’Universo pag. 37

• La teoria del caos pag. 42

• Arte frattale pag. 47

• Eadem mutata resurgo pag. 49

• Bibliografia pag. 50

• Sitografia pag. 51

• Ringraziamenti pag. 52  

Scarica la tesina sui frattali completa

 

Tesina vincitrice "Premio maturità 2007": miglior tesina in Ambito Scientifico

 

Commento della giuria 

Lavoro molto lungo e laborioso. Spesso il candidato tratta argomenti molto tecnici e difficili, come il concetto di dimensione di un insieme frattale. Si trovano errori matematici anche nella parte introduttiva, poco chiara la connessione tra frattale e geometria non euclidea, gli errori tuttavia sono trascurabili rispetto alla complessità dell’argomento e tollerabili quando si cerca di spiegare la matematica a parole. Complessivamente il lavoro e’ eccellente.

44. Intervista a Michele Emmer

Matematico, regista, critico d’arte, dal 1997 organizza a Venezia il convegno internazionale ”Matematica e cultura” che ha lo scopo di approfondire le connessioni tra matematica e altri aspetti del sapere. Ha vinto il premio Galileo nel 1998 ed ha realizzato 18 film sul tema matematica e arte. Ultima sua creatura il libro ”Visibili armonie” (ed. Boringhieri, 2006) un racconto molto personale alla ricerca di alcuni ”fili d’Arianna” per cercare di rendere visibile il legame tra matematica, arte e cultura. Un viaggio alla ricerca di segni e numeri lasciati da artisti e scienziati durante il quale lei afferma che ”la matematica apre nuove strade alla creatività”.

 

45. Spicchi di cielo

Se osservassimo il cielo stellato durante tutta la nostra esistenza difficilmente noteremmo sostanziali modifiche. Al più può capitare che qualche cometa di passaggio decida di farci visita o che una stella nova faccia la sua apparizione in cielo. La forma delle costellazioni così come la conosciamo resterebbe però sostanzialmente immutata. Le stelle sembrano indifferenti al tempo che scorre, come destinate ad una sorta di vita eterna. In realtà si tratta di una illusione dovuta all’estrema brevità  della vita media di un essere umano se confrontata con quella tipica delle stelle.

 

50. Cruciverba

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La soluzione del crucinumero del n° 2

Keith Devlin, I problemi matematici del millennio

Keith Devlin, I Problemi del Millennio ,

Longanesi & C., Milano, 2005, € 17,50

problemimillennio.jpgParigi… cent’anni dopo. Il 24 maggio del 2000, in una sala del Collège de France gremita di esponenti della stampa mondiale viene dato un annuncio clamoroso: chiunque riuscirà, senza limite di tempo alcuno, a risolvere uno dei sette problemi esposti nel corso di quella stessa conferenza vincerà la colossale cifra di un milione di dollari(!!!) messa in palio da un americano, un certo Landon Clay. Sette milioni dunque, uno per ogni problema. Ma cosa sono esattamente questi problemi? E perché Landon Clay è disposto a pagare una tale somma per la loro soluzione? Ma soprattutto, essendo Clay americano, perché l’annuncio è stato dato a Parigi? Per trovare risposta a tutti questi quesiti occorre fare un salto nel tempo di… cent’anni…   Parigi, 8 agosto 1900 Durante il secondo Congresso internazionale di Matematica prende la parola il noto matematico tedesco David Hilbert. La parte più importante del suo discorso consiste nell’esposizione all’élite matematica presente di ventitré problemi irrisolti a quella data. Hilbert lancia così la sfida: risolvere quei problemi! Chiunque ne avesse risolto anche uno solo non avrebbe guadagnato niente dal punto di vista economico, ma avrebbe ottenuto gloria eterna in campo matematico, oltre a dare un concreto aiuto all’umanità tutta. La scelta di Hilbert non è mossa dal caso, ma da un’analisi ben ponderata dello scenario complessivo che caratterizza la matematica alle soglie del XX secolo; i ventitré problemi mostrano chiaramente in che direzione va la matematica e quali prospettive (ma anche quali limiti) esistono al principio del Novecento.   Sono dunque di carattere storico le motivazione che hanno indotto Landon Clay a scegliere quella sede. Esattamente un secolo dopo un annuncio destinato a cambiare il volto della matematica ne veniva fatto un altro, forse altrettanto significativo. Lo scopo di Clay è preciso: dare nuovo impulso alla matematica, una materia tanto importante quanto trascurata dalla maggior parte della gente, dalle istituzioni, dall’attenzione dei media. Come ha affermato lo stesso magnate, purtroppo i finanziamenti statali sono sempre troppo esigui e la matematica meriterebbe onore e considerazione diversi. Lo stesso Landon Clay non è un matematico, ma è appassionato della materia, ecco perché ha fondato il Clay Mathematics Institute, un’organizzazione atta a promuovere la ricerca in campo matematico e deputata alla gestione della sfida riguardante i sette problemi. Già… i sette problemi… in fondo sono  loro i veri protagonisti di questo libro, diviso appunto in sette capitoli, ciascuno dei quali dedicato a uno degli enigmi (oltre un piccolo capitolo di presentazione). Ogni capitolo ha un titolo suggestivo che riassume l’essenza del problema a cui è collegato. Ecco dunque come appare l’indice del libro:   0. La sfida è lanciata 1. La musica dei numeri primi L’ipotesi di Riemann 2. I campi di cui siamo fatti La teoria di Yang-Mills e l’ipotesi del gap di massa 3. Quando i computer falliscono Il problema P versus NP 4. Creare onde Le equazioni di Navier-Stokes 5. La matematica del comportamento continuo La congettura di Poincaré 6. Sapere quando un’equazione non può essere risolta La congettura di Birch e Swinnerton-Dyer 7. Geometria senza figure La congettura di Hodge   Sono questi dunque i sette problemi, i “Problemi del Millennio”, proposti per la prima volta a pochi mesi dall’inizio del terzo Millennio. Interessante è osservare come uno di essi non sia nuovo a questo genere di sfide, parlo dell’ipotesi di Riemann, già presente nella lista dei ventitré problemi esposti da Hilbert. La congettura di Riemann è l’unico dei ventitré che abbia resistito a ogni tentativo di soluzione per tutto il XX secolo, mentre gli altri ventidue hanno tutti trovato risposta nel corso del Novecento, ultimo di essi il celeberrimo enigma di Fermat, risolto nel 1994 da Andrew Wiles. A differenza dei problemi di Hilbert, i “sette” non costituiscono un’indicazione significativa per sapere in che direzione va la matematica dei giorni nostri; rimangono tuttavia i sette quesiti legati al mondo della matematica più difficili tuttora irrisolti. La soluzione di ciascuno di essi avrebbe inoltre conseguenze strabilianti in diversi campi della scienza. Spiegare in due parole la portata di ogni problema sarebbe impresa ardua. Addirittura spiegare semplicemente il testo del quesito (dire qual è la domanda a cui si cerca risposta) risulta a volte impossibile ai non addetti ai lavori. In alcuni casi, solo poche persone al mondo sono in grado di capire appieno la richiesta che un problema ci pone. Il caso più emblematico è quello della congettura di Hodge… solo spiegarla (e quindi, da parte del lettore, capirla) richiede conoscenza eccelse di matematica… Volete un assaggio? Vi riporto un passo tratto dal settimo capitolo: “Si tratta di una questione altamente tecnica, nascosta nei recessi di una foresta di matematica avanzata altamente astratta, nota solo a pochi matematici di professione. Ha a che fare con oggetti talmente lontani dalla portata dell’intuito – anche per gli esperti – che non solo non esiste la possibilità di dire se la congettura abbia maggiori probabilità di risultare vera o falsa, ma a ben guardare non c’è nemmeno un reale consenso riguardo a ciò che essa effettivamente sostiene. Proprio non mi credete quando dico che è molto peggio degli altri sei problemi? E allora ecco a voi la congettura di Hodge: Ogni forma differenziale armonica (di un certo tipo) su una varietà algebrica proiettiva non singolare è una combinazione di classi di co-omologia di cicli algebrici Se c’è qualcuno che ha capito uno solo dei termini tecnici in questa frase, può ritenersi bravo.” Tuttavia non è il caso di preoccuparsi (per fortuna i problemi del Millennio non sono tutti così difficili) poiché il libro di Devlin, a dispetto di quanto si possa credere, è destinato a un pubblico profano. Ogni problema viene presentato in modo semplice ed intuitivo, corredato di cenni storici riguardanti il problema di per sé e la vita di colui che l’ha posto per la prima volta all’attenzione del mondo. Sporadicamente vi sono delle appendici ai capitoli in cui si spiega meglio qualche argomento trattato nelle pagine precedenti che potrebbe risultare di meno facile comprensione. Il problema è che i “sette enigmi” hanno in sé una difficoltà oggettiva, che a volte non può essere superata. Quindi non crucciatevi se qualche punto vi risulterà oscuro, è normale che sia così. Personalmente penso che l’autore abbia esposto ogni quesito nella maniera più facile ed accessibile che si potesse, ma bisogna tener conto che l’argomento è tale da non poter essere semplificato ulteriormente… non a caso ci sono sette milioni di dollari in palio! Invito caldamente a leggere questo libro anche coloro i quali non sono del tutto “neofiti” della materia, infatti quando prima ho parlato di “libro rivolto a un pubblico profano” intendevo tutti coloro che non hanno conoscenze matematiche tali da poter capire i Problemi del Millennio leggendo la loro formulazione originale: nei confronti di queste pietre miliari della matematica siamo tutti, chi più chi meno, dei neofiti.

Andrea Vitiello

Marcus du Sautoy, L’enigma dei numeri primi

Marcus du Sautoy, L’enigma dei numeri primi , Rizzoli, 2005

enigma_numeri_primi.jpgSe conoscete un matematico di professione, provate a chiedergli qual è, secondo lui, il più grande mistero della matematica… qual è, per intenderci, il problema insoluto che più affascina la comunità dei matematici. Con ogni probabilità vi sentirete rispondere: “La congettura di Riemann”.

Si tratta di un’ipotesi avanzata nel 1859 dal matematico tedesco Bernhard Riemann ma che non riuscì a dimostrare (o, come vedremo in seguito, a noi non è giunta traccia di alcuna dimostrazione). Sono tanti ed illustri i nomi di matematici che nel corso degli anni si sono avvicinati a questa congettura ma nessuno finora è stato in grado di dimostrarla né tantomeno di confutarla. Ma cosa dice esattamente questa ipotesi e perché è così importante agli occhi della comunità mondiale dei matematici? Essa riguarda un argomento che da sempre ha incuriosito gli uomini ed affonda le proprie radici in tempi lontani secoli e secoli nel passato: i numeri primi…


2,3,5,7,11,13,17,19,23,29,31,37,41,43,47,53,…

Eccoli scorrere in successione, in tutta la loro irregolarità! Ma siamo sicuri che il susseguirsi dei numeri primi sia del tutto irregolare? Che nessuna legge precisa determini l’apparire, qua e là tra i numeri naturali, dei numeri primi? Proprio questa è l’essenza della congettura di Riemann, che ipotizzò ordine e armonia nell’apparente caos della successione dei numeri primi. Già Gauss si era interessato all’argomento, introducendo una funzione (il “logaritmo integrale”), che, dato un numero naturale N, restituisce una stima dei numeri primi inferiori a N. Riemann estese una funzione utilizzata per la prima volta da Eulero, la funzione zeta, al campo dei numeri complessi. Risultava dunque possibile dare un valore alla funzione zeta in corrispondenza di qualunque numero complesso, in modo da poter disegnare il grafico di una funzione che coprisse tutto il piano complesso; il paesaggio così creato prende il nome di “paesaggio zeta”. Ovviamente i punti in cui la funzione si annulla risultano essere “al livello del mare” nel paesaggio zeta.

Quello che Riemann aveva fatto era stato prendere ciascuno dei punti situati a livello del mare sulla mappa del mondo immaginario. Da ciascun punto aveva creato un’onda, una nota emessa da un qualche strumento matematico. Combinando tutte queste onde, ottenne un’orchestra che suonava la musica dei numeri primi. La coordinata nord-sud di ogni punto a livello del mare controllava la frequenza dell’onda, ovvero l’altezza della nota corrispondente. Al contrario, la coordinata est-ovest controllava, come aveva compreso Eulero, l’intensità alla quale ciascuna nota sarebbe stata suonata. Tanto maggiore era l’intensità della nota, quanto più grandi erano le fluttuazioni del suo grafico ondulato. A Riemann interessava capire se qualcuno degli zeri suonasse con un’intensità significativamente maggiore rispetto agli altri. Un tale zero avrebbe prodotto un’onda il cui grafico avrebbe oscillato più delle altre onde e quindi avrebbe avuto un ruolo maggiore nel conteggio dei numeri primi. Dopo tutto, sono le altezze di queste onde che controllano la differenza fra la stima di Gauss e il vero numero di numeri primi ”.

Il problema era dunque conoscere la distribuzione degli zeri della funzione zeta e vedere quanto a est nel paesaggio zeta si presentassero. Per vederci più chiaro, Riemann decise di calcolare alcuni dei punti a ‘livello del mare’ per vedere con precisione dove si trovassero.

“Quando cominciò ad analizzare l’esatta collocazione di questi punti, ebbe una grossa sorpresa. Invece di essere sparpagliati qua e là su tutta la mappa, di modo che alcune note sarebbero risultate più intense di altre, gli zeri che calcolava sembravano disporsi come per miracolo su una linea retta che attraversa il paesaggio nella direzione nord-sud. Era come se ogni punto situato a livello del mare avesse la stessa coordinata est-ovest, uguale a ½”.

Ovviamente, siccome la funzione zeta ha infiniti zeri, Riemann non poté calcolarli tutti. Anzi, ne calcolò solo una piccola quantità. Tuttavia si convinse di una cosa: tutti gli zeri della funzione zeta sarebbero caduti lungo la retta che aveva individuato… si trattava insomma di numeri complessi aventi tutti parte reale uguale a ½. Questa è dunque la congettura di Riemann. A ben guardare, se l’ipotesi fosse vera, avrebbe conseguenze strabilianti: riusciremmo finalmente a trovare la chiave di lettura dei numeri primi. Cosa avesse spinto Riemann a credere ciecamente in quell’idea è un mistero; tuttavia egli aveva l’abitudine di annotare ogni suo ragionamento su dei quaderni. Purtroppo però, nel 1866 Riemann si vide costretto ad abbandonare di tutta fretta la città di Gottinga per venire in Italia, senza portare con sé i quaderni. La governante, che nei giorni successivi trovò gli appunti, penso bene (!) di bruciare ciò che considerava solo “cartacce”. Solo una parte delle annotazioni di Riemann ci è pervenuta, ma ci sono voluti anni prima che i matematici ne potessero beneficiare, data la complessità delle idee che scaturivano copiose dalla mente di Riemann. Quasi tutti i più grandi nomi successivi della matematica si sono accostati al problema posto da Riemann, ma senza giungere ad alcuna soluzione. Hilbert, Landau, Hardy, Littlewood, Ramanujan, Siegel, Selberg, Erdős, Zagier sono solo una cerchia ristretta di tutti coloro che hanno tentato di dare risposta al più grande mistero della matematica. Nel 1900 Hilbert inserì l’ipotesi di Riemann nella sua lista di ventitré problemi per il XX secolo; di quei problemi, tutti hanno trovato soluzione nel corso del Novecento (persino l’Ultimo Teorema di Fermat)… solo il problema di Riemann è rimasto irrisolto. Oggi c’è un milione di dollari messo in palio dall’Istituto Clay per chi riesca a dimostrare (o eventualmente confutare) l’ipotesi di Riemann. Passi avanti, tuttavia, ne sono stati fatti e in diverse direzioni. Sono stati addirittura trovati dei nessi tra la congettura di Riemann e la fisica quantistica; questo è un chiaro esempio del potere che ha la matematica di unire tra loro mondi apparentemente lontani anni luce.

In questo libro , Marcus du Sautoy ci racconta con l’abilità del letterato, la precisione dello storico e le conoscenza tecniche di un matematico, la lunga storia dell’ipotesi di Riemann, dalle origini risalenti all’antica Grecia ai giorni nostri, con digressioni su argomenti di carattere non solo prettamente matematico. Il libro è indicato a tutti, data la sua chiarezza e semplicità, ma gli appassionati di matematica in particolar modo vi troveranno una fonte copiosa di spunti per approfondire tutto ciò che è matematico.

 

Andrea Vitiello

Amir D. Aczel, Il mistero dell’Alef

Amir D. Aczel, Il mistero dell’alef, Net, 2005, € 8,50

il mistero dellalef.jpgIl confine tra matematica e filosofia non è sempre ben netto e definito; a volte le due discipline tendono a fondersi, soprattutto quando gli oggetti di studio sono temi riguardanti l’essenza di ciò che non è tangibile dall’uomo, cose la cui natura non può essere appurata osservando con gli occhi o toccando con mano, ma che possono essere solo percepite, spesso neanche appieno, dalla mente umana. Non è un caso che molti grandi pensatori della storia siano ricordati come pietre miliari ed esempi da seguire sia dai matematici che dai filosofi. Tutto ciò non deve stupire, dato che entrambe le discipline sono naturali evoluzioni del pensiero umano, sono manifestazioni della volontà dell’uomo di capire ciò che accade attorno a sé. Più ci si spinge oltre e più questa comprensione risulta difficile, poiché diminuiscono le capacità umane di verificare l’ortodossia delle proprie idee; addirittura, la possibilità di trovare risposte certe viene meno quando si cerca di comprendere la natura di ciò che non è contabile o misurabile, non ha inizio né fine, insomma è infinito… come i numeri… come Dio!

Ecco perché la ricerca dell’Infinito in tutte le sue forme è stata terreno di battaglie sia per matematici che teologi, dai grandi pensatori greci ai mistici ebraici, dai filosofi del Seicento alla florida generazione matematica ottocentesca. “Il mistero dell’alef” è un’accurata ricostruzione storica di questa ricerca, che ha affascinato, ma al contempo turbato, chiunque si sia avvicinato ad essa; ha fatto intravedere la luce a qualcuno e ha fatto impazzire altri, ma soprattutto ha dimostrato che, nonostante le grandi energie profuse, quando cerca di toccare l’Infinito, l’uomo cade immancabilmente vittima di paradossi e contraddizioni, quasi come se all’essere umano fosse proibito cercare di capire qualcosa che è al di fuori della sua stessa natura finita. Stando a quanto ci racconta il libro, il primo incontro degli uomini con l’Infinito è stata la scoperta da parte dei Pitagorici dei numeri irrazionali, numeri con espansione decimale infinita non periodica; l’avvenimento turbò la comunità e causò perfino la morte di uno dei suoi membri. Anche gli Ebrei si interessarono all’Infinito, a partire dal periodo immediatamente successivo alla Diaspora: essi elaborarono una filosofia basata sulla meditazione e sulla contemplazione di Dio che aveva come fine ultimo la percezione dell’En Sof, ovvero l’Infinità di Dio. Un impulso fortissimo lo diedero Galileo Galilei e Bernhard Bolzano, i quali prepararono la strada all’uomo che meglio di ogni altro simboleggia la ricerca dell’Infinito: Georg Cantor. Gran parte del libro è dedicata alla vita e al lavoro di questo grande matematico, che, avvalendosi dei potenti strumenti della sua nuova creazione, la teoria degli insiemi, ha ipotizzato una struttura armonica e ordinata nel caos e nel mistero che avvolge il concetto di Infinito. Cantor dimostrò, con una tecnica ingegnosa nota come “argomento diagonale”, che l’insieme dei numeri razionali è numerabile, ovvero ha la stessa cardinalità dell’insieme dei numeri naturali: sembra paradossale, anche Cantor stentava a crederci nonostante lo avesse dimostrato, ma i numeri razionali sono esattamente tanti quanti i numeri naturali. Dimostrò inoltre che i numeri reali non sono numerabili, ma sono infinitamente più numerosi dei razionali; ecco come il generico concetto di Infinito veniva esteso a vari livelli. Ma esistono solo questi due tipi di Infinito? Cantor ipotizzò l’esistenza di un numero più grande di ogni altro numero finito e lo indicò con la lettera greca $omega$. Poi ipotizzò l’esistenza di altri numeri di questo tipo, dunque numeri “infiniti”, a cui diede il nome di numeri transfiniti; teorizzò anche un’aritmetica per effettuare operazioni con questo genere di numeri. Per Cantor i numeri transfiniti sono a loro volta in quantità infinita e in seguito utilizzò la lettera ebraica $aleph$ (si pronuncia alef) per indicare ogni elemento della loro successione. Ecco dunque il susseguirsi infinito di questi numeri così grandi da superare qualunque quantità finita che la mente umana possa immaginare: $aleph_0, aleph_1, aleph_2, aleph_3, ldots$. La grandiosità dell’idea di Cantor non risiede, però, solo nell’aver ipotizzato l’esistenza di questi numeri. Cantor andò oltre: riteneva che $aleph_0$, il più piccolo dei numeri transfiniti, fosse pari alla cardinalità dell’insieme dei numeri naturali (quindi anche a quella dei razionali); sosteneva inoltre che la potenza dell’insieme dei numeri reali fosse $aleph_1$… in sostanza, per Cantor, i tipi di Infinito con cui aveva a che fare maggiormente l’uomo non erano altro che i due tipi più “piccoli” di Infinito! Come è noto, l’insieme dei reali costituisce un insieme continuo (contrapposto a quello dei razionali che è un insieme discreto). Ciò premesso, Cantor congetturò che il nesso tra i due tipi di Infinito più noti fosse tutt’altro che complesso: $2^{aleph_0} = aleph_1$. Questa equazione è tuttora nota come “l’ipotesi del continuo”; colui che la formulò tentò con tutti i propri mezzi di dimostrarla, ma non vi riuscì. In seguito, numerosi matematici, Gödel su tutti, hanno continuato a costruire sulle basi gettate da Cantor. Grazie al lavoro di Gödel e di Cohen fu dimostrato che l’ipotesi del continuo non può essere dimostrata all’interno del nostro sistema matematico, dunque non possiamo sapere se l’idea di Cantor fosse giusta o meno. La malattia mentale che tormentò Cantor, Gödel e altri che come loro si sono addentrati molto in profondità lungo quella via potrebbe essere intesa come un monito divino a non sfidare entità più grandi di noi; di contro, potrebbe essere un effetto dell’estasi di aver visto uno spiraglio di luce proveniente da un mondo le cui porte nessuno ha mai varcato. Probabilmente all’uomo non è dato di conoscere l’Infinito, ma solo a pochi eletti è concesso di percepirlo, di avvertirlo, di intravederlo. Forse, come ha sempre sostenuto lo stesso Cantor, l’Infinito nella sua essenza (egli soleva definirlo l’Assoluto) è Dio stesso, ecco spiegato perché per il genere umano è del tutto impossibile una comprensione dell’Infinito nella sua pienezza. Forse è così, ma anche questo probabilmente non ci è dato poter sapere. Come dicevano gli antichi, dunque, scire nefas? Soltanto Dio lo sa…

Andrea Vitiello

 

M. Guillen Le cinque equazioni che hanno cambiato il mondo

cinque_equazioni.jpgUn’equazione matematica è la massima sintesi di un lungo lavoro di ricerca e di un faticoso avvicinamento alla conoscenza del mondo ma anche il punto di partenza per il dominio dell’uomo sulla natura.

Per arrivare alla formula definitiva, il percorso è tutt’altro che facile.

Lo scienziato, almeno secondo il punto di vista dell’autore di questo libro, deve avere forti motivazioni psicologiche, che lo spingono, sin dall’infanzia, a una ricerca continua della soluzione di un problema. Quando il problema sarà risolto e l’equazione sarà scritta definitivamente l’intera umanità ne resterà sconvolta.

Nel linguaggio della matematica, le equazioni sono come la poesia: dimostrano dati reali con ineguagliabile precisione, trasmettono quantità di informazioni in tempi relativamente brevi; e spesso la loro comprensione è inaccessibile ai profani. E come la poesia tradizionale ci aiuta a sondare in profondità dentro noi stessi, allo stesso modo la poesia matematica ci aiuta a vedere molto al di là di noi stessi: se non proprio a capire i misteri dell’invisibile, per lo meno a raggiungere i margini dell’universo visibile.

L’autore si propone di spiegarci, senza usare altre formule matematiche, il significato e la storia di cinque delle equazioni che hanno cambiato il nostro mostro modo di vivere e di concepire il mondo. Il libro si compone di cinque storie, ognuna delle quali dedicata a un’equazione. La struttura narrativa è simile per tutti e cinque le storie.

Ogni racconto è suddiviso in cinque capitoli. Nel prologo viene raccontato qualche episodio drammatico circa la vita del personaggio principale, episodio che sarà il motivo di fondo della storia e porterà il personaggio alla costruzione dell’equazione. Il capitolo "Veni " racconta il modo in cui lo scienziato viene a contatto con il problema scientifico. "Vidi " è il capitolo dedicato alla descrizione della complessità storica del problema. "Vici " è il racconto di come lo scienziato ha vinto il problema. Nell’Epilogo viene mostrato il modo in cui l’equazione ha segnato, anche dal punto di vista tecnologico, il nostro modo di vivere.

Ma vediamo come l’autore ha raccontato queste storie.

La prima equazione è la legge di gravitazione universale di Newton. Il tredicenne Isaac Newton è uno dei peggiori studenti della scuola superiore, deriso dai suoi compagni ed emarginato dalla classe. Il bulletto di turno, un certo Storer, lo prende a calci ma improvvisamente Isaac trova la forza di rispondere alle provocazioni e dopo tre pagine di rissa finalmente ne viene fuori vincitore. L’autore conclude: Nei decenni che seguirono, l’interesse di Newton si sarebbe spostato dai mulini a vento all’universo in generale. Ma una cosa in lui non sarebbe cambiata: avrebbe incontrato altri antagonisti – o supposti tali – e ogni volta il suo ossessivo desiderio di rivalsa e di approvazione lo avrebbe spinto a una comprensione del mondo naturale senza precedenti. … L’emozione procurataci dalla stupefacente scoperta di Newton ci avrebbe sopraffatti e alla fine le belle idee nutrite su Dio e sul paradiso sarebbero crollate proprio come quel gradasso di Storer.

Non è ben chiaro se l’autore abbia raccontato un fatto documentato o un fatto che accade a tutti i ragazzi di tredici anni. In ogni caso, il passaggio da una rissa tra ragazzini alla scoperta di una legge universale mi sembra piuttosto ardita.

Il libro di Guillen si presenta sin dalle prime pagine non come una storia delle equazioni ma come un romanzo sulla vita di alcuni scienziati. Un romanzo che è sicuramente avvincente, come dimostra la fortuna che ha avuto, ma che delude chi desidera capire i fatti storici e l’evoluzione delle teorie scientifiche. Le cinque pagine del prologo di questa storia sono infatti un racconto libero sull’infanzia di Newton e appena due righe sono dedicate al quadro scientifico-filosofico di riferimento: l’universo è suddiviso in due regni, ognuno dei quali obbedisce a una diversa serie di leggi scientifiche e queste leggi erano state sancite in modo definitivo da Aristotele duemila anni prima di Newton. Nel capitolo Veni si racconta della nascita di Newton, delle alterne fortune della madre, della salute cagionevole del piccolo Isaac, dei continui allontanamenti e ricongiungimenti dalla madre, della sua iscrizione al Trinity College, del fatto che la madre, nonostante fosse abbastanza ricca gli negasse il mantenimento agli studi, fino al famoso episodio della mela, descritto con toni mistici: Un giorno, il tempo era così bello e Newton così immerso nei suoi pensieri, che egli non si accorse che si stava facendo tardi. A poco a poco il giardino tutt’intorno cominciò a rosseggiare, inondato dalla soffice luce dorata che è prerogativa dei tramonti estivi. Improvvisamente il tonfo provocato da una mela caduta da un albero vicino fece sussultare il giovane, distogliendolo dalle sue profonde meditazioni. Nei pochi attimi che gli occorsero per tornare in sé, sull’orizzonte orientale apparve lentamente il bordo superiore di un’enorme Luna piena. L’aneddoto sulla mela l’abbiamo imparato tutti nei primi anni di scuola, Guillen non ci dice niente di scientificamente apprezzabile se non il desiderio di Newton di voler cercare una connessione tra i due fatti: la caduta della mela e la rotazione della Luna intorno alla Terra. Ma poiché "occorreranno vent’anni affinché Newton perfezionasse e rendesse pubblici i suoi risultati" il lettore aspetta paziente di leggere nelle ultime pagine del racconto cosa farà Newton nei venti anni che seguono questo famoso episodio. Sullo sfondo del racconto dei primi anni di vita di Newton viene abbozzata a grandi linee la storia dell’Inghilterra di quegli anni, con le guerre civili e religiose.

Guillen ci propone un ardito passaggio: Per buona parte del XVII secolo il mondo, nell’ambito politico come in quello scientifico, venne diviso in due regni nettamente separati. I comuni mortali abitavano il regno terrestre, e al di sopra di esso c’erano solo i sovrani; questi ultimi risiedevano in una specie di territorio elevato e celestiale, dispensati dal dovere di osservare il complesso di severe leggi e norme che loro stessi imponevano ai sudditi, e ai parlamenti. L’autore intende formulare una analogia che si potrebbe sintetizzare in una proporzione matematica: i sovrani stanno ai sudditi come la Luna sta alla mela. Di conseguenza, la ‘scoperta’ di Newton non sarà una semplice ‘rivoluzione’ scientifica ma anche una ‘rivoluzione’ politica: se le leggi che governano il mondo celeste, nel quale risiede la Luna, sono le stesse del mondo terrestre nel quale cadono le mele allora anche i sovrani e i sudditi devono sottostare alle stesse leggi.

Dopo numerose pagine di biografia, l’equazione della legge gravitazionale spunta fuori quasi improvvisamente preannunciata dalla solita passeggiata serale al sorgere della Luna. Interessante è invece il capitolo Vidi, nel quale viene descritta una breve ma chiara storia della cosmologia da Platone a Galileo.

La seconda equazione è la legge della pressione idrodinamica di Daniel Bernoulli. Anche qui, la storia dell’equazione è in realtà una biografia di Daniel Bernoulli e della sua famiglia di rissosi matematici. Il capitolo sugli antefatti scientifici di questa legge è piuttosto scarno e poco coerente. La scoperta di Daniel Bernoulli diviene una semplice modifica della legge di Leibniz sulla forza viva (energia cinetica) , la prima è la formula di Leibniz, la seconda quella di Bernoulli. Il significato dell’equazione di Bernoulli viene spiegato con un’analogia piuttosto discutibile: Potremo rappresentare la scoperta di Bernoulli come il tentativo di un lobbista di influenzare il voto del senato si qualche questione politica. Quanto più velocemente egli si dà da fare in giro – cioè suddivide il proprio tempo – tanto meno riesce a far pressione su ciascun politico.

La terza equazione è la legge dell’induzione elettromagnetica di Faraday. Il racconto di questa equazione è quasi tutto dedicata alla biografia di Michael Faraday. Ma l’equazione, come è stato giustamente messo in evidenza nel libro, non è opera di Faraday, scienziato autodidatta, poco propenso alla matematica e interessato esclusivamente all’aspetto sperimentale dell’elettromagnetismo. Faraday è autore degli esprimenti che hanno messo in luce lo stretto rapporto tra elettricità e magnetismo ed ha formulato la legge dell’induzione elettromagnetica in termini descrittivi. L’autore dell’equazione è invece J. C. Maxwell che in questa storia sulle equazioni che hanno cambiato il mondo occupa un posto marginale.

E’ strano che Guillen abbia preferito, in una storia sulle equazioni, trattare la figura di uno scienziato sperimentale come Faraday invece di un teorico come Maxwell, vero autore delle equazioni sull’elettromagnetismo.

La quarta equazione è il secondo principio della termodinamica di Clausius. Guillen sposta il piano del racconto dalla decadenza, e quindi dalla morte, di un sistema chiuso, come può essere l’universo, alla vita e le vicende personali di Rudolf Clausius; dai fatti scientifici e le loro implicazioni il lettore viene condotto a meditare sulla ‘morale’ che se ne può ricavare da un’equazione e dalla vita di un uomo. Nel racconto, Clausius si chiede continuamente "Ma, se solo avesse potuto, avrebbe rimesso l’orologio ancor più indietro, riportando il tempo a prima di …" E’ il modo scelto da Guillen di introdurre il tema dei fenomeni irreversibili.

Un’osservazione a margine: è evidente che si tratta di una disequazione e non di una equazione, l’autore non lo precisa nemmeno all’interno del testo: "… lo stupefacente risultato raggiunto si condensava nella seguente equazione: ". Forse è un cercare il pelo nell’uovo oppure l’autore ha perso l’occasione per spiegare la differenza tra l’equazione che stabilisce un legame di corrispondenza tra masse, distanze e forze (è il caso dell’equazione di Newton, per la quale disponendo due ben precise masse a una ben precisa distanza si può ricavare esattamente la forza che le lega le due masse) e una disequazione che stabilisce che una quantità è maggiore di un’altra ma non ci dice di quanto è maggiore.

La quinta equazione $E=Mc^2$ è detta ‘relatività ristretta’ di Einstein. Il lettore avrebbe meritato un chiarimento circa il fatto che le equazioni della relatività ristretta, quelle che regolano i cambiamenti da un sistema di riferimento a un altro, si chiamano trasformazioni di Lorentz, o al più Lorentz-Poincaré, e che il contributo di Einstein alla relatività ristretta è stato piuttosto marginale. Il racconto di Guillen sull’equazione "che ha spento la luce" è come al solito una racconto sulla vita di Einstein a partire dalla primavera del 1895, quando durante una passeggiata sulle Alpi il futuro scienziato ha rischiato di morire. Il sedicenne Einstein, trovandosi "d’improvviso faccia a faccia con la morte" ne deve aver ricavato una qualche filosofia di vita che Guillen fa fatica a descrivere. Più avanti Guillen ci regala una delle solite banalità e luoghi comuni: "il bambino fu tardo nel parlare, nel leggere, nell’apprendere. In breve, sembrava tutt’altro che destinato a grandi imprese." Più avanti avanti ancora il lettore si imbatte in una grande confusione su un misterioso fattore di contrazione: Il fattore di contrazione, graficamente (sic!, forse "simbolicamente"? ) rappresentato con 1-s, si riferisce a ogni processo in cui l’insieme di un fenomeno – un conto bancario, un serbatoio di gas, la reputazione, qualsiasi cosa – veniva contratto, ridotto di una piccola quantità s. Ad esempio, 1-0,01 significava che, diciamo, il contenuto di una boccetta di profumo era stato ridotto di un centesimo della sua quantità originale: insomma, di un leggere spruzzo. … Per qualsiasi matematico in erba, questa formula rappresentava un indispensabile trucco del mestiere. Per Einstein era il bastone da montagna che lo avrebbe aiutato nei saliscendi lungo un insidioso crinale delle sue idee rivoluzionarie sulla natura. L’episodio di Einstein mi sembra quello meno riuscito del libro ma soprattutto mi sembra dannoso far credere che uno ‘spruzzo’ di 1-s sia un trucco di mestiere per un matematico e un potente strumento per capire la relatività. Antonio Bernardo

Le torri di Hanoi

G. A. Sarcone, M. Jo Waeber, Matemagica, giochi d’ingegno con la matematica

Tanti di noi consoceranno la storiella dello scimpanzé rinchiuso in uno stanzino d’osservazione. Appesa fuori dalla sua portata c’è una banana. Un ricercatore volendo testare l’abilità mentale dell’animale entrò nello stanzino per disporre qua e là alcuni cassettoni, supponendo che lo scimpanzé ne avrebbe fatto una catasta per raggiungere la banana. La scimmia osservò tranquilla il ricercatore e nel momento in cui egli passò proprio sotto la banana fece uno scatto e, saltandogli sulla schiena, agguantò al volo l’ambito frutto. La morale di questa storia è: problemi reali non hanno mai solo soluzioni previste in anticipo e il contesto di un problema è importante quanto il problema stesso.

pag. 18

Matemagica

giochi d’ingegno con la matematica

geometria e topologia per la scuola dell’obbligo
Gianni A. Sarcone, Marie-Jo Waeber

La meridiana, 2005

 

matemagica.jpgIl libro Matemagica si discosta dai classici libri di giochi matematici, nei quali bisogna risolvere enigmi e rompicapo con carta e penna. Gli autori propongono una serie di rompicapo, di loro invenzione, a volte semplici a volte impegnativi, che richiedono la manipolazione di oggetti reali: carta, cartone, cordicelle e altro. Gli autori non sono insegnanti di matematica ma designer di giochi ed esperti di comunicazione aziendale; attraverso il gioco, portano nell’ambito dell’insegnamento della matematica interessanti elementi di novità.

Gli autori chiamano il loro modo di fare matematica con il nome di "matematica metaforica", cioè una matematica che riunisce: gesto, tatto, visione, immaginazione, logica … L’osservazione e la manipolazione precedono l’apprendimento astratto e vanno utilizzate proprio in questa direzione.

Il segreto per realizzare esperienze di successo consiste nell’utilizzare le tre seguenti indicazioni:

– effetto sorpresa: presentare situazioni paradossali, soluzioni che ingannano il senso comune, o al contrario di una semplicità sconcertante;

– interessare: trattare argomenti ‘tangibili’;

– mantenere la tensione: dopo aver catturato l’attenzione bisogna essere in grado di mantenerla.

Nella letteratura i giochi d’ingegno o puzzle si classificano in:

– rompicapo di ricomposizione: si tratta di mettere insieme i pezzi dati;

– rompicapo a incastro: come per il precedente tipo si tratta mettere insieme i pezzi ma la composizione ottenuta si autosostiene;

– rompicapo di smontaggio: si tratta di smontare e quindi separare i pezzi che compongono il puzzle e poi rimontarli;

– rompicapo di districamento: si tratta di liberare un pezzo  che è incastrato nel puzzle senza distruggerlo;

– rompicapo di ordinamento: si devono riordinare i pezzi del puzzle  facendoli scorrere (gioco del 15, cubo di Rubik);

– sparizioni geometriche: una figura del rompicapo sparisce o riappare a seconda di come vengono disposti i pezzi;

– rompicapo insolubile: gioco che sembra si possa risolvere facilmente ma che invece non è risolvibile;

– rompicapo percettivo: si tratta principalmente di illusioni ottiche.

Il libro non è un’esposizione puramente teorica di giochi. Tutt’altro, dopo le prima pagine di introduzione, il lettore trova una serie di test più o meno semplici con i quali misurarsi e poi ben 25 giochi di apparizioni, scomparizioni e altro.

Il primo gioco, per esempio, è un gioco topologico: si deve forare una matita, far passare dal foro un cordicella, annodare la cordicella per chiuderla, fare un cappio intorno a un’asola di camicia come nella figura 16. E ora siete capaci di liberare la matita senza strappare la camicia?

Nel gioco 13 bisogna far sparire un quadrato. Ossia si deve tagliare il puzzle della figura 62 e ricomporre un quadrato senza utilizzare il pezzo indicato con la lettera X.

Nel puzzle della figura 79a si tratta di ridisporre i pezzi in modo che sparisca uno dei sacchi di banconote.

 

Antonio Bernardo

I nostri giochi di matemagica

Ripassa le frazioni con il Memory

Associare a ogni grafico a torta la frazione che ne rappresenta la parte di colore giallo.

J. A. Paulos, Un matematico gioca in borsa

John Allen Paulos, Un matematico gioca in borsa,
Consigli e sconsigli per chi vuole diventare ricco con le buone azioni
Garzanti, 2004, pp224, € 14,00

matematico_borsa.jpgAll’inizio del 2000, quando i mercati finanziari erano in pieno boom, J. A. Paulos, matematico di professione, riceve una piccola somma del tutto inattesa, almeno così racconta nel suo libro. Il fatto che si trattasse di ‘soldi piovuti dal cielo’ rende quella somma particolarmente vulnerabile; così  Paulos decide di investirla in azioni di quella che sembrava "l’azienda numero uno nelle comunicazioni". Nel giro di poco tempo, con il crollo dei mercati finanziari, le azioni di quest’azienda si rivelano senza valore economico. Se Paulos avesse perso solo quei pochi soldi l’episodio sarebbe finito lì e probabilmente non avrebbe scritto un libro sull’argomento ma il desiderio di rifarsi da quella perdita lo trascina oltre il baratro del sano comportamento di investitore: man mano che le azioni perdono di valore continua a comprarne altre nella speranza che il titolo risalga. Quando uscirà da questo disastroso circolo vizioso sarà troppo tardi per i suoi risparmi. Per fortuna, riacquista la lucidità di osservatore matematico critico per scrivere un libro spassoso, semplice e acuto sui movimenti dei mercati finanziari e sul comportamento degli investitori.

La prima domanda che il lettore vorrebbe porre all’autore di libri di consigli finanziari è "se sei così in gamba, perché non sei ricco?" Paulos affronta nelle prime pagine questa questione: così come c’è differenza tra essere in gamba e essere ricchi, c’è differenza tra avere ragione e avere ragione nei confronti del mercato, in altre parole tra avere ragione in senso assoluto e avere ragione nei confronti degli altri.

In realtà il libro di Paulos non è un libro di consigli per gli acquisti ma una riflessione sul comportamento degli investitori attraverso situazioni più o meno paradossali descritte con la metodologia della Teoria dei Giochi.

Ecco un primo esempio:

I componenti di un gruppo devono scegliere simultaneamente un numero qualunque tra 0 e 100, il più possibile vicino all’80% del numero medio selezionato dal gruppo. Chi si avvicina maggiormente a quel numero vince 100 dollari. Qualcuno penserà che il numero medio scelto sarà 50 e quindi indicherà l’80% di 50, cioè 40. Chi ha fatto questo ragionamento penserà allora che il numero medio scelto sarà 40 e quindi indicherà l’80% di 40 cioè 32. Chi avrà fatto tutte e due i ragionamenti sceglierà l’80% di 32, cioè 25,6. Continuando questo ragionamento risulterà che il numero ottimale è 0, l’unico numero uguale all’80% di se stesso. 0 costituisce il cosiddetto equilibrio di Nash di questo gioco.

Vediamo cosa ha a che fare questo ‘gioco’ con i mercati finanziari. Gli investitori devono decidere il prezzo di acquisto delle azioni di un’azienda. Questo valore non è quello dell’azienda in assoluto ma quello che la maggior parte degli altri investitori attribuisce all’azienda. Inoltre, un investitore non deve acquistare al prezzo medio che, a suo giudizio, il gruppo degli investitori attribuirà alle azioni ma a un prezzo inferiore, per esempio all’80% di questo valore, in questo modo potrà sperare di guadagnare il 20%, quando le azioni raggiungeranno il prezzo medio stabilito dalla comunità degli investitori.

Un altro problema tipico dei mercati finanziari è quello delle conoscenze comuni, importante per capire il processo informativo che è alla base delle bolle speculative e dei crolli del mercato azionario. Affinché una determinata informazione diventi una ‘conoscenza comune’ non è sufficiente che tutti conoscano quella informazione ma è necessario anche che ognuno sappia che tutti gli altri conoscano l’informazione. E’ quest’ultima condizione che può provocare un crollo inaspettato. Ecco un esempio.

In uno sperduto villaggio vivono numerose coppie sposate, ogni donna viene a sapere subito se un marito tradisce la propria moglie tranne nel caso che sia il proprio marito a tradirla. Le regole ultrafemministe di questa comunità stabiliscono che se una donna sa con certezza che il proprio marito la tradisce deve ucciderlo immediatamente. Nel villaggio 20 mariti hanno tradito la propria moglie. Tutte le donne del villaggio sanno quindi che ci sono dei mariti che tradiscono ma nessuna sa del tradimento del proprio marito. Finché una mattina arriva la Madre che abita in un altro villaggio. Tutte riconoscono all’anziana Madre la sincerità, ossia la capacità di dire la verità. Cosa accade quando la Madre avverte tutte le donne che c’è almeno un fedifrago? Il villaggio trascorre altri 19 giorni tranquilli ma al ventesimo giorno venti donne uccidono i rispettivi mariti.

Per capire questo strano e apparentemente imprevedibile comportamento del gruppo si supponga che a tradire sia un solo uomo. Tutte le donne saprebbero che c’è un uomo che tradisce, tranne la moglie di quell’uomo; perciò quando la Madre afferma che c’è almeno un uomo che tradisce nessuna donna se ne meraviglierà ad eccezione della moglie tradita, l’unica che non sapeva dell’esistenza di un fedifrago, perciò quando torna a casa ammazza il marito. Se i fedifraghi sono due, il signor A e il signor B, tutte le donne sanno che esistono almeno due mariti che tradiscono, tranne la signora A che sa solo di B e la signora B che sa solo di A. Quando la Madre fa la sua affermazione pubblica nessuna donna se ne meraviglia. Ma dopo il primo giorno che non succede niente le due donne A e B si rendono conto che ci sono almeno due uomini che hanno tradito; la signora A conosce solo il signor B perciò il secondo giorno è certa anche il proprio marito la tradisce; analogamente la signora B deduce il tradimento del proprio marito. Il risultato è che il secondo giorno due uomini vengono ammazzati. Reiterando questo ragionamento al caso in cui ci siano 20 mariti infedeli si capisce perché solo al ventesimo giorno accade una tragedia. Per applicare questo esempio al mercato azionario è sufficiente sostituire la Madre con una commissione governativa il cui giudizio è ritenuto imparziale, il tradimento dei mariti con la falsificazione dei bilanci aziendali, il nervosismo delle mogli con quello degli investitori, l’uccisione dei mariti con la vendita delle azioni.

Torniamo ora a una situazione di mercato tranquillo. Quando un investitore si riterrà soddisfatto dei guadagni e uscirà dal gioco? Ecco ancora un esempio dalla teoria dei giochi.

Al gioco partecipano due giocatori, A e B; A riceve in regalo 100 dollari e deve offrire a B una qualsiasi parte della somma ricevuta. B ha soltanto il diritto di veto, può accettare o rifiutare. Se accetta, lui prende la somma che gli è stata concessa e l’altro giocatore prende il resto, se rifiuta la somma deve essere restituita e nessuno riceverà niente.

Razionalmente il giocatore B dovrebbe accettare qualunque somma gli venga offerta, perché se rifiuta non riceverebbe niente: poco è sempre meglio che niente. In base a questo ragionamento di B, il giocatore A potrebbe offrire delle somme molto piccole. In realtà, dagli esperimenti fatti, risulta che le offerte devono arrivare fino al 50% della somma data per essere accettate; se le donazioni vengono giudicate troppo basse subentrano principi di correttezza, equità, ira, vendetta che rendono in qualche modo irrazionale il comportamento.

Gli esempi riportati sono soltanto una piccola parte di quelli presenti nel libro.

Il libro non richiede conoscenze avanzate di matematica, a parte qualche elemento di calcolo delle probabilità, non è un vademecum per fare investimenti in borsa, ma una raccolta di riflessioni sul comportamento dei ‘giocatori di borsa’. Può interessare sia chi investe in borsa per diletto o per professione, sia chi si aspetta dalla matematica un modo razionale per osservare il comportamento sociale degli uomini.

Antonio Bernardo

Ripassa la tabellina del 7 con il Memory

Ripassa le tabelline con il Memory

Salto del cavallo

peter_panter-the_perfect_ride.jpgIl gioco consiste nello spostare il cavallo su una scacchiera secondo la regola del gioco degli scacchi, con un movimento a L, in modo da toccare tutte le caselle della scacchiera nel minor numero di mosse possibili. E’ possibile ritornare sulle caselle già toccate ma non è consigliabile, perché la soluzione minima si ottiene con 63 mosse, cioè senza mai ripassare due volte per la stessa casella. Ci vuole una strategia vincente! Un gioco non semplice. Da un punto di vista strettamente matematico il problema si risolve con grafi Euleriani ed Hamiltoniani. Le soluzioni possibili sono 122.802.512, non dovrebbe essere difficile trovarne qualcuna.

Luciano Cresci, Le curve celebri

Il punto P in coordinate polari P(r,ß)


Lemniscata


Pera


Cardioide



Bicorno


Spirale di Archimede


Cicloide

La cicloide estesa presenta un paradosso: mentre la ruota avanza alcuni suoi punti tornano indietro in prossimità del cappio centrale. 

 

 

Luciano Cresci, Le curve celebri.

Invito alla storia della matematica attraverso le curve piane più affascinanti,

Franco Muzzio Editore, Padova, 1998, pp. 200, lire 24.000 .

 

L’autore si propone di percorrere la storia del pensiero matematico attraverso brevi descrizioni delle curve piane, che per vari motivi sono divenute famose.

Per ciascuna curva è riportata la notazione matematica che permette di rappresentarla: a volte l’equazione cartesiana, altre le equazioni parametriche, altre ancora l’equazione polare.

L’ equazione cartesiana è quella che lega l’ ascissa x con l’ ordinata y riferite ad un sistema di assi cartesiani . Per esempio, x2 +y2 =1 rappresenta un cerchio, x2 -y2 =1 un’iperbole, x2 +2y2 =1 un’ellisse, y=x2 una parabola.

Le equazioni parametriche sono invece due per ciascuna curva del piano; hanno questo nome perché l’ascissa x e la ordinata y si ottengono per mezzo di un parametro variabile t. Per esempio, la lemniscata , una curva a forma di otto, ha equazioni x=sint·cost, y=cost; la pera ha equazioni x=1+cost, y=1/(1+sint); la cardioide ha equazioni x=2cost-cos2t, y=2sint-sin2t. Il bicorno , o cappello a due punte, ha equazioni x=cost, y=sin2 t/(2+sint).

L’ equazione polare di una curva è una relazione che lega la distanza r, di un generico punto P (della curva) dall’origine O ( polo ), con l’angolo ß, formato dalla retta OP con una semiretta fissata (asse polare ). Solitamente si usano le lettere greche RO e TETA; per esigenze di caratteri ho usato r e ß. Un esempio è costituito dalla spirale di Archimede: r=ß.

Tra le curve di particolare interesse non poteva mancare un’analisi storica della cicloide o roulette. La curva, studiata per primo da Pascal, è il percorso che fa nell’aria il punto di una ruota, quando questa compie una rotazione completa. Le sue equazioni parametriche sono x=r(t-sint), y=r(1-cost). Può essere estesa se il punto è posto all’esterno della circonferenza, contratta se il punto è all’esterno delle circonferenza. Da ricordare il paradosso della cicloide estesa. Le ruote del treno, per esempio, hanno una flangia che fuoriesce dalla ruota vera e propria e serve per non far uscire la ruota dal binario. Mentre la ruota rotola sul binario un punto della flangia esterna descrive una cicloide con un piccolo cappio. Proprio mentre descrive questo cappio, il punto è costretto a tornare indietro. Da qui il paradosso: come è possibile che i punti della flangia tornino indietro mentre il treno avanza?

Un’altra curva particolarmente interessante è la catenaria , studiata da Huygens. E’ la curva formata da una catena, o anche dal cavo della luce, sospesa ai suoi estremi. L’equazione cartesiana è y=(a/2)·cosh(x/a), ricordando la definizione di coseno iperbolico y= (a/2)(ex/a +e-x/a ).

Infine la famosa curva a campana di Gauss particolarmente importante nelle distribuzioni statistiche.

Nel libro non mancano i riferimenti alle curve del secolo scorso: la curva di Peano, la polvere di Cantor, la curva di Kock, i frattali di Mandelbrot.

Un libro che incuriosisce, unendo notizie storiche, equazioni e disegni piacevoli.

 

Antonio Bernardo

B. D’Amore, Le basi filosofiche, pedagogiche, … della Didattica della Matematica

 

B. D’Amore, Le basi filosofiche, pedagogiche, epistemologiche e concettuali della Didattica della Matematica , Pitagora Editrice, Bologna, 2003

damore.jpgIl prof. Bruno D’Amore in quest’opera raccoglie e presenta in modo organico i risultati di diversi anni di ricerca in didattica della matematica, in parte pubblicati in articoli apparsi su riviste specialistiche.
La didattica della matematica è una disciplina piuttosto giovane che risale, secondo l’autore del libro, a un quarto di secolo fa. Attualmente, è una disciplina vera e propria, che si insegna in quasi tutte le università del mondo.
L’autore cerca di dimostrare la scientificità di questa disciplina mettendone in evidenza le basi epistemologiche oltre che pedagogiche, contrastando l’idea, dominante nel passato, secondo la quale insegnare è un’arte, frutto di doti personali che non si possono né imparare né trasmettere, con la conseguente conclusione che la ricerca didattica non può essere una scienza.
L’elemento che più caratterizza la nuova ricerca in didattica della matematica è l’attenzione al processo di apprendimento invece che ai temi della disciplina, quindi al soggetto che apprende invece che ai concetti stessi della matematica.
Cercando le basi filosofiche della didattica della matematica ci si imbatte necessariamente contro uno dei dilemmi di base: la contrapposizione tra realismo e pragmatismo.
Nelle teorie realiste il significato è una relazione convenzionale tra segni ed entità concrete o ideali che esistono indipendentemente dai segni linguistici. Applicando questa concezione alla matematica ne deriva una visione platonica degli oggetti matematici: gli enti matematici esistono indipendentemente dall’uomo.
Nelle teorie pragmatiche le espressioni linguistiche hanno significati diversi a seconda del contesto in cui si usano e quindi l’osservazione scientifica deve essere applicata al modo in cui si usano gli oggetti e non sugli oggetti stessi, che non hanno esistenza autonoma. Gli oggetti matematici sono simboli di unità culturali che si modificano continuamente nel tempo e che dipendo dai problemi che la matematica affronta in una data epoca storica e dei processi di risoluzione che essa utilizza.
Secondo le teorie realiste la matematica scopre gli oggetti matematici; nelle teorie pragmatiche invece  matematici usano certi oggetti in determinati contesti per pervenire alla soluzione di problemi.
L’autore ritiene che nel campo della Didattica della Matematica il punto di vista pragmatico sia più vicino al processo empirico di insegnamento/apprendimento.
In che modo esattamente le due teorie influenzano il fare didattica?  L’insegnante A (A come Ars ) si pone come divulgatore di idee, mette l’allievo al centro della propria attenzione ma come destinatario della trasmissione dell’immagine della matematica che egli ha. Il suo lavoro di ricerca è impegnato a migliorare l’immagine della matematica nell’allievo, nelle famiglie, negli altri insegnanti e nella società in genere. Il limite più evidente di questo modo di fare didattica sta nel ritenere che il passaggio o trasferimento (transfer cognitivo ) di nozioni dal docente al discente sia un processo automatico.
Se invece si effettuano prove empiriche, con opportuni strumenti sperimentali, sui risultati cognitivi ottenuti con attività didattiche di tipo A, si entra nel campo della epistemologia dell’apprendimento che caratterizza la didattica di tipo B.
Tra i vari spunti del libro segnalo l’idea dell’autore sulla classica distinzione tra le tre differenti tipologie di apprendimento della matematica:

– apprendimento concettuale: il concetto di retta, di circonferenza, …
– apprendimento di strategie: risolvere un problema, dimostrare un teorema, …
– apprendimento algoritmico: eseguire operazioni, risolvere un’equazione, …
D’Amore ritiene che questa ripartizione sia una "comodità adulta", pratica in fase di valutazione e non una vera e propria necessità culturale, didattica, epistemologica. L’operatività, il cosiddetto saper fare, investe contestualmente l’uso di concetti, strategie e attività algoritmiche.
Nell’ultima parte del libro, l’autore espone dei casi di studio particolarmente significativi. Alcuni sono dei casi classici, come l’effetto età del capitano (noti i dati della barca – colore, lunghezza, altezza – calcolare l’età del capitano), altri originali e sperimentati dallo stesso autore.

Il libro è particolarmente indicato per chi si occupa di didattica della matematica come attività di ricerca ma anche per chi vuole riflettere sui processi di insegnamento apprendimento della matematica.

Antonio Bernardo

Dominio e derivate parziali di $f(x,y)=frac{sqrt{y^2-xy}}{2}$ [ES-F20001]

Assegnata la funzione $f(x,y) = frac{sqrt{y^2 – xy}}{2}$ determinare il dominio e le derivate parziali.

 

 


Soluzione

 

 

$f(x, y) = frac{1}{2} sqrt{y cdot (y – x)}$

 

Dominio: $y cdot (y – x) ge 0 Rightarrow {(y geq 0), (y – x geq 0):}$

 

Derivate parziali:

$f(x, y) = frac{1}{2}cdot sqrt{y^2-xy}$

$f_x = frac{1}{4} frac{-y}{sqrt{y^2 -xy}}$

$f_y = frac{1}{4} frac{2y – x}{sqrt{y^2-xy}}$

 

 

 

Volume massimo di un cilindro inscritto in un cono [ES-Mm0001]

Si dimostri che tra tutti i cilindri inscritti in un cono circolare retto, ha volume massimo quello la cui altezza è la terza parte dell'altezza del cono.

 

 

 

${(h = ext{altezza cono}), (r = ext{raggio cono}):}$

${(x = ext{altezza cilindro}),(r' = ext{raggio cilindro}),(0 < x <h):}$

$V = ext{volume cilindro}$

  


Soluzione

 

Dalla similitudine dei triangoli $APB$  e $AOV$ si ha

 

$r: h = (r- r') : x \\\\rightarrow r – r' = frac{r}{h} x \\\\rightarrow r' = r cdot (1 – frac{x}{h})$

 

$V = pi r^2 (1 – frac{x}{h})^2 cdot x = pi r^2 cdot (1 – frac{2x}{h} + frac{x^2}{h^2}) cdot x = pi cdot r^2 cdot (x – frac{2x^2}{h} + frac{x^3}{h^2})$

 

$V' = pi r^2 cdot (1 – frac{4}{h} x + frac{3}{h} x^2) = 0 \\rightarrow 3x^2 – 4hx + h = 0$

 

$x_{1,2} = frac{2h pm sqrt{4h^2 – 3h^2}}{3} = frac{2h pm h}{3} \rightarrow {(h ext{da scartare perché } x
e h),(frac{1}{3} h):}$

 

$x = frac{1}{3} h$ è punto di massimo per $V$, volume del cilindro. 

 

Calcolo di 3 derivate [ES-DE0001]

Calcolare le seguenti derivate

  1. $e^{x-\frac{2}{x}}$, si applica la formula $D e^{f(x)} = e^{f(x)} \cdot f'(x)$; $D e^{x-\frac{2}{x}} = e^{x-\frac{2}{x}} \cdot (1+\frac{2}{x^2})$
  2. $D e^{-\frac{1}{x}} = \frac{1}{x^2} e^{-\frac{1}{x}}$
  3. $D (\frac{1}{x} \log x) = -\frac{1}{x^2} \cdot \log x + \frac{1}{x^2}$

$(frac{a^2}{4a^2+4ab+b^2} – frac{a-b}{6a+3b}):(frac{a^3-b^3}{12a+6b])$

$(\frac{a^2}{4a^2+4ab+b^2} – \frac{a-b}{6a+3b}):(\frac{a^3-b^3}{12a+6b])$


Soluzione

$\frac{a^2}{(2a+b)^2} – \frac{a-b}{3  (2a+b)}) : \frac{a^3-b^3}{6  (2a+b)}$
$\frac{3a^2-(a-b)(2a+b)}{3  (2a+b)^2}:\frac{a^3-b^3}{6  (2a+b)}$
$\frac{3a^2-(2a^2+ab-2ab-b^2)}{3  (2a+b)^2} \cdot \frac{6  (2a+b)}{a^3-b^3}$
$\frac{3a^2-2a^2-ab+2ab+b^2}{3  (2a+b)^2} \cdot \frac{6  (2a+b)}{a^3-b^3}$
$\frac{1}{(2a+b)} \cdot \frac{2}{(a-b)}$
$\frac{2}{(2a+b)(a-b)}$

$frac{b+2}{b-2} – frac{b+1}{b-1} – frac{2}{b^2 – 3b +2}$

$\frac{b+2}{b-2} – \frac{b+1}{b-1} – \frac{2}{b^2 – 3b +2}$

 


Soluzione

 

$\frac{b+2}{b-2} – \frac{b+1}{b-1} – \frac{2}{(b-1)(b-2)}$

 

$\frac{(b+2)(b-1)-(b+1)(b-2)-2}{(b-1)(b-2)}$

$\frac{b^2-b+2b-2-(b^2-2b+b-2)-2}{(b-1)(b-2)}$

$\frac{b^2-b+2b-2-b^2+2b-b+2-2}{(b-1)(b-2)}$

$\frac{2b-2}{(b-2)(b-1)}$

$\frac{2(b-1)}{(b-2)(b-1)}$

$\frac{2}{b-2}$

 

$[2a^4 – (a^2 + b + 1) (a^2 – b – 1)] [a^4 – (b + 1)^2] + (b + 1)^4$

$[2a^4 – (a^2 + b + 1) (a^2 – b – 1)] [a^4 – (b + 1)^2] + (b + 1)^4$


Soluzione

 

I due fattori all'interno della prima coppia di parentesi quadre sono una differenza di quadrati.

 

$[2a^4 – (a^4 – (b + 1)^2] [a^4 – (b + 1)^2] + (b + 1)^4$

$[a^4 + (b + 1)^2] [a^4 – (b + 1)^2] + (b + 1)^4$

 

Le due parentesi quadre sono ancora una differenza di quadrati:

 

$a^8 – (b + 1)^4 + (b + 1)^4 = a^8$

 

$frac{a – b}{a + b} – frac{ldots}{a^2 + 2ab + b^2} = frac{a – 3b}{a+b}$

$\frac{a – b}{a + b} – \frac{\ldots}{a^2 + 2ab + b^2} = \frac{a – 3b}{a+b}$

 

$\frac{(a – b) \cdot (a + b) – \ldots }{(a + b)^2} = \frac{a – 3b}{a + b}$

 

 


Affinché le due frazioni abbiano lo stesso denominatore, la quantità ignota deve contenere $(a + b)$ come fattore. Infatti:

 

 

$\frac{(a-b)(a+b)-(a+b) \ldots}{(a+b)^2} = \frac{a – 3b}{a+b}$

$\frac{(a – b – \ldots )}{(a+b)} = \frac{a-3b}{(a+b)}

$a -b – ldots  = a – 3b$

 

La quantità da cercare è quindi $2b (a+b)$. 

Progettazione degli impianti elettrici a servizio di uno stabilimento per la raccolta […]

Titolo completo: Progettazione degli impianti elettrici a servizio di uno stabilimento per la raccolta ed il trattamento in piattaforma di materie destinate al riciclo (CARTA, AL, CU, ELETTRONICA, LEGNO, VETRO).

Breve descrizione: Progettazione elettrica degli impianti dello stabilimento in oggetto.

Materie trattate: Impianti – Elettrotecnica – Tecnologia disegno e progettazione

Scarica la tesina:
https://www.matematicamente.it//tesine/Giuseppe_Gelsomino-Progettazione_degli_impianti_elettrici.pdf

Matemilano, percorsi matematici in città

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Matemilano, percorsi matematici in città
a cura di M. Bertolini, M. Cazzola, M. Dedò, S. Di Sieno, E. Frigerio, D. Luminati, G. Poldi, M. Rampichini, I. Tamanini, G. M. Todesco, C. Turrini, Springer-Verlag, Milano, 2004

Il libro è in parte il catalogo della mostra Matemilano , ideata e realizzata dal Dipartimento di Matematica dell'Università degli Studi di Milano con la collaborazione del Dipartimento di Matematica dell'Università di Trento, allestita per la prima volta nell'autunno 2003 presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci" di Milano.
Il libro, tuttavia, non è un semplice catalogo illustrativo degli 'oggetti' presentati alla mostra ma una raccolta di brevi saggi, semplici da leggere, ricchi di illustrazioni ed esempi, su alcune applicazioni della matematica al mondo dell'esperienza quotidiana, dove per esperienza quotidiana si deve intendere anche una passeggiata in città per osservare, da un punto di vista matematico, palazzi, quadri, mosaici, fregi, tessuti, fibre ottiche, nodi, bolle di sapone, ….
I saggi si sviluppano intorno a quattro aree tematiche: topologia, massimi e minimi, visualizzazione, simmetria.
Uno dei temi più curiosi della
topologia riguarda i nodi. Si prende una corda e si fa un nodo, qualunque esso sia, se i due estremi della corda rimangono liberi, si può sempre riuscire a sciogliere il nodo. Se invece dopo aver fatto il nodo si incollano in qualche modo gli estremi della corda in modo da non poterli più staccare ecco che i nodi cominciano ad assumere una certa personalità topologica. In altri termini, ogni nodo, anche se lo si modifica quanto si vuole, apparterrà a una categoria ben precisa. Se il nodo può essere sciolto si avrà un semplice cerchio, altrimenti si avrà un nodo "trifoglio" (in alto a destra nella prima immagine), un nodo Savoia (in alto a sinistra), ecc. Ma non si potrà mai trasformare un nodo trifoglio in un nodo Savoia. Un nodo scorsoio, invece, è un finto nodo perché può essere sciolto e trasformato in un cerchio. La topologia è quindi quella branca della matematica che ci permette di catalogare le figure geometriche, nel caso dei nodi le curve chiuse, in modo che modificandole quanto si vuole, senza tagliarle, rimangono sempre nella categoria alla quale appartengono.
Detta così, la questione dei nodi, sembrerebbe una banalità sulla quale non c'è molto altro da dire, eppure la questione è piuttosto complicata ed è ancora un problema matematico non risolto completamente.
La pianta della città di Milano introduce uno dei grandi temi della matematica, quello dei
massimi e minimi . La cinta muraria delle antiche città di pianura ha una forma che richiama quella del cerchio. A un osservatore distratto potrebbe sembrare che si tratti di questioni puramente estetiche, invece la circonferenza è la figura geometrica che racchiude la massima superficie con un perimetro minimo. Una protezione circolare è quindi quella che permette di racchiudere la massima superficie minimizzando le mura da difendere.
Il problema, semplice nel caso di un terreno piano, è piuttosto complesso per una città delimitata da un fiume o a ridosso di una montagna.
Nel primo libro dell'Eneide, Virgilio riporta la leggenda della regina Didone. La regina, in fuga con il suo popolo, si rifugiò sulle coste settentrionali dell'Africa e chiese della terra per costruirvi una città. Il re del luogo le concesse tanta terra quanta ne potesse contenere una pelle di toro. Lo scherno si ritorse contro il re, poiché Didone fece tagliare la pelle in strisce sottilissime, con le quali formò una lunga fune che dispose a semicerchio lungo la riva del mare, fondò così la città di Cartagine.
Il libro è ricco di riferimenti ad applicazioni pratiche, anche inaspettate, della matematica: la trama di un tessuto, reti di fibre ottiche, investire con sicurezza i propri risparmi, come misurare la qualità della vita, vedere un nascituro a tutto tondo, ecc.
Il libro, e la mostra, rispondono in modo semplice, chiaro e con tanti esempi a una domanda banale alla quale non sempre si sa rispondere in modo non banale: dov'è la matematica? Leggendo il libro, visitando la mostra, si impara a vederla in casa propria, in città, nella vita di tutti i giorni.

Se non potete andare a Milano potete accontentarvi di una visita virtuale

http://matemilano.mat.unimi.it/presenta.htm

Antonio Bernardo

Storia delle relazioni diplomazia – dalla dichiarazione Balfour alla nascita dello Stato di Israele

La tesina concerne una breve storia delle relazioni diplomatiche, con particolare attenzione all’atto della dichiarazione Balfour che portò alla nascita dello Stato di Israele, citando le strutture diplomatiche di ONU e NATO.

Materie trattate: storia – inglese

Scarica la tesina
https://www.matematicamente.it/tesine/NicolA2_Pirola-Storia_delle_relazioni_diplomazia-dalla_dichiarazione_balfour_alla_nascita_dello_stato_di_israele.zip

L’infinito

L’infinito non è solo un semplice concetto filosofico o matematico. Riguarda tutta la nostra vita, in ogni suo aspetto. Ed è questo che io ho cercato di dimostrare.

Materie interessate: Matematica, Geografia Astronomica, Italiano, Storia Dell’Arte, Filosofia, Letteratura Inglese

Italiano: Giacomo Leopardi, L’Infinito
Arte: Escher, rappresentare l’infinito
Filosofia: Friedrich Nietzsche, Così Parlò Zarathustra
Inglese: William Butler Yeats, Sailing To Byzantium

Chi prenderà in mano questa "tesina", se vogliamo chiamarla così, probabilmente si troverà a pensare che l’infinito, di per se, sia un argomento forse banale e già sfruttato. Che poi sarebbe la stessa cosa che ho pensato io da principio. La trattazione, tuttavia, può avvenire attraverso molteplici (infinite, direi) vie: si può dare un’impostazione umanistica, scientifica, linguistica, artistica al lavoro che si svolge, a seconda della personalità e delle peculiarità del singolo individuo. E ognuna di queste impostazioni, fintanto che il lavoro resterà originale, avrà differenti caratteristiche.

Quella scientifica è una delle più interessanti e, per certi versi, innovative. La "promessa", tuttavia, si è rivelata più difficile del previsto da mantenere, vuoi per il poco tempo a disposizione, vuoi per l’estrema complessità dell’argomento. E questo mi ha costretto a dirottare il mio lavoro su un’analisi forse più superficiale ma al contempo più allargata.

Divagazioni a parte, l’infinito è uno dei temi che quest’anno, indipendentemente dal lavoro scolastico, ho avuto modo di affrontare più volte, attraverso letture, riflessioni personali e con alcuni miei cari "compagni di pensiero", addirittura attraverso i miei hobby (cosa che mai mi sarei aspettato). La mia decisione non è quindi solo legata all’apparente semplicità (come in un primo momento mi era parso) di questa idea, ma anche al mio stupore nel notare come un qualcosa che io avevo sempre considerato puramente matematico (non dico anche filosofico perché, si sa, matematica e filosofia sono quasi la stessa cosa) potesse entrare in un modo o nell’altro in ogni campo dell’esistenza.

Alla stessa maniera, la scelta di iniziare la trattazione proprio dalla matematica è volta allo scopo di dimostrare un‘idea che mi ha praticamente "perseguitato" durante il periodo del liceo: all’interno della mia classe sono il solo a cui piace la matematica intesa come materia scolastica, e sono il solo che proseguirà gli studi iscrivendosi proprio in quella facoltà. Ogni volta che esprimo questo mio desiderio, la maggior parte degli ascoltatori mi guarda allibita quasi a chiedersi quale specie di bestia rara si ritrovi davanti. Più volte sento dire che la matematica non serve a niente, che è inutile, che in fondo basta saper fare le operazioni di base per procedere nella vita senza problemi. Ma io so che non è così. Innanzitutto, la nostra società, di stampo economico/capitalistico, si basa interamente sulla matematica: portando un esempio che potrebbe sembrare stupido, anche il prezzo della benzina che paghiamo settimanalmente quando facciamo il pieno è il risultato di una relazione matematica tra i fattori domanda – produzione – periodo. Il funzionamento dei computer è il risultato della scrittura di un codice "binario" proprio della matematica, i programmi, i videogiochi, persino i video e le immagini disponibili su internet sono il risultato di algoritmi complessi studiati allo scopo di raccogliere e sintetizzare i dati nella maniera più semplice e veloce possibile. Eppure la matematica non è solo questo.

Fonti internet:
http://www.wikipedia.org , l’enciclopedia gratuita online
http://www.vialattea.net , il sito per la divulgazione scientifica
http://images.google.it , ricerca immagini Google
http://www.deviantart.com , dove l’arte incontra l’applicazione

Fonti testuali:
• AA.VV., I Filosofi e le Idee, Mondadori
• AA.VV., Books and Bookmarks, Loescher
• Escher M. C., Grafica e Disegni, Taschen
• Lotman e Uspenskij, Tipologia della Cultura, Bompiani
• Nietzsche Friedrich, Così Parlò Zarathustra, Mursia

Scarica la tesina L’infinito

Righi telephon

La tesi tratta tutte le materie interessate alla maturità, riportando degli esempi reali nelle materie d'indirizzo. N.B. Per una visualizzazione ottimale bisogna impostare lo sfondo con una risoluzione di 1024*768; Estrarre la cartella Tesi di maturità presente nel file zip in "C:"; Successivamente bisogna aver installato il software Microsoft Web Matrix presente nel file .zip, poichè la tesi è stata realizzata tramite pagine .aspx e la tool Web Matrix simula l'architettura server side; Una volta installato è possibile aprire la pagina index.aspx tramite il software, e cliccare sul tasto play presente nella barra dei comandi. Nella materia Informatica ci sarà un link che aprirà un database e per effettuare alcune prove bisogna inserire user e pwd nella seconda e terza query (Es. User: "0885410001", PWD: "112233"). Se dovessero esserci ulteriori problemi di visualizzazione, come ultima procedura dovete disporre di Microsoft Office 2007 perché sono state effettuate delle opportune conversioni in html in alcune pagine. Buona visione.

Materie interessate: Italiano (Luigi Pirandello); Storia (Il Fascismo in Italia); Elettronica e Sistemi (Sistema di trasmissione telefonica analogica e digitale); Inglese (DBMS); Informatica (Database, più esempio); Matematica (Studio di funzione, più esempio); Calcolo (Analisi serie storiche, più esempio)

Scarica la tesina:
https://www.matematicamente.it//tesine/Alessandro_Pontrelli-Righi_telephon.zip

Gli Anni Ruggenti

Nella realizzazione della mia tesina, ho voluto approfondire un periodo molto particolare della storia economica americana e mondiale: la rivoluzione industriale di massa. Tale importante rivoluzione scoppia in America nei primi anni del Novecento, periodo di grande prosperità per tutta l economia americana. Siamo in corrispondenza dei cosiddetti Anni ruggenti , gli anni del Jazz e degli enormi grattacieli, dei primi movimenti femministi e delle leggi sul proibizionismo.

Scarica la tesina:
https://www.matematicamente.it/tesine/Silvia_Moraschi-Gli_anni_ruggenti.zip