Teoria dei giochi

jan_tick-nn1.jpgIl forum di Teoria dei giochi, moderato da Fioravante Patrone, ordinario di Teoria dei giochi presso l’Università di Genova. Il forum contiene un mini corso di teoria dei giochi, in realtà delle micro lezioni interattive e in forma di dialogo con gli utenti interessati. Ho scritto alcuni post con l’idea che fossero dei "pezzi" di un mini (mini!) corso di TdG.

Visto che, per effetto dei "reply" ora sono sparpagliati un po’ qua e un po’ la, metto qui un banale "indice" a quei post. Man mano (e lemme lemme) lo aggiornerò quando nuovi pezzi verranno aggiunti.

Giochi non cooperativi

Teoria 0: game form e gioco
https://www.matematicamente.it//forum/teoria-0-game-form-e-gioco-vt20428.html

Teoria 1: gioco in forma strategica ed equilibrio di Nash:
https://www.matematicamente.it//forum/teoria-1-gioco-in-forma-strategica-ed-equilibrio-di-nash-vt20385.html

Teoria 1bis: non esistenza di equilibri di Nash
https://www.matematicamente.it//forum/teoria-1bis-non-esistenza-di-equilibri-di-nash-vt20422.html

Teoria 2: teorema di Nash
https://www.matematicamente.it//forum/teoria-2-teorema-di-nash-vt20482.html

Teoria 3: strategie miste
https://www.matematicamente.it//forum/teoria-3-strategie-miste-vt27828.html

Giochi cooperativi

Teoria 0c (giochi cooperativi): TU-games, teoria di base
https://www.matematicamente.it//forum/teoria-0c-giochi-cooperativi-tu-games-teoria-di-base-vt27339.html

Teoria 1c (giochi cooperativi): TU-games, nucleo
https://www.matematicamente.it//forum/teoria-1c-giochi-cooperativi-tu-games-nucleo-vt27639.html

Teoria 2c (giochi cooperativi): TU-games, valore Shapley
https://www.matematicamente.it//forum/teoria-2c-giochi-cooperativi-tu-games-valore-shapley-vt27729.html

Riferimenti bibliografici

In questo thread si trovano alcune indicazioni:
https://www.matematicamente.it//forum/introduzione-alla-teoria-dei-giochi-vt20212.html

In rete sono anche disponibili due mie introduzioni, rispettivamente ai:
– giochi non cooperativi http://www.diptem.unige.it/patrone/intro_TdG.pdf
– giochi cooperativi http://www.diptem.unige.it/patrone/TU_games.pdf

Siti web

Ovviamente con Google o concorrenti si trova molto e con ricerche mirate.
Mi limito ad indicare questi tre siti miei dove si possono trovare già un bel po’ di cose:

Il sito "decisori razionali interagenti": http://www.diptem.unige.it/patrone/decisori_razionali_interagenti/decisori_razionali_interagenti_web.htm

La mia pagina di divulgazione (dove si trovano, tra l’altro, i miei contributi a Lettera Matematica PRISTEM): http://www.diptem.unige.it/patrone/divulgazione-pat.htm

La teoria dei giochi in rete (un po’ vecchietta, come pagina): http://www.citg.unige.it/siti_internet_web.html

In inglese il sito migliore è: http://www.gametheory.net/

Nota finale

Visto che in giro c’è già molto materiale di carattere introduttivo (tra cui molte cose, bellissime, mie), il "plus" di questo sta nella interattività, per quanto debole, che ci può essere con chi legge le note.
Morale: richieste di spiegazioni, chiarimenti, dubbi, esempi, etc., sono benvenute.

Venerabili truffe: Gelli risparmiatore tradito? E che dire del risparmio gestito…

beppe_scienza.jpgPrenome: Licio. Cognome: Gelli. Soprannome: venerabile. Età: anni 89. Professione: risparmiatore tradito. Non è un errore di stampa, anche se per molte vittime del risparmio gestito o della previdenza integrativa sarà una sorpresa trovarsi sulla stessa barca col discusso personaggio, recentemente riapparso in televisione.

Eppure è proprio questa la veste sotto cui Gelli si presenta in un libro uscito nel 2004 e dedicato al fallimento del Banco Ambrosiano.

Già di per sé una prefazione firmata dal Maestro Venerabile dalla Loggia P2 solleva alcune perplessità, che si trasformano però in sconcerto leggendola tutta. Non solo egli dà per provato che “la bancarotta della più prestigiosa banca privata italiana sia servita […] a nascondere interessi diversi da quelli veri della tutela del risparmio e la Banca d’Italia non se ne sia accorta, o non se ne sia voluta accorgere” (pag. 8). Ma addirittura pretende il “pagamento di tutti i danni che sono stati prodotti successivamente, sia ai piccoli azionisti sia a me” (pag. 9). Insomma lui come ad esempio quei risparmiatori a cui il Monte dei Paschi di Siena, tanto per restare in Toscana, riuscì a far perdere l’89% col fondo comune Spazio Euro Nuovo Mercato.

Ma Gelli non vuole apparire solo vittima di “certi centri di potere economico”, bensì un vero e proprio risparmiatore tradito. Il libro reca infatti in copertina il duplice titolo: “Crac ambrosiano. Il risparmio tradito”.

Peccato che le Edizioni Libreria Cortina Torino avessero già pubblicato nel 2001 “Il risparmio tradito” e che un editore, prima di scegliere un titolo, di regola si accerti che non esista già. A quanto pare non hanno avuto questo scrupolo le Edizioni Giuseppe Laterza che, malgrado la somiglianza del nome, non sono però da confondere con la Laterza che tutti conoscono, cioè la Gius. Laterza e Figli.

Una causa presso il Tribunale di Bari, attualmente in corso, farà chiarezza sulla questione se un editore possa tranquillamente copiare il titolo di un libro già uscito. A sentire uno dei primi iscritti all’albo dei consulenti i proprietà intellettuale, attivo da decenni a Torino e Milano, pare proprio di no. Come osserva infatti Mario Aprà, “si tratta quasi sicuramente della prima causa in Italia per plagio di titolo. Nell’ambito dei marchi commerciali le contraffazioni sono relativamente frequenti. Ma la tutela offerta dal diritto d’autore nei confronti del titolo di un’opera è talmente forte, che praticamente mai nessuno prova a copiarlo. E quando capita, di regola è dovuto a distrazione”.

La destra e la sinistra. Evidentemente il titolo piace un po’ troppo, come dimostra un’altra vicenda da raccontare per dovere di par condicio. Riguarda infatti l’appartenente a un’area politica distantissima da quella di Licio Gelli. Sempre nel 2004 i librai italiani ricevettero l’annuncio di una novità della casa editrice di Stefano Passigli, senatore dei Democratici di Sinistra (DS) e curiosamente pure lui toscano. L’autore era Arthur Levitt, noto negli Stati Uniti per le cariche ricoperte in ambito finanziario: presidente dell’American Stock Exchange, poi a lungo della Sec, l’equivalente dell’italiana Consob, ecc.

Tuttavia il problema non era l’autore, bensì il titolo che sorprendentemente anche questa volta era “Il risparmio tradito”. Certo che occorre una notevole inventiva per tradurre così il titolo originale del libro di Levitt ossia “Take On the Street: What Wall Street and Corporate America Don’t Want You to Know”. O forse non ci voleva nessuna fantasia, trattandosi del titolo di un libro che era stato più volte in classifica e continuava a vendere.

La cosa sconcertante è però un’altra. Una svista può capitare a tutti, ma ci si sarebbe aspettati che Passigli, contestatagli la cosa, reagisse con un’immediata risposta del tipo: “Non lo sapevo. Provvedo subito a cambiarlo”. Invece no. Ci sono volute due lettere di diffida e altri interventi perché si decidesse a fare marcia indietro proprio allo scadere del termine postogli (29-7-2004).

Stupisce poi anche che fosse prevista una prefazione di Gustavo Visentini che a più forte ragione doveva sapere che il titolo non era nuovo, essendo stato a lungo presidente di Assogestioni. Per la cronaca il libro è poi uscito nel 2007 con altro titolo e una prefazione stranamente firmata non Gustavo bensì Gino Visentini.

Plagi e tradimenti. Ma lasciamo pure da parte i rischi di plagio, poco preoccupanti, perché “il diritto d’autore tutela il titolo di un’opera” come spiega ancora Mario Aprà “per 70 anni dopo la morte dell’autore, senza bisogno di registrazione del marchio”, che per altro ad abundantiam è stata effettuata. Fatto sta che editori molto più seri (Fazi, Rizzoli, Ponte alle Grazie e Chiarelettere) anziché pensare di copiare il titolo, mi hanno piuttosto proposto di pubblicare da loro la nuova edizione de “Il risparmio tradito”, ormai quasi conclusa coi doverosi aggiornamenti al crac della Lehman Brothers e al mezzo cataclisma che ne è seguito.

Affrontiamo invece un problema sostanziale. Quando è ragionevole parlare di risparmio tradito? Il termine, prima inesistente, si è diffuso dopo l’uscita del mio libro ma, almeno a mio parere, viene spesso applicato a sproposito.

Prendiamo per esempio le azioni, il cui valore si azzera quando la società fallisce, come nel caso della Parmalat o Cirio. Dov’è il tradimento? Alle società capita di fallire, altrimenti i sistemi giuridici non contemplerebbero neppure le procedure concorsuali. È connaturato all’investimento azionario che qualche società vada a gambe all’aria, magari anche a causa di malversazioni. Un po’ diverso il discorso per le obbligazioni, anche se di nuovo l’insolvenza di un debitore non necessariamente è proditoria.

A mio avviso si può parlare di risparmio tradito soprattutto nell’ambito del risparmio gestito e della previdenza integrativa e al riguardo vorrei rifarmi al mio libro che uscì nel giugno del 2001, quindi prima dei crac dell’Argentina (dicembre 2001), Cirio (2002) e Parmalat (2003) che non poteva quindi prendere in considerazione e tanto meno prevedeva. Il risparmiatore tradito è soprattutto quello che si fida di una società di fondi comuni che gli decanta le capacita dei suoi gestori, che invece regolarmente fanno peggio di come farebbe lui (e di quanto di fatto concretamente ottengono altri risparmiatori nelle sue stesse condizioni, investendo da soli). Il risparmiatore è tradito da chi gli fa comprare polizze vita con lo spauracchio di un crac dell’Inps e poi invece è lui vittima del crac della Lehman Brothers o dell’islandese Glitnir Banki. Il risparmiatore-lavoratore è tradito dai vari economisti e sindacalisti che gli decantano i fondi pensione e così poi lui perde il 26,9% con un comparto di Fopen mentre il suo collega col Tfr fa +4%.

Per giunta in tutti questi casi siamo di fronte a tradimenti di persone che si fidano, perché normalmente uno ha fiducia nella banca, ha fiducia nel collega sindacalista ecc. E il sommo poeta, non dimentichiamolo, metteva nell’ultimo cerchio infernale proprio chi fa del male a chi si fida (Divina Commedia, Inferno, canti dal 32° al 34°).

Articolo pubblicato su Libero Mercato, 12-11-2008 p. 2

www.beppescienza.it

 

Un triangolo che si allarga

Un semplice giochino che vi farà scervellare. Con gli stessi pezzi è possibile comporre due triangoli, uno più grande dell’altro, come mai?

Disegna su un foglio i seguenti pezzi di triangolo

triangolo-magico1.jpg

scarica da qui il file pdf da stampare

Ricomponi il triangolo nel seguente modo

triangolo-magico2.jpg

Ricomponi il triangolo in quest’altro modo

triangolo-magico3.jpg

Come mai questo triangolo pur avendo base 13 come il precedente e altezza 5 come il precedente, ha una superficie maggiore in quanto ha il quadratino bianco in più?

Cruciverba di informatica

Cruciverba tematico con termini di informatica.

Java deve essere abilitato per vedere l’applet del cruciverba.

Se non hai installato Java, puoi scaricarlo da java.com. Se hai Java dovresti verificare le tue impostazioni di sicurezza per assicurarti che siano abilitate le applet, specialmente se stai visualizzando uno schema letto dal tuo disco fisso. In Windows XP puoi abilitare l’applet cliccando sulla barra gialla che compare in alto sulla finestra e selezionando “Consenti contenuto bloccato…”.


Pagina Web creata con Crossword Compiler.

Scarica il gioco in formato RTF.

Il ranocchio cartesiano

ranocchiocartesio.jpgSimpatico gioco per bambini che vogliono imparare le coordinate cartesiane. Il ranocchio Cartesio deve catturare una mosca che si nasconde tra le ninfee dello stagno, per fortuna lui conosce le coordinate cartesiane. Guida il ranocchio da una ninfea all’altra vicina con il mouse, quando Cartesio raggiunge la foglia giusta fai clic sul fiore di conferma.

AVVIA IL GIOCO

Tutte le cose che si conoscono hanno un numero [Pitagora]

pitagora3.jpgA Pitagora è attribuito il pensiero: "Tutte le cose che si conoscono hanno un numero; senza quello nulla sarebbe possibile conoscere né sapere". Ricordo con molta stima e simpatia un direttore della pianificazione e controllo che aveva una grande fiducia nei numeri del conto economico di un’impresa.

Per ciascuna area di businness e per ogni semestre, faceva calcolare l’incidenza dei costi (lavoro, materiali, appalti, diversi), degli ammortamenti, degli oneri e degli utili e delle imposte sui ricavi.

Chiamava queste tabelle matrici delle percentuali e riteneva che ciascun valore dovesse mantenersi entro certi limiti per uno sviluppo sano dell’azienda.

A noi giovani (un economista, due ingegneri, uno statistico ed un perito informatico) aveva dato, tra l’altro, il compito di investigare se queste percentuali dovessero avere, come lui pensava, un valore ottimale per l’equilibrio dell’impresa. pitagora-soluzione.jpg

Terne pitagoriche erano già note ai babilonesi (Es. 3,4,5) e agli indiani (Es. 5,12,13), ma Pitagora ebbe il merito di generalizzare il problema (anche se non è certo che dette dimostrazione del suo teorema) per valori qualunque dei cateti e dell’ipotenusa di un triangolo rettangolo.

Se i cateti valgono 1 l’ipotenusa vale radice di 2: pare che così sia venuto fuori lo scandalo dei numeri irrazionali.

Con Pitagora iniziò a prevalere l’idea che la matematica dovesse rivolgersi alla conoscenza pura in contrapposizione alla concezione pratica ed applicativa che ne avevano avuto gli Egizi e i Babilonesi.

Il concetto di distanza tra due punti in uno spazio ad n dimensioni è strettamente collegato al teorema di Pitagora ed esso è fondamentale per molti problemi decisionali e gestionali delle organizzazioni: dalle scelte con criteri multipli, al controllo di qualità, al filtro di Kalmann per la guida e il controllo dei sistemi robotizzati.

Divisioni sfida il computer: GIOCO


titolo

Fai click sul pulsante PARTENZA, scrivi il risultato nella casella apposita (senza spazi), fai click su VAI.

Attento, il tempo influenza il risultato.

Le domande sono 20.

: =


Potenze, radici, valore assoluto

Valore assoluto di un numero – Potenze ad esponente intero e loro proprietà – Esercizi sulle potenze ad esponente intero – Radice quadrata di un numero reale (positivo o nullo) – Esercizi sulle radici quadrate ed applicazioni relative

Generatore di numeri primi

designwallah-11.jpgUn eseguibile per generare numeri primi relativamente grandi.

Con il presente eseguibile si possono calcolare e trovare Numeri Primi sia piccoli che relativamente grandi.

Le prestazioni ottenibili sono le seguenti: a partire da un numero qualsiasi N > 1 sia piccolo che grande (costituito cioè anche da 255 cifre) scelto a piacere, si può costruire un elenco di Numeri Primi che risultano immediatamente successivi e superiori al numero N prescelto iniziale.

Ogni Primo dell’elenco viene generato durante la formazione dell’elenco stesso tenendo presente che quanto più è grande il numero primo da generare tanto più lungo sarà il tempo per il suo calcolo.

Si ha inoltre la possibilità di realizzare un qualsiasi numero di elenchi di prescelta lunghezza. Pertanto non è più necessario consultare tabelle più o meno grandi in cui sono riportati insiemi limitati di numeri primi.

Si tenga presente che per generare un numero primo dell’elenco formato da 35 cifre il tempo medio di calcolo è di 1.5 secondi, per un numero primo di 49 cifre il tempo medio risulta di circa 3.5 secondi, per un numero di 70 cifre il tempo medio diventa di circa 10 secondi, mentre per numeri composti ad esempio da 175 cifre per generare un numero primo di tali dimensioni occorre un tempo medio non superiore ai 4 minuti.

Per la spiegazione e l’illustrazione dell’algoritmo utilizzato per la generazione di numeri primi e la conseguente realizzazione del relativo programma si rimanda alla consultazione del seguente articolo: Creazione e Verifica di numeri primi relativamente grandi

Scarica il programma per generare numeri primi

 

Linguaggi del sapere: dinamiche, forme, modelli

linguaggi-sapere.jpgCome influiscono le differenze generazionali e sociali sull’evoluzione della lingua? Come è possibile trasferire il sapere tra sistemi e culture diverse? Quale impatto hanno sulla vita quotidiana le espressioni dei media e della pubblicità? In che modo la tecnologia modifica i processi di comunicazione e come l’uomo si rapporta con il mondo?

Covegno annuale CSI-Piemonte, Torino, 10.11.2008, Centro Congressi Lingotto – sala 500 – via Nizza, 280

Il Comitato Tecnico Scientifico del CSI-Piemonte invita studiosi ed esperti di discipline scientifiche e umanistiche a un confronto sulla strutturazione, l’evoluzione e l’utilizzo del linguaggio, con particolare attenzione ai nuovi codici creati dalle tecnologie che modificano il rapporto dell’uomo con la natura, le reti, gli ambienti sociali.

Arricchisce il convegno un’area espositiva dove viene presentato tra gli altri il progetto europeo LUNA (spoken Language UNderstanding in multilinguAl communication systems) per la comprensione in tempo reale del discorso naturale nelle applicazioni telefoniche.

In occasione del convegno, il Comitato Tecnico Scientifico indice il concorso on line La parola in dieci parole. Il regolamento è disponibile su: www.csipiemonte.it/linguaggio Politecnico di Torino Università degli Studi del Piemonte Orientale Con il patrocinio di Accademia delle Scienze di Torino Università degli Studi di Torino Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Unione Giornalisti Italiani Scientifici.

Il programma completo del convegno

 

Un sistema solare nostro gemello

Il telescopio spaziale Spitzer della NASA ha appena scoperto un Sistema solare molto simile al nostro, sotto molteplici e inaspettati punti di vista.

Si tratta della stella Epsilon Eridani, distante 10 anni luce da noi, di cui da tempo si conoscevano almeno due pianeti in orbita attorno ad essa e si sospettava anche dell’esistenza di un anello esterno molto simile alla nostra fascia di Kuiper, una regione transnettuniana ricca di corpi minori del nostro sistema solare.

Ma oggi, la scoperta di Spitzer riguarda addirittura una seconda fascia asteroidale, più interna della prima, che ricalca grossomodo quella del nostro sistema. Intorno ad Epsilon Eridani infatti le due fasce asteroidali sono disposte a distanze di 3 e 20 Unità Astronomiche dalla propria stella, proprio come nel caso del Sole. Inoltre, poichè tali fasce sono composte da detriti di materiale roccioso e ferroso, questo implicherebbe la possibile esistenza, anche attorno ad Epsilon Eridani, di pianeti rocciosi, proprio come i primi quattro del nostro sistema solare.

Lo scenario che ci si potrebbe aspettare quindi potrebbe essere molto simile a quello degli stadi primordiali del nostro sistema solare, infatti Epsilon Eridani, leggermente più grande della nostra stella, ha un’età di 800 mila anni, circa 1/5 di quella del Sole.

E pensare che proprio attorno a questa stella sono stati ambientati diversi racconti e film di fantascienza.

Vito Lecci

http://www.sidereus-nuncius.info/

Borse di studio per partecipare al Diploma On Line

dol.jpgSono ancora disponibili alcune borse di studio per partecipare al Diploma On Line per Esperti di didattica assistita dalle Nuove Tecnologie del Politecnico di Milano. Le borse di studio, frutto di una ormai consolidata collaborazioni con gli Uffici Scolastici di 15 Regioni italiane, possono essere richieste direttamente dal sito del corso. La scadenza ultima per presentare la propria candidatura è venerdì 31 ottobre 2008.

La quota annuale di iscrizione al Diploma On Line è di 890,00 €. Per gli insegnanti appartenenti agli Uffici Scolastici Regionali (o Province autonome) convenzionati con il Politecnico di Milano, sono disponibili un numero limitato di borse di studio, che consentono la riduzione della quota d’iscrizione a 400,00 € per ciascun anno di corso. Per l’immatricolazione al Corso di perfezionamento è previsto il pagamento di ulteriori 100 € di tasse universitarie (da versare una sola volta nel corso dei due anni).

http://www.dol.polimi.it/iscrizioni.htm

Diploma On Line – Politecnico di Milano

Viale Rimembranze di Lambrate 14

20134 Milano

Tel. 02 2399 9627 Fax. 02 2399 9628

www.dol.polimi.it – [email protected]

 

Confucio: se in riva al fiume vedi qualcuno che ha fame non regalargli un pesce…

giant_ginko-abandoned_fishing_netsr.jpg… ma insegnagli a pescare.

"Cè una parola – chiese Tzu-Kung – che possa essere adottata come regola di condotta, vita natural durante? – Il maestro rispose – Non è forse Empatia la parola? Non fare agli altri quello che non vorresti venisse fatto a te". Analettici XV, XXII

E’ interessante osservare che uno dei principi della convivenza sociale, attribuita dalla nostra cultura al cristianesimo, sia in realtà stata formulata in Cina da Confucio 500 anni prima. giant_ginko-abandoned_fishing_nets.jpg

E’ solo del 1995 la scoperta dovuta all’italiano Giacomo Rizzolatti dei "neuroni a specchio" che spiegano molto del nostro comportamento sociale ed in particolare del meccanismo dell’empatia e dell’imitazione.

Scriveva Confucio (Analettici I): "Se il sovrano è virtuoso anche il popolo lo sarà…..".

Confucio si riteneva, e probabilmente fu, un maestro (svolse concretamente per molti anni il lavoro d’insegnante) che spronava a seguire il tao (il sentiero o la strada) degli avi e della tradizione nel rispetto delle gerarchie sociali, ma non si espresse solo in termini di mantenimento dello status quo: se i governanti sono ingiusti o se falliscono il popolo ha il diritto di ribellarsi.

Mao Tse Tung e la repubblica popolare cinese negli anni 60 dello scorso secolo sostennero fortemente il confucianesimo, ma lo avversarono altrettanto fortemente negli 70 durante la rivoluzione culturale.

Diverse massime del celebre libretto rosso di Mao sono in realtà riprese da pensieri di Confucio tra cui quella riportata nel titolo che fa pensare, nelle imprese moderne, ai progetti di trasferimento delle tecnologie.

Una reverse auction (asta al contrario) per salvare il sistema finanziario americano

borsa-italia.jpgIn questi giorni è di attualità affrontare il problema della crisi finanziaria che sta investendo, a più riprese, l’economia mondiale. Il piano Paulson è solo uno dei tanti metodi adottati in questi giorni, per il salvataggio del sistema finanziario. Visita il forum di teoria dei giochi.

Reverse auction e il salvataggio del sistema finanziario

1. Introduzione

In questi giorni è di attualità affrontare il problema della crisi finanziaria che sta investendo, a più riprese, l’economia mondiale. Il piano Paulson è solo uno dei tanti metodi adottati in questi giorni, per il salvataggio del sistema finanziario. Tale piano è stato messo a punto dal segretario del tesoro americano Henry Paulson dopo il crack della banca d’affari Lehman e l’assorbimento di Merrill Lynch in Bank of America. Il piano è basato sull’acquisto da parte del Tesoro di attività finanziarie, le cosiddette Mortgage Backed Securities (MBS- sono titoli di credito garantiti da un pool di prestiti ipotecari di tipo residenziale o commerciale che derivano da un processo di securitization che trasforma i mutui ipotecari in titoli scambiabili sul mercato), per le quali attualmente non esiste un mercato, detenute dalle istituzioni in crisi.

Il Tesoro afferma che l’acquisto di tali attività può essere un buon affare, dato che al momento le MBS si possono comprare per poco ma nel futuro acquisteranno valore. Per riuscire a stabilire un prezzo per questi “toxic asset”, si prevede l’uso della reverse auction.

Di seguito, verranno analizzati gli aspetti generali delle aste online, di cui la reverse auction è un tipologia, i meccanismi collusivi nelle aste online e infine verranno posti in luce vantaggi e svantaggi di una reverse auction applicata all’acquisto di Mortgage Backed Securities.

2. Le aste online: la reverse auction

Le aste online utilizzano Internet invece dello spazio fisico della casa d’asta, riducendo i costi legati alla transizione, al trasporto, alla conservazione e all’esposizione dei beni, nonché quelli dei contratti da stipulare. Inoltre, producono effetti positivi sulla competitività in quanto aprono il mercato ad un numero illimitato di bidders senza vincoli né di tempo né di spazio. Attualmente le aste online funzionano con la presenza di un intermediario, il gestore web di un portale che riceve le offerte dei venditori e le raccoglie in un sito in cui accedono i compratori. Il ruolo veramente importante che svolge l’intermediario elettronico, oltre alle tradizionali funzioni di aggregazione di domanda ed offerta e di organizzazione dello scambio, è quello di costruire fiducia sulla qualità dei beni e reputazione sull’onestà e l’affidabilità dei venditori, nonché degli acquirenti.

Rispetto alle aste tradizionali, nelle aste online, i venditori beneficiano della maggior estensione del mercato, in quanto è facile ottenere a basso costo l’attenzione di numerosi acquirenti. Inoltre, è molto più agevole trovare la categoria di beni a cui si è interessati in breve tempo.

È da rilevare come si possono tenere in contemporanea più aste e acquisire informazioni su un elevato numero di beni, risultato quest’ultimo impossibile da realizzare con l’utilizzo di un catalogo cartaceo.

Mentre le aste tradizionali hanno una breve durata, le aste online possono durare da alcuni giorni a settimane e la partecipazione dei bidders non è continuativa.

Dal momento che il termine dell’asta avviene ad una data prestabilita e non dipende dall’assenza di ulteriori rilanci, il bidder deve decidere non solo l’entità dell’offerta ma anche il momento in cui effettuarla. A volte il bidder può scegliere tra rilanciare e attendere la chiusura dell’asta, oppure accettare un prezzo d’offerta indicato e concludere subito lo scambio, trasformando l’asta in compravendita.

Il venditore incassa un prezzo che è per lui soddisfacente, anche se rinuncia alla possibilità di ottenere un prezzo più alto.

Una tipologia di asta online è la reverse auction. Nella reverse auction (asta inversa), l’acquirente avanza una richiesta per un bene, indicando la soglia di prezzo che è disposto a spendere, ed un gruppo di potenziali venditori propone delle offerte.

A differenza delle altre tipologie d’asta, nell’asta inversa sono i venditori a svolgere un ruolo attivo, offrendo al ribasso entro un arco di tempo predeterminato.

Qualora si osservi un notevole aumento delle offerte negli ultimi secondi prima della chiusura dell’asta, l’acquirente ha facoltà di prolungarla di qualche minuto, mettendo a disposizione un’overtime, al fine di spuntare un prezzo d’acquisto ancora più basso.

Questo tipo d’asta è proprio di mercati in cui la domanda è in eccesso e si usa in casi in cui è difficile che i venditori possano creare un cartello.

3. I meccanismi di collusione nelle aste online

La possibilità di collusione online tra venditore e banditore e tra bidder e banditore è molto più ridotta rispetto alle aste tradizionali dal momento che l’asta è gestita in maniera automatica da un software. Nonostante ciò, esistono delle forme di collusione che compaiono proprio nel mercato online, date dalla possibilità che una sola persona, fornita di diverse identità e-mail, possa alterare il meccanismo d’asta. In particolare può ricorrere a due strategie: il bid shielding e lo shilling. Vediamo come operano questi due sistemi:

  1. Con il bid shielding, il compratore, da solo o con altri, cerca di abbassare il prezzo di aggiudicazione del bene. Questa strategia è articolata nelle seguenti fasi: all’inizio il bidder inoltra un’offerta bassa e solo in un secondo momento un amico oppure egli stesso con un altro nickname effettua un’offerta molto elevata, allo scopo di proteggere l’offerta bassa, scoraggiando altri compratori ad entrare nell’asta. Poco prima della fine dell’asta il secondo bidder fa ritirare la propria offerta sostenendo, per esempio, che si è trattato di un errore di battitura, ed il bene viene aggiudicato a colui che aveva offerto all’inizio il prezzo più basso.
  2. La strategia dello shilling, replica un comportamento ben noto nelle aste tradizionali: il venditore o un suo amico innalza il prezzo d’asta facendo un’offerta sul proprio bene, nella speranza di un ulteriore rilancio. L’offerta al rialzo è, però, pericolosa per il venditore, perché i bidders potrebbero non rilanciare. Anche in questo caso, il venditore può raggirare il problema ritirando all’ultimo momento la propria offerta.

4. La reverse auction nel piano Paulson

In una reverse auction il compratore annuncia una quantità che intende acquistare e un prezzo massimo. A quel punto i venditori offrono la quantità che desiderano vendere a tale prezzo. Se la quantità in vendita supera la quantità che il compratore desidera acquistare (ossia, se l’offerta supera la domanda) allora il prezzo viene abbassato e si genera una nuova offerta. Il processo continua fino a quando l’offerta eguaglia la domanda.

Ai fini della nostra analisi, il compratore è l’agenzia del Tesoro americano e la quantità da acquistare è un certo ammontare di obbligazioni, per esempio, Mortgage Backed Securities (MBS) a 10 anni per un valore facciale di 100 milioni di dollari. A quel punto, i potenziali venditori, le banche che hanno in portafoglio tali titoli e desiderano disfarsene, comunicano quanto desiderano vendere al prezzo annunciato. Se l’offerta supera la domanda, ossia se le obbligazioni offerte superano il valore facciale di 100 milioni, allora il prezzo viene abbassato. Presumibilmente al prezzo più basso le banche ridurranno l’ammontare di obbligazioni che desiderano vendere. Se la riduzione è sufficiente ad eguagliare domanda e offerta allora l’asta termina e le obbligazioni vengono vendute all’ultimo prezzo annunciato. Altrimenti si abbassa di nuovo il prezzo fino a quando domanda ed offerta sono uguali.

Quello descritto è il formato più semplice delle reverse auction. Un altro formato prevede che il compratore annunci la quantità che intende acquistare e i venditori annuncino i prezzi ai quali intendono vendere le loro obbligazioni. Una volta terminato il processo di offerta il compratore acquista da chi ha annunciato i prezzi più bassi.

5. Possibili problemi di una reverse auction

In generale quando vi è omogeneità degli oggetti da comprare e le loro caratteristiche risultano essere facilmente verificabili, tali aste producono un’allocazione efficiente e favorevole al compratore. Purtroppo questo non è il caso delle MBS. Ricordiamo infatti che le MBS sono attività finanziarie che producono un flusso di cassa dipendente dal pagamento dei mutui su cui sono state costruite. Due MBS apparentemente uguali, ad esempio con la stessa scadenza e gli stessi tassi d’interesse, possono avere valori molto differenti a seconda del grado di solvibilità dei mutui sottostanti.

Il principale problema è che c’è informazione asimmetrica su tale grado di solvibilità, e quindi sul probabile flusso di cassa generato: una istituzione finanziaria che ha in portafoglio un certo titolo, probabilmente, conoscerà meglio degli altri quanto sia affidabile tale titolo.

Supponiamo per esempio che, come risultato dell’asta, una banca venda titoli per 10 milioni nominali al 50% del valore facciale. Tra tutti i titoli che possono essere usati per soddisfare le richieste del compratore, la banca sceglierà quelli che sa essere peggiori in termini di probabilità di pagamento, tipicamente quelli che valgono meno del 50%. La conseguenza è che il compratore finisce per perderci.

In verità, questa è esattamente la ragione per cui questi titoli sono così poco liquidi. Se non ci fossero problemi di informazione asimmetrica si formerebbe rapidamente un mercato in cui i titoli vengono scambiati tra privati, i problemi di liquidità sparirebbero e sarebbe facile stabilirne il valore di mercato.

È proprio a causa del fallimento del mercato indotto dall’informazione asimmetrica che il Tesoro ha ritenuto di dover intervenire. È evidente, infatti, che se si acquistano titoli in queste condizioni il rischio di pagare eccessivamente i titoli non è evitabile.

Un modo semplice per eliminare il problema di selezione avversa dei titoli è quello di comprare tutti, o quasi tutti, i titoli di una determinate categoria. Purtroppo in tal caso una reverse auction non è un buon meccanismo di vendita. È chiaro infatti che il prezzo a cui si acquista è tanto più alto quanto più alta è la domanda. Se si domandano tutti i titoli di una certa categoria, il prezzo di vendita sarà quello iniziale e dovrà essere sufficientemente alto da indurre i venditori a disfarsi di tutti i titoli, anche di quelli più affidabili.

6. Come attenuare questi problemi

In presenza di informazione asimmetrica è molto difficile evitare inefficienze ma è possibile adottare qualche accorgimento per attenuare i problemi esistenti. In primo luogo, è opportuno cercare di effettuare tante aste differenti per diversi titoli, anziché poche aste in cui la specificazione dei titoli in vendita è grossolana. Per esempio, anziché fare una sola asta per titoli con maturità a 5 anni si può specificare il periodo in cui i mutui sono stati contratti, se gli interessi sono fissi o variabili, ecc. Quanto più ristretta è la specificazione dei titoli tanto minori sono i problemi di selezione avversa. Tuttavia, una certa eterogeneità è destinata a rimanere in quanto esistono più di 100.000 tipi differenti di MBS ed è quindi impossibile tenere un’asta per ciascun tipo, soprattutto se si ritiene di dover agire rapidamente.

Bibliografia

Carlton D.W., Perloff J.M., Organizzazione Industriale, McGraw-Hill Italia, 2005

P. Garella, L. Lambertini, Organizzazione Industriale, Carocci, 2002

L. Cabral, Economia Industriale, Carocci, 2003

S. Brusco, Ma cos’è un’asta al contrario, articolo pubblicato il 30/09/2008 dal sito www.lavoce.info  

Un forum interamente dedicato alla teoria dei giochi

Giornate della matematica ludica II Edizione

matematica-ludica.jpgL’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “L. Sturzo” di Gela, il Circolo Matematici “Leonardo Fibonacci”, con il patrocinio del corso di laurea in Informatica dell’Università di Catania, organizza, presso i propri locali le Giornate della matematica ludica II Edizione.

Programma

Venerdì 17 Aprile 2009

15:00 Inaugurazione convegno. Saluti autorità.

15:30 Titolo da comunicare Prof. A. Pratelli, Università di Pavia, Commissione nazionale Olimpiadi della matematica

16:40 Il cubo di Rubik Prof. Claudio Bernardi, Università di Roma La Sapienza

17:00 Coffee Break

17:15 I giochi d’azzardo markoviani, Prof. M. Cerasoli, Università della Basilicata

18:05 Il papiro di Rhind, prof.ssa Pisano Rita, Liceo Scientifico Vittorini di Gela

18:35 Comunicazione da definire

21:00 Attività sociali

Sabato 18 Aprile 2009

9:00 Exhibit, la scienza divertente, Prof. Salvatore D’Arrigo, Liceo "F.Bisazza" di Messina, supervisore Sissis Messina, Antonella De Domenico esperta didattica dell’origami

9:50 I giochi di Peano Nando Geronimi, Mathesis Varese, preparatore giochi Bocconi

10:40 Coffee Break

11:00 Titolo da comunicare Giorgio Dendi, matematico giocologo

11:50 Comunicazione da definire Pausa pranzo.

14:30 Finale Giochi Matematici del Golfo, II edizione.

15:30 Motori di simulazione fisica per i video giochi: il progetto "Apricot, Prof. G. Gallo, Università di Catania

16:40 I Giochi e l’Intelligenza Artificiale Prof. V. Cutello, direttore del corso di laurea in Informatica dell’Università di Catania.

17:30 Coffee Break

17: 50 La matematica ricreativa nella storia Prof. C. Di Stefano, Liceo Scientifico E. Vittorini, Gela

18:35 Comunicazione da definire

21:00 Attività sociali

Domenica 19 Aprile 2009

9:00 Saluti autorità.

9:50 Comunicazione da definire

11:00 Premiazione vincitori Finale Giochi Matematici del Golfo,

II edizione Comitato scientifico: Professori A., Cerasoli M., Di Stefano C., Gallo G., Cutello V.

È stato richiesto l’esonero ministeriale per i partecipanti. Si richiede un contributo spese di euro 15 ai non iscritti al Circolo, che consente di ricevere gli atti del Convegno, nonché di usufruire dei coffee break, unitamente ad altro materiale. Chi volesse presentare una comunicazione, può inviare un breve sunto entro il 31 dicembre 2008, all’indirizzo email carmelodstalice.it

http://xoomer.alice.it/circolomatematicigela/

http://www.sturzo-gela.it/

Il problema scuola: errori, elusioni e omissioni sono all’origine del disservizio

scuola_tragi-comica_lupinthe3rd.jpgUna riflessione sulla gestione della scuola da un docente a riposo: decisioni strategiche ribaltate nel momento dell’applicazione, mancanza della cultura dell’organizzazione, controllore e controllato coincidono, … Tante situazioni problematiche messe in evidenza ma anche qualche possibile soluzione: indicare in  maniera dettagliata i risultati da conseguire, scomporli e assegnarli ai vari organismi che compongono un sistema complesso come quello scolastico.

Le decisioni strategiche sempre ribaltate nel momento applicativo

Il legislatore, per affrontare la dinamicità e la complessità della società moderna, ha superato l’obsoleto modello di scuola fondato sulla trasmissione di conoscenza orientando il sistema formativo alla promozione e al potenziamento delle qualità intellettive ed operative dei giovani.

La legge 53/2003 all’art. 2 comma a), ad esempio, afferma la strumentalità di conoscenze e abilità rispetto allo sviluppo di capacità e di competenze. Nel successivo articolo, al comma b), per valutare l’efficacia del servizio, dà mandato all’INVALSI di “effettuare verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti” istituendo il feedback non sulle finalità ma sugli strumenti.

Un altro esempio è opportuno: i programmi ufficiali degli istituti tecnici commerciali (IGEA e Mercurio), per orientare l’operatività delle scuole, specificano le capacità che devono caratterizzare la figura professionale di quanti concludono il percorso quinquennale. E’ sufficiente prendere visione dei piani dell’offerta formativa elaborati dalle singole scuole per constatare il divario esistente tra la norma e la sua concretizzazione.

La cultura dell’organizzazione è assente

A partire dal 1969 il legislatore ha ridefinito le finalità della scuola per renderle funzionali al contemporaneo contesto socio-culturale. A tal fine è intervenuto sull’assetto organizzativo dando mandato al Consiglio di Circolo/Istituto di “elaborare i criteri generali per la programmazione educativa” [TU 297/94 art. 10/d] indicando, al contempo, funzioni e organi scolastici.

maranzana1.jpg

L’adempimento del mandato avrebbe comportato l’introduzione di una terminologia univoca e la specificazione di sicuri riferimenti concettuali e strutturali. Ecco cosa poteva essere fatto:

L’assenza di un sicuro riferimento concettuale ha sterilizzato la legge. Si pensi, ad esempio, al mandato assegnato al collegio dei docenti relativo alla gestione della programmazione educativa, mandato snaturato dal fatto che il termine educazione non viene assunto nel suo significato etimologico ma è, ordinariamente, associato al galateo.

Le figure del controllore e del controllato sono coincidenti

Il Consiglio di Circolo/Istituto ha potere deliberante in materia di “organizzazione e programmazione della vita e dell’attività della scuola” [T.U. 297/94 art. 10/3] e, pertanto, avrebbe potuto disegnare una struttura capitalizzando l’esperienza delle aziende ospedaliere: i dipartimenti disciplinari corrispondono ai reparti delle diverse specialità (i coordinatori dei dipartimenti disciplinari, analogamente ai primari degli ospedali, indirizzano i lavori del gruppo di lavoro per standardizzare protocolli d’insegnamento. L’esercizio della corrispondente libertà trova, nella collegialità, il necessario banco di prova), i consigli di classe all’équipe medica che segue un paziente, la commissione valutazione efficacia del servizio al laboratorio analisi che misura l’evoluzione dello stato di salute dei degenti. Essa opera per monitorare i processi evolutivi delle capacità.

maranzana2.jpg

Il dipartimento interdisciplinare, composto dai coordinatori dei due organismi discendenti, potrebbe avere il compito di

 Elaborare proposte da sottoporre al collegio riguardanti la programmazione educativa e il coordinamento;

 Sanare eventuali contrapposizioni che sorgono tra i due organi discendenti;

 Uniformare, nei limiti del possibile, l’attività didattica della scuola;

 Produrre resoconti sull’andamento dei lavori, da sottoporre al Collegio dei docenti.

La commissione misurazione abilità e conoscenze è costituita per superare due anomalie presenti nella scuola. La prima riguarda l’ambiguità del rapporto docente-discente: da un lato l’insegnante, per essere incisivo, deve ottenere l’assoluta fiducia dello studente che, senza remore, a lui chiede sostegno, confidandogli difficoltà e mancanze; dall’altro lato il docente è un giudice che raccoglie ogni informazione per formulare oggettive valutazioni. La seconda anomalia riguarda la coincidenza tra controllore e controllato: le valutazioni espresse dal docente sono ordinariamente assunte come parametro dell’efficacia del servizio e, conseguentemente, della validità dell’insegnamento da lui impartito. La normalizzazione si ottiene affidando al professore la valutazione formativa, funzionale al monitoraggio degli apprendimenti; la commissione misurazione abilità e conoscenze sovraintende alla valutazione sommativa, che risolve gli aspetti amministrativi. La struttura organizzativa proposta, inoltre, incide anche sull’efficienza del servizio: più della metà del tempo scuola è ordinariamente assorbito dalle prove scritte e dalle interrogazioni. La commissione valutazione efficacia servizio opera per misurare il grado di maturazione delle capacità degli studenti. La sua operatività è caratterizzata dalla formulazione di quesiti analoghi a quelli in uso nelle Olimpiadi della matematica. Le prove devono proporre situazioni del tutto nuove per gli esaminandi: solo evitando la riproduzione di esperienze pregresse è possibile l’osservazione delle capacità.

L’ordinaria prassi didattica è improduttiva

La ridefinizione della funzione docente come attività progettuale, di ricerca, collegiale è il fondamento dell’ammodernamento della scuola. L’aver posto lo studente a cardine del sistema scolastico attribuisce ai docenti un compito del tutto analogo a quello assegnato a una squadra di operai che realizza un progetto. Il successo del lavoro dipende dall’unitarietà e dal coordinamento dei singoli interventi. Molti sono gli impedimenti a questa riqualificazione. Tra questi risalta per importanza la latitanza degli organismi collegiali che hanno il compito di definire, nel rispetto delle direttive ministeriali, gli obiettivi formativi e gli obiettivi educativi. Il mancato adempimento del mandato conduce a una situazione che mette i docenti in un’insostenibile e mortificante situazione d’indeterminatezza.

La chiave di volta: definire i risultati attesi

L’attività educativa può essere governata solamente se i risultati da conseguire sono dettagliatamente espressi. La complessità del servizio scolastico implica la sua scomposizione in parti e l’assegnazione delle responsabilità relative al conseguimento degli obiettivi a organismi diversi. Il primo raffinamento del problema è operato dal Collegio dei docenti che ha il compito di “curare la programmazione dell’azione educativa”. I momenti salienti di tale attività sono due: la specificazione delle capacità da perseguire e l’indicazione della strategia per il loro conseguimento. Si supponga che sia stato deciso di individuare gli obiettivi prevalenti di ogni anno scolastico: al loro conseguimento sarà orientata, in modo sistematico e intenzionale, l’attività scolatica senza escludere che, a seconda delle circostanze, altri obiettivi possano essere anticipati, ripresi, ampliati e aprofonditi. I traguardi sono espressi in termini di capacità che, come noto, simboleggiano processi: la loro semplice enunciazione non garantisce l’uniformità degli interventi didattici.

Si trascrive uno stralcio del documento di programmazione di un Collegio:

 

 Classe

Capacità

Descrittori di processo

Prima

Applicare modelli

…..

 Utilizzare efficacemente regole, principi, leggi

Ottenere risultati corretti

Classe

Capacità

Descrittori di processo

Quarta

Argomentare/documentare

……

Definire l’obiettivo

Formulare ipotesi significative/elencare i dati necessari

Riconoscere/assumere punti di vista differenti

Costruire concatenazioni causa-effetto per pervenire a coerenti conclusioni

 Formalizzare il ragionamento

Registrare puntualmente tutte le azioni/decisioni prese nel corso dello sviluppo di un processo

Il secondo raffinamento è affidato ai dipartimenti disciplinari che, per ogni anno e per ogni capacità selezionano le conoscenze utili allo sviluppo delle qualità intellettive indicate dal Collegio. L’associazione delle conoscenze alle capacità genera le competenze, gli obiettivi dell’apprendimento. Si trascrive uno stralcio del documento predisposto dal dipartimento di lettere del biennio:

 

DIPARTIMENTO DI LETTERE DEL BIENNIO

Anno di corso: primo

Capacità: applicare modelli

Conoscenze

Competenze

Prestazioni osservabili

I promessi sposi, antologia di testi narrativi(novelle, brani di romanzi, eccc), romanzi

…..

Analizzare e interpretare testi utilizzando modelli noti

….

Individuare l’organizzazione testuale (sequenze, parole-chiave ecc)

Riconoscere le strutture e le comvenzioni proprie dei diversi tipi di testo

Risalire, attraverso procedure interpretative semplici, dal significato primario al senso indiretto del testo

Definire, in base a precisi riferimenti testuali, la tematica delle letture fatte

Il terzo raffinamento compete al dipartimento interdisciplinare e di programmazione che, ricevute le elaborazioni dei dipartimenti disciplinari, ne valuta l’adeguatezza. Le competenze, superato il controllo, vengono tabulate al fine di accertare la reciproca compatibilità. Si trascrive il documento predisposto a tal fine:

 

Classe  ….

Tavola sinottica di programmazione: capacità – competenze

Capacità  ………….

 Italiano

         

Storia

        

Lingua straniera

      

……

   

Il quarto raffinamento è affidato ai consigli di classe che, conoscendo gli studenti, predispongono i piani di intervento. Il quinto raffinamento è a carico dei docenti che progettano e gestiscono occasioni di apprendimento, funzionali ai traguardi da conseguire.

I riferimenti culturali sono inadeguati

La conoscenza è l’elemento caratterizzante la vita della scuola: nel secolo scorso rappresentava il suo fine mentre, nella società contemporanea dinamica e complessa, è lo strumento, l’ambito del lavoro scolastico. Al cambiamento di prospettiva avrebbe dovuto seguire la ricerca del significato di “conoscenza”. In passato esso coincideva con quanto era insegnato nelle università; oggigiorno, vista la sua strumentalità rispetto alla crescita qualitativa dei giovani, il rimanere ancorati a tale assunto appare riduttivo e inidoneo al perseguimento dei traguardi educativi.

E’ pertanto essenziale analizzare le discipline di studio per individuarne i tratti funzionali al raggiungimento delle nuove mete. L’indagine prenderà avvio dallo studio della storia dell’evoluzione delle conoscenze, focalizzerà i problemi che, nel tempo, sono stati affrontati, i procedimenti che sono stati utilizzati per la risoluzione delle questioni poste, la formalizzazione degli argomenti che hanno dato risposta ai quesiti iniziali. Una metafora rappresenta puntualmente tale immagine: le discipline sono dei folletti che saltellano per il mondo e le conoscenze sono le tracce da loro lasciate. Il loro spirito vitale risiede nell’energia, nella curiosità, nella determinazione e nella vivacità del loro carattere. Quale meraviglia manifestano quando percepiscono nuovi problemi, quanta attenzione dimostrano quando ne circoscrivono l’ambito! E che dire della precisione che esibiscono quando scavano per trovare la soluzione e dei trilli di gioia quando catturano nuove questioni.

Il compito dei docenti, pertanto, riguarderà la graduazione di situazioni problematiche da sottoporre agli studenti che, oltre ad acquisire specifiche nozioni, praticheranno i metodi delle diverse discipline. Durante l’attività di ricerca i giovani esibiranno comportamenti strettamente connessi alle capacità messi in gioco, segnali che il docente metterà a frutto per governare i processi di apprendimento.

La progettazione d’itinerari di studio fondata sui problemi e sui metodi non è cosa nuova: una traduzione dal latino, materia la cui potenzialità formativa è universalmente riconosciuta, richiede l’analisi dei dati, la formulazione e l’applicazione di ipotesi, la validazione dei risultati ottenuti.

Il concetto di “qualità” è stato snaturato

La certificazione dell’attività della pubblica amministrazione è stata un’occasione propizia per riportare l’ordinaria gestione scolastica nell’alveo istituzionale.

La certificazione della qualità è la dichiarazione scritta della conformità del servizio a vincoli e a specifici requisiti: nella scuola trova applicazione generalizzata.

La certificazione impegna l’istituzione a prestazioni corrispondenti a standard che garantiscono l’efficacia dei servizi forniti.

La certificazione deve corrispondere alla natura del servizio e, nel caso specifico, alla formazione dei giovani, problema la cui complessità è stata riconosciuta, affrontata e risolta dal legislatore.

La legge individua e specifica le funzioni vitali del sistema e, per ognuna di esse, puntualizza i compiti e individua il soggetto responsabile della relativa soluzione. Per chiarezza di esposizione si richiamano cose precedentemente dette:

* Il rapporto intercorrente tra l’istituto scolastico e la società è curato dal Consiglio di Istituto che ELABORANDO E ADOTTANDO GLI INDIRIZZI GENERALI elenca le capacità e alcune delle competenze che caratterizzeranno gli studenti al termine dell’itinerario formativo. In tal modo la scuola dichiara i caratteri del servizio erogato;

* La programmazione e il controllo dell’efficacia dei processi formativi, rispetto ai traguardi fissati dal Consiglio di Istituto, sono affidati al Collegio dei Docenti;

* L’adeguamento della strategia educativa generale alla peculiarità della singola classe e la scelta delle modalità di convergenza degli insegnamenti verso obiettivi comuni competono al Consiglio di Classe.

I relativi procedimenti attuativi rappresentano l’ossatura portante dell’intero sistema di certificazione di qualità: un’efficace gestione della scuola non può prescindere dell’assunzione di responsabilità degli organismi collegiali. Essi sono chiamati a determinare gli obiettivi, a programmare e controllare i processi educativi.

La certificazione delle relative procedure non consentirebbe alle scuole di sottrarsi alle responsabilità derivanti dalla puntuale applicazione della legge. In particolare non si potrebbe più trascurare il fatto che l’accettazione di un’iscrizione impegna l’istituto scolastico nel suo complesso e che la crescita integrale di uno studente è un problema irrisolvibile per il docente che opera isolatamente.

Nella scuola, invece, la certificazione appare come una formale enunciazione di atti e procedure, secondari rispetto al servizio che deve essere fornito e, conseguentemente, demotiva chi ha l’obbligo di compilare documenti di lampante inutilità.

 

Progressioni aritmetiche, geometriche, armoniche

urbisnauta-la_promessa_della_casa_in_ordine.jpgFormulario: tutto sulle progressioni numeriche, definizioni proprietà, formule ed esempi.

Definizione. Una progressione aritmetica è una successione di numeri nella quale la differenza tra ciascun termine e il termine seguente si mantiene costante. La differenza di chiama ragione della successione.
Si chiama serie aritmetica la somma dei numeri che costituiscono la progressione aritmetica.

Definizione. Una progressione geometrica è una successione di numeri nella quale il quoziente tra ciascun termine e il termine seguente si mantiene costante. Questo quoziente si chiama ragione della successione.

Si chiama serie geometrica la somma dei numeri che costituiscono la progressione aritmetica.

Definizione. Tre numeri a,b,c formano una progressione armonica se i loro reciproci formano una progressione aritmetica.

Sistemi di numerazione

abaco.jpgIl paragrafo 10 del formulario completo di matematica: sistemi di numerazione – sistema decimale – sistema binario – sistema esadecimale – sistema di numerazione romano.

Tutte le date delle Olimpiadi della matematica

Su Regioni Italiane tutti dettagli relativi alle Olimpiadi della Matematica.

Progetto Olimpiadi della Matematica 2009

L’ Unione Matematica Italiana organizzerà anche nel 2009 le Olimpiadi della Matematica, rivolte agli studenti degli Istituti d’Istruzione Secondaria Superiore.

Le modalità di svolgimento della manifestazione saranno analoghe a quelle degli anni passati.

La parte culturale si articolerà, come di consueto, nelle seguenti fasi:

Giochi di Archimede: 19 novembre 2008 (gare di tipo promozionale, alle quali si auspica la massima partecipazione)

Gare Provinciali di Selezione: data da definire (mese di febbraio 2009)
• Olimpiadi Nazionali della Matematica a Cesenatico: data da definire (presumibilmente nei primi giorni di maggio 2009)

Prove di selezione per le Olimpiadi Internazionali: data e luogo da definire (presumibilmente Pisa a fine maggio).

Olimpiadi Internazionali della Matematica: dal 10 al 22 luglio 2009 a Bremen (Germania).

Anche quest’anno si svolgeranno nei mesi di settembre 2008 e febbraio 2009 gli incontri “Invito alla Matematica” per studenti che si sono segnalati nel corso delle gare dello scorso anno scolastico.

Le scuole che intendono aderire all’iniziativa sono invitate a versare un contributo di 70,00 Euro (senza riduzioni per spese) ai sensi della delibera del 3 luglio 2008 dell’Ufficio di Presidenza dell’UMI, sul conto corrente postale intestato a Unione Matematica Italiana, utilizzando il bollettino parzialmente compilato.

Tale versamento è valido per l’intero Istituto, comprese le sezioni staccate e le sedi coordinate. I Dirigenti Scolastici degli Istituti che parteciperanno alla gara sono invitati a nominare un Referente di Istituto che curerà i rapporti con l’UMI

Il Referente dovrà compilare e inviare on-line il modulo elettronico predisposto (in un’opportuna area riservata) all’indirizzo http://olimpiadi.dm.unibo.it/scuole tassativamente entro il 14 ottobre 2008.

Le credenziali per l’accesso all’area riservata del sito delle Olimpiadi (UserID e Password) sono riportate sul foglio allegato al bollettino di conto corrente postale.

Chi non fosse in possesso delle credenziali di accesso è pregato di richiederle nuovamente alla Segreteria UMI, perché tali codici serviranno per le fasi successive della manifestazione.

A partire da quest’anno è possibile l’ iscrizione solo per via telematica. Chi avesse difficoltà ad utilizzare la procedura di iscrizione è gentilmente pregato di contattare la Segreteria UMI (tel. 051243190, e-mail [email protected])

Gli Istituti che si saranno iscritti riceveranno i testi dei Giochi di Archimede e tutte le informazioni necessarie PER VIA TELEMATICA nella settimana dal 5 all’11 novembre 2008.

Verrà inviata ai Referenti di Istituto una e-mail con le istruzioni per l’autenticazione e l’accesso ai files dei testi delle prove. In tale messaggio verrà fornito un numero telefonico per la consulenza. Raccomandiamo pertanto l’accuratezza nell’inserire l’indirizzo di posta elettronica del Referente di Istituto.

Le soluzioni saranno pubblicate sul sito http://olimpiadi.ing.unipi.it qualche giorno dopo la prova e contemporaneamente inviate per e-mail all’Istituto e al Referente.

Potranno partecipare alla fase provinciale solo gli allievi degli Istituti iscritti.

Unione Matematica Italiana
Piazza di Porta San Donato 5
40126 BOLOGNA
telefono 051/243190
fax 051/4214169

e-mail: [email protected]
partita IVA 00336020375

Da una comunicazione di Regioni Italiane il portale sugli avvenimenti di tutte le regioni italiane.

Una sola tacca per memorizzare l’enciclopedia

ishangobone1.jpgUno dei modi più semplici per scrivere i numeri è fare delle tacche sulla carta, o su un bastone, o per terra, a seconda di cosa si ha a disposizione. In effetti molte volte torna comodo, tranne se si devono scrivere numeri grandi. E quante tacche ci vorranno se si volesse scrivere una intera enciclopedia. Paradossalmente basta una sola tacca. Come?

Il modo più semplice di registrare l’informazione usando le tacche è quello di far corrispondere il numero 1 a una tacca, il 2 a due tacche e così via. Al più si possono raggruppare le tacche.

Un antichissimo ritrovamento risalente al 20.000 a.C., costituito da un osso di babbuino (vedi figura) e conservato nel Museo delle Scienze Narturali di Bruxelles, presenta diverse tacche raggruppate in un modo che a tutt’oggi ci è poco chiaro.

In realtà le potenzialità di rappresentare le informazioni con una tacca sono enormi.

Per esempio, è possibile memorizzare l’intera Wikipedia con una sola tacca.

Come prima cosa occorre trasformare tutta l’informazione contenuta nell’enciclopedia in un solo numero, cosa peraltro molto semplice, visto che Wikipedia si presenta già in forma digitale e quindi è già memorizzata sotto forma di numero binario. Un numero molto lungo certamente ma sempre un numero limitato.

Immaginiamo che scritto nel codice binario sia:

$1001001101110110001010010100101 . . . 1$.

Poniamo davanti $0,$. Otteniamo così un numero decimale:

$0,1001001101110110001010010100101 . . .1$.

A questo punto prendiamo un bastone lungo esattamente un metro e segniamo una tacca esattamente in un punto in modo tale che il bastone resti diviso in due segmenti a e b per i quali $a/b=0,1001001101110110001010010100101 . . .1$

tacca.jpg

Questa tacca conserva tutta l’informazione contenuta in Wikipedia. Infatti, in qualsiasi momento sarà sufficiente misurare con estrema precisione le lunghezze di a e b e dividerle per riottenere il numero decimale che rigenera tutta Wikipedia.

Da Martin Gardner, Ah! Ci sono! Paradossi stimolanti e divertenti.

Chi sa fa, chi non sa insegna [Lao Tsu]

kafka4prez-lao_tzu-p.jpgLao-tzu, fondatore del taoismo e contemporaneo di Confucio (VI-V sec. A.C.) sebbene di qualche decina di anni più vecchio, sosteneva che, se un governo vuole attenersi al tao, deve ridurre al minimo l’ingerenza della politica nella vita dei suoi sudditi (posizione che oggi sarebbe condivisa da molti liberisti) e lasciare che la natura segua il suo corso.

kafka4prez-lao_tzu.jpgLao-tzu, fondatore del taoismo e contemporaneo di Confucio (VI-V sec. A.C.) sebbene di qualche decina di anni più vecchio, sosteneva che, se un governo vuole attenersi al tao, deve ridurre al minimo l’ingerenza della politica nella vita dei suoi sudditi (posizione che oggi sarebbe condivisa da molti liberisti) e lasciare che la natura segua il suo corso.

Interessante un pensiero del Tao Te Ching che, se separato dal suo contesto, potrebbe essere il manifesto del cattivo manager: "Nel governo del saggio, egli tiene vuoti i loro cuori, riempie loro il ventre, indebolisce le loro ambizioni, e rafforza le loro ossa. Fa sempre sì che il suo popolo sia senza astuzia o desideri, e che gli abili abbiano paura ad agire."

Un pensiero del Tao Te Ching che mi è sempre piaciuto è "Chi sa non parla, chi parla non sa" perché si contrapponeva alla cultura (fortemente pratica e operativa) della azienda in cui lavoravo piuttosto ostile alla teoria, lo studio e la formazione. Ricordo un collega ed amico che mi chiamava con simpatia, ma anche con una punta di ironia "lo scienziato" e ricordo l’ostilità verso i consulenti della Bocconi sintetizzata nella esclamazione: "basta con i professori!".

La cultura aziendale, pratica e di successo, era racchiusa nel motto (forse dovuto a Lao-tzu?!):

"Chi sa fa,

chi non sa insegna,

e chi non sa insegnare, insegna ai formatori".

Il gioco del sudoku on line

slowitown_atena_vs_sudoku.jpgGioca ai nostri sudoku on line, numerosi sudoku da stampare, sudoku da scaricare. Sudoku per ogni livello, facilissimi per bamabini, con l’uso di poche lettere, fino a sudoku con 16 simboli per veri esperti. Inoltre una guida per imparare a risolvere il gioco. Vai alla nostra sezione sul gioco del sudoku.

Crucinumero: Potenza

crucinumero.jpgNumeri al posto di lettere: conosci la provincia di Potenza?

Java deve essere abilitato per vedere l’applet del cruciverba.

Se non hai installato Java, puoi scaricarlo da java.com. Se hai Java dovresti verificare le tue impostazioni di sicurezza per assicurarti che siano abilitate le applet, specialmente se stai visualizzando uno schema letto dal tuo disco fisso. In Windows XP puoi abilitare l’applet cliccando sulla barra gialla che compare in alto sulla finestra e selezionando “Consenti contenuto bloccato…”.


Pagina Web creata con Crossword Compiler.

Scarica il gioco in formato RTF.

Lucio Russo, Segmenti e bastoncini, Dove sta andando la scuola?

russo-segmenti.jpgIl dibattito sul ruolo della scuola, le sue finalità, i suoi strumenti, il suo costo in termini economici e sociali, diviene di anno in anno sempre più acceso, in vista anche di importanti decisioni, spesso di natura esclusivamente economica, che la società attuale è obbligata a prendere. La recente valutazione della scuola, in termini di sostenibilità del modello economico che la sorregge, sembra affermare che la scuola ha un costo insostenibile; un lusso che la società attuale in piena crisi economica è costretta a ridimensionare. Ripropongo su questo tema alcune riflessioni fatte da Lucio Russo in un libro edito per la prima volta nel 1998 e ripubblicato con qualche aggiornamento nel 2005.

L’interrogativo di fondo, che il matematico dell’Università di Tor Vergata si chiede, è proprio quello della funzione della nuova scuola di massa. La tesi è che la vecchia scuola si rivolgeva ai membri delle classi più elevate e preparava dirigenti e tecnici di alto livello, generando una differenza sociale tra semplici operai e dirigenti, pubblici o privati, che costituiva la motivazione di fondo dell’impegno scolastico. Man mano che il bisogno di tecnici e dirigenti è venuto meno, anche a causa dell’accentramento del potere e delle competenze in poche persone, la scuola ha perso la sua funzione tradizionale, rendendone inevitabile la trasformazione in scuola di massa.

Come sostiene il prof. Russo, “le continue ondate di innovazione tecnologica, che immettono nel mercato prodotti sempre nuovi, spesso basati su tecnologie raffinate, richiedono in compenso masse di consumatori ‘evoluti’, attenti cioè alle novità, capaci di mutare continuamente le abitudini di consumo, abbastanza ‘colti’ per recepire rapidamente i messaggi pubblicitari e leggere manuali di istruzioni,… In definitiva la nuova produzione, concentrata e automatizzata, richiede più conoscenze ai suoi clienti che ai suoi dipendenti.”

La grande maggioranza degli studenti finirà semplicemente con l’assumere l’uno o l’altro degli infiniti ruoli di mediazione tra produzione e consumo nati per alimentare il mercato. Le capacità e le competenze per tali ruoli sono minime e diminuiscono di anno in anno.

La società del consumo ha bisogno di una scuola che prepari consumatori, i quali possono ignorare i processi produttivi e devono concentrarsi sui processi del consumo.

Per ciò che attiene più strettamente l’insegnamento della matematica, il libro di Russo interessa ai docenti soprattutto per l’analisi dell’insegnamento della geometria. Di questa analisi preferiamo riportare passaggi integrali del libro.

La geometria euclidea ha svolto una funzione esssenziale nell’insegnamento scientifico per il suo uso del metodo dimostrativo, cioè perché consiste in "teoremi", ma anche e soprattutto per l’evidenza della sua natura di "modello" di situazioni concrete facilmente rappresentabili. È evidente infatti che i punti, i segmenti, i triangoli e gli altri enti di cui si occupa un manuale di geometria non sono oggetti concreti, ma è altrettanto evidente che la possibilità di disegnare delle figure concrete, che "approssimano" quelle ideali oggetto della matematica, fornisce un grande aiuto all’intuizione e una chiave essenziale per le applicazioni della teoria. Studiando la geometria euclidea ci si abitua quindi (è questo il punto essenziale!) a usare "enti teorici", analizzabili con rigore, per descrivere utilmente oggetti concreti, senza confondere gli uni con gli altri.

Nel secondo dopoguerra l’insegnamento della geometria razionale entrò in crisi sotto l’azione di un duplice attacco. Molti sostennero che il metodo dimostrativo fosse troppo difficile per i ragazzi delle scuole secondarie, che rischiavano di memorizzare inutilmente discorsi astratti senza comprendere completamente la "verità fisica" delle affermazioni dimostrate. Questi critici suggerirono di limitarsi a verifiche empiriche, studiando la "matematica pratica". Ad esempio, invece di dimostrare sulla base dei postulati euclidei che in un triangolo ogni lato è più corto della somma degli altri due, ci si può limitare a dare ai ragazzi dei bastoncini e far loro verificare che se un bastoncino è più lungo della somma degli altri due non è possibile "chiudere" un triangolo. La seconda critica fu di segno opposto e venne da chi accusava la geometria classica di essere troppo legata alle percezioni visive e tattili, trascurando in particolare quei sistemi di postulati alternativi a quello classico introdotti dalle geometrie non euclidee. Si sostenne che nella scuola fosse meglio rinunziare all’intuizione visiva, insegnando a effettuare deduzioni formali all’interno di teorie astratte molto generali.

La prima direzione fu la più seguita nei paesi anglosassoni, dove si rinunziò quasi ovunque a insegnare nelle scuole secondarie il metodo dimostrativo. La seconda direzione fu invece propugnata in particolare dal gruppo di matematici francesi che si raccolse sotto lo pseudonimo di Nicolas Bourbaki e si impose rapidamente in Francia. È rimasta famosa l’invettiva "abbasso Euclide!" di uno dei principali animatori del gruppo, Jean Dieudonné, che divenne quasi uno slogan della nuova didattica.

In ambedue i casi, rinunziando a uno dei due elementi essenziali, veniva disgregato nell’insegnamento scolastico quel doppio binario astratto-concreto che aveva costituito l’essenza della scienza esatta sin dalla sua nascita.

In Italia, che è stata la patria di una scuola di geometria di grande valore, tenutasi saldamente nella tradizione classica, l’insegnamento della geometria razionale è sopravvissuto finora. Nella formulazione dei programmi e nella tradizione manualistica vi sono stati però vari ondeggiamenti, prima nella direzione “bourbakista” e più recentemente, quando il vento americano ha cominciato a prevalere anche in matematica su quello francese, nella direzione opposta. L’ondata bourbakista provocò per la verità in Italia pochi danni, essendo arrivata ritardata e smorzata; si trattò solo di un’infatuazione superficiale di "insiemistica" e si ridusse nella maggior parte dei casi a premettere ai manuali un capitoletto di teoria degli insiemi, poco letto e con scarse relazioni con il resto del programma.

La tendenza attuale sembra molto più pericolosa, consistendo in una lenta disgregazione del metodo ipotetico-deduttivo attuata, con vari sistemi, nell’ambito di una concezione eclettica che evita scelte nette. Volendo sintetizzare si può dire che l’insegnamento della geometria razionale si trova oggi in Italia in uno stato di pre-liquidazione. Può sembrare una questione poco rilevante in sé, ma bisognerebbe essere consapevoli che, in mancanza di plausibili alternative, con la geometria razionale sarebbe espulso dalla scuola secondaria (come è già avvenuto negli Stati Uniti e in molti altri paesi) il concetto di dimostrazione e quindi uno dei cardini della tradizione scientifica. Per chi fosse interessato alla questione inserisco una breve digressione tecnica, con un esempio che mi sembra particolarmente importante.

Nei "programmi Brocca" per il biennio dell’indirizzo scientifico (usati da diversi anni in molte scuole) sono inclusi, tra gli altri, i seguenti tre argomenti:

– piano euclideo e sue trasformazioni isometriche

– piano cartesiano, retta, parabola, iperbole equilatera

– introduzione intuitiva dei numeri reali.

Nel "commento ai singoli temi" è poi scritto che, nello studio della geometria, "è […] necessario che ogni ipotesi o ammissione cui si fa ricorso sia chiaramente riconosciuta e formulata in modo esplicito”.

Si riconosce quindi l’importanza del metodo ipotetico-deduttivo, ovvero dimostrativo, in geometria, escludendo presentazioni puramente "intuitive" dei suoi temi. I numeri reali debbono invece essere presentati solo in modo "intuitivo" (l’argomento non viene infatti più ripreso dopo L’introduzione intuitiva"). Dobbiamo dedurne che mentre la geometria deve essere studiata con il metodo ipotetico-deduttivo, lo stesso metodo deve essere evitato nel caso dei numeri reali. I numeri reali sono però purtroppo essenziali per definire il "piano cartesiano" (che non è altro che l’insieme delle coppie ordinate di numeri reali). Gli studenti dovranno quindi usare contemporaneamente due enti teorici con lo stesso nome di "piano": l’uno, erede della tradizione classica, è oggetto di una scienza dimostrativa; l’altro deve invece essere usato per esercizi numerici all’interno di un quadro puramente "intuitivo". Il risultato di questa impostazione eclettica (ben poco intuitiva) è facilmente descrivibile. Molti degli insegnanti, invece di alternare i due diversi concetti di "piano", preferiscono ridurre a dei brevi cenni lo studio del "piano euclideo", in quanto lo considerano sostanzialmente un doppione di quello cartesiano, che ha il vantaggio di prestarsi a una trattazione che oggi appare più semplice. Le dimostrazioni "analitiche" (effettuate nel "piano cartesiano" con l’ausilio dei numeri forniti dalle coordinate) permettono infatti di sostituire i ragionamenti con dei calcoli e, tra l’altro, sono le uniche richieste all’esame di maturità. Quanto al dettaglio che i numeri reali sono stati introdotti solo "intuitivamente", esso viene presto dimenticato come una pignoleria senza importanza. Il “numero reale” viene infatti considerato un’entità la cui esistenza è evidente proprio in quanto si tratta della coordinata di un punto del "piano euclideo" (o ascissa di un punto della "retta euclidea"). In questo modo invece di scegliere tra il metodo sintetico euclideo e quello analitico cartesiano si appoggia la geometria cartesiana a quella euclidea e viceversa, evitando la fatica di dover trattare quello che in ambedue i casi costituisce il fondamento di tutta la struttura: la teoria delle grandezze euclidee o, nell’altro linguaggio, quella dei numeri reali. La maggioranza degli attuali laureati in matematica non si è accorta del trucco neppure all’università.

I membri della commissione Brocca, credendo di bilanciare impostazioni alternative con compromessi eclettici, hanno di fatto eliminato uno dei capisaldi dell’insegnamento matematico, minando alla base il metodo ipotetico-deduttivo sia nell’insegnamento della geometria sia in quello dei numeri reali. Va detto tuttavia che in questo modo non hanno fatto altro che seguire un indirizzo largamente diffuso a livello internazionale.

Qualunque docente universitario di materie scientifiche con sufficiente anzianità ha verificato che il livello medio delle conoscenze matematiche di chi si iscrive all’università è crollato negli ultimi decenni. Neppure trent’anni fa la scuola secondaria italiana forniva una buona cultura matematica. Alcune idee fondamentali, come quella di dimostrazione, vi erano però in genere assorbite. Grazie all’antica geometria euclidea, allora studiata sistematicamente in tutti i licei, alcuni studenti più fortunati si esercitavano sin dall’età di quattordici anni a dimostrare teoremi; a tutti gli altri, che si limitavano a ripetere le dimostrazioni riportate sul manuale, diveniva se non altro familiare la natura del metodo dimostrativo. Inoltre gli studenti ricevevano (insieme a molta zavorra) alcune altre nozioni abbastanza chiare: si forniva loro, ad esempio, una complessa ma corretta definizione di numero reale. Oggi gli studenti si iscrivono anche a facoltà scientifiche ignorando spesso la differenza tra un postulato e un teorema e non conoscendo quasi mai una definizione di numero reale.

Il crollo delle conoscenze matematiche (che del resto, come vedremo, è un fenomeno generale del mondo occidentale) non è imputabile che in minima misura alla commissione Brocca. Tra le varie cause (quali l’abbassamento del livello della scuola dell’obbligo e il diffondersi di sperimentazioni in cui lo studio della matematica viene compresso a favore dell’informatica) un elemento particolarmente importante è stato la diffusione, in varie forme, della "matematica pratica" di cui abbiamo già parlato. Le sostituzioni di segmenti con bastoncini cominciano ad avere effetto, convincendo gli studenti dell’inutilità degli enti teorici. Ho rabbrividito ascoltando, da uno studente dell’Università "La Sapienza" di Roma, l’argomento che la geometria è falsa poiché non esistono veri segmenti, in quanto tutto ha uno spessore. L’argomento non mi è giunto nuovo: l’avevo già letto nelle opere di Sesto Empirico; allora la razionalità scientifica stava per essere abbandonata per una quindicina di secoli. Un grave indizio del crescente discredito verso il metodo dimostrativo è fornito dal gergo giornalistico, nel quale il termine "teorema" ha ormai assunto una forte connotazione dispregiativa.

È abbastanza buffo che i metodi della "matematica pratica" siano spesso presentati come particolarmente moderni. Può essere certo didatticamente utile mostrare mediante travasi di acqua colorata l’equivalenza tra il quadrato costruito sull’ipotenusa e l’unione dei quadrati costruiti sui cateti (come avviene, ad esempio, al museo della scienza di "La Villette" di Parigi o alla "Città della scienza" di Napoli), ma se si pensa di avere esaurito in questo modo l’argomento, rinunziando alla dimostrazione del teorema di Pitagora, non si fa altro che tornare al metodo usato dagli scribi paleo-babilonesi prima dell’introduzione del metodo dimostrativo, quando l’equivalenza tra il quadrato costruito sull’ipotenusa e i due quadrati costruiti sui cateti era appunto nota solo in base ad argomenti empirici.

Le proporzioni: modelli e realtà [Talete]

talete-p.jpg

I leggendari episodi di Talete che cade in una buca per osservare le stelle e quello del pragmatico investitore che acquista tutti i frantoi in vista di un eccezionale raccolto di olive è un po’ la radice dell’eterna discussione tra chi sostiene che la filosofia e la matematica debbano essere dedicate solo alla pura speculazione teorica volta alla conoscenza e chi invece sostiene che esse siano anche potenti strumenti per la soluzione di problemi pratici.

talete.jpgPer Talete, vissuto attorno al 600 a.C., il principio di tutte le cose era l’acqua. Oggi gli scienziati ci dicono che per sapere se su un pianeta (ad esempio Marte) è possibile trovare tracce di vita la precondizione è scoprire se su di esso ci sia, o ci sia stata, l’acqua. Sempre oggi molti scienziati e futurologi ci spiegano che il principale problema dell’organizzazione planetaria sarà in futuro, forse ancor prima del cibo e dell’energia, quello dell’accesso all’acqua per tutte le popolazioni.

A Talete, il primo dei sette savi dell’antichità, è attribuita l’esortazione "Conosci te stesso" incisa sul tempio di Delfi; questa esortazione oltre che per gli individui è quanto mai attuale per le imprese che, per affrontare i problemi, debbono conoscere approfonditamente i propri punti di forza e debolezza: le risorse disponibili, le competenze, le tecnologie, i mercati, i clienti, i fornitori, la situazione economica finanziaria, ecc.

Non è certo che Talete abbia dato la dimostrazione del teorema che porta il suo nome nè che abbia ideato il metodo che ne consegue per la misura dell’altezza delle piramidi; certo è il fatto che abbia applicato tra i primi le proporzioni per risolvere problemi.

Nella gestione delle organizzazioni il concetto di proporzionalità è tra quelli più utilizzati sia nella versione nota ai greci di proporzionalità tra grandezze omogenee sia nella versione, introdotta da Galilei, di proporzionalità tra grandezze eterogenee (Es. quantità realizzate, ore spese, costi sostenuti).

I leggendari episodi di Talete che cade in una buca per osservare le stelle e quello del pragmatico investitore che acquista tutti i frantoi in vista di un eccezionale raccolto di olive è un po’ la radice dell’eterna discussione tra chi sostiene che la filosofia e la matematica debbano essere dedicate solo alla pura speculazione teorica volta alla conoscenza e chi invece sostiene che esse siano anche potenti strumenti per la soluzione di problemi pratici.

Master universitario in e-learning

master-elearning.jpgObiettivo del Master è quello di portare, con un percorso formativo biennale accessibile come tempi e modalità anche a chi già lavora, a una conoscenza approfondita e operativa del mondo dell’e-learning e dei suoi strumenti e metodi più avanzati. Le iscrizioni sono aperte fino al 15 novembre.

Il master di primo livello in e-learning propone un modello innovativo di master universitario, in cui:

  • le risorse didattiche sono liberamente accessibili anche a chi non è iscritto, con una politica orientata verso l’open access e la condivisione
  • i materiali e i percorsi didattici offerti sono realizzati, validati e organizzati con serietà e rigore, con la partecipazione di esperti esterni di grande competenza e la collaborazione di prestigiosi partner, come il CASPUR e il progetto Medita di RAI Educational
  • gli iscritti lavorano in una comunità di apprendimento aperta verso l’esterno, dotata di strumenti di interazione avanzati (dalle aule virtuali con audio e video ai podcast, dalle videolezioni ai tutoriali) e orientata alla curiosità, alla ricerca e alla sperimentazione
  • il secondo anno propone un percorso di specializzazione articolato in tre indirizzi, garantendo un master ancor più professionalizzante

http://webdev2.caspur.it/masterunitus/

Che tipo sei?

marcodede-vaqueiro_do_seculo_21-80.jpgUn test per capire che tipo sei. Attento al trucco … anzi alla matemagica! Vediamo se riesco a capire che tipo sei…

marcodede-vaqueiro_do_seculo_21.jpg

Guarda intensamente questa immagine così posso catturare le tue emozioni.

E il popolo stette intorno a Mosè dal mattino sino alla sera

mose_p.jpgLa Bibbia raccontà che Mosè, mentre guidava il suo popolo dall’ Egitto alla Terra promessa, stabilisse, con l’aiuto di Dio, le regole fondamentali per l’organizzazione e la convivenza civile (circa 1250 a.C.). I problemi che doveva affrontare e che il popolo quotidianamente gli sottoponeva erano i più vari: lavoro, agricultura, bestiame, casa, cibo, legna, produzione di manufatti, costruzioni, acquisti, scribi, banche, giustizia, tasse, scuola, religione, diritto di famiglia, sanità, servitori, addestramento militare, difesa, ecc.

mose-1.jpgUn giorno Ietro, il suocero di Mosé, lo vide che come di consueto stava al centro del suo popolo per ascoltare, comprendere e risolvere i problemi di tutti.

"Che cos’è questo che tu fai – chiese Ietro a Mosè – per il tuo popolo? Perchè siedi tu solo mentre il popolo sta intorno a te dalla mattina alla sera?…. Non va bene quello che fai! Finirai per soccombere tu e il tuo popolo che è con te, perché il compito è troppo pesante per te; tu non puoi attendervi da solo.

Ora ascoltami: ti voglio dare un consiglio…… sceglierai tra tutto il popolo uomini capaci, competenti e integri che rispettino Dio, uomini retti che odino la venalità e li costituirai come capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine e capi di decine… Quando vi sarà una questione importante, la sottoporranno a te, mentre essi giudicheranno ogni problema minore….. Mosè ascoltò la voce del suocero e fece quanto gli aveva suggerito". mose-2.jpg

Per più di tre millenni la struttura gerarchico piramidale ha consentito la gestione dei problemi di ogni tipo di organizzazione e ancora oggi, qualunque tipo di struttura (funzionale, divisionale, per progetti, matriciale, a rete, snella ecc.) comprende, in maniera maggiore o minore, aspetti di quella gerarchica attuata da Mosè.

ANIMAT pubblica Il Quaderno a quadretti 2007-2008

quaderno_animat.jpgQuesto fascicolo presenta Animat (Associazione Nazionale Insegnanti di Matematica), ciò che è e ciò che intende essere. Presenta quindi ciò che si anima in essa, ricostruito in primo luogo attraverso il dibattito in rete, nel corso dell’anno scolastico 2007-2008, nella lista Fondanimat. Presenta le voci, le riflessioni e l’impegno di chi insegna matematica, dalla primaria in su, la vuole insegnare meglio, vuole stare meglio e vuole contribuire, anche attraverso il suo lavoro, al miglioramento dell’insegnamento della matematica e della qualità della scuola italiana.

Indice

Presentazione di Animat 5

Io, la matematica, gli studenti 7 F

ormare e valutare gli insegnanti. Ma come? 25

Matematica, Fisica, Scienze: separare le cattedre? 39

Laboratorio: testa e tasti 45

Osservatorio sull’obbligo: · La prova nazionale di “terza media” Rossella Garuti e Aurelia Orlandoni 53

Osservatorio sull’Esame di Stato del Liceo scientifico · La prova di matematica Maria Angela Chimetto 60 ·

Un documento inviato al Ministero 63 ·

Una modesta proposta Ivan Cervesato 65 Come e cosa trovare in rete 71

Tratto dall’Introduzione a "Il quaderno a quadretti 2007-2008" 

Per scaricare il quaderno

http://www.animatinrete.it/

Sulla infinità dei numeri primi

articoli95.jpgIn questo articolo, dopo aver tracciato una brevissima storia sulle dimostrazioni proposte nel corso dei secoli circa l’infinità dei numeri primi, viene proposta una dimostrazione alternativa del professor Aldo Scimone, apparsa nella rivista Teaching Mathematics and its Applications Advance Access.

Nel settimo libro dei suoi “Elementi”, il matematico greco Euclide (c. 325 – 265 a.C.) propose una semplice ed elegante dimostrazione dell’infinità dei numeri primi utilizzando il metodo della reductio ad absurdum. In tale dimostrazione suppone che l’insieme dei numeri primi sia finito:

$P={p_1, p_2, …, p_t}$

e costruisce un nuovo numero naturale dato dal loro prodotto al quale viene sommato 1:

$N=p_1*p_2*…*p_t +1$

Per tale numero si possono presentare due possibilità:

1. $N$ è un numero primo maggiore di $p_t$ e quindi quest’ultimo non è il più grande di tutti i numeri primi;

2. $N$ non è un numero primo, ma è dato dal prodotto di numeri primi che non compaiono tra i $p_i in P$, in quanto il resto della divisione di $N$ per ciascun $p_i$ è uguale a 1.

La dimostrazione si basa quindi sulla scomposizione in fattori primi di un numero naturale ed è costruttiva. E’ stata tanto apprezzata per la sua bellezza al punto tale che il matematico Hardy, nella sua opera “Apologia di un matematico”, ne parla in questi termini:

«Enuncerò e dimostrerò due dei più famosi teoremi della matematica greca. Sono teoremi “semplici”, sia nell’idea che nell’esecuzione, tuttavia sono di primissimo ordine. Ciascuno di essi conserva la freschezza e l’importanza di quanto è stato scoperto: 2000 anni non vi hanno lasciato una ruga. Per di più enunciato e dimostrazione possono essere pienamente compresi in meno di un’ora da un lettore intelligente, per quanto scarso sia il suo bagaglio di cognizioni matematiche. Il primo è la dimostrazione fatta da Euclide dell’esistenza di un numero infinito di numeri primi.»

Leonhard Euler (1707-1783) ha dato, nel 1748, una dimostrazione dello stesso teorema in cui, utilizzando la serie armonica e osservando che essa si può scrivere come il prodotto delle serie di potenze dei numeri primi, perviene all’assurdo secondo il quale la serie armonica non diverge [1].

In una lettera scritta ad Eulero nel mese di luglio del 1730, il matematico tedesco Goldbach (1690-1764) presenta una dimostrazione del teorema, utilizzando i numeri primi di Fermat. Nel 2005 Filip Saidak proporrà una dimostrazione simile ma più semplice rispetto a quella di Goldbach [2].

Nel 1955 l’American Mathematical Monthly pubblicò l’articolo del matematico israeliano Fürstenberg in cui veniva riportata una dimostrazione topologica del teorema [3].

La dimostrazione di Euclide rimane comunque la più semplice e breve, per tale ragione viene spesso riproposta a scuola.

Aldo Scimone, docente di Matematica e Fisica presso il Liceo Pedagogico Sociale e delle Scienze Sociali “C. Finocchiaro Aprile” di Palermo, ha proposto una dimostrazione del teorema che si basa sulla non divisibilità di una particolare somma di numeri. Tale dimostrazione è stata pubblicata nella rivista “Teaching Mathematics and its Applications Advance Access” nel mese di Agosto 2008 e si ritiene di facile accesso per gli studenti della scuola secondaria superiore.

Teorema: Esistono infiniti numeri primi.

Dimostrazione: Supponiamo per assurdo che esistano solamente tre numeri primi:

$p_1, p_2, p_3$

Allora, per il teorema fondamentale dell’aritmetica, ogni numero naturale $T
e p_k (k = 1, 2, 3)$ può essere fattorizzato nel prodotto dei primi considerati:

$T = p_1^axxp_2^bxxp_3^c (a,b,c in N)$

in modo che esso sia unicamente determinato dalla terna degli esponenti:

$(a, b, c) rarr T$

In questo modo per ogni terna di numeri naturali del tipo $(a, b, c)$ otteniamo dei numeri naturali divisibili per $p_1$, oppure per $p_2$, oppure per $p_3$.

Esiste una terna $(a’, b’, c’)$ che ci permette di ottenere il numero $M = p_1xxp_2 + p_1xxp_3 + p_2xxp_3$? Se esistesse una tale terna, si avrebbe: $M = p_1xxp_2 + p_1xxp_3 + p_2xxp_3 = p_1^a’xxp_2^b’xxp_3^c’$ e quindi $M$ sarebbe divisibile per $p_1$, oppure per $p_2$, oppure per $p_3$. Questo è impossibile perché nell’espressione di $M$ non compaiono come fattori comuni $p_1$, oppure per $p_2$, oppure per $p_3$. Si possono quindi presentare due possibilità:

i. $M$ è un numero primo diverso dai tre considerati e quindi il teorema è dimostrato;

ii. $M$ non è primo e quindi è divisibile per un numero primo che sia diverso dai tre considerati, di conseguenza il teorema è dimostrato.

Il metodo utilizzato può essere esteso al caso in cui si considerano solo $n$, con $n>=3$, numeri primi $p_1, p_2,…, p_n$ e consideriamo la somma di tutti gli prodotti formati da $n-1$ dei numeri primi considerati.

Bibliografia e sitografia

[1] http://www.liceofoscarini.it/studenti/crittografia/mate/priminfiniti.html

[2] http://primes.utm.edu/notes/proofs/infinite/Saidak.html

[3] http://en.wikipedia.org/wiki/Furstenberg’s_proof_of_the_infinitude_of_primes

[4] Aldo Scimone, A short and elementary proof of the infinitude of primes, Teaching Mathematics Applications, Advance Access published on August 30, 2008.

Bravi in matematica di Walter Maraschini

maraschini-bravi_matematica.jpgFresco di stampa il libro di Walter Maraschini "Bravi in matematica", edito da Bruno Mondadori.

Le pagine che seguono si rivolgono a chiunque abbia avuto difficoltà in matematica o sia stato vicino a persone in sofferenza per tale materia: persone, magari colte, che non l’hanno mai digerita, dalla scuola in poi; quelli che ne dicono ‘io non ne ho mai capito niente’; genitori alle prese con figli con debiti scolastici in matematica; insegnanti di scuola media o superiore, che si sentono impotenti di fronte all’analfabetismo e alla riluttanza matematici dei loro studenti; signori qualunque cui piacerebbe rinverdire qualche antica conoscenza; giovani, che magari vogliono capire se possono affrontare una facoltà a carattere scientifico o se, per una volta, qualcuno dirà loro: Bravo in matematica!

Il libro si rivolge a chiunque, dei precedenti. Ma non intende né può risolvere i problemi di nessuno.

Facilmente potrei stilare un elenco di raccomandazioni per cercare di diventare bravi, o almeno più bravi, in matematica:

− avere pazienza;

− avere penna e carta, fare esercizi, provare da soli;

− leggere bene, tra le righe, qualunque cosa sia scritta o detta, da chiunque sia espressa;

− non fidarsi mai delle conclusioni più immediate, più banali, più semplici;

− non seguire acriticamente le opinioni correnti;

− osare pensieri con accostamenti arditi;

− integrare calcolo, ragionamento, immagini, modalità di pensiero diverse;

− …

Ma – me ne rendo conto – questo sarebbe un catalogo etico più che disciplinare, e in fondo inutile. La matematica tuttavia, esercitandola ed esercitandosi, educa a tutto ciò.

Queste pagine intendono soltanto aprire una porta d’ingresso: da una parte – in una sorta di sala d’aspetto in cui si condensano ansie, rimorsi, ricordi, paure e aspettative – vogliono invitare a riflettere sulla personale esperienza passata relativa alla matematica, una dimensione del sapere ridotta per i più al calcolo di un’espressione o al voto sulla pagella; dall’altra parte intendono stimolare curiosità e interessi, almeno accendere qualche scintilla o insinuare il dubbio, per chi si considera matematicamente morto o incapace a resuscitare altri a lui vicini, che un’altra stagione è possibile, che un’altra dimensione è raggiungibile, che qualcosa se ne può capire, e soprattutto che non è dignitoso dirsi e proclamarsi del tutto incapaci e ignoranti nel merito.

Dunque, Bravi in matematica avrà raggiunto il suo obiettivo se, semplicemente, avrà chiarito quanto sia naturale provare difficoltà in tale materia, quali ne siano le ragioni, se avrà un po’ fatto vergognare chi si gloria o non si cura di tale ignoranza, se in qualcuno avrà sollecitato curiosità maggiori, voglia di approfondimento. Tutto qui, e non è poco.

Secondo una consolidata tradizione dialettica, questo libretto si sarebbe dovuto dividere in tre parti.

La prima, La mano sporca: è una sorta di riflessione, su basi autobiografiche, relativa alle sensazioni e alle emozioni, così forti, di odio o amore, interesse o frustrazione, che ha suscitato e suscita in molti, anche nelle persone più colte, la matematica, comunque vissuta nell’esperienza scolastica.

La seconda, La mente pulita: presenta in tono divulgativo alcuni – pochissimi tra i tanti! – temi matematici, scelti secondo criteri volutamente estremi: o molto vicini alla matematica scolastica e di tutti i giorni, affinché se ne comprendano meglio il senso, il linguaggio e gli strumenti, oppure molto lontani dalla quotidianità, affinché se ne apprezzi il suo metodo d’indagine applicato a questioni più generali: l’infinito, le diverse geometrie, i limiti della conoscenza.

La terza parte, La sintesi, non c’è. E’ affidata al lettore, cui spetta, se non scriverla, praticarla. Il quale, chiunque esso sia, non dovrebbe essere tratto in inganno dai titoli delle due parti qui scritte: non credo affatto che la mano – cioè: il corpo, l’esperienza, le percezioni, la materia, … – sia il male mentre la mente – cioè: il pensiero, la cultura, l’astrazione, la riflessione, … – sia il bene.

Dalla mano nascono i numeri finché essi s’installano nella mente, e questo va sempre rimembrato – cosa che riguarda le membra –, mai può essere dimenticato – cosa che riguarda la mente – né soprattutto scordato – cosa che riguarda il cuore, le emozioni, le reazioni primarie e più veloci al nostro essere nel mondo.

Tutto questo è un bel misto e in mezzo c’è un linguaggio, una via di conoscenza, di espressione e traduzione, con sue proprie regole, ineliminabile. Buona lettura.

 

Dall’Introduzione del libro

http://www.maraschini.it/

Walter Maraschini insegna Matematica all’Istituto superiore Machiavelli in Roma

E’ autore, con Mauro Palma, di libri di testo per le Scuole superiori

E’ Presidente di ANIMAT (Associazione Nazionale degli Insegnanti di Matematica)

Cura la Pagina di Matematica del Sito "Treccani Scuola" della Enciclopedia Italiana

 

Il messaggero aveva la lingua pesante [Enmerkar]

enmerkar-a.jpgIl messaggero aveva la lingua pesante  … . Il signore di Uruk impastò l’argilla e vi incise le parole come in una tavoletta; prima nessuno aveva mai inciso parole nell’argilla.

enmerkar-b.jpgI cacciatori-raccoglitori del paleolitico e poi del mesolitico (15.000-8.000) a.C. usavano tacche incise su punteruoli d’osso per contare con un sistema di corrispondenza univoca.

Le più antiche ossa a tacche di questo tipo furono rinvenute in due siti paleolitici del Libano datati 15.000-12.000 a.C. : una tacca rappresentava probabilmente una unità di riferimento (un animale o una cosa), due tacche due unità, tre tacche tre unità e così via.

All’epoca non si possedeva il concetto di numero, ma si pensavano le somme come serie di entità scollegate (uno + uno + uno + …..) e non come insiemi coerenti (i numeri cardinali 1, 2, 3, …..).

Attorno al 3.300 a.C. nella citta sumera di Uruk (situata nell’attuale Irak) a causa dell’articolata struttura organizzativa si era avvertita la necessità di affrontare le complesse problematiche relative alle attività amministrative e contabili in una maniera tale che fosse resa possibile, in qualche modo, la verifica delle transazioni economiche: i primi segni di calcolo astratto si hanno infatti nelle tavolette pittografiche inventate dai Sumeri.

Nel 3000 a.C. Enmerkar, re di Uruk e nonno del più celebre Gilgamesh, inventa la scrittura cuneiforme su tavolette di argilla; la legenda racconta che lo abbia fatto per scambiare messaggi diplomatici in modo affidabile (cioè non orale) con il signore di Aratta (città dell’attuale Iran).

Sarà proprio la scrittura ad eliminare le inadeguatezze dei sistemi di conteggio basati sui metodi pittorici e dei contrassegni, ponendo fine alla necessità della corrispondenza univoca mediante l’introduzione di speciali simboli che esprimono i numeri astratti. I Sumeri sono stati anche i primi a inventare le città organizzate, i primi a introdurre l’istituto regale, i primi a inventare la scrittura e i primi ad inventare la scuola.

Scripta volant, verba manent : Ennio De Giorgi matematico e filosofo

E’ appena uscito per le edizioni ETS un libro su Ennio De Giorgi di Luigi Ambrosio, Marco Forti, Antonio Marino, Sergio Spagnolo. Introduzione di Vincenzo Letta.

Ennio De Giorgi è stato un grande matematico del Novecento. Questo libro, collocato in una serie di filosofia, vorrebbe presentarlo a un pubblico nuovo, mettendo l’accento sull’originalità della sua persona e del suo modo di fare ricerca.

"Scripta volant, verba manent" era un curioso modo di dire che usava. Attraverso l’inversione di un detto antico raffigurava con ironia la sua predilezione per la comunicazione orale. Scrisse infatti relativamente poco: ma la sua matematica "raccontata" aprì nuove ed enormi prospettive di ricerca. O

ltre a un ricco inserto fotografico, al libro è allegato un video che documenta un momento importante della vita di De Giorgi: l’incontro-dibattito del 1996 con un altro grande del pensiero matematico, il Nobel John Nash. Quasi in una sorta di personificazione del celebre teorema De Giorgi-Nash, il video permette di conoscere meglio il mondo di una grande e bella persona, scienziato d’altri tempi, testimone potente di come si può e si deve amare la sapienza.

Dalla scheda dell’editore

http://www.edizioniets.com/Scheda.asp?N=978-884671888-4

Matematica e realtà

IV Convegno annuale MATEMATICA & REALTA’ Terni, 16-19 ottobre 2008 – Palazzo Gazzoli

In questo momento di risveglio della divulgazione e di fermento della didattica della Matematica, gli organizzatori intendono offrire l’opportunità di un dibattito costruttivo su alcune precise proposte di innovazione didattica, intese a sviluppare nuove e insospettate relazioni con il mondo “reale” (attraverso fenomeni e situazioni del quotidiano).

Il Progetto Innovamatica dell’Università degli Studi di Perugia, il Centro PRISTEM dell’Università Bocconi e la sezione Mathesis di Terni, con il patrocinio dell’Associazione nazionale per la Didattica con le Tecnologie ADT, organizzano

il IV Convegno annuale MATEMATICA & REALTA’

Terni, 16-19 ottobre 2008 – Palazzo Gazzoli

In questo momento di risveglio della divulgazione e di fermento della didattica della Matematica, gli organizzatori intendono offrire l’opportunità di un dibattito costruttivo su alcune precise proposte di innovazione didattica, intese a sviluppare nuove e insospettate relazioni con il mondo “reale” (attraverso fenomeni e situazioni del quotidiano).

Il Convegno apre il quarto anno del Progetto nazionale Matematica&Realtà (M&R), a cui quest’anno hanno aderito 31 unità locali con 72 laboratori con circa 2500 studenti

In linea con le tematiche dell’indagine OCSE-PISA, il progetto si propone di stimolare i ragazzi ad utilizzare le conoscenze e le competenze matematiche acquisite a scuola, per orientarsi con consapevolezza nell’attuale società della conoscenza e gestire le proprie scelte in modo responsabile e attivo.

All’incontro di Terni hanno garantito la loro presenza e il loro contributo i proff. Anna Maria Arpinati (ex IRRE Emilia-Romagna), Primo Brandi (Università di Perugia), Michele Emmer (Università La Sapienza), Angelo Guerraggio (Università Bocconi e Università dell’Insubria), Marco Li Calzi (Università Ca’ Foscari Venezia), Walter Maraschini (IIS Machiavelli Roma), Aurelia Orlandoni (Presidente ADT), Anna Salvadori (Università di Perugia). T

emi del Convegno:

• Matematica e Cultura

• Matematica e Scienze Economiche

• Matematica e Storia Contemporanea

• Matematica … sul campo (esperienze maturate nei laboratori M&R 2006 – 2008)

• Performance italiana nelle valutazioni internazionali

• Gruppi di lavoro a tema coordinati da un animatore

• M&R 2009

• Laboratori M&R per la Scuola Media (attività sperimentale in collaborazione con la Sezione Mathesis di Terni)

 Il Convegno ha la durata di sei mezze giornate, con inizio giovedì 16 ottobre alle ore 15 e termine domenica 19 ottobre alle ore 13. Giovedì pomeriggio e venerdì mattina sono dedicati alla Scuola Media. La sessione di venerdì pomeriggio è comune alla Scuola Media e alla Scuola Superiore.

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Problema – modello – esecutore

Il percorso didattico di matematica di seguito proposto è finalizzato alla  alla capacità applicare modelli e costruire modelli

Sul versante disciplinare viene focalizzata la cultura informatica: si tratta di una scelta controcorrente in quanto il programma ministeriale non trova puntuale applicazione; nella scuola, infatti, si tende a privilegiare l’aspetto strumentale, operativo delle nuove tecnologie dell’informazione.

Le attività proposte sono dirette alle classi prime della scuola secondaria di secondo grado e sviluppano alcuni degli argomenti del 5° tema dei vigenti programmi ministeriali.

La definizione dei traguardi formativi deriva dall’associazione delle capacità che si vogliono promuovere con argomenti selezionati dal tema 5 dei vigenti programmi ministeriali:

 

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Cruciverba per matematici – Cantor

Un cruciverba per matematici

Java deve essere abilitato per vedere l’applet del cruciverba.

Se non hai installato Java, puoi scaricarlo da java.com. Se hai Java dovresti verificare le tue impostazioni di sicurezza per assicurarti che siano abilitate le applet, specialmente se stai visualizzando uno schema letto dal tuo disco fisso. In Windows XP puoi abilitare l’applet cliccando sulla barra gialla che compare in alto sulla finestra e selezionando “Consenti contenuto bloccato…”.


Pagina Web creata con Crossword Compiler.

Scarica il gioco in formato RTF.

Nuove tecnologie ed educazione matematica

Pubblicato in questi giorni il numero di settembre della rivista on line gratuita Form@re (Erickson). Questo numero, a cura di L. Maffei e M.A. Mariotti tratta il tema delle nuove tecnologie ed educazione matematica.

Gli articoli di questo numero

Software di geometria dinamica per lo studio della geometria dello spazio di Giuseppe Accascina, Enrico Pietropoli e Enrico Rogora

Dinamiche geometriche e dinamiche mentali in ambiente Cabri di Domingo Paola e Ornella Robutti

L’uso dei sensori di movimento per recuperare le radici cognitive del concetto di funzione di Domingo Paola e Ornella Robutti

Aspetti meta-cognitivi legati all’utilizzo di un micromondo: il caso di Aplusix di Laura Maffei e M. Alessandra Mariotti

http://formare.erickson.it/

Bartocci, Betti, Guerraggio, Lucchetti ,Vite matematiche. Protagonisti del ‘900 da Hilbert a Wiles

bartocci-vite.jpgSi può raccontare la storia della matematica, come si può raccontare la storia dei matematici. Alcuni preferiscono la prima, ed ecco che la matematica si presenta come un continuum che si evolve nel tempo, una progressiva acquisizione di conoscenza.

Altri preferiscono la seconda, ed emergono gli uomini con le loro storie, le loro idee, i loro punti di vista sulla matematica. Il quadro che se ne ricava è di un percorso tormentato, segmentato, di una matematica che si mostra a fatica e che si lascia guardare da diverse posizioni, diversi punti di vista. Se a questo si aggiunge che ogni personaggio è raccontato da autori diversi, il quadro che ne emerge è ancora più variegato e poliedrico perché, si sa, chi racconta una storia lascia una sua impronta sul racconto.

Il Novecento comincia per i matematici con i famosi problemi che Hilbert presentava al Congresso Internazionale di Parigi e così infatti comincia il libro. Come ogni selezione di candidati, questa raccolta di vite matematiche ha messo in evidenza alcuni autori e ne ha tralasciati altri. Sono stati preferiti quei matematici che hanno sviluppato interessi culturali ampi, che hanno difeso con passione l’importanza delle loro ricerche, sensibili alla bellezza, attenti ai problemi sociali e politici del loro tempo, che hanno lasciato una traccia nella vita culturale e sociale del ‘900 e che pertanto sono divenuti punti di riferimento non solo per la comunità dei matematici.

In questa raccolta di biografie, infatti, i curatori hanno cercato di documentare la centralità della matematica nella cultura, non solo quella scientifica, del nostro tempo. I

 matematici presentati: Hilbert, Volterra, Enriques, Severi, Levi-Civita, Russell, Hardy, E. Noether, Dirac, von Neumann, Goedel, Turing, Caccioppoli, de Finetti, Kolmogorov, Bourbaki, Nash, De Giorgi, Schwartz, Thom, Grothendieck, Rota, Smale, Atiyah, Arnold, Bombieri, Gardner, Lawvere, Wiles. Qua e là nel libro scandiscono il ritmo della lettura alcune brevi intrusioni di letterati e artisti sulla matematica: Verlaine, Sinisgalli, Enzensberger, Queneau, Borges, Le Corbusier.

Il libro riprende, con modifiche, ampliamenti e significative aggiunte, il numero 50-51 di Lettera Matematica Pristem.

Tamás Varga, Fondamenti di logica per insegnanti

varga-logica.jpgA distanza di trent’anni Bollati Boringhieri ripubblica un libro fondamentale per la didattica della logica e della matematica in generale. Come osserva Corrado Mangione (professore di Storia della logica presso l’Università di Milano) nella prefazione a questa nuova edizione, quando il libro venne pubblicato per la prima volta in Italia nel 1973 l’insegnamento della logica era del tutto assente nella scuola primaria e secondaria italiana. Cominciava ad ‘attecchire’ nelle università e ciò creava una frattura tra l’insegnamento nella scuola superiore e quello nell’università.

Dal 1979 nella scuola media e dal 1985 nella scuola elementare è stato ufficialmente riconosciuto il valore formativo dello studio della logica matematica, in quanto nel corso degli anni è stato messo in evidenza il ruolo che la logica matematica gioca nel rapporto tra linguaggio naturale e linguaggio simbolico della matematica.

Nel 1995 – ricorda lo stesso Mangione – l’Association of Symbolic Logic nelle sue Linee guida per la didattica della logica afferma che "chiunque dev’essere in grado di individuare, a un certo livello intuitivo, la differenza tra un’argomentazione valida e una non valida, di costruire argomentazioni semplici e di localizzare eventuali errori logici."

La logica matematica, quindi, va studiata non solo come fatto storico della cultura filosofica e matematica, come avviene per la logica Aristotelica, ma per la sua funzione formativa. Nella scuola italiana, lo studio della logica è andato a sovrapporsi e talvolta ad essere assorbito dalla studio della teoria degli insiemi. Questo connubio ha fatto seguire alla logica matematica le fortune alterne della cosiddetta insiemistica.

La ristampa di questo libro può far luce su questo rapporto e riportare l’attenzione di insegnanti e formatori SISS sul ruolo della logica matematica nella didattica. A titolo di esempio della metodologia di Varga, impostata più sull’aspetto di pratica didattica che di discussione teorica, riporto le prime frasi del libro: " -Se io corressi i cento metri in meno di 10,0 secondi – diceva Giovanni – sarei scelto per le Olimpiadi. Ma io purtroppo non corro i cento metri in meno di 10,0 secondi; di conseguenza non sarò scelto per le Olimpiadi. – Il suo ragionamento è giusto o sbagliato?"

La lettura attenta del libro di Varga è consigliata a docenti e specializzandi SISS ma anche a studenti che hanno voglia di apprendere qualcosa di più. E’ possibile leggere il Capitolo primo di questo libro sul sito del progetto Polimath: http://www2.polito.it/didattica/polymath/htmlS/info/CapitoloPrimo/VargaFondamentiLogica/VargaFondamentiLogica.htm

Enrico Giusti, Piccola storia del calcolo infinitesimale dall’antichità al Novecento

giusti-storia.jpgEnrico Giusti è un noto studioso di Analisi matematica, ha ottenuto nel 1968 il premio Pomini e nel 1978 il premio Caccioppoli. Nel 1999 ha ricevuto la medaglia dell’Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL per i suoi studi in Matematica e in Storia della Matematica. I suoi interessi scientifici hanno riguardato prima le equazioni alle derivate parziali e il calcolo delle variazioni, poi la storia della matematica e più di recente la divulgazione della matematica. Ricordiamo il libro del 2004 "La matematica in cucina", edito da Bollati Boringheri. Nel 1999 ha fondato “Il Giardino di Archimede” (http://web.math.unifi.it/archimede/archimede) , il primo museo dedicato completamente alla matematica.

La "Piccola storia del calcolo infinitesimale" è un volumetto di 100 pagine nel quale il prof. Giusti traccia la storia della nascita e dello sviluppo del calcolo infinitesimale dall’antichità al Novecento.

 L’Analisi matematica si è sviluppata nel corso dei secoli attorno a due grandi filoni: da una parte il problema delle aree delle figure piane e dei volumi dei solidi, dall’altra il problema delle tangenti a una curva.

Il primo nasce con Archimede, viene ripreso a distanza di un millennio da Bonaventura Cavalieri ed Evangelista Torricelli per concludersi con la teoria della misura.

Il problema delle tangenti nasce con Apollonio nello studio delle sezioni coniche, viene ripreso da Descartes e Fermat, confluisce nel "Calcolo" di Newton e Leibniz, alla fine del Seicento, e si unifica con il problema delle aree in un unico filone di ricerca: il calcolo infinitesimale.

Uno studio storico rigoroso e ben documentato frutto dei tantissimi studi del prof. Giusti.

S. Sandrelli, D. Gouthier, R. Ghattas, Tutti i numeri sono uguali a cinque

sandrelli-cinque.jpgL’intersezione tra matematici e letterati si sa è pressoché nulla. In questa raccolta antologica sono presenti 21 racconti di altrettanti autori: matematici, fisici, filosofi, storici, medici.

In tutti i racconti è presente la matematica: come metodo, come strumento, come stile narrativo, come ritmo del racconto, in generale come modo di relazionarsi con le cose e le persone.

I curatori di questo libro decisamente ‘sperimentale’ hanno cercato di realizzare e mostrare un tentativo di "osservare e restituire l’immagine del mondo attraverso gli occhi della scienza". Qualcuno di questi racconti è una biografia romanzata di noti scienziati, raccontata magari con il ritmo del giallo. Qualcun altro è un racconto fantastico su spazi a più dimensioni nei quali oggetti e persone possono andare a nascondersi o sparire.

C’è un racconto fantascientifico su una top model che invecchiata riesce a ritornare giovane. La storia di una ragazza che al vernissage di una mostra incontra una vecchia amica ricercatrice dell’Archivio della città, due mesi dopo riceve un grosso plico con tanti documenti del nonno su una macchina in grado di realizzare il perpetuum mobile. E tante altre storie. I

n ordine rigorosamente alfabetico, gli autori sono: Marco Abate, Angelo Adamo, Piero Bianucci, Luciano Celi, Giangiacomo Gandolfi, Robert Ghattas, Daniele Gouthier, Elena Ioli, Giuseppe O. Longo, Paolo Magionami, Francesca E. Magni, Vittorio Marchis, Jennifer Palumbo, Guido Pegna, Tullio Regge, Giovanni Sabato, Stefano Sandrelli, Francesco Maria Scarpa, Luca Sciortino, Andrea Sgarro, Renzo Tomatis.

L’esperienza di "Tutti i numeri sono uguali a cinque" continua in un blog TINSUAC http://tinsuac.wordpress.com/.

L. Capocaccia Orsini e L. Pusillo, La matematica nel mondo della natura

capocaccia-matematica-natura.jpgIl libro raccoglie i testi di un ciclo di conferenze organizzato dagli Amici dell’Acquario, in collaborazione con l’Acquario stesso e con il "Colloquium Mathematicum" del Dipartimento di Matematica dell’Università di Genova.

Il tema comune delle conferenze, tenute non solo da matematici ma anche da fisici e biologi, è stato quello di mostrare "come le leggi matematiche trovino espressione anche nella bellezza del mondo che ci circonda". Si tratta di conferenze distinte, nelle quali ciascun relatore ha cercato di esporre una sfaccettatura e un proprio punto di vista su un tema che riguarda non solo la filosofia della scienza ma anche le applicazione della matematica.

Claudio Bartocci (fisico matematico) cerca di rispondere alla domanda: il mondo è matematico? La matematica – concludere il relatore – ci dice qualcosa sui fenomeni naturali ma i modelli della matematica funzionano solo sulla base di analogie che non ambiscono a cogliere l’essenza ultima dei fenomeni. La descrizione di un fenomeno attraverso un modello matematico non è unica, in linea di principio sono sempre possibili altre descrizioni non meno efficaci.

Lilia Capoccia Orsini e Fioravante Patrone, una naturalista e un matematico esperto di Teoria dei Giochi, discutono sul gioco della vita: la lotta tra preda e predatore. Patrone indica quali sono i comportamenti e i delicati equilibri tra preda e predatore che possono essere oggetto di studio della Teoria dei Giochi, una disciplina matematica giovane che si occupa di quelle situazioni in cui intervengono decisori razionali ed intelligenti, le cui azioni determinano l’esito della interazione. Le strategie dei predatori e, per simmetria, quelle delle prede rientrano a pieno titolo in questa disciplina matematica. Così come rientrano i processi di apprendimento: chi caccia, ma anche chi è cacciato, deve ‘apprendere’ dai tentativi precedenti, sia da quelli che hanno avuto successo sia da quelli che hanno avuto esito negativo. Allo stesso modo la TdG può fornire modelli matematici su comportamenti come i bluff e le minacce.

Ettore Carletti (geometra) e Roberta Parodi (biologa) discutono dei modelli matematici che derivano dalla teoria dei frattali. Giulio Manuzio (fisico) interviene sui vincoli fisici degli essere viventi: "la struttura ossea di tutti gli animali superiori – sostiene Manuzio – è all’incirca la stessa e dunque la regola può essere espressa matematicamente affermando che deve esistere un rapporto costante tra il peso di un animale di forma data e la sezione delle sue zampe."

Tomaso Poggio (fisico) presenta alcuni modelli matematici sulla teoria dell’apprendimento.

Gian Italo Bischi (matematico) discute il paradosso del pescatore e più in generale del problema dello sfruttamento delle risorse rinnovabili.

Brian Greene, L’universo elegante – Superstringhe, dimensioni nascoste e la ricerca

greene-universo.jpgCom’è fatto l’universo in cui viviamo? Da secoli scienziati e filosofi cercano di rispondere a questa domanda, fornendo risposte sempre nuove e inaspettate. Le più recenti teorie fisiche arrivano addirittura a ipotizzare che il nostro universo abbia ben undici dimensioni (più quella temporale) e che i costituenti ultimi della materia che ci circonda siano delle minuscole stringhe chiuse che vibrano ad una velocità inimmaginabile.

Questo è lo sconvolgente scenario ipotizzato dalla teoria delle stringhe, che costituisce oggi una delle aree di ricerca più gettonate della fisica teorica, essendo praticamente l’unica candidata a poter un giorno divenire una “teoria del tutto”. Il dilemma che affligge i fisici da oltre un secolo consiste infatti nel tentativo, finora vano, di coniugare la teoria della relatività generale di Einstein, che funziona brillantemente alle grandi scale interplanetarie, con la meccanica quantistica, che, nonostante le sue a dir poco bizzarre proprietà, è in grado di fornire predizioni incredibilmente precise per i fenomeni tipici delle piccole scale particellari.

Nel momento in cui si cerca di far convergere le due teorie, cosa che diventa fondamentale se si vuole studiare l’istante di inizio dell’universo (il cosiddetto Big- Bang), le due teorie non ne vogliono proprio sapere di accordarsi, fornendo risultati assurdi, come valori di probabilità di certi eventi maggiori di uno (ovvero più probabili della certezza). E’ evidente che c’è ancora molta strada da fare prima di riuscire a spiegare davvero tutto (ammesso che lo si possa fare) sul nostro universo. La teoria delle stringhe, che nella sua versione più raffinata viene anche chiamata delle superstringhe, potrebbe forse un giorno arrivare a risolvere il problema, unificando definitivamente il nostro modo di concepire l’universo, la materia e le forze che agiscono su di essa. I

n questo splendido libro Greene riesce a illustrare i segreti di questo ipotetico e quanto mai misterioso universo di stringhe trascinando il lettore in un’avventura che potrebbe a pieno titolo rivaleggiare con i più classici best seller d’azione. Dapprima vengono presentate in un excursus storico le due principali teorie delineate nel corso del XX secolo, cioè la teoria della relatività e la meccanica quantistica.

Quindi il lettore viene mano a mano condotto verso l’universo delle stringhe, in cui particelle e forze appaiono in un modo completamente nuovo. Nonostante la matematica della teoria delle stringhe sia terribilmente complessa, lo spirito divulgativo di Greene non fa mai calare l’attenzione, che invece viene carpita dall’aggiunta in ogni capitolo di nuovi concetti sempre più sconvolgenti.

L’unica pecca del libro, se proprio vogliamo trovarne una, sta nel finale, che purtroppo per noi non è ancora stato scritto, ma di cui certo non possiamo incolpare l’autore…

Beppe Scienza, Il risparmio tradito, come difendersi da bancari, assicuratori… e

scienza-risparmio-tradito.jpgMettere da parte un gruzzoletto di soldi non è cosa facile, oggi ancora meno di qualche anno fa. Su quei bigliettini di carta, spesso semplicemente bit di computer presso le banche, ognuno ci fa i suoi sogni, la sua tranquillità: la macchina, la vacanza, l’università per i figli, la sicurezza "perché non si può mai sapere!". Mettere da parte i soldi è un’impresa difficile, ma cercare di non farseli ‘fregare’ è ancora più difficile. I sogni che noi facciamo sui nostri soldi, purtroppo, li fanno anche gli altri, sempre sui nostri soldi. I ladri? gli scippatori? i truffatori? le associazioni criminali? l’inflazione? Non solo. Beppe Scienza svela, per chi non se ne fosse ancora accorto, un mondo di veri e propri truffatori mascherati da consulenti finanziari e, purtroppo, accreditati giornalisti economici di ancor più accreditate testate giornalistiche.

L’autore denuncia, citando meticolosamente giornali, giornalisti e articoli specifici, questo complotto ai danni del risparmiatore. Sostanzialmente la truffa consiste nel convincere il risparmiatore che le banche, con i loro prodotti di anno in anno sempre più ricchi e complessi (fondi comuni, gestioni patrimoniali, polizze vita), sono in grado di fare di gran lunga di meglio del risparmiatore ‘fai da te’. Ma chi misura quanto i gestori di professione sanno fare di meglio rispetto a chi acquista direttamente semplici BTP, CCT; BOT? I primi fondi comuni in Italia nascono nel 1984. Nello stesso periodo le compagnie di assicurazione riprendono a collocare le polizze vita. Era in grado la stampa italiana di informare correttamente i lettori di ciò che stava succedendo? E’ questa la domanda chiave intorno alla quale ruota il libro del prof. Scienza. La risposta è no e l’autore la motiva nelle sue 190 pagine ben argomentate. Cosa avrebbero dovuto fare i giornali italiani? Testate come il settimanale tedesco Der Spiegel assunsero economisti, matematici e attuari in grado di seguire i nuovi prodotti finanziari e assicurativi per esprimere pareri e confronti autonomi.

La stampa italiana, invece, fin da subito, pubblicò inserti e speciali sui fondi di investimento che avevano, e hanno tutt’ora, una pecca ontologica di base: essi erano curati non da giornalisti indipendenti ma dagli stessi gestori di fondi comuni, per esempio Banca Fideuram. La strada più comoda per il giornalismo economico italiano è stata sempre quella di andare a prendere grafici, tabelle e analisi da chi li aveva già realizzati, cioè dagli opuscoli degli stessi venditori. Per anni, giornali come Il Sole 24 Ore, il Mondo, Milano Finanza e altre si sono avvalsi del supporto del gruppo Fideuram. "E’ come se Quattroruote – osserva il prof. Scienza – invece di procedere a prove e misurazioni autonome, ricorresse ai dati forniti neppure dalla FIAT, ma addirittura dai suoi concessionari." Non avrebbero dovuto i giornalisti economici rifare i conti autonomamente per calcolare rendite, capitali, rischio, sulla base delle clausole contrattuali?

Purtroppo, spiega l’autore, i direttori di giornali, tranne rarissime eccezioni, usano ogni precauzione per non creare dispiaceri a chi compra spazi pubblicitari sulle loro testate, che purtroppo sono sempre le stesse banche e assicurazioni. In altre parole è un circolo vizioso: banche e assicurazioni pagano e sostengono i giornali attraverso la pubblicità dei loro prodotti, quegli stessi giornali che dovrebbero andare a spulciare i contratti, le rendite reali e informare correttamente i lettori. Eppure, anche i lettori finanziano i giornali comprandoli nelle edicole, ma in Italia c’è l’idea che gli ultimi della catena siano polli da spennare.

Milano Finanza rende pubblica una vicenda emblematica: nel 1997 l’Istituto San Paolo di Torino revocò la pubblicità a Milano Finanza e Italia Oggi, perché era stato pubblicato un articolo in cui erano state riportate le "critiche mosse dal vicepresidente Ottolenghi al prescindete Mandano durante l’ultimo consiglio d’amministrazione". Chi vuole informarsi su grafici, tabelle, analisi, rendimenti e confronti onesti di fondi comuni, polizze vita, gestioni patrimoniali contro BTP, CCT, BOT, realizzati da un giornalista indipendente, matematico presso l’Università di Torino, può leggersi "Il risparmio tradito".

D. Pallara e M. Spedicato, Ennio De Giorgi tra Scienza e Fede

libro_de_giorgi.jpgA dieci anni dalla morte di Ennio De Giorgi, il Dipartimento di Matematica dell’Università del Salento, ha organizzato un seminario per ricordare il ruolo scientifico e umano del noto matematico salentino che ha contribuito in maniera decisiva alla nascita della Facoltà di Scienze a Lecce. Gli atti del seminario sono stati raccolti e curati in un volume da Diego Pallara e Mario Spedicato.

Gli interventi si snodano sul doppio ruolo che De Giorgi ha avuto sui suoi allievi e su tutti quelli che si sono ispirati alla sua opera: da una parte la sua attività di ricerca nell’ambito della matematica e dall’altra la sua riflessione sull’uomo.

 La storia di De Giorgi matematico viene raccontata da Mario Miranda, suo allievo alla Scuola Normale di Pisa. Nel 1955 De Giorgi risolveva il XIX problema di Hilbert relativo alla regolarità delle soluzioni di equazioni differenziali ellittiche, problema che Hilbert aveva formulato nel 1900, in uno storico congresso internazionale di matematici. Attualmente il risultato è noto come Teorema di De Giorgi-Nash poiché i due matematici arrivarono alla soluzione in modo indipendente e praticamente nello stesso periodo. J. Nash vi giunse dopo De Giorgi, ma al prestigioso Courant Institute of Matematical Sciences di New York, dove Nash aveva intrapreso l’attività di ricercatore, non erano a conoscenza dei risultati ottenuti dal matematico italiano.

Marco Forti presenta alcuni sviluppi delle idee fondazionali di De Giorgi, le cosiddette teorie “alla De Giorgi” che si caratterizzano per non riduzionismo, apertura, autodescrizione, assiomatizzazione semi-formale, e costituiscono un tentativo di svincolare il problema dei fondamenti delle teorie scientifiche dalle sue origini logico-matematiche, un tentativo nella direzione della ricerca delle basi generali interdisciplinari della scienza. Più strettamente connessi agli studi di analisi sono quelli legati alla moderna teoria geometrica della misura, un programma di ricerca avviato dal matematico napoletano Caccioppoli e poi da De Giorgi, del quale Luigi Ambrosio traccia sinteticamente la storia.

L’impegno del matematico salentino nel campo della ricerca più umanistica è stato messo in evidenza da Maria Letizia Rosato che presenta alcuni interventi di De Giorgi alla Pontificia Accademia delle Scienze, dove svolse un ruolo attivo fino agli ultimi anni della sua vita, nell’intento di sostenere un ponte tra la cultura scientifica e la fede cristiana.

Diego Pallara ha raccontato l’impegno civile di De Giorgi, del suo approccio ‘fondazionale’ alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, delle sue proposte sui Diritti e Doveri del Ricercatore e sulla Dichiarazione dei Doveri dell’Uomo. Giuseppe De Cecco ha descritto la visione del mondo di De Giorgi, il suo punto di vista sulla matematica come scoperta e come invenzione, sul significato della conoscenza e della categoria ad essa superiore che è quella della sapienza. Sul ruolo dell’unità della conoscenza, del legame tra discipline scientifiche come la biologia, la fisica, la matematica e discipline umanistiche come la filosofia, tra la scienza e la fede, ha discusso Ferruccio De Stefano.

Impreziosiscono il volumetto alcuni inediti di De Giorgi: Ennio De Giorgi a Trento il 6.3.1996, discorso tenuto nel corso della riunione presieduta da Mario Miranda, direttore del Centro Internazionale per la Ricerca Matematica, con la partecipazione di J. Nash; I giovani e la matematica, articolo scritto per la rivista “Angolo acuto” rimasto inedito probabilmente perché la rivista cessò le pubblicazioni proprio nell’anno in cui veniva scritto l’articolo, probabilmente il 1979. I giovani e la matematica è riproposto in questo fascicolo.