Il bosone di Higgs

I risultati di tutti gli studi svolti sin dai primi decenni del 1900 portano ad una sostanziale conclusione: ogni cosa nell’universo è composta da blocchi costitutivi elementari chiamati particelle fondamentali. La formalizzazione del modo in cui tali particelle interagiscono e del modo in cui esse obbediscono alle forze della natura si trova nella teoria che prende il nome di Modello Standard.

“Il Modello Standard – scrive Frank Wilczek – riesce a descrivere molto bene la realtà in cui ci troviamo a vivere. Così finiamo per sospettare che l’entità che chiamiamo spazio vuoto sia un tipo strano di superconduttore. Se c’è superconduttività, deve esserci un materiale che conduce. La nostra strana superconduttività si realizza dappertutto, quindi l’impresa richiede un etere materiale che riempie lo spazio. Qual è questo materiale concretamente? Che cos’è che, nel superconduttore cosmico, ha il ruolo che hanno gli elettroni nei superconduttori ordinari?”

Come spesso accade, per evolvere da un livello di conoscenza all’altro bisogna inventare il modo di superare i limiti sensoriali umani. A creature, dotate di occhi molto più potenti dei nostri e capaci quindi di poter distinguere i minuscoli intervalli di tempo ($10^-24$ secondi) e le impercettibili distanze ($10^-14$ centimetri) in cui avviene l’azione di protoni e adroni, lo spazio non apparirebbe affatto vuoto.

“Oltre l’attività spontanea dei campi quantistici – citando ancora Wilczek – lo spazio è riempito da diversi strati di qualcosa di più permanente e sostanziale. Sono eteri in un senso che si avvicina di più a quello originario di Aristotele e Descartes, sono materiali che riempiono lo spazio. In alcuni casi possiamo persino capire di che cosa sono fatti e produrne piccoli campioni. I fisici di solito chiamano questi eteri materiali condensati. Si può dire che essi si condensano spontaneamente dallo spazio vuoto come la rugiada del mattino o una nebbia che avvolge ogni cosa, possono condensarsi dall’aria invisibile e umida. Tra tutti i condensati, quello che comprendiamo meglio consiste di coppie quark-antiquark. Stiamo parlando di particelle reali, oltre le particelle virtuali che vanno e vengono spontaneamente”.

Nel Modello Standard i bosoni W e Z, se valutati nella loro essenza e secondo le equazioni che li definiscono, risultano privi di massa, come il fotone e i gluoni colorati. La realtà, tuttavia, richiede che siano pesanti. I fisici hanno imparato a realizzare l’artificio di far acquisire massa ai bosoni W e Z copiando la natura. Il modello che la natura fornisce per rendere pesanti le particelle che trasmettono una forza è la superconduttività, infatti, in un superconduttore i fotoni diventano pesanti.

I fotoni, come noto, sono perturbazioni in movimento di campi elettrici e magnetici. In un superconduttore, gli elettroni reagiscono vigorosamente ai campi elettrici e magnetici e nel tentativo di ristabilire l’equilibrio finiscono col diventare un freno per il movimento dei campi. Perciò, invece di viaggiare alla tipica velocità della luce, all’interno di un superconduttore i fotoni si muovono più lentamente. E’ come se avessero acquisito inerzia. “Quando si studiano le equazioni, si vede che i fotoni rallentati in un superconduttore obbediscono alle stesse equazioni del moto che sarebbero seguite da particelle con una massa reale. Se ci fosse capitato di essere una forma di vita il cui habitat naturale è un superconduttore, percepiremmo i fotoni come particelle dotate di massa.

Nessuna forma di materia oggi conosciuta ha le proprietà giuste. Quindi in realtà non sappiamo che cosa sia questo nuovo etere materiale. Sappiamo però come si chiama: condensato di Higgs, dal nome del fisico scozzese, Peter Higgs, che è stato il pioniere di alcune di queste idee. La possibilità più semplice è che sia composto da una particella nuova, la cosiddetta particella di Higgs.”

La scoperta del bosone di Higgs fornisce quindi la risposta ad un interrogativo fondamentale. L’esistenza di tale particella consente a tutte le altre particelle fondamentali, dal protone all’elettrone agli altri bosoni, di avere una massa. Senza il bosone di Higgs la materia non esisterebbe e sicuramente non esisterebbe così come la conosciamo noi.

Domenico Signorelli  

Filmografia matematica

Filmografia matematica a cura di Michele T. Mazzucato: un elenco, certo non esaustivo, di film in lingua italiana dove appare una pur qualche connessione con il mondo della matematica. Sono riportati i titoli in ordine alfabetico e i collegamenti alle schede informative dei film.


21 Black Jack (21)

(di Robert Luketic 123’, USA, 2008)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=49846

Studenti del MIT di Boston, dalle spiccate doti matematiche, sbancano i tavoli di Black Jack con un elaborato sistema di conteggio delle carte. Viene esposto e risolto il problema di Monty Hall.

 

21 grammi – Il peso dell’anima (21 Grams)

(di Alejandro Gonzales Inarritu 120’, USA, 2003)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=42968

L’interprete è un professore di matematica che, dopo un incidente, deve confrontarsi con l’idea della morte.

 

A Beautiful Mind
(di Ron Howard 129’, USA,2001)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=41225

http://www.dm.unibo.it/socrates/cinema/abeautifulmind.html

La vita di John Forbes Nash jr., premio Nobel per l’economia nel 1994. Tratto dal libro omonimo di Sylvia Nasar.

 

Alice nel paese delle meraviglie

(di Clyde Geronimi, Wilfred Jackson, Hamilton Luske 75’, USA, 1951)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=5195

Il fantastico mondo di Alice in un cartone animato della Disney. Tratto dal racconto omonimo di Lewis Carroll pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson (1832-1898) del 1871.

 

Amarti a New York (It’s My Turn – A perfect circle)

(di Claudia Weill 87’, USA, 1980)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=15432

Unica scena di matematica all’inizio del film quando viene dimostrato il “lemma del serpente” di algebra superiore.

 

An Invisible Sign (I numeri dell’amore)

(di Marilyn Agrelo 96′, USA, 2010)

http://www.filmtv.it/film/45628/i-numeri-dell-amore

La protagonista, sin da bambina, ha la passione dei numeri che diventa ossessione e il suo lavoro di insegnante di matematica alle elementari. Numeri che adopera per aiutare i suoi piccoli allievi. Tratto dal romanzo An Invisible Sign of My Own (Un segno invisibile e mio) (2001) della scrittrice Aimee Bender.

 

Bianca

(di Nanni Moretti 96’, Italia, 1983)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=14596

Un professore di matematica perfezionista e pieno di fobie. Big (di Penny Marshall 104’, USA, 1988)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=25794

In una scena l’interprete fornisce una lezione di algebra al figlio.

 

Big

(di Penny Marshall 104′, USA, 1988)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=25794

In una scena l’interprete fornisce una lezione di algebra al figlio.

 

Blaise Pascal

(di Roberto Rossellini 131’, Italia, 1974)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=22516

La vita dello scienziato e matematico francese Blaise Pascal (1623-1662).

 

Cane di paglia (Straw dogs)

(di Sam Peckinpah 119’, GB USA, 1971)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=23812

Il matematico protagonista, dopo un episodio di violenza subito dalla moglie, diventa violento come coloro che lo hanno provocato. Tratto dal racconto The Siege of Trencher’s Farm (1969) di Gordon Williams.

 

Cartesius

(di Roberto Rossellini 152, Italia, 1974)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=43777

La vita del filosofo e matematico francese René Descartes (1596-1650). Un film televisivo andato in onda il 20 e il 27 febbraio 1974.

Cielo d’ottobre (October Sky)

(di Joe Johnston 108, USA, 1999)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=36169

Storia vera autobiografica. Razzi e calcoli matematici. Tratto dal romanzo Rochet Boys di Homer H. Hickman Jr.

 

Cielo d’ottobre (October Sky)

(di Joe Johnston 108, USA, 1999)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=36169

http://www.lombardiaspettacolo.com/cinema/ArrivanoIFilm1995-2002/SCHEDE 2000_2001/CIELO D OTTOBRE.pdf

Storia vera autobiografica. Razzi e calcoli matematici. Tratto dal romanzo Rochet Boys di Homer H. Hickman Jr.

 

Contact

(di Robert Zemeckis 150’, USA, 1997)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=33972

La sequenza dei numeri primi è il contatto. Tratto dall’omonimo racconto di Carl Sagan (1934-1996).

 

Dal big Bang ai buchi neri (A brief history of time)

(di Erroll Morris 80’, Giappone GB USA, 1991)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=42831

Documentario biografico sull’astrofisico Stephen W. Hawking.

 

Die Hard – Duri a morire (Die Hard: With a vengeance – Die Hard 3 Simon Says)

(di John McTiernan 130’, Germania USA, 1995)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=30404

Unica scena a connessione matematica è quando gli interpreti, per non far esplodere una bomba, devono cimentarsi in un gioco di due brocche piene d’acqua (una da cinque e l’altra da tre) per ottenerne una di quattro litri. Tratto dal romanzo Nothing Lasts Forever (1979) di Roderick Thorp.

 

Dopo mezzanotte (After Midnight)

(di Davide Ferrario 90’, Italia, 2003)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=43307

Sulla Mole Antonelliana di Torino si accendono ogni sera i primi numeri della successione di Fibonacci. Spunto per una teoria dei rapporti amorosi.

 

Enigma (Das Geheimnis)

(di Michael Apted 117’, GB Germania, 2001)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=40406

http://www.dm.unibo.it/socrates/cinema/enigma.html

Sul congegno di criptatura Enigma dei messaggi dell’esercito tedesco e sul lavoro al Bletchley Park, una villa vittoriana nei pressi di Londra, che dal 1938 fu sede del centro di spionaggio britannico che decriptava tali messaggi con il congegno Bomba.

 

Erasmo il lentigginoso (Dear Brigitte)

(di Henry Koster 100’, USA, 1965)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=21273

Un ragazzino con un enorme talento nei calcoli complessi. Tratto dal romanzo Erasmus with Freckles (1963) di John Haase.

 

Flubber – Un professore tra le nuvole (Flubber)

(di Les Mayfield 97’, USA, 1999)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=35381

Spiegazione della legge di gravitazione e sprazzi vari di simbologia matematica. Ispirato al film The Absent Minded Professor (1961) di Robert Stevenson.

 

Genio per amore (I.Q.)

(di Fred Schepisi 96’, USA, 1994)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=29988

Lei astrofisica e nipote di Einstein lui psicologo fra i suoi esperimenti. Fusione fredda e test sul quoziente intellettivo.

 

Giochi nell’acqua (Downing by Numbers)

(di Peter Greenaway 107’, GB, 1988)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=26615

http://www.apav.it/mat/tempolibero/cinemaematematica/problematichesocieta/giochinellacqua.pdf

http://www.apav.it/mat/tempolibero/cinemaematematica/problematichesocieta/le100%20stelle.pdf  (cento stelle)

http://www.apav.it/mat/tempolibero/cinemaematematica/problematichesocieta/elenco%20numeri.pdf  (cento numeri)

La matematica è presente nella struttura del film le cui scene sono scandite dalla presenza di una bambina che enuncia i nomi di 100 stelle.

 

I misteri del giardino di Compton House (The Draughtsman’s Contract)

(di Peter Greenaway 106’, GB, 1982)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=16640

Da uno dei registi più sensibili al fascino dei numeri. Storia di un disegnatore del Seicento che si scopre vittima di un complotto. Greenaway: “Un uomo che crede nella verità. Disegna case di campagna e giardini, e si vanta dell’esattezza della natura o almeno dell’occhio umano che guarda la natura”. Per disegnare utilizza uno strumento “un reticolo quadrato di filo metallico installato su un cavalletto in modo da poter esser visto con una lente monoculare. L’occhio trasferisce il paesaggio reticolato su un pezzo di carta parimenti grigliata”. La costruzione stessa della storia è geometrica.

 

I signori della truffa (Sneakers)

(di Phil Alden Robinson 127’, USA, 1992)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=30290

In una scena il matematico disquisisce sulla possibilità di trovare velocemente una via di fattorizzazione dei numeri.

 

Jurassic Park (JP)

(di Steven Spielberg 126’, USA, 1993)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=29187

La sola connessione matematica è quando lo studioso si rendeva presto conto che l’idea del parco era irrealizzabile, trattandosi di un sistema con troppe variabili. Tratto dall’omonimo romanzo di Michael Crichton del 1990.

 

Il Cubo (Cube)

(di Vincenzo Natali 90’, Canada, 1997)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=36262

http://www.dm.unibo.it/socrates/cinema/cube.html

http://www.apav.it/mat/tempolibero/cinemaematematica/temiscientifici/cube.pdf

Un complicato sistema meccanico a forma di cubo che solo una studentessa di matematica, fra numeri primi e coordinate cartesiane, riuscirà a risolvere.

 

Il Cubo 2 (Hypercube)

(di Andrzej Sekula 95’, Canada, 2002)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=42302

 

Il Cubo Zero (Cube Zero)

(di Ernie Barbarash 97’, Canada, 2004)

http://www.filmscoop.it/film_al_cinema/cubezero.asp

 

Il giardino delle vergini suicide (The Virgin Suicides – The Lisbon Sisters – Sophia Coppola’s the Virgin Suicides)

(di Sofia Coppola 97’, USA, 1999)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=37382

Il padre è un insegnante di matematica. Tratto dall’omonimo racconto di Jeffrey Eugenides.

 

Il mio piccolo genio (Little Man Tate)

(di Jodie Foster 99’, USA, 1991)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=28584

La trama ruota su di un bambino di sette anni che risolve astrusi problemi matematici.

 

Il piccolo Archimede

(di Gianni Amelio 83’, Italia, 1979)

http://movies.nytimes.com/movie/161142/Little-Archimedes/overview

Un bambino di sette anni con una straordinaria inclinazione alla matematica. Tratto dal racconto Il giovane Archimede di Aldous Leonard Huxley (1894-1963).

 

Il senso di Smilla per la neve (Smilla’s Sense of Snow)

(di Bille August 115’, Germania, 1997) http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=34918 Una glaciologa con una forte sensibilità per la neve e la matematica. Tratto dall’omonimo romanzo di Peter Hoeg del 1992.

 

Il sipario strappato (Torn Curtain)

(di Alfred Hitchcock 130’, USA, 1966) http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=20728

Segreti e scoprire l’entità delle scoperte scientifiche oltre cortina.

 

Il teorema del Delirio – Pi Greco (Pi)

(di Darren Aronofsky 84’, USA, 1998) http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=36639

Il protagonista è un genio matematico autore di nuove teorie riguardanti leggi matematiche in grado di dare una spiegazione all’esistenza umana. Film in bianco e nero.

 

Illuminazione (Iluminacja)

(di Krzysztof Zanussi 91’, Polonia, 1973)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=23348

Uno studente di fisica ferito profondamente dal dramma della morte di un matematico suo amico. Conflitto fra la delusione di quello che credeva essere la certezza della scienza e la ricerca di un significato da dare all’esistenza.

 

L’albero di Antonia (Antonia’s Line)

(di Marleen Gorris 93’, Olanda, 1995)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=30647 Sprazzi connessi alla matematica quando Antonia, in una scena, legge una monografia sulla geometria differenziale.

 

L’amore ha due facce (The Mirror has Two Faces)

(di Barbra Streisand 126’, USA, 1996)

http://www.dm.unibo.it/socrates/cinema/lamorehaduefacce.html

Un docente di matematica imposta il suo matrimonio come un esperimento scientifico.

 

L’elogio di Gaspard Monge fatto da lui stesso (in Gli uomini della scienza)

(di Ansano Giannarelli 163’, Italia, 1970)

http://www.lalimonaia.pisa.it/news/film/html/gaspard.html

La vita del matematico francese Gaspard Monge (1746-1818).

 

L’ultima lezione

(di Fabio Rosi 92’, Italia, 2001)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=40207

Un fatto vero. La misteriosa scomparsa, nella notte del 14 aprile 1987, di Federico Caffé: un insigne economista che nei suoi lavori faceva largo uso della matematica. Filmografia matematica – Michele T. Mazzucato – ottobre 2013 5

 
L’uomo che vide l’infinito (The Man Who Knew Infinity)

(di Matt Brown 108′, Gran Bretagna, 2015)

http://www.cinematografo.it/cinedatabase/film/l-uomo-che-vide-l-infinito/61056

La vita del genio matematico Srinivasa Aiyangar Ramanujan (1887-1920). Basato sul libro di Robert Kanigel del 2003.

L’uomo senza volto (The man without a face)

(di Mel Gibson 116’, USA, 1993)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=29249

Il protagonista, ex docente, vive isolato fra i suoi libri e quadri fornisce lezioni a un ragazzo che deve dare gli esami per entrare all’Accademia Navale. Una lezione verte sulla geometria. Tratto dall’omonimo romanzo di Isabelle Holland.

La formula (The Spanish Prisoner)

(di David Mamet 112’, USA, 1997)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=35724

Una trama che ruota attorno a un innovativo procedimento destinato a produrre ingenti utili.

 

La forza della volontà (Stand and Deliver)

(di Ramòn Menéndez 105’, USA, 1987)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=26930

spirato a un fatto realmente accaduto. Storia di un docente di matematica che riesce a insegnare efficacemente la materia agli scolari di un povero quartiere periferico.

 

La signora ammazzatutti (Serial Mom)

(di Johns Waters 88’, USA, 1994)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=30063

Un docente vittima delle lamentele dei genitori.

 

La struttura di cristallo (Struktura Krysztalu)

(di Krzysztof Zanussi 77’, Polonia, 1969)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=23347

Due amici fisici si ritrovano dopo anni di assenza. Uno dei due è un entusiasta della scienza mentre l’altro, nella quiete della famiglia, trova una ragione di vita e di intima felicità nella contemplazione della natura e nella riflessione rinunciando a una brillante carriera scientifica.

 

Moebius (di Gustavo R. Mosquera 91’, Argentina, 1996) http://www.dm.unibo.it/socrates/cinema/moebius.html  http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=36783

La scomparsa di un convoglio nella metropolitana di Buenos Aires alla cui base c’è l’anello di Moebius. Tratto dal racconto A Subway Named Moebius (1950) di Armin Joseph Deutsch (1918-1969).

 

Morte di un matematico napoletano

(di Mario Martone 108’, Italia, 1992)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=26436

Viene raccontata l’ultima settimana di vita del matematico Renato Caccioppoli (1904-1959).

 

Nirvana

(di Gabriele Salvatores 111’, Italia, 1997)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=34846

Videogame e reti informatiche.

 

Non avrai altro Dio fuori di me (in Decalogo)

(di Krzysztof Kieslowski 55’, Polonia, 1988-89)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=26630

Un professore universitario, fidandosi dei calcoli matematici che assicurano la solidità della lastra di ghiaccio, permette al figlio di pattinare sul laghetto vicino a casa. Il ghiaccio però non regge il peso del bambino.

 

Non ho tempo

(di Ansano Giannarelli 105’, Italia, 1973)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=19875

http://www.dm.unibo.it/socrates/cinema/nonhotempo.html

La breve vita del matematico francese Évariste Galois (1811-1832).

Oxford Murders – Teorema di un delitto

(di Álex de la Iglesia – Alejandro de la Iglesia Mendoza – 108’, Spagna Francia, 2008)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=49844

Una serie di delitti indagati da un professore di logica e da un suo studente. Tratto dal romanzo Crìmenes Imperceptibles (in italiano La serie di Oxford) di Guillermo Martinéz del 2003.

 

Paperino nel mondo della matemagica (Donald Duck in the Land of Mathmagic)

(di Hamilton Luske 26’, USA, 1959)

http://www.uop-perg.unipa.it/master_sito/lavori_vari_corsiste/Paperino_e_la%20matemagica.pdf

Un documentario didattico in cartone animato con finalità educative.

 

Presunto innocente (Presumed Innocent)

(di Alan J. Pakula 128’, USA, 1990)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=26481

Studentessa frustrata nonché moglie del “procuratore” Harrison Ford. Tratto dal romanzo di Scott Turow del 1987.

 

Proof – La prova

(di John Madden 100’, USA, 2005)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=46050

L’interprete è la figlia di un matematico geniale, affetto da una malattia mentale, da cui ha ereditato il genio per i calcoli. Un giovane studente del padre scopre fra le carte del matematico un’importante teoria dei numeri che la figlia sostiene essere sua.

 

The bank – Il nemico pubblico n. 1

(di Robert Connelly 103’, Australia Italia, 2001)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=41131

http://www.dm.unibo.it/socrates/cinema/thebank.html

Il protagonista, un matematico, usa la teoria dei punti fissi e della geometria frattale per mettere in crisi il sistema bancario.

 

The Imitation Game

(di Morten Tyldum113′, USA, 2014)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=57749

Trasposizione cinematografica della biografia di Alan Mathison Turing (1912-1954) tratta dal libro, ora intitolato, Alan Turing. Storia di un enigma di Andrew Hodges.

 

U-571

(di Jonathan Mostow 115’, Francia USA, 2000)

http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=37172

Il recupero di un particolare dispositivo di decodificazione di messaggi tedeschi, Enigma, da parte della Marina Reale Britannica. Tratto da una storia vera.

 

Una pura formalità

(di Giuseppe Tornatore 108’, Italia, 1994)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=29834

Nel film il protagonista Onoff, scrittore in crisi d’ispirazione e accusato di omicidio, in cella dice “…due rette parallele non si incontrano mai. Tuttavia, è possibile immaginare l’esistenza di un punto così lontano nello spazio, ma così lontano nell’infinito, da poter credere e ammettere che le due rette vi si incontrino. Ecco! Chiameremo quel punto, punto improprio.” Un preludio alla geometria non euclidea:

http://progettomatematica.dm.unibo.it/NonEuclidea/File/la%20questione%20delle%20rette%20parallele.htm

 

Will Hunting – Genio ribelle (Good Will Hunting)

(di Gus Van Sant 126’, USA, 1997)

http://www.scanner.it/cinema/willhunting2225.php

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=35382

Racconta di un ragazzo, addetto alle pulizie nel Massachussetts Institute of Technology, con innato talento per la matematica.

 

Wittgenstein

(di Derek Jarman 75’, GB, 1992)

http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=29258

La vita del filososfo/matematico austriaco Ludwig Wittgenstein (1889-1951).


 

American Mathematical Society Reviews
http://www.ams.org/ams/reviews.html

Banca dati del cinema mondiale http://www.cinematografo.it/Banca_dati/00000059.html

Cinema, matematica e scienza di Annamaria Viceconte http://www.apav.it/mat/tempolibero/cinemaematematica/cinemamatscie.htm

Dimensions di Etienne Ghys & Aurélien Alvarez
http://www.dimensions-math.org/Dim_fr.htm

Gli scacchi nel cinema
http://www.chess-in-the-cinema.de/

I documentari matematici di Michele Emmer http://www.mat.uniroma1.it/people/emmer/

La serie televisiva Numb3rs
http://www.epguides.com/NUMB3RS/

Matematica e… il fascino dei numeri a cura di Claudia Zacchi, Maria Luisa Rinaldi, Simona Brighetti e Gianfranco Agnello http://www.bibliotecasalaborsa.it/content/percorsi/matematica.html

Mathematical fictions di Alex Kasman
http://kasmana.people.cofc.edu/MATHFICT/

The Math in the Movies Page di Arnold G. Reinhold http://world.std.com/~reinhold/mathmovies.html

 

Ada Lovelace day

Il 15 ottobre 2013 è stato ribattezzato “Ada Lovelace Day” non solo in onore della matematica inglese, ma anche per ricordare tutte le donne che nei secoli hanno dato un contributo significativo alla scienza e alla tecnologica. Ma chi era Ada Lovelace? Augusta Ada Byron nacque il 10 dicembre del 1815, dal poeta Lord Byron e dalla matematica Anne Isabella Milbanke. I due si separarono subito dopo la nascita della figlia e, nonostante le usanze dell’epoca, la bambina venne affidata alla madre: Ada non incontrò mai il padre. La madre la educò allo studio della scienza e della matematica, forse proprio per allontanarla dalla poesia, amata dal padre. Ada cominciò i suoi studi dedicandosi alla logica e Mary Somerville, matematica britannica, incoraggerà la sua passione insieme ad Augustus de Morgan, suo precettore.

Alla giovane età di 18 anni, un’età che le consentiva di prendere parte ai divertimenti di Londra, Ada cominciò a frequentare la corte, partecipando a ricevimenti e intrattenendo amicizie importanti: conobbe Charles Dickens e Charles Babbage, l’inventore della Macchina Analitica. Il rapporto con quest’ultimo è costituito da una fitta corrispondenza, prevalentemente di carattere scientifico, nel corso della quale lui, colpito dalla perspicacia della giovane, la chiamò affettuosamente “Incantatrice dei Numeri”.

Proprio l’anno del loro incontro, il 1833, Babbage – dopo aver lavorato a lungo al progetto di una “macchina differenziale” – ripartì da uno dei principi cardine dell’economia, ovvero dalla divisione del lavoro, per realizzare una macchina che doveva avere un utilizzo universale e, proprio come gli attuali computer, una memoria e un’unità di elaborazione. In altre parole, doveva essere in grado di inferire una conclusione a partire da delle premesse, facendo dei veri e propri ragionamenti.

Purtroppo, la macchina non fu realizzata poiché il governo britannico si rifiutò di concedere ulteriori finanziamenti e il suo progetto venne realizzato solo nel 1991, per il Science Museum di Londra, sulla base dei disegni originali.

Ada si appassionò subito al progetto di Babbage, fu folgorata dalle sue idee innovative: vi lavorò dal 1833 al 1842, mentre nel frattempo sposò anche William King, conte di Lovelace, da cui ebbe tre figli. Il conte diede un grande supporto alle ricerche di Ada.

Dal 1842 al 1843, Ada si dedicò alla traduzione dal francese all’inglese delle teorie di sviluppo proposte da Luigi Federico Menabrea, con cui Babbage si era incontrato a Torino nel 1840: l’italiano aveva proposto interessanti modifiche, portando la macchina di Babbage a divenire molto simile alla macchina di Touring.

Traducendo l’articolo, Ada Lovelace aggiunse delle note personali lunghissime e tra di esse si può riconoscere il primo programma della storia, l’algoritmo dei numeri di Bernoulli.

Questo algoritmo è la dimostrazione che Ada anticipò molti aspetti dell’informatica e il suo apporto non fu solo matematico: ebbe la lungimiranza di capire che la macchina di Babbage avrebbe potuto rivoluzionare la vita dell’uomo e il suo approccio alla scienza.

Morì giovanissima, a 36 anni, per un tumore all’utero. Venne dimenticata per anni e solo recentemente si è compreso il suo importante ruolo nello sviluppo dell’informatica, tanto che un linguaggio di programmazione, progettato dal Ministero della Difesa degli Stati Uniti, fu a lei dedicato: pubblicato nel 1983, il linguaggio ha codice MIL-STD 1815A, dove 1815 indica l’anno di nascita di Ada. ADA, il linguaggio, fu preciso e affidabile in situazioni di guerra e, dal 1987, ebbe applicazione anche in situazioni civili.  

Reintegrato il bonus maturità: i ripescati potranno immatricolarsi in sovrannumero

Sabato 26 Ottobre, la VII Commissione Cultura della Camera ha approvato l’emendamento che ripristina il bonus maturità, esclusivamente per i test d’ammissione di quest’anno. Ciò significa che gli studenti che hanno sostenuto le selezioni per entrare in una facoltà ad accesso programmato dovranno ricalcolare il loro punteggio in graduatoria aggiungendo a quello ottenuto nei test il pacchetto di punti extra (da 1 a 10), legato al voto di maturità.

Graduatorie da rifare? Niente affatto. Sono infatti oltre 2.000 gli studenti che con il reintegro del bonus maturità hanno scalato le graduatorie nazionali per l’assegnazione dei posti nelle facoltà a numero chiuso. A tutti è stata concessa la possibilità di immatricolarsi in sovrannumero presso l’ateneo spettante secondo «il punteggio complessivo ottenuto e l’ordine di preferenza delle sedi indicate». A chi si è già iscritto ad un altro corso di laurea, sarà concesso di immatricolarsi l’anno prossimo, sempre in sovrannumero e fuori da qualsiasi graduatoria.

Nonostante la soddisfazione di tutte le parti politiche nei confronti del provvedimento, che secondo il presidente della Commissione, l’on. Galan, ferreo sostenitore del reintegro del bonus, può essere considerato come «la reintroduzione di un diritto negato ai giovani per errore», le polemiche non si placano.

I test d’ammissione 2013 per le facoltà a numero chiuso sono al centro di una bufera che non accenna a finire. E se il ricorso del Codacons era già pronto a fine agosto, prima che le prove si svolgessero, dopo la temporanea sospensione del bonus maturità e le presunte irregolarità avvenute durante lo svolgimento dei test, i ricorsi al Tar si sono moltiplicati.

Il sistema del numero chiuso sta cedendo colpo dopo colpo. Qualora i ricorsi venissero tutti respinti, resta infatti ferma e forte la voce della maggioranza degli studenti universitari che chiede da anni l’abolizione del numero chiuso.

“La verità è che è una prova viziata e che l’emendamento non basta a riparare a tutti i danni fatti; sono migliaia, infatti, gli studenti che consci di non avere il bonus non hanno svolto il test come potevano e dovevano”. Per questo l’Udu sta valutando l’opportunità di riaprire le adesioni per il maxiricorso al Tar del Lazio: «L’obiettivo sarà solo uno: la sospensione del numero chiuso per quest’anno accademico».

Serena De Domenico  

I numeri e i difetti di giudizio

Neanche i numeri riescono a mantenere la propria neutra oggettività di fronte alla componente emotiva del nostro vivere che altera e distorce le percezioni della realtà. Cosa c’è di più chiaro, sicuro ed inequivocabile di un numero? Eppure, non è così! Una volta usciti dal rigoroso contesto che si materializza nell’atto di lavorare con una penna e un foglio a quadretti, il risultato di logica e raziocinio viene ammantato dai filtri delle suggestioni che ne stravolgono l’essenza.

Non ha importanza quanto preciso possa essere il responso di Excel, una volta spento il computer, dinanzi alla decisione da prendere, le persone si abbandonano ad un’incontrollabile irrazionalità che nella maggior parte dei casi porta all’errore.

Le tortuose vie che conducono alle scelte e alle decisioni manifestano caratteristiche così eclatanti da aver incuriosito specialisti del mondo della psicologia cognitiva, delle neuroscienze e dell’economia sperimentale.

Sono tanti i nomi illustri che hanno brillantemente studiato e analizzato quest’inclinazione all’errore e al bizzarro, ma molto probabilmente Daniel Kahneman rappresenta il personaggio di spicco di questa autorevole schiera. Con i suoi test astuti e ben ideati, il premio Nobel per l’economia, mette a nudo tutta una serie di cattive procedure mentali che le persone seguono nel momento in cui devono fare delle valutazioni. Dagli esperimenti eseguiti, emerge che i fattori di irrazionalità non sono collegati soltanto a scelte di tipo economico, dove, effettivamente, il rischio di rimetterci dei soldi potrebbe condizionare la lucidità dell’interessato; non c’è irrazionalità soltanto nei casi in cui da una decisione potrebbero scaturire conseguenze importanti per la salute o addirittura per la sopravvivenza di persone (poche o tante che siano). I risultati di Kahneman affermano che l’irrazionalità permea tutti gli ambiti della nostra vita, dalle questioni più insignificanti a quelle più rilevanti.

I test somministrati ai campioni scelti portano a concludere che gli errori che si commettono hanno addirittura una loro beffarda sistematicità. Insomma, gli errori si compiono con metodo e regolarità. Il calcolo delle probabilità non sembra giocare alcun ruolo di supporto per chi deve prendere decisioni. Quest’ultimo fatto non riguarda soltanto chi non ha le conoscenze per potersene avvalere, ma anche chi, pur avendo un livello alto d’istruzione e avendo specificatamente studiato materie concernenti la probabilità e i modelli di supporto alle decisioni, non riesce tuttavia a districarsi con lucidità e con capacità di giudizio.

Alcuni dei difetti che emergono da questi studi sono ben noti. La pigrizia, che scoraggia ogni tipo di intraprendenza ad approfondire meglio e con maggiore scrupolo la questione da valutare; la sopravvalutazione delle proprie conoscenze e competenze; il conservatorismo, che impedisce di modificare i propri punti di vista nel timore di mettere in discussione le certezze (certezze???) ormai consolidate; l’incessante ricerca del piacere e la necessaria fuga dal dolore, caratteristiche fondamentali della personalità che fanno cogliere in maniera enormemente diversa la percezione di guadagno e la percezione di perdita; l’incapacità di rimanere lucidi di fronte a elementi di disturbo e di concentrarsi sul nocciolo della questione (a volte basta soltanto presentare la questione in modo diverso, incorniciandola in un contesto leggermente differente, per ribaltare il criterio di scelta).

Alla luce dei risultati, sembra addirittura venir meno anche un caposaldo della teoria economica, cioè il desiderio di conseguimento della massima utilità. Di fronte a decisioni di tipo monetario, più che alla sostanza dei fatti, si bada al compiacimento di logiche incomprensibili che, a dispetto di valore reale e valore nominale, perseguono obiettivi penalizzanti, ma evidentemente non percepiti come tali dai diretti interessati.

La legge dei grandi numeri perde completamente la sua validità e cede il posto ad un criterio di giudizio superficiale che, senza badare alla penuria di dati a disposizione, porta a generalizzazioni ingiustificabili persino in termini intuitivi e del tutto strampalati in termini assiomatici. Ciò nonostante, questo è l’atteggiamento che trova via preferenziale dell’inferenza quotidiana.

Se qualcuno, nel leggere questo articolo, pensa di essere immune a questi errori di valutazione e di appartenere ad una categoria di persone più attente e scrupolose, devo purtroppo deludere tale convinzione poiché gli studi citati denunciano che ad incorrere negli stessi inganni sono anche persone che meritano l’appellativo di esperti.

Di fronte a questo scenario, è naturale domandarsi come sia possibile essere così pericolosamente ostaggio dell’emotività. Mi viene in mente un celebre riferimento che rappresenta da lungo tempo una sorta di guida verso un ottimale percorso didattico. Si tratta della relazione di Giosuè Carducci e Francesco Rossetti a conclusione di un’ispezione effettuata in un liceo di Arezzo nel 1877. Il contenuto di questa relazione riguarda gli obiettivi che deve perseguire l’insegnamento della matematica negli studi secondari. In tale occasione veniva suggerito di proporre con convinzione lo studio dei testi di Euclide, non tanto allo scopo di formare matematici propriamente detti, ma piuttosto di preparare menti che, dallo studio dei libri di Euclide, escano più disciplinate e rafforzate.

Viene da chiedersi che ne è stato dell’addestramento alla disciplina e al ragionamento perpetrato sui banchi di scuola, dato che gli studi di Kahneman presentano risultati che vanno in direzione completamente opposta a quel tipo di conferma. Forse il ricorso a logica e rigore analitico incoraggiato dallo studio della matematica finisce nel momento stesso in cui finisce la specifica attività di studio? Forse la pratica del ferreo raziocinio matematico non ha nulla a che vedere con le capacità di valutazione richieste dalla quotidianità, per la cui comprensione c’è bisogno di schemi valutativi completamente diversi?

Domenico Signorelli  

Problema 4.2: Revised Earned Value Method

Per risolvere il problema di effettuare le proiezioni a finire nei tempi e per valutare l’efficenza nei tempi di un progetto completato è necessario cambiare leggermente la prospettiva rispetto al tradizionale Earned Value Method applicato nel Problema 4.1. Invece di ragionare su avanzamento fisico previsto (Budget) ed avanzamento fisico effettivo (Earned) è opportuno considerare la velocità di avanzamento prevista e la velocità di avanzamento effettiva del progetto o del work pack.

In questo modo sarà possibile ottenere delle proiezioni a finire nei tempi per i progetti in corso e degli indicatori di Time Performance significativi (maggiori, minori od uguali ad uno) per i progetti/pacchetti di lavoro completati. In questa nuova ottica si avrà:

Time Performances Indexes = Velocità Av. Realizzato / Velocità Av. Previsto.

1) Time Perf. Index (TPI) = (E/T) / (B/T) = E/B = SPI = Schedule Perf. Index (SPI)

2) Predicted Time Index (PTI) = (BAC – E)/(AC -T) / (BAC – B)/(BC – T)

3) Total Time Index (TTI) = (BAC/AC) / (BAC/BC) = BC / AC

Con riferimento al precedente progetto, descritto nel problema 4.1, Calcolare i Time Performances Indexes.

La soluzione alla pagina seguente

Concorsi per laureati in Matematica e Fisica

Abbiamo raccolto gli avvisi per i bandi di concorso dedicati ai laureati in Matematica e Fisica. Alcuni bandi scadono già nel mese di Novembre, il consiglio per chi fosse interessato ad intraprendere la carriera di ricercatore e partecipare ad uno dei concorsi elencati è di candidarsi il prima possibile e dedicarsi quanto prima alla preparazione del medesimo.

1 POSTO DA RICERCATORE PRESSO L’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA L’Università «Alma Mater Studiorum» di Bologna ha indetto un concorso per la procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato tipo a) – settore concorsuale 02/A1 – Fisica sperimentale delle interazioni fondamentali – per il settore scientifico-disciplinare FIS/01 – Fisica sperimentale. SCADENZA: 7-11-2013 FONTE: Gazzetta n.80 del 08/10/2013

1 POSTO DA RICERCATORE PRESSO L’UNIVERSITÀ GUIDO CARLI DI ROMA La «Libera Università internazionale degli studi sociali Guido Carli» ha indetto un concorso per la valutazione comparativa per il conferimento di un contratto di diritto privato di lavoro subordinato per ricercatore a tempo determinato per il settore concorsuale 13/D4 – Metodi matematici dell’economia e delle scienze attuariali e finanziarie – settore scientifico-disciplinare SECS-S/06 – Metodi matematici dell’economia e delle scienze attuariali e finanziarie. SCADENZA: 7-11-2013 FONTE: Gazzetta n.80 del 08/10/2013 Concorsi per i laureati in Fisica

1 POSTO DI RICERCATORE PRESSO IL POLITECNICO DI MILANO Il Politecnico di Milano ha indetto la selezione per un posto di ricercatore a tempo determinato per il dipartimento di Fisica, ai sensi dell’art. 24, comma 3, lettera a (junior) della legge 240/2010 . SCADENZA: 21-12-2013 FONTE: Gazzetta n.84 del 22/10/2013

1 POSTO DI TECNOLOGO PRESSO L’ISTITUTO DI ASTROFISICA L’ Istituto Nazionale di Astrofisica ha pubblicato l’avviso relativo all’indizione di un concorso pubblico nazionale, per titoli ed esami, a quattro posti di tecnologo – III livello – con contratto di lavoro a tempo determinato, nell’ambito del progetto di ricerca ASDC, presso l’Osservatorio Astronomico di Roma. SCADENZA: 18-11-2013 FONTE: Gazzetta n.83 del 18/10/2013

2 POSTI DI RICERCATORE PRESSO L’ISTITUTO DI ASTROFISICA L’ Istituto Nazionale di Astrofisica ha pubblicato l’avviso relativo all’indizione concorso pubblico nazionale, per titoli ed esami, a due posti di ricercatore – III livello – con contratto di lavoro a tempo determinato, nell’ambito del progetto di ricerca Astrodeep, presso l’Osservatorio Astronomico di Roma. SCADENZA: 18-11-2013 FONTE: Gazzetta n.83 del 18/10/2013  

Primo quadrante: misurare la capacità di lavoro aerobico

Contare i battiti del cuore ogni minuto è abbastanza facile. Più difficile è misurare senza attrezzature l’aria che entra ed esce. Un uomo normale (75 kg) a riposo fa entrare e uscire un volume di aria di 500 ml dai suoi polmoni per tredici, quindici volte il minuto (Fr = 15 min-1) per un totale dunque di 7500 ml.

L’aria è composta per il 21% circa di ossigeno e per il 79% di azoto molecolare (N2), il resto contiene tracce di altri gas. Quando l’aria esce dal torace, la percentuale di ossigeno è scesa al 16% circa. Con un calcolo grossolano si stima che O2 in ingresso meno O2 in uscita è uguale a 1575 – 1200 = 375 ml circa, che corrisponde all’ossigeno “consumato” nel corpo umano a riposo.

Un gas in queste condizioni, espirato alla bocca del paziente (37C°, tensione di vapor acqueo 47 mmhg e 1 atm) è descritto come in condizioni BTPS (Body Temperature Pressure Setc), è la scritta che si trova all’uscita dello spirometro. Le condizioni ATPS descrivono invece le condizioni ambientali, per esempio, aria ambiente a 21 gradi, tensione di vapore, etc.

Diciamo subito, e ci sarà utile in seguito, che per sommare e sottrarre gas bisogna riportarli tutti in condizioni di 0°C, e condizioni di secchezza, (assenza i vapore, Condizioni Standard o STPD ). Non è difficile; ci sono formule apposite, ma riportare in unità di misura corrette serve al vecchio concetto di “non sommare mele con pere”, approfondiremo!

A scopo di comprensione possiamo procedere comunque con il grafico; i 375 ml consumati già trovati e standard, corrispondono a 5 ml / kg / min-1 circa.

Altre misurazioni a 80 e 100 battiti daranno rispettivamente valori “in linea” o come direbbe un esperto di statistica, “con una correlazione molto prossima a uno”, fino al raggiungimento della soglia anaerobica, così che troviamo un pò meno di 20 ml / kg / min-1 alla frequenza di 100 battiti al minuto e 30ml O2 consumati alla frequenza di 130 battiti al minuto.

Tutto qua? No, ne discendono applicazioni e previsioni difficili da immaginar, basta tirare fuori un po’ di fantasia! Vi sono diversi sistemi per calcolare il valore di Y cercato; io vi propongo questo.

Sul diagramma calcoliamo l’inclinazione della retta:

$(30-5)/(130-60)$ = circa 0,357 (ovvero il 35%)

Con questa pendenza sostituiamo le coordinate di uno dei punti della retta nella formula generale della retta y=mx+p

$5 = 0,357 * 60+ q$

Da cui $q = 5 – 21,42 = – 16,42$

 

Quella rappresentata (non perfettamente retta) è la retta ricavata dall’equazione sopra e corrispondente a quella messa in evidenza nel primo quadrante che intercetta l’asse y nel punto -17 (circa). I valori da 60 a 130 sono sperimentali, quelli successivi sono i valori teorici che cerchiamo.

Quindi se voglio vedere quello che succederebbe alla frequenza massima teorica di 180 battiti al minuto (ma senza raggiungerla effettivamente) troverei che il massimo consumo di ossigeno dell’atleta in questione è $Y= 180 *0,357-16,42$ che fa 48 ml circa di ossigeno consumato. Si scrive $VO_2 max = 48$.

L’atleta sul grafico è evidentemente un ventenne perché la sua Frequenza Cardiaca Massima è stimata dall’esaminatore circa 180.

Lo scopo della ricerca è stato di misurare, a bassi livelli d’impegno muscolare, cosa farebbe quell’atleta se potesse raggiungere le massima condizione di allenamento e resa tecnica. Si stabilisce ora se e su che basi deve modificare i suo allenamento.

La dotazione aerobica è genetica, la produzione di energia secondo Mitchell viene ereditata per via materna; l’allenamento e la tecnica incidono per oltre il 30% .

In pratica è prudente, se non necessario, non arrivare a frequenze cardiache massimali perché andando avanti con l’età vi possono essere placche aterosclerotiche nelle coronarie (arterie del cuore). Aumentando quindi la frequenza di ossigenazione possono sorgere pericoli di aritmie e infarti, e potrebbero sopraggiungere a livelli più bassi di frequenza crdiaca.

Comunque quanti più punti di correlazione stabilirete tra polso e respiro sotto la soglia aerobica tanto più la vostra retta sarà rappresentativa. Siamo pronti per un altro salto!

Breve introduzione a Matlab

MATLAB è uno dei più diffusi software di calcolo. La prima versione fu creata alla fine degli anni ’70 da Cleve Moler, il presidente del dipartimento di scienze informatiche dell’Università del Nuovo Messico, ed era destinata principalmente alla gestione di matrici. Si diffuse rapidamente nelle università e venne apprezzato soprattutto dai matematici applicati. In seguito, Moler, insieme a Jack Little (il quale riconobbe il potenziale commerciale di tale programma) e Steve Bangert, riscrisse il MATLAB nel linguaggio di programmazione C e fondò la società MathWorks, nel 1984, per proseguirne lo sviluppo. Il software è ormai giunto alla sua ottava versione, denominata R2012b, e possiede capacità che superano di gran lunga quelle della versione originale. Le sue principali funzionalità sono:

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Test sulla teoria degli insiemi

Test di matematica per il primo anno della scuola secondaria di secondo grado: teoria elementare degli insiemi, operazioni con gli insiemi, unione, intersezione, complementare, sottoinsieme, problemi con gli insiemi. Test per esercitarsi e verificare le conoscenze e competenze.

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TEORIA ELEMENTARE DEGLI INSIEMI



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Indagine CENSINS 2013/2014: la classifica delle università italiane

Il Censis ha reso nota la classifica 2013-2014 degli Atenei Italiani. Rispetto agli anni scorsi non sono stati rivelati grandi cambiamenti, ancora una volta le università in cima alla classifica sono quelle del Nord Italia e i centri universitari delle città medie e piccole si riconfermano in posizioni superiori rispetto a quelli dei grandi atenei.

I parametri su cui si basa la classifica sono molteplici e si riferiscono a numerosi aspetti dell’assetto formativo dei vari atenei italiani: infrastrutture, internazionalizzazione, risorse per il diritto allo studio, utilizzo di risorse digitali, ecc… Inoltre l’analisi tiene conto del numero degli iscritti alle singole università, suddivise in piccole, medie, grandi, mega, e politecnici.

Il primato tra le grandi, ovvero tra quelle con una media di iscritti compresa tra i 20mila e i 40mila, lo ottiene Pavia. Al primo posto delle medie troviamo invece Siena, e tra le piccole Camerino.

Bologna, con oltre 40 mila iscritti, si mantiene stabile in cima alla classifica delle mega-università.

Tra i politecnici, invece abbiamo un cambio al vertice. Milano batte Torino, che scivola al secondo posto.

Brutte notizie per chi è iscritto o ha intenzione di iscriversi in uno degli atenei napoletani, presenti agli ultimi posti in numerose categorie. La Napoli II è la ultima tra le università grandi, la Napoli Parthenope con una media di 66 punti chiude la classifica degli atenei medi, la Federico II si attesta ultima tra le mega, e L’Orientale e si piazza undicesima, dietro l’Università di Reggio Calabria, tra le piccole.

L’ultimo posto tra i quattro politecnici in classifica va invece a quello di Bari.

Nonostante i picchi di eccellenza, l’Università italiana nel suo complesso deve fare passi da giganti per allinearsi agli standard europei e uniformare il divario tra atenei nel Nord e quelli del Sud.

Gli studenti italiani aspettano da anni risposte, e quello 2013, ancora una volta, sarà un autunno caldo, incendiato da manifestazioni e occupazioni. Per maggiori info sulla classifica 2013-2014 degli atenei consultare il sito del Censis.

Serena De Domenico  

Poincaré, Berry e i limiti delle previsioni

Poincaré fu il primo matematico a sollevare il problema sulle reali possibilità di previsione e a palesare i limiti fondamentali delle equazioni a nostra disposizione. Con l’introduzione delle così dette non linearità, cioè le leggere variazioni che in un sistema possono provocare anche enormi conseguenze, gettò le basi concettuali di ciò che successivamente prese il nome di “Teoria del caos”.

Man mano che si cerca di fare un tentativo di previsione sul futuro, c’è bisogno di una precisione crescente sulle dinamiche del processo che si sta analizzando. Il problema è che per avvicinarsi alla precisione necessaria bisognerebbe conoscere il passato di quel sistema con infinita accuratezza. Poincarè si servì di un esempio molto semplice per dimostrare quanto sia difficile raggiungere adeguati livelli di esattezza, il suo modello è noto come “problema dei tre corpi”.

Il grande matematico suggerisce di immaginare un sistema solare, costituito soltanto da due pianeti, in cui nient’altro possa in alcun modo interferire. In tali circostanze, prevedere con grande precisione il comportamento dei due pianeti, è cosa semplice. Si provi ad inserire, in questa situazione di evidente stabilità, un terzo corpo, anche molto piccolo, ad esempio una cometa. Inizialmente il terzo corpo non causerà alcuno spostamento e non avrà alcun impatto. In seguito, col passare del tempo, i suoi effetti sugli altri due corpi potrebbero diventare determinanti. Piccole differenze nella posizione di un corpo relativamente piccolo, potrebbero stravolgere il futuro di pianeti giganteschi. E’ chiaro che, aggiungendo altri corpi a quel sistema ideale, otterremmo come risultato un meccanismo molto più complesso che mette in crisi le nostre velleità previsionali. All’aumentare del numero di corpi nel sistema, diminuisce la possibilità di previsione, esattamente quello che succede nella nostra realtà che contiene molto più di tre corpi.

Un altro contributo alla tesi dell’impossibilità di previsione proviene dal matematico Michael Berry, secondo cui, se si conosce una serie di parametri riguardanti una palla ferma su un tavolo da biliardo, calcolando la resistenza del tavolo e valutando la forza dell’impatto, è abbastanza semplice prevedere che cosa succederà al primo urto con un’altra palla. Il secondo urto è già più complicato, tuttavia è possibile fare previsioni con un buon grado di certezza anche se è richiesta maggiore precisione nell’analisi dello stato iniziale ed è necessaria maggiore attenzione. Quando, dopo una serie di urti, si arriva a valutare il nono impatto, risulta addirittura necessario prendere in considerazione la forza gravitazionale di un’eventuale persona in piedi di fianco al tavolo; nei suoi calcoli, Berry utilizza un peso di poco inferiore a settanta chilogrammi. Se volessimo calcolare il cinquantaseiesimo impatto, sarebbe necessario considerare ogni singola particella elementare dell’universo! Secondo Berry, nei calcoli deve rientrare anche un eventuale elettrone posizionato ai limiti dell’universo che dista miliardi di anni luce da noi, poiché, anch’esso, esercita un effetto significativo sul risultato.

A questo punto per prevedere il movimento di una palla su un tavolo da biliardo è necessario conoscere la dinamica dell’intero universo, compreso ogni atomo. Poincaré affermò che in situazioni simili è possibile ragionare solo in modo qualitativo: alcune proprietà del sistema possono essere discusse ma non calcolate. Possiamo essere rigorosi quanto vogliamo in termini di pensiero e ragionamento, ma non possiamo usare i numeri. La complessità che emerge dalle considerazioni appena fatte mina le pretese delle equazioni deterministiche. Se quanto detto risulta vero per le scienze naturali, i cui elementi costitutivi sono corpi inanimati, allora risulterà ancor più vero negli ambiti economici e sociali, cioè laddove oggetto di studio sono gli individui con la loro emotività e la loro irrazionalità.

Può un modello matematico essere realmente predittivo nel momento in cui lo si applica alle scienze sociali?

Gli scettici, ovviamente, sostengono di no. Dal loro punto di vista, il determinismo numerico è inadeguato a modellare una realtà la cui caratteristica fondamentale è il libero arbitrio. I grandi (e a maggior ragione i piccoli…) stravolgimenti economici, politici e sociali sembrano arrivare ogni volta in maniera del tutto inaspettata e imprevista.

Il crollo dei mercati e il conseguente disorientamento, confermano in maniera inequivocabile una sola verità: eravamo impreparati! Quando si cerca di analizzare un fenomeno, nel collocare i dati a disposizione in un piano cartesiano, si punta all’individuazione di una regolarità, di un trend, che consenta di prevedere quale potrà essere il naturale evolversi della situazione. Trascurando quei pochi e isolati valori che si allontanano in modo netto dalla tendenza generale, si può arrivare a concludere che la rappresentazione grafica del fenomeno possa essere una retta, una parabola ecc.

Uno dei primi errori che si commettono in questi casi è la precipitosa propensione a giungere a delle conclusioni che, in realtà, si basano solo sull’analisi di una parte e non del tutto. In altre parole, i punti distribuiti sul piano cartesiano, per ampi tratti, potrebbero benissimo raffigurare una retta, ma se quella retta la si osserva in un’ottica più ampia potrebbe benissimo essere soltanto un segmento di una figura più complessa, quale ad esempio una parabola. Se lo spazio di osservazione non è sufficientemente esteso, si correrebbe persino il rischio di confondere un andamento cosinusoidale con una parabola avente concavità verso il basso e vertice sull’asse delle ordinate poiché, nel primo quadrante del piano, sono praticamente indistinguibili.

Inoltre, quei punti isolati, che sembrano essere soltanto delle insignificanti aberrazioni dal trend fondamentale, potrebbero essere invece le non linearità di cui parlava Poincarè e avere, alla lunga, effetti sconvolgenti.

Domenico Signorelli

Calcolo delle radici

Scopo di queste pagine è quello di descrivere alcuni metodi pratici per il calcolo delle radici,compresi alcuni metodi insoliti. Particolare attenzione è posta a quei metodi che richiedono soltanto l’utilizzo delle quattro operazioni elementari. Per i più curiosi, nell’appendice troverete alcune notizie e curiosità.

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Con opportuni strumenti un poema diventa scienza

La differenza sostanziale che c’è tra l’atomismo di Democrito e quello di Newton è che quest’ultimo contiene una precisa descrizione della forza che agisce tra le particelle materiali: si tratta di una forza che dipende solo dalle masse e dalla reciproca distanza tra le particelle.

A fare la differenza tra una teoria apparentemente bizzarra che ci fa storcere il naso e una teoria apparentemente bizzarra che ci fa storcere il naso ma che risulta essere universalmente accettata, è una rigorosa trattazione matematica a favore di quest’ultima o in ogni caso un sufficiente numero di esperimenti e verifiche con opportune strumentazioni. Molte volte le opportune strumentazioni arrivano a distanza di secoli dalle prime intuizioni.

Lucrezio, nel suo poema scientifico De Rerum Natura, espone in versi latini il sistema filosofico di Epicuro, il maestro greco vissuto due secoli prima di lui e sostenitore della fisica atomistica di Democrito e Leucippo.

Leggiamo come Lucrezio descrive la materia nei versi che vanno dal 346 al 367 del primo libro, nella traduzione curata da Vizioli:

“Benché molte cose a toccarle, ci sembrino solide, osservandole bene vi scopriremo del vuoto. L’acqua attraversa la pietra ed impregna la grotta e le sue gocce, cadendo, gemono come in un pianto; il cibo di cui ci nutriamo si sparge nel corpo, gli alberi crescono e il frutto matura sui rami perché la linfa vi giunge montando dal basso fino alle cime più alte e si diffonde dovunque. La voce penetra il muro, la udiamo dentro la casa negli angoli più riparati, il freddo arriva alle ossa. Questo non accadrebbe se il vuoto non consentisse una serie di spazi nei quali potersi insinuare. Perché fra due oggetti di eguale grandezza uno può avere un peso maggiore dell’altro? Se in una matassa di lana ci fosse la stessa materia che in una sbarra di piombo, il peso sarebbe lo stesso perché la materia preme egualmente sul basso mentre il vuoto non pesa, per sua precisa natura”.

Leggiamo adesso le parole di sorpresa e stupore di Rutherford dopo aver bombardato con particelle α una lamina d’oro:

“Fu il fatto più incredibile che mi sia mai capitato nella vita. Altrettanto incredibile che, se aveste sparato un proiettile da 15 pollici su un foglio di carta e questo fosse tornato indietro a colpirvi…”.

Rutherford nel laboratorio di Manchester aveva a lungo studiato i fenomeni di radioattività e aveva analizzato la diffusione di particelle α incidenti su lamine d’oro. Le particelle α riuscivano a passare quasi tutte, oltre il 99%, indisturbate attraverso la lamina; la restante percentuale veniva più o meno deviata, a volte anche di angoli considerevoli. Qualcuna, addirittura, veniva riflessa sul suo stesso cammino.

La grande meraviglia scaturì dal fatto che era naturale aspettarsi che le particelle α passassero tutte o fossero respinte tutte alla stessa maniera. Stiamo dicendo insomma, che particelle con una massa di circa 7500 volte maggiore di quella di un elettrone, passavano indisturbate attraverso la lamella e perciò non incontravano ostacolo nelle masse dei singoli atomi d’oro. La conclusione cui si pervenne fu che un modello atomico coerente con i risultati ottenuti da Rutherford poteva essere rappresentato soltanto da una concentrazione della massa atomica in una regione ristretta, detta nucleo. Poiché in condizioni normali la materia è impenetrabile, si dovette tuttavia ritenere che gli elettroni occupassero la periferia atomica vorticando intorno al nucleo come fanno i pianeti intorno al Sole.

Benché il modello di Rutherford si dimostrò successivamente insufficiente, aveva permesso di superare l’ipotesi di modello di Thomson il quale aveva immaginato l’atomo come un panettone compatto e omogeneo in cui gli elettroni si trovano disseminati al suo interno come acini di uvetta e, per quanto possa apparire bizzarro e farci storcere il naso, il vuoto è una caratteristica fondamentale della materia.

Domenico Signorelli  

Festival della Scienza, a Genova dal 23 ottobre al 3 novembre

Sarà la bellezza, intesa come voglia di costruire un mondo migliore, il tema portante dell’edizione 2013 del Festival della Scienza, in programma a Genova dal 23 ottobre al 3 novembre. Anche quest’anno l’evento è rimasto fedele al suo obbiettivo storico: rendere la scienza accessibile a tutti.

Come nelle edizioni precedenti, l’Associazione Festival della Scienza si è impegnata a coinvolgere e appassionare il pubblico di tutte l’età, organizzando una rassegna ricca di conferenze, incontri, laboratori e mostre, che trattano i temi più vari, legati da quello della bellezza come filo conduttore, e che in molti casi prevedono la partecipazione attiva degli spettatori.

Il Festival della Scienza a Genova è un evento aperto a tutti, agli appassionati, interessati a indagare aspetti insoliti di una o più discipline scientifiche, e ai profani che potranno comprendere e scoprire il ruolo che la scienza ha nella vita quotidiana, e che sono desiderosi di lasciarsi sorprendere dal fascino della matematica, della fisica e perfino dell’etologia.

Non mancano i nomi di grande richiamo per un pubblico attento. Il filosofo David Rothenberg aprirà il Festival con una lectio dedicata al rapporto tra storia e bellezza. Tra gli italiani figurano il ricercatore Luigi Naldini e il matematico Piergiorgio Odifreddi. E sono previsti incontri con il Premio Nobel per la Fisica Kostya Novoselov, l’etologo Bernd Heinrich, l’antropologa Nina Jablonski, l’astrofisico Robert Kirshner, il chimico ecologista Krzysztof Matyajaszewski, l’esperta di Ogm Pamela Ronald, l’editor della sezione astrofisica della rivista ‘Nature’, Leslie Sage, l’ottimista razionale Matt Ridley e Frank Rose di ‘Wired’.

Per chi è interessato agli eventi interattivi vi segnaliamo alcuni spettacoli e laboratori dal tema originale e affascinante. Come il ciclo di eventi interattivi a cura della compagnia ‘Le Nuvole’, sui temi della fisica, della biologia, della ricerca, della tecnologia e della filosofia, concepiti come una nuova forma di teatro che può avvicinare il pubblico alla scienza. O ancora un laboratorio dove il pubblico potrà scoprire le tecniche con cui si utilizza l’acustica per valutare lo stato di degrado di manufatti artistici. O ancora ‘Il Gene X’, un inedito incrocio tra l’arte del fumetto, i segreti della genetica e le innovazioni della biotecnologia. http://www.festivalscienza.it/site/home.html

Serena De Domenico  

SGR A* ovvero un buco nero come vicino di casa

In un qualsiasi corso di fisica delle scuole superiori, si studia che, per fuggire dal campo gravitazionale della Terra o di un altro pianeta, bisogna avere una velocità molto alta, che viene chiamata velocità di fuga. Nello specifico, la velocità minima per sfuggire alla Terra è di 11,2 km/s.

Tale velocità dipende dalla massa e dal raggio equatoriale del nostro pianeta, in particolare la velocità aumenta all’aumentare della massa e al diminuire del raggio secondo la seguente formula: $V_f=sqrt((2GM)/r)$

dove G è la costante di gravitazione universale, M la massa del pianeta in questione e r il suo raggio. Per questo motivo, se si trova un corpo celeste dall’elevata densità, ovvero una massa molto grande concentrata in poco spazio, la velocità di fuga diventa molto elevata. E se la velocità di fuga è superiore alla velocità della luce, nulla può fuggire da questo corpo, che diventerebbe così un buco nero.

Poiché i buchi neri non si possono vedere con l’osservazione diretta, la prova della loro esistenza è indiretta: quando un buco nero attira della materia, questa si riscalda fino a emettere un intenso fascio di raggi X prima di scomparire. Un’osservazione indiretta è avvenuta anche nella nostra Galassia: il buco nero in questione si chiama SGR A* (Sagittarius A-star), ha una massa che è quattro milioni di volte superiore a quella del sole ed è al centro della Via Lattea, a una distanza di circa 26 mila anni luce dal Sole. L’esistenza di questo buco nero è stata teorizzata nel 1974, in base allo studio delle perturbazioni nelle stelle vicine, da Bruce Balick e Robert Brown, che individuarono un’intensa radiosorgente. Nel corso degli anni, i fisici hanno trovato prove sempre più decisive per dimostrare l’esistenza di questo oggetto e per effettuare studi più approfonditi Daniel Wang, della University of Massachusetts, con i suoi collaboratori ha fatto ricorso al satellite Chandra della Nasa. Secondo gli ultimi modelli, questo buco nero – che ingoia solo l’1% del gas che si trova nelle sue vicinanze – potrebbe crescere a un ritmo molto più elevato se il gas fosse a un temperatura inferiore.

Nel 2011 con il Very Large Telescope dell’ESO (European Southern Observatory), nel corso del programma di monitoraggio delle orbite stellari intorno al centro della Galassia, Reinghard Genzel del Max Planck Institute con i suoi collaboratori scopriva una nube di gas diretta a folle velocità verso il buco nero. La nube, con una massa pari a circa tre volte quella terrestre, composta per la maggior parte da idrogeno ed elio, originata dalle stelle al centro della Via Lattea, aveva un’orbita tale per cui avrebbe compiuto il suo giro di boa intorno al buco nero verso la metà di quest’anno. La possibilità di vedere in tempo reale l’azione di un buco nero ha spinto gli astronomi a osservare costantemente questa nube. L’osservazione dell’evento – che si estende su un intero anno – non è ancora conclusa e ha una grande utilità, considerata la notevole quantità di dati che ne scaturirà: questi dati forniranno nuove informazioni sulla nube di gas e permetteranno di valutare gli effetti della gravità estrema.

http://www.media.inaf.it/2013/07/17/il-buco-nero-addenta-una-nube-di-gas/

Aria, istruzioni per l’uso

Molti conoscono la figura umana dell’architetto Vitruvio, ancora più conosciuto è il rifacimento che ne ha fatto Leonardo da Vinci inscrivendolo in un quadrato ed un cerchio. Ebbene la scoperta vitruviana della “simmetria aurea” è ben lungi dal decrittare l’intero significato fisiologico della figura, e ben si presta quindi ad una nuova versione. Il completamento arriva dall’opera di un fisiologo italiano del secolo scorso…

Rodolfo Margaria che sistemò in grafica geometrica le sue ricerche sulle prestazioni del corpo umano.

In termini di linguaggio, il diagramma che porta il suo nome è semplicemente “favoloso” perché, leggere le informazioni riportate nella raffigurazione, dà lo stesso piacere della decifrazione di un geroglifico egiziano.

Scoprii il grafico quando già lavoravo in un grande reparto di anestesia, e mi iscrissi alla Scuola di Specializzazione di Medicina Subacquea, dove l’interesse per le estreme prestazioni cardiache, muscolari e respiratorie era massimo. Il Direttore della scuola, in una di quelle lezioni che non si dimenticano, ci spiegò che il lavoro umano diversamente come si usava fare fino allora, poteva essere misurato misurando il combustibile usato (l’ossigeno) e non più con l’accorciamento dei muscoli, anche perché i muscoli usano lavorare anche senza accorciarsi (contrazione isometrica).

Il lavoro che cuore e polmoni fanno normalmente in sinergia è correlato così in un cerchio composto di quattro quadranti e riportando i giusti dati su ciascuna ascissa e ordinata, si ottiene la chiave di conoscenza per aprire i successivi tre, permettendo di calcolare il risultato finale cercato, senza l’impiego di tecniche cruente (e pericolose) quali il catetere di Schwann-Ganz.

Il cerchio in questione, non si chiamava ancora algoritmo ma in realtà lo era ed ora è probabilmente la base costruttiva di tutti gli apparecchi radiografici più evoluti.

La Storia inizia nel primo quadrante

Quadrante numero uno: in ascisse (asse delle x o latitudinem) riportiamo il battito cardiaco, quello cioè che rileviamo al mattino appena svegli (circa 50 battiti al minuto se siamo allenati), poi dopo aver fatto le scale rimisuriamo e scriviamo 100 circa e dopo una bella corsa ulteriore scriviamo che il polso batte circa a 140/m e cosi via. Se al polso c’è un orologio o una fascia cardiotoracica che rileva il polso il risultato non cambia; la raccolta dati è solo un pò piu facile.

In longitudo o asse y riportiamo il valore della spirometria misurata in contemporanea alla frequenza cardiaca. In laboratorio non c’è bisogno della maschera sul viso o del boccaglio. Metodi moderni misurano mediante elettrodi sul torace (impedenziometria) la variazione del volume toracico, così che fatta una prima taratura, si può avere una spirometria (misura del volume di aria che entra e esce ad ogni respiro) senza indossare nulla in bocca o sul viso. Un sensore al dito é sufficiente per misurare la saturazione artriosa di ossigeno (quanto ossigeno contiene il sangue in percentuale).

I due valori, di spirometria e frequenza cardiaca, si accoppiano fino ad un certo punto (gli statistici direbbero che hanno un coefficiente di correlazione pari a 1). A seconda degli individui, del loro stato di allenamento e delle condizioni vascolari i due valori, procedendo con il carico di lavoro, si disaccoppiano.

Abbiamo così individuato la soglia aerobica-anaerobica.

Questo è il punto in cui il vostro corpo sta dicendo:

– Caro, l’ossigeno che stai mandandomi non è più sufficiente per produrre energia; da ora incomincio, a bruciare un pò di zuccheri da fegato e muscoli e mantengo dell’acido lattico in deposito finchè ce la faccio. Lo smaltirai dopo, riposandoti. Se questo bel giuoco dura ancora, per i prossimi 45 minuti brucerò altri zuccheri, ma dopo daremo fondo alle riserve di grasso (lipidi).

Ammettiamo che le nostre condizioni fisiche e l’età ce lo permettono e raggiungiamo la frequenza indicata nel diagramma, leggiamo che consumiamo circa 50 ml al kg per minuto, corrisponde al consumo di un atleta di medio livello. Se però età e allenamento ci costringono a fermarci prima, il dato spirometrico può essere stimato dai dati precedenti ed è comunque indicativo di una dotazione genetica in accordo alla moderna genetica

Secondo quadrante

Seguiamo solo il lavoro in presenza di ossigeno, un grammo di emoglobina trasporta 1,34 ml di ossigeno, e graduiamo l’asse delle ascisse negativo scrivendo il flusso di emoglobina come equivalenti di ossigeno; cioè litri di ossigeno al KG per minuto che è il valore da cercare in ascissa (negativa).

Si trova o misurando con un catetere nell’atrio destro cardiaco, o si parte dal presupposto che a livello del mare la saturazione del sangue in ossigeno raggiunga il 65% (scendendo da valori massimi). Mettendo in relazione i 50 ml che conosciamo con il fatto che solo lo 0,65% dell’Hb (emoglobina) è satura si ottiene che il flusso muscolare /kg/min-1 = 760 ml (cioè 0,8 litri nel grafico). Immettere sangue extra mediante autotrasfusione o eritropietina agisce dunque razionalmente, ma sportivamente non è eticamente corretto.

Quadrante numero tre

È il quadrante quello che ci permetterà di misurare la gittata cardiaca senza tanti rischi. Misurato il valore di flusso di emoglobina ossigenata di un individuo e la sua concentrazione di ossigeno (ad es 15gr che trasportano 20ml) e mettendo in rapporto un determinato flusso di emoglobina (kg/min-1) si ottiene il valore di gittata cardiaca che si indica con il simbolo Q ̇. Parleremo varie volte dell’utilità di questo dato.

Ultimo e misterioso quadrante

La gittata cardiaca, generalmente misurata in litri al minuto, diviso il numero di battiti mi dice quanto sangue viene mandato in circolo ad ogni battito e questo valore si chiama volume di eiezione o stroke volume.

Durante una corsa mentre la frequenza del cuore aumenta, aumentano di pari passo anche la gittata e la pressione. Fino ad un certo punto però; quando raggiungiamo circa 220 battiti meno l’età dell’atleta, la frequenza aumenta al punto che il cuore non ha tempo di riempirsi, perche la diastole è troppo corta, e il volume di eiezione invece di aumentare comincia a diminuire.

Questo succede nei malati di cuore, quando la frequenza aumenta molto (tachicardia e aritmie) questi allora si sentono “mancare” e cominciano a fare fatica a respirare (dispnea) perchè le sezioni sinistre del cuore non riescono a smaltire quanto arriva dalle destre.

Un mese prima di cambiare lavoro, sono stato invitato ad una conferenza dove si discuteva della necessità di abbassare la pressione arteriosa sistemica per pochi istanti, durante la collocazione (a paziente sveglio) di una protesi vascolare in una grossa arteria del collo. Questo non è molto facile dato che non vi sono in pratica farmaci che siano capaci di esplicare il loro effetto immediatamente e subito dopo recedere nel giro di pochi secondi, ognuno di essi ha infatti una cinetica, che può essere accorciata sì dagli antidoti ma che comunque richiede almeno qualche minuto.

Occorre aggiungere poi che durante gli interventi chirugici di routine si cerca la stabilità cardiovascolare testimoniata in genere da polso e pressione costante. Abbassare la gittata cardiaca e la pressione arteriosa deliberatamente fa parte di tecniche di “ipotensione artificale “ indotta, di altissima specializzazione ma spesso non esenti da sorprese.

Tra i metodi di “ipotensione controllata”, proposti da una brillante collega appena tornata da Houston, c’era quella di captare la frequenza cardiaca del paziente con un pace maker secondo una tecnica già nota e chiamata overdrive ma mai usata in queste condizioni.

Proponeva dunque di aumentare la frequenza gradatamente fino a far scendere la gittata cardiaca (e la pressione cardiaca) a circa 50 mmhg, giusto il tempo del posizionamento della protesi vascolare (due/tre minuti) e riportare, in pochi secondi la frequenza (e la pressione del paziente) a valori normali sempre sotto controllo del pace maker inserito in un braccio.

Tutto secondo l’informazione contenuta in nuce nel IV quadrante! Margaria, dopo quasi cento anni, sarebbe stato soddisfatto! Anche io come insegnante lo ero!  

 

Claudio Spigarelli
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L’ingannevole paternità del premio Nobel

Il premio Nobel è l’onorificenza più prestigiosa al mondo. Soprattutto in ambito scientifico, cioè l’ambito che in questo articolo sarà di nostro interesse, l’assegnazione di tale riconoscimento per straordinari risultati ottenuti in Fisica, Chimica, Medicina ed Economia, rappresenta la più ampia convalida al genio, all’impegno, all’organizzazione.

Il mio ragionamento si concentrerà sui premi Nobel nei quattro campi suddetti per l’ovvia ragione d’interesse specifico del sottoscritto e, con ogni probabilità, dei lettori.

Dicevamo che il Nobel è l’onorificenza più prestigiosa al mondo. Talmente prestigiosa che non è indicativa di nulla se non della genialità dei vincitori e dell’efficienza del gruppo di lavoro. Quello che intendo dire è che un tale riconoscimento rappresenta un picco così elevato di intuito e applicazione, da essere un evento isolato e statisticamente non rappresentativo di altro all’infuori delle capacità dei vincitori. Una mente geniale si può trovare in qualunque parte della Terra. Se nell’elenco dei premi non risultano rappresentanti di determinati paesi, la causa è da ricercarsi esclusivamente nella mancanza di risorse e opportunità e non nella mancanza di intelligenze. L’intuizione di una mente brillante, unita al lavoro metodico, può portare a risultati eccezionali che troveranno conferma nell’ambito premio e ci porteranno a pensare, ancora una volta, che il genio è forse un fluido leggero e misterioso che svolazza e illumina, di tanto in tanto, questa o quella mente.

La distribuzione dei premi Nobel è sufficientemente ampia da indurci a pensare che la genialità sia un evento probabilistico e nulla più. Tuttavia, esistono due esempi che meritano una considerazione diversa. Il primo esempio, che contraddice l’idea fatalistica della distribuzione di genialità, è il CalTech, l’Istituto di Tecnologia della California dove sono stati vinti trentuno premi Nobel in ambito scientifico, molti di più dell’intero palmares italiano che conta venti Nobel, inclusi quelli per la pace e la letteratura. Il secondo esempio di grande impatto è il Politecnico di Zurigo dove si contano ventuno premi Nobel in ambito scientifico: ancora una volta una sola università vanta più riconoscimenti dell’intera nostra nazione.

Perché cito questi esempi? Dove voglio arrivare col mio ragionamento?

E’ presto detto: forse gli straordinari risultati che portano al Nobel, non sono conseguenza di intelligenza casualmente distribuita! Forse non sono neanche frutto di accidentalità biologiche che generano casualmente il genio! A giudicare dai risultati delle due università in questione, viene da pensare che esista un ben preciso metodo di lavoro per ottenere questi stupefacenti traguardi. Entrambi gli Istituti sembrano opifici di premi Nobel e danno l’impressione di conoscere perfettamente quale sia il miglior sistema di lavoro per ottenere grandi risultati.

A questo punto si potrebbe iniziare tutto un discorso per cercare di capire il perché di successi così strabilianti, ma io credo che non basterebbe individuare qualche singolo aspetto per poter giustificare la loro eccellenza. Credo piuttosto che la spiegazione vada cercata nella mentalità con cui questi gioielli della conoscenza svolgono regolarmente le loro attività: come selezionano gli studenti, come reclutano i docenti, come svolgono la didattica, come incentivano il lavoro e lo studio, come trovano le risorse, come valutano le attività svolte, come scelgono su quale ricerca puntare, ecc ecc… In conclusione, sembra che il CalTech e il Politecnico di Zurigo abbiamo scoperto cosa bisogna fare per raggiungere risultati che portino al premio Nobel con una frequenza strabiliante. Sarebbe il caso di prendere a modello questi due baluardi del sapere e smettere di pavoneggiarsi, nella tipica supponenza italiana, continuando a sostenere che questo paese ha dato i natali a Galielo e a Leonardo Da Vinci e insistendo nell’ostensione di qualcosa che oggi rappresenta solo un antico patrimonio artistico e culturale.

Veniamo ora ad un altro aspetto. Sul sito del Politecnico di Zurigo, nella versione inglese, si trova la pagina Nobel Prize Laureates, aprendo la quale si può consultare l’elenco dei vincitori del prestigioso premio. Mi ha molto colpito una frase della breve nota introduttiva all’elenco che riporto tale e quale: “ETH Zurich has association with 21 Nobel Prize winners, who at the time of their awards were engaged as professors at ETH Zurich, or had studied or researched there…” La traduzione è molto semplice: “La storia del Politecnico di Zurigo è associata a 21 vincitori di premi Nobel, che nel periodo in cui ricevevano tale riconoscimento erano legati all’Istituto in qualità di professori o in qualità di studenti o in qualità di ricercatori”.

Perché ho voluto riportare questa nota? Rispondo a questa domanda con un’altra domanda: Chi ha più diritto a rivendicare la paternità di un premio Nobel, il paese che ha dato i natali al vincitore o il paese che ha messo a disposizione risorse, strumenti e un ambiente consono a quel tipo di obiettivo? Andando a consultare la lista dei vincitori del Nobel per l’Italia, cosa che si può facilmente fare su Wikipedia, mi sono spesso chiesto se non sarebbe il caso di aggiungere qualche nota che aiuti a fare chiarezza. Chiarezza su cosa? Sul fatto che almeno sei di quei premi Nobel non hanno nulla a che vedere con l’Italia se non per il fatto di essere nati sul territorio italiano.

Partiamo dal Nobel per l’economia Franco Modigliani. Nasce nel 1918 da famiglia ebrea e già nel 1938, a soli venti anni, a causa delle leggi razziali vigenti nella penisola, è costretto a lasciare il paese e ad approdare negli Stati Uniti dove troverà condizioni e ambiente favorevoli ai suoi studi e alle sue ricerche.

Una situazione molto simile riguarda il Nobel per la medicina Rita Levi Montalcini. Anche in questo caso le leggi razziali costrinsero questa mente brillante a nascondersi e ad allestire piccoli laboratori nei sottoscala dei rifugi in cui si trovava a vivere di volta in volta. Quando non fu più possibile nascondersi, decise di recarsi negli Stati Uniti dove poté serenamente dare continuità e sostanze alle sue ricerche.

Collega di studi e sincero amico della Montalcini fu Renato Dulbecco per il quale l’idea di spostarsi verso gli Stati Uniti non fu dettata dall’intolleranza, ma dall’attrattiva di trovare un ambiente più stimolante. La fase più proficua dei suoi studi si svolse proprio al CalTech e lì fu insignito del Nobel.

La storia di Enrico Fermi è la storia di uno studioso che fa avanti e indietro tra Italia e la Germania e tra Italia e Stati uniti alla ricerca di confronti e strumenti. Stanco di questo continuo girovagare, e preoccupato dalle leggi razziali che minacciavano la moglie ebrea, decise di trasferirsi definitivamente in America. Possiamo comprendere questa decisione dalle parole di Segrè: “ Lo attraevano i laboratori attrezzati, gli abbondanti mezzi di ricerca…”.

Carlo Rubbia nasce nel 1934 e dopo gli studi, nel 1960, cioè a soli ventisei anni, si reca a svolgere la sua attività di ricerca al CERN di Ginevra che sarà coronata dal premio Nobel. L’ultimo dei Nobel che considereremo, soltanto per ordine cronologico, è Riccardo Giacconi. Astrofisico nato nel 1931 e che già nel 1956, a soli venticinque anni, si trasferisce negli Stati Uniti e inizia la sua brillante carriera.

A questo punto, a meno che non si voglia sostenere che il semplice fatto di nascere in un paese sia già di per sé un merito o peggio ancora un segno distintivo, credo che le conclusioni del nostro ragionamento siano abbastanza scontate.

http://www.nobelprize.org/

Domenico Signorelli 

 

Immagine da http://it.wikipedia.org/wiki/File:Nobel_prize_medal.svg 

 

OCSE: italiani bocciati in matematica e italiano

Grave bocciatura per gli italiani in matematica e in letteratura. A firmare il duro giudizio è l’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), in seguito ad un’indagine sulle competenze alfabetiche e logiche degli adulti dei 24 Paesi membri.

Ultimo posto per le competenze linguistiche e letterarie, quindi, e penultimo per quelle logiche e matematiche. Nonostante il gap con gli altri Paesi sia diminuito, le competenze di base degli italiani, quelle che permettono agli individui di orientarsi nella società contemporanea, risultano decisamente al di sotto della media dei paesi Ocse, ossia di quelli più industrializzati.

Gli studiosi hanno definito le competenze letterarie o literacy proficiency, di un adulto come la sua capacità “di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”. 250 è il punteggio medio che gli italiani ottengono in questo ambito, su una scala da 0 a 500, contro una media Ocse di 273.

Invece il punteggio raggiunto nel sapere “accedere, utilizzare, interpretare e comunicare le informazioni numeriche”, viene definito numeracy proficiency e, per gli adulti italiani, è pari alla media di 247 rispetto al punteggio 269, media degli altri Paesi Ocse.

L’allarme per l’analfabetismo funzionale nel nostro Paese torna sotto i riflettori. Non importa quanti italiani siano in rete, né quanti di questi siano in grado di acquisire conoscenze e informazioni dai nuovi media digitali. Il problema risiede nel fatto che molti italiani non possiedono le competenze necessarie per rielaborare e sfruttare le informazioni acquisite.

“I dati dell’Indagine PIAAC (Programme for the international assessment of adult competencies) dell’Ocse sono allarmanti e impongono un’inversione di marcia”, dichiarano Enrico Giovannini e Maria Chiara Carrozza, rispettivamente a capo del dicastero del Lavoro e delle politiche sociali e del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. “Desta particolare preoccupazione – continuano – la condizione dei cosiddetti Neet, giovani che né studiano né lavorano: l’abbandono precoce dei percorsi di formazione rischia di pregiudicare il loro futuro, i dati Ocse lo dicono chiaramente”.

http://www.oecd.org/pisa/

Serena De Domenico

Il C a 360°

Il linguaggio C, diretto successore dell’assembly, è un linguaggio “di basso livello” perchè permette di svolgere operazioni di I/O molto basilari e con estrema semplicità, non a caso è molto usato per la scrittura di driver e kernel di sistemi operativi. E’ un linguaggio di tipo procedurale, il che significa che usa una logica “a blocchi”, detti comunemente funzioni. Questi blocchi di codice hanno un nome e sono delimitati da appositi simboli.

Il C è un linguaggio di tipo Case-Sensitive, quindi “ciao” sarà diverso da “CIAO” e diverso da “cIaO”. Inoltre è un linguaggio Cross-Platform, cioè significa che può essere usato per programmare su qualsiasi S.O. Cercherò di essere il più generale possibile senza fare esempi riguardanti una piattaforma specifica. Per quanto mi riguarda lo preferisco a qualunque altro linguaggio di programmazione e spero sia lo stesso per voi. Iniziamo con alcuni concetti di base prima di addentrarci nella scrittura di codice vera e propria.


download  B. Ianero, Il C a 360° 
Breve manuale di programmazione in C, pp. 65, pdf (0,9MB)

 

2013 prova straordinaria Liceo Scientifico di Ordinamento

Problemi e questionario svolti della prova straordinaria di matematica per il liceo scientifico di ordinamento, settembre 2013. PROBLEMA1 Sia data una circonferenza di centro O e raggio 1 e una sua corda MN, condotta alla distanza x da O… PROBLEMA2 Si consideri la funzione: f(x)=ln(x2+1). Si studi tale funzione e si tracci il suo grafico su un piano riferito ad un sistema di assi cartesiani ortogonali Oxy…

Quesito 1 Un ufficiale della guardia di finanza, in servizio lungo un tratto rettilineo di costa, avvista una motobarca di contrabbandieri che dirige in linea retta…

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187. Casualità Matematica e Metodo Monte Carlo

montecarlo.pngIl concetto di probabilità è diventato fondamentale per diverse discipline, anche per la statistica, in quanto dà una risposta al problema inverso di quello della statistica. Mentre la statistica cerca di determinare, tramite la conoscenza di risultati sperimentali, quali siano le caratteristiche della popolazione oggetto di studio, nel calcolo delle probabilità, si assume che le caratteristiche siano note e si cerca di calcolare a priori la ‘probabilità’.

 

Metodo Monte Carlo e casualità matematica

Negli ultimi anni ha assunto crescente importanza il “metodo Monte Carlo”, un metodo numerico basato su procedimenti probabilistici, usato in statistica per la risoluzione di problemi di varia natura che presentano difficoltà analitiche difficilmente (o non in altro modo) superabili. Tale metodo è stato citato in un articolo di J. Dongarra e F. Sullivan, pubblicato sulla prestigiosa rivista “Computing in Science and Engineering”, tra i dieci algoritmi con “la più grande influenza sullo sviluppo e la pratica della scienza e dell’ingegneria del XX secolo”. Il metodo Monte Carlo fu formalizzato negli anni ’40 del Novecento da John von Neumann e Stanisław Marcin Ulam, che partecipavano al Progetto Manhattan per lo studio della dinamica delle esplosioni nucleari. A quanto pare, il nome “Monte Carlo” fu coniato da Nicholas Constantine Metropolis in riferimento alla capitale del Principato di Monaco, Montecarlo, dove ha sede il celebre casinò, luogo dell’aleatorietà per antonomasia. Infatti alla base dell’algoritmo ci sono proprio ripetuti campionamenti casuali.

Non è tuttavia una operazione semplice dare una definizione univoca di casualità matematica. Una tra le più note proposte di caratterizzazione formale di questo concetto (cioè quali criteri debba soddisfare una sequenza di numeri per essere casuale) è il criterio di Richard von Mises: una sequenza di numeri è casuale quando sono completamente assenti regole che possano essere applicate con successo per migliorare le previsioni circa il numero successivo della serie. Tale principio è noto come “principio dell’impossibilità di un sistema di gioco” (o “assioma del disordine”). Il criterio di von Mises presenta, tuttavia, una evidente ambiguità quando è applicato a sequenze infinite, in quanto viene a mancare la possibilità di qualsiasi controllo effettivo della casualità della sequenza stessa.

Negli anni ‘30, Karl Popper propose un altro tipo di sequenza casuale: una sequenza finita costruita con una regola matematica. Le idee di Popper si ritrovano nei sistemi fondati su algoritmi per la costruzione delle sequenze di numeri casuali che vengono comunemente adoperate. Tuttavia, è evidente che se si conosce la legge con cui comporre una sequenza, questa non è più definibile, a rigore, casuale: ogni numero è infatti predicibile con probabilità pari al 100%.

Concetti chiave del metodo Monte Carlo

Con il termine di “metodo Monte Carlo” vengono in generale denominate tutte quelle tecniche che adoperano variabili aleatorie artificiali (ovvero generate con un calcolatore) per la risoluzione di problemi (quali il calcolo di quantità o la simulazione di fenomeni). Spesso i ricercatori si trovano a fronteggiare situazioni in cui hanno bisogno di conoscere la probabilità di un determinato evento condizionato da un numero elevato di variabili che rendono molto difficoltosi i calcoli analitici. In tali situazioni, generalmente si adottano metodi di campionamento simulato (cioè si simula la situazione nella quale si vuole calcolare la probabilità di un certo evento). La simulazione stocastica si attua riproducendo il meccanismo preso in esame; sostituendo la valutazione analitica con l’osservazione empirica del fenomeno; e traendo da quest’ultima le informazioni non rilevabili per via analitica. Tuttavia, è accertato che questo non è il metodo più efficace per trovare la soluzione di un problema, in quanto la procedura del campionamento simulato porta ad un risultato sempre influenzato dall’errore statistico. L’applicazione di questo metodo non è ristretta solamente ai problemi di natura statistica, ma include tutti i casi in cui è possibile trovare un collegamento tra il problema in esame ed il comportamento di un certo sistema aleatorio…


download  Nicola De Nitti, 187. Casualità matematica e motodo Monte Carlo 
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“Penna, pennello e bacchetta. Le tre invidie del matematico” di Piergiorgio Odifreddi

odifreddi-penna-pennello.pngIl libro è la trascrizione di tre sedute, tenutesi all’Università di Bologna, nel marzo del 2004: nel corso di questi incontri, Odifreddi ha smascherato la triplice invidia del matematico verso la penna dello scrittore, il pennello del pittore e la bacchetta del direttore d’orchestra. Questa invidia genera un “delirio di potenza”, grazie al quale il matematico può ridurre queste tre espressioni artistiche ai numeri dell’aritmetica. Le tre lezioni sono proprio la dimostrazione dell’uguaglianza tra matematica, letteratura, arte e musica. Per quanto la matematica sembri interessarsi di un mondo non umano, i matematici possono essere autori e protagonisti di libri e la matematica può esserne il soggetto o la struttura,

come dimostrato da sonetti, sestine, anagrammi, permutazioni di parole o pagine, palindromi, calligrammi, acrostici…

E così, come la letteratura può essere identificata con il gioco, siccome anche la matematica è una forma di gioco, si arriva alla loro uguaglianza: letteratura = gioco = matematica.

Scienza e arte sono visioni complementari del mondo: entrambe hanno sviluppato tecniche adatte a descrivere le realtà del mondo fisico ed hanno fornito immagini della realtà. La matematica costituisce il loro strumento per esprimere gli aspetti essenziali della realtà: così può intervenire nell’opera d’arte a livello di linguaggio, come rappresentazione o come struttura. Gli esempi sono molteplici: le spirali di Van Gogh, le sfere di Dalì, le piastrellazioni di Escher, la prospettiva, il nastro di Möbius, il quadrato magico nella facciata della Passione della Sagrada Familia a Barcellona e, nell’arte classica, la sezione aurea, che diede una particolare attrattiva estetica all’arte dei Greci… Così come le geometrie non euclidee stimolarono lo sviluppo di una nuova geometria, scardinando la geometria euclidea, allo stesso modo nell’arte impressionismo, futurismo e cubismo favorirono il concepimento di una pittura astratta, assiomatizzata da Wassily Kandinsky. Ultima espressione artistica puramente matematica sono i frattali, figure auto simili in cui ogni parte ha la stessa struttura del tutto. E così, come per la letteratura, identificando l’arte con l’astrazione, si ottiene l’uguaglianza con la matematica: arte = astrazione = matematica.

Musica e matematica sono più legate di quanto possa sembrare: anche nella musica, molte strutture sono riconducibili a classificazioni matematiche e la matematica può essere considerata la musica della ragione. Inoltre, come i matematici hanno spesso avuto una competenza musicale, così i musicisti hanno spesso avuto una conoscenza diretta della matematica.

Per comprendere al meglio i legami tra matematica è musica, è necessario considerare i pitagorici, per i quali non esisteva solo una musica strumentale, ma anche una musica umana – suonata dall’organismo – e una musica mondana – risuonata dal cosmo. Le leggi di quest’armonia furono enunciate correttamente da Galilei nel 1638, fu però Keplero a scoprire che le lunghezze degli archi di orbita percorsi da un pianeta nell’unità di tempo alla massima e alla minima distanza dal Sole corrispondono a intervalli musicali e a parti vocali. La vera maturità fu raggiunta dalla scienza moderna con Newton, che riuscì a trovare un connubio tra suoni e colori. La matematizzazione dell’estetica musicale ricomparve poi nel 1739 con Eulero, che scrisse vari lavori di natura musical-matematica ed espresse i rapporti fra le frequenze delle sette note della scala tramite i logaritmi. Il moto di una corda vibrante fu descritto, mediante l’equazione d’onda, nel 1747 da d’Alembert e nel 1755 Bernoulli trovò una nuova soluzione dell’equazione sommando fra loro due onde stazionarie: tale soluzione si esprime attraverso una serie trigonometrica, cui Joseph Fourier diede il nome nel 1807, intuendo che ogni funzione periodica si può esprimere mediante una simile serie trigonometrica.

Alla luce di quanto detto, possiamo trovare una nuova identità: la musica è armonia, esattamente come la matematica, perciò la musica è uguale alla matematica: musica = armonia = matematica.

Dalle tre uguaglianze enunciate, otteniamo: gioco = astrazione = armonia. E questo ci porta a concludere, con le parole di Odifreddi: “la matematica è poesia dell’universo, pittura astratta del mondo, musica delle sfere: espressione, cioè, di ciò che i Greci chiamavano kosmos e logos, e che altro non è se non l’ordine razionale delle cose percepito attraverso il pensiero astratto. C.V.D.”

Daniela Molinari

La scienza tra i banchi della politica

senato.pngIl 30 agosto scorso, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha nominato quattro senatori a vita: il maestro e direttore d’orchestra Claudio Abbado, l’architetto Renzo Piano, il fisico premio Nobel Carlo Rubbia e la neuro scienziata Elena Cattaneo. I quattro neo senatori hanno dato lustro all’Italia con i loro altissimi meriti in campo scientifico, artistico e sociale.

napolitano_and_cattaneo.jpgElena Cattaneo, nata nel 1962, è la più giovane senatrice a vita della Repubblica. Si laurea in farmacia, summa cum laude, nel 1986 e consegue il dottorato all’Università di Milano. Al termine degli studi, non sa di preciso cosa fare: vorrebbe andare all’estero per condurre le sue ricerche, ma Rodolfo Paoletti, Preside della facoltà di Farmacia, la convince a rimanere in Italia. Dopo aver giocato per quindici anni a pallavolo a livello agonistico con la Jolly di Palazzolo Milanese, per Elena è arrivato il momento di dedicarsi interamente alla scienza. Al matrimonio nel 1988 segue la partenza per il Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, dove per tre anni lavora nel laboratorio di Ronald McKay, pioniere delle cellule staminali. Nel corso delle sue ricerche incontra Nancy Wexler, neurologa, che sta conducendo delle ricerche sulla Corea di Huntington. Nancy si è dedicata a una grande indagine scientifica e ha iniziato una campagna per sensibilizzare la popolazione, fino a creare una Fondazione che porta il suo nome. Contagiata dall’entusiasmo della neurologa, Elena Cattaneo si dedica allo studio della malattia, imprimendo una svolta importante agli studi. Nel 1992 Elena torna in Italia, dove nasce la sua prima figlia. Il ritorno è traumatico: abituata al laboratorio del MIT, in Italia Elena trova così tante difficoltà da farle pensare di abbandonare la ricerca. Professore ordinario all’Università di Milano dal 2003, ha fondato e dirige il Laboratorio di Biologia delle cellule staminali e Farmacologia delle malattie neurodegenerative del Dipartimento di bioscienze dell’Università di Milano. Dal 2009 è coordinatore del progetto europeo NeuroStemcell, vero punto di riferimento per gli altri laboratori che studiano le cellule staminali negli altri paesi. Negli ultimi anni, Elena Cattaneo si è impegnata nell’attività di divulgazione della scienza, visto che scrive su diversi quotidiani come editorialista in campo scientifico e si è battuta per ottenere il riconoscimento della libertà di utilizzare le cellule staminali embrionali nei laboratori. Grazie alla sua esperienza e alle sue scoperte, Elena Cattaneo ha un ruolo di primo piano nella ricerca a livello internazionale.

carlo_rubbia.jpgAnche Carlo Rubbia ha un invidiabile curriculum scientifico. Nato nel marzo del 1934 a Gorizia, ha fallito in un primo tempo l’esame di selezione per la Normale di Pisa, arrivando undicesimo su dieci, ed è stato ripescato in un secondo momento. Si è laureato nel 1957, con una tesi sui raggi cosmici, e ha svolto il suo dottorato alla Columbia University. Dal 1960 entra a far parte del CERN, l’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare, con sede a Ginevra. Nel 1970, Rubbia riceve due proposte per una cattedra universitaria, da Harvard e da Roma. La scelta cade su Harvard, unicamente perché all’estero avrebbe avuto l’opportunità di giocare un ruolo di primo piano, visto che gli americani possiedono i primi grandi acceleratori di particelle: insegnerà all’Università dal 1971 al 1988. Ha inizio in quegli anni la collaborazione con l’olandese Simon van der Meer, con il quale trova il modo di verificare la teoria elettrodebole elaborata dai fisici teorici Salam e Weinberg, progettando acceleratori in grado di far scontrare le particelle elementari a energie elevate. Nel 1983 si giunge alla scoperta dei bosoni W e Z, responsabili della forza elettrodebole, e già l’anno dopo vengono insigniti del Premio Nobel. Dal 1989 al 1993 dirige il CERN e dal 1994 il Centro Internazionale di Fisica di Trieste, dove crea il Laboratorio Luce di Sincrotrone, che utilizza fasci di particelle per esaminare la struttura dei materiali, dei virus e delle proteine. Dal 1999 al 2005 è Presidente dell’Enea, l’Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente e dal 2006 collabora con il Centro di ricerca sull’energia spagnolo. Attualmente le sue attività di ricerca si svolgono al Cern e ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso. Ha ricevuto trentadue lauree Honoris Causa, sia in Italia che all’estero ed è membro onorario di diverse accademie, tra cui la Royal Society.

http://www.galileonet.it/articles/52248da3a5717a1b79000097

http://www.9colonne.it/adon.pl?act=doc&doc=63476#.UkA5xtJM-qE

http://www.enciclopediadelledonne.it/index.php?azione=pagina&id=865

http://scienza.panorama.it/elena-cattaneo-senatore-vita-staminali

http://daily.wired.it/news/scienza/2013/08/30/elena-cattaneo-senatrice-scienziata-121345.html

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/politica/abbado_cattaneo_piano_rubbia_senatori_a_vita_napolitano/notizie/320257.shtml http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=RUBBIA+Carlo

http://scienze.fanpage.it/chi-e-carlo-rubbia-il-premio-nobel-nominato-senatore-a-vita/

http://www.lapresse.it/politica/quirinale-carlo-rubbia-senatore-a-vita-nobel-per-la-fisica-1.386656

In fisica quantistica non si fanno esperimenti ma si partecipa ad essi

heisemberg.pngL’uomo è un essere vivente macroscopico frutto di milioni di anni di evoluzione biologica e, perciò, con un apparato sensoriale adeguato a specifiche esigenze. In quanto esseri umani, siamo perfettamente compenetrati con l’ambiente circostante, ma al di là delle fondamentali attività di adattamento e sopravvivenza, abbiamo grossi limiti percettivi, i più evidenti dei quali, sono senza dubbio la vista e l’udito.

Il nostro apparato uditivo può cogliere i suoni compresi in un ben preciso intervallo di frequenze, 20 Hz – 20KHz, e deve rinunciare a percepire tutti i suoni che, proprio per tale ragione vengono definiti infrasuoni e ultrasuoni. Una simile limitazione riguarda anche il nostro apparato visivo, al quale è concessa soltanto una piccola finestra all’interno di un ventaglio molto più ampio che si estende verso l’infrarosso da un lato e l’ultravioletto dall’altro.

E’, dunque, del tutto naturale che il nostro linguaggio, il nostro modo di osservare, il nostro modo di ascoltare e, in conclusione, il nostro modo di pensare e interpretare, si basino sui dispositivi che l’evoluzione ci ha concesso.

Questa premessa era necessaria per introdurre la fatica, le difficoltà e il disorientamento che i grandi fisici dei primi decenni del ventesimo secolo incontrarono nel momento in cui decisero di esplorare l’infinitamente piccolo. Il grande paradosso fu quello di dover trattare questioni mai esaminate prima, utilizzando il linguaggio comune che, inevitabilmente, si rivelò impreciso, anzi, inadeguato. L’atomico e il subatomico misero a nudo i limiti del ragionamento e della logica fino a quel momento universalmente accettati. Le estenuanti discussioni tra Heisenberg e Bohr, conducevano, per loro stessa ammissione, ad uno stato di disperazione. La precisione che quelle indagini pretendevano non poteva essere richiesta alla grossolana capacità percettiva degli uomini. Tutto sembrava assurdo. Come si poteva accettare l’idea che gli atomi, elementi il cui diametro misura circa un centesimo di milionesimo di centimetro, fossero tutt’altro che duri e compatti, ma principalmente costituiti da spazio vuoto? Che sconcertante ossimoro della natura l’esistenza di oggetti enormemente piccoli e al contempo enormemente vuoti!! Come si poteva accettare l’dea che la radiazione elettromagnetica avesse contemporaneamente caratteristiche di onda, come l’interferenza, e di particella, come l’effetto fotoelettrico capace di strappare elettroni dallo strato superficiale di un metallo andando ad incidere su di esso?

La questione non è affatto risolta. Anche se i fenomeni submicroscopici sono stati ben inquadrati e alcuni di essi vengono padroneggiati al punto da aver inaugurato tutta una serie di applicazioni tecnologiche di utilizzo quotidiano, resta insormontabile la barriera che separa le nostre facoltà cognitive con il fenomeno vero e proprio. Ciò che riusciamo a rilevare non è mai la manifestazione autentica dell’evento subatomico, ma soltanto una sua conseguenza identificabile tramite opportuna strumentazione. I segni lasciati su una lastra fotografica da particelle accelerate o il click sonoro di un contatore Geiger attivato da radiazioni, non fanno altro che evidenziare alcuni eventi. Poiché tali strumenti sono progettati e costruiti dall’uomo e poiché i risultati vengono elaborati dalla logica interpretativa umana, entrambi risentono dell’intromissione dello sperimentatore. In questo tipo di esperimenti lo scienziato non può essere semplicemente un osservatore distaccato e obiettivo, ma inevitabilmente la sua presenza, o anche soltanto la sua logica deduttiva, condiziona l’esperimento stesso e i risultati delle osservazioni. Per usare una nota affermazione di Heisenberg, “ciò che osserviamo non è la natura in se stessa ma la natura esposta ai nostri metodi di indagine”<ciò>. Nell’eseguire un esperimento, allestendo la strumentazione in un certo modo si otterranno dei risultati, modificando l’allestimento della strumentazione si otterranno risultati diversi. Proprio a causa di tale stretta simbiosi tra esperimento e sperimentatore, il fisico John Wheeler insistette perché si sostituisse, nell’ambito di test quantistici, il termine “osservatore” con il termine “partecipatore”.

Domenico Signorelli

IX Convegno-Corso Nazionale Matematica&Realtà I Modelli Matematici

duomo-salerno.pngI Modelli Matematici: dai laboratori di ricerca alle aule scolastiche Grand Hotel Salerno 18-20 ottobre 2013. La modellazione matematica è uscita dal segreto dei laboratori e sta godendo di grande popolarità grazie all’ampia risonanza offerta dai media.

I modelli matematici sono destinati ad avere un ruolo sempre più incisivo anche nella educazione matematica di base, come prescrivono le recenti disposizioni MIUR. Il convegno autunnale di Matematica & realtà si propone di avvicinare il mondo della Scuola a quello della Ricerca.

Il convegno è rivolto anche ai docenti di matematica delle scuole di ogni ordine e grado. Per partecipare compilare la scheda di iscrizione e prenotazione alberghiera www.matematicaerealta.it/convegno2013, non è prevista tassa di iscrizione.

Tra le relazioni del convegno segnaliamo:

Il mestiere di matematico applicato
di Renato Spigler

La scelta della giusta via. Un affascinante percorso fra matematica e realtà nel corso della storia
di Primo Brandi

Esperienze di comunicazione matematica Prove di CLIL
di Nicola Chiriano

Matematica e realtà nella formazione del cittadino europeo
di Domenico Cariello

Fare matematica nella scuola di tutti. Dedicato a Emma Castelnuovo
di Roberto Natalini

La ricerca in didattica della matematica e la sua applicazione concreta in aula
di Bruno D’Amore

L’equazione delle folle
di Andrea Tosin

Pi greco una storia infinita
di Mario Rosario Avellino

L’irragionevole efficacia della matematica nelle scienze umane
di Dario Benedetto

La complessità e l’incertezza in situazioni quotidiane

http://www.matematicaerealta.it/attivita/index.php?page=convegno2013.php

186. Un gioco d’incertezza: “Forse che sì, forse che no”

marincola-labirinto.pngDurante una mia visita al Palazzo Ducale di Mantova sono rimasta particolarmente colpita dal soffitto che dà il nome alla Sala del Labirinto. Si tratta, di un soffitto ligneo dipinto che riproduce un labirinto dorato. Lo sfondo azzurro non fa pensare ad un giardino o ad un sentiero percorribile ma ad una volta celeste in cui lo sguardo e il pensiero indugiano lungo percorsi enigmatici.

Il soffitto proviene dal palazzo di San Sebastiano a Mantova e porta, ripetuto al proprio interno lungo il labirinto, il motto “forse che sì, forse che no” che il marchese Francesco II Gonzaga riprese dal ritornello di una canzone d’amore del XVI secolo (appartenente al genere del tempo: “frottola amorosa”).  In questo contributo presenterò un’attività che ho ideato e sperimentato nelle classi del biennio Tecnico Economico dell’I.I.S. “A. Guarasci” di Rogliano (Cs), dove insegno informatica. Si tratta di un videogioco educativo interdisciplinare, realizzato con Scratch.

ico-pdf.png186. Un gioco d’incertezza: “Forse che sì, forse che no” Rosa Marincola

L’equazione di Einstein e la solidificazione dell’energia

einstein-statue-chan.jpgSenza alcun dubbio, l’equazione più conosciuta al mondo è la celeberrima equazione di Einstein $E=mc^2$. La si trova dappertutto, anche dove non sarebbe per niente opportuno e ragionevole trovarla. La si usa come manifesto scientifico, come metafora dell’incontestabilità matematica, come rappresentazione formale di genialità e superiorità intellettuale. E’ davvero molto facile imbattersi in questa colossale formula. E’ molto alta la probabilità che tutti, grandi e piccoli, l’abbiano vista almeno una volta.

Altro discorso è chiedersi quante persone ne conoscono davvero il significato.

A questo punto, la sua popolarità scema in una picchiata verticale. Escluse le persone che orbitano intorno a questo mondo, studenti, docenti, divulgatori scientifici, ecc… difficilmente troveremo qualcuno che ne abbia una comprensione anche solo di tipo concettuale.

La legge di Einstein afferma la possibilità di ottenere grandi quantità di energia da piccole quantità di massa. Gli esempi più chiari che si possono fare sono quelli relativi ai reattori nucleari e alle bombe atomiche. Tuttavia, esiste un’altra angolazione dalla quale si può guardare questa legge. L’aura di straordinaria autorità che avvolge l’equazione, genera anche una sorta di timore nell’avvicinarsi ad essa. E’ già complicato capirne le profonde implicazioni così com’è, figuriamoci se a qualcuno potrà mai venire in mente di osservarla con atteggiamento audace e sbarazzino. E pure, se raccogliessimo questa sfida, schiuderemmo dinanzi ai nostri occhi un nuovo universo da esplorare.

Frank Wilczek racconta che il grande fisico Paul Dirac sosteneva che per scoprire nuove leggi di natura bisogna giocare con le equazioni. Perciò, se riscriviamo la nostra equazione in maniera diversa, ad esempio $m=E/c^2$, avremmo davanti agli occhi qualcosa di stupefacente. Espressa in questi termini, la formula ci dice che possiamo ottenere la massa dall’energia, cioè si può ricavare materia dall’immateriale, tangibile dall’intangibile. Se soltanto l’aver osato rimaneggiare la legge, conduce ad un risultato teorico che disorienta, prepariamoci, con coraggio, ad accettarne la conferma pratica: grandi quantità di energia producono massa.

Un acceleratore di particelle può concretizzare quanto detto finora. Facendo scontrare tra di loro elettroni e positroni, accelerati fino a velocità di poco inferiori a quella della luce, si generano alte energie e da esse scaturisce l’impensabile. Dallo scontro tra un singolo elettrone e un singolo positrone, si originano dieci pioni, un protone e un antiprotone! Cioè, alla fine dell’esperimento, si ottengono più elementi rispetto a quelli di partenza. E non è ancora finita: la massa degli elementi è aumentata di circa trentamila volte rispetto alla massa degli elementi di partenza. Da dove escono fuori queste nuove particelle? Dov’erano nascosti i dieci pioni, il protone e l’antiprotone? Non erano nascosti, ma si sono generati nel momento stesso in cui l’energia in gioco ha raggiunto livelli tali da modificare la propria stessa conformazione e si è agglomerata in corpuscoli massivi.

La materia, dunque, non è altro che una particolare configurazione di energia. In alcune condizioni è visibile e tangibile, in altre condizioni aleggia intorno a noi diafana e impercettibile.

Domenico Signorelli

La musica è il suono della matematica

robertocouse-music.jpgIl titolo è una citazione di Lorenz Mizler, allievo di Bach, ma il legame tra i due ambiti non è certo nato nel Settecento, come dimostrato anche dai Pitagorici, che, nel V sec. a.C., trovarono che i differenti toni di una scala sono legati ai rapporti tra i numeri interi. Il rapporto fra matematica e musica è sempre stato molto stretto: il linguaggio di entrambe deve essere studiato e non è intuitivo ed entrambe richiedono un pizzico di genialità per raggiungere risultati elevati. Le due discipline sono così legate che, nel sistema del sapere medioevale, la musica faceva parte del Quadrivium, insieme ad aritmetica, geometria ed astronomia, il ramo scientifico dello scibile.

Attualmente, Spotify – un servizio musicale digitale che consente di accedere a milioni di brani on demand – ha commissionato uno studio sull’incidenza sulla resa scolastica dell’ascolto di musica durante lo studio. Di questo studio si è occupata la Dottoressa Emma Gray, esperta di psicologia clinica e specializzata nella psicologia educativa al British Cognitive Behaviour Therapy and Counselling Service di Londra. Dai risultati emerge che la musica stimola l’apprendimento e può aumentare la concentrazione. In particolare, ascoltare musica classica aiuta ad avere un rendimento migliore in matematica: “La musica ha un effetto positivo sulla mente e ascoltare il genere giusto può migliorare lo studio e l’apprendimento”, spiega la Dott.ssa Gray.

Il legame tra musica e matematica è stato evidenziato anche dalla Simons Foundation, una fondazione privata con sede a New York, fondata nel 1994 da Jim e Marilyn Simons: la mission della fondazione è far progredire la ricerca in matematica e nelle scienze di base, sponsorizzando programmi con lo scopo di promuovere una più profonda conoscenza del mondo. Matematica, fisica e informatica sono l’obiettivo principale degli studi. I ricercatori della Simons Foundation hanno svolto un’analisi del rapporto fra musica e matematica, osservando la musica attraverso gli occhi della topologia, una delle più importanti branche della matematica moderna, caratterizzata dallo studio delle proprietà delle figure e delle forme che non cambiano quando viene effettuata una deformazione. In particolare, i ricercatori si sono ispirati al nastro di Möbius, una striscia di carta le cui estremità, una volta ruotate di 180°, sono incollate l’una all’altra. La particolarità di questo nastro è che se si prova a tracciare una riga su una superficie del foglio, ci si accorge che si può percorrere tutto il nastro, senza mai staccare la penna dal foglio, perché il nastro ha una sola superficie. Questo nastro ha permesso di esplorare i legami tra musica e matematica, prendendo spunto dal lavoro di Dmitri Tymoczko “A geometry of music”: il video presentato dalla Fondazione spiega come le proprietà del nastro possano essere utilizzate per comprendere l’armonia che lega due corde con note diverse. Quello presentato nel video è solo un esempio ed è una versione semplificata dello studio effettuato, ma i matematici sono riusciti a mostrare, grazie all’utilizzo di software di visualizzazione grafica, come alcune melodie corrispondano alle proprietà di opportune figure geometriche. Un esempio di quanto detto è visibile anche in un filmato, caricato su youtube nel 2009, che rappresenta un canone inverso, ovvero un pezzo breve che può essere suonato in entrambe le direzioni, con il quale Bach ha dimostrato la propria abilità e genialità.

http://oggiscienza.wordpress.com/2013/09/03/quando-la-musica-e-questione-di-matematica/#more-42290

/https:/www.simonsfoundation.org/about-us/

/https:/www.simonsfoundation.org/multimedia/mathematical-impressions-making-music-with-a-mobius-strip/

http://it.wikipedia.org/wiki/Rapporto_tra_musica_e_matematica

http://www.agi.it/spettacolo/notizie/201309111657-spe-rt10273-scuola_vuoi_un_buon_voto_in_matematica_ascolta_musica_classica

http://italianintransito.com/2013/05/15/bach-e-il-nastro-di-mobius/

http://www.magiadeinumeri.it/MUSICA.htm

http://www.youtube.com/watch?v=xUHQ2ybTejU

Daniela Molinari

La misura del mondo di Daniel Kehlmann

kehlmann-misura-mondo.pngIl libro parla della vita di due importanti scienziati dell’Ottocento: Alexander von Humboldt e Carl Friedrich Gauss. Le loro vite, presentate in parallelo, hanno modo di incrociarsi solo nel 1828. Alexander von Humboldt è un ispettore minerario, che, all’indomani della morte della madre, decide di organizzare una spedizione in Sudamerica. È accompagnato da Aimé Bonpland, medico, naturalista e botanico francese: i due personaggi scoprono di avere un passato molto simile e gli stessi progetti per il futuro. Decidono di andare in Spagna e, a Madrid, ottengono udienza con Manuel de Urquijo, un ministro che prepara loro dei documenti in base ai quali deve essere garantito loro ogni tipo di sostegno. A La Coruna si imbarcano sulla prima fregata che prende la via dei Tropici e giungono a Trinidad. Durante i sei mesi in Nuova Andalusia, esaminano e misurano tutto ciò che si può misurare.

A Caracas hanno modo di compiere l’ascesa della Silla e poi, a dorso di muli, partono alla volta dell’Orinoco. Venduti i loro muli nella città di San Fernando, comprano una lunga barca a vela con un tettuccio di legno, per esplorare il canale fra l’Orinoco e il Rio delle Amazzoni. Man mano procedono, la vegetazione diventa sempre più fitta e il letto del fiume è così ampio da lasciar pensare che si stiano dirigendo verso il mare aperto. Raggiunte le famigerate cateratte, il fiume ridiventa molto stretto e le vorticose rapide fanno roteare la barca, mettendo in pericolo i suoi occupanti. Si inoltrano sul Rio Negro e a San Carlos raggiungono l’equatore magnetico. Grazie all’angolazione dell’orbita lunare dalla Croce del Sud – che verifica per ore con il telescopio – Humboldt si rende conto che quella zona non è mai stata cartografata: la missione Esmeralda costituisce l’ultimo insediamento cristiano, prima di uno sconosciuto mondo selvaggio e decidono quindi di ritirarsi.

Humboldt e Bonpland tentano la salita sul Chimborazo, ma la neve sempre più alta causa la caduta di entrambi. Avvolti nella nebbia, preda del mal di montagna e, senza aver mai raggiunto la cima, ridiscendono con fatica. Nella notte, Humboldt scrive più di venti lettere, con le quali comunica all’Europa di essere giunto più in alto di quanto avesse fatto qualsiasi altro uomo fino ad allora.

Spinti alla deriva da un’eruzione del vulcano Cotopaxi, i due proseguono il loro viaggio verso la Nuova Spagna. Bonpland, smagrito per la febbre e molto invecchiato e Humboldt, che sembra sempre lo stesso nonostante il passare degli anni, salgono sul Popocatepeti e visitano le rovine di Teotihuacan. Sul vulcano Jorullo, Humboldt si cala nel cratere e ha modo di sconfessare la teoria del nettunismo. A Veracruz salgono infine su una nave per tornare all’Avana, da dove raggiungono Philadelphia. A Washington partecipano a una cena di gala indetta dal presidente e, tornato in Europa, Humboldt decide di fermarsi a Parigi.

Gauss è un vero enfant prodige, come dimostra il celeberrimo aneddoto secondo il quale svolse in tre minuti il compito, assegnato dal maestro, di addizionare tutti i numeri naturali da uno a cento. Più avanti, il maestro convince il padre di Gauss a non mandare il figlio a lavorare nella filanda ma a studiare al liceo. Quando ha l’occasione di incontrare il duca di Brunswick, Gauss riesce a impressionarlo con la sua conoscenza e le sue prestazioni in matematica e questi ordina che gli venga assegnato un sussidio. 

La scelta di Gauss di dedicarsi alla matematica non è scontata e nemmeno immediata: la sua decisione avviene il giorno in cui riesce a costruire un poligono di diciassette lati, con una dimostrazione impeccabile. Ha solo diciannove anni. Dopo la laurea, avendo perso il sussidio del duca che non aveva mai approvato la sua partenza per Gottinga, trova lavoro come aiuto agrimensore, ma ha anche il tempo per lavorare alle Disquisitiones Arithmeticae, il capolavoro della sua vita, pubblicato appena ventenne. La sua predizione sul luogo in cui sarebbe riapparso il piccolo pianeta Cerere lo rende famoso e il duca gli propone di diventare il direttore dell’osservatorio. Non avendo ottenuto ciò che chiedeva – non si accontentava infatti di fare il direttore dell’osservatorio – Gauss decide di trasferirsi a Gottinga.

L’incontro tra i due scienziati avviene nel 1828 a Berlino, in occasione del Congresso degli scienziati tedeschi. All’epoca, Gauss si sta occupando di calcolo delle probabilità, mentre Humboldt è ciambellano. Vagando per le strade di Berlino, il figlio di Gauss, Eugen – da lui disprezzato perché considerato un fallito e un incapace – finisce con il ritrovarsi coinvolto in alcuni disordini, a causa dei quali viene catturato dalla gendarmeria. Informato di quanto successo, Gauss, insieme a Humboldt, si impegna per salvare il figlio, mettendosi in contatto con Vogt, comandante dei gendarmi. Il risultato è l’esilio in America, dove, senza la forte invadenza del padre, Eugen forse riuscirà a rifarsi una vita.

Al termine del Congresso, Humboldt parte per la Russia, affrontando una deludente spedizione, e Gauss comincia la sua collaborazione con Weber, per i suoi studi sul magnetismo.

Daniela Molinari

 

 

Problema 4.1 Earned Value Method

pensatore.jpgConsiderare il progetto descritto nei precedenti problemi 3.1 e 3.2. Così come è scritto il progetto ha una durata prevista di 13 mesi e, giunti al 6° mese (T), ci si rende conto che l’avanzamento fisico è al 20% invece di essere al 54.3% programmato inizialmente e che la spesa sostenuta è di soli 15 milioni Euro (A=Actual) a fronte di quelli previsti dal budget (B) per il 6° mese (27.15 milioni di Euro) . Il budget iniziale al completamento (BAC) è di 50 milioni di Euro. Si chiede di calcolare…

il Cost Performance Index (CPI) al 6° mese.

La proiezione a finire del costo totale del progetto (EAC) nell’ipotesi che nei 7 mesi rimanenti l’efficienza nei costi sia quella storica (CPI).

Calcolare l’efficienza totale nei costi (TCI) nell’ipotesi che il progetto continui nei trend di spesa rilevati nel passato. Calcolare poi lo Schedule Performance Index (SPI) al 6° mese.

Mostrare che il Predicted Schedule Index (PSI) non può essere utilizzato per le proiezioni a finire e che il Total Schedule Index (TSI), per qualunque progetto che non resti incompiuto, vale sempre 1.

 

Inserire i commenti qui sotto, oppure contattare l’autore r.chiappi [chiocciola] virgilio.it

Soluzione alla pagina seguente

Le domandone di Zio Pippuzzo di Leonardo Tortorelli

totorelli-zio-pippuzzo.pngLeonardo Tortorelli ci presenta una matematica inedita, per lo studente medio, con il divertente libro “Le domandone di Zio Pippuzzo”: Zio Pippuzzo è un cinquantenne in sovrappeso, con una grande passione per il vino, che non smette di farsi e fare domande inerenti la matematica e il compito di rispondere spetta a Torto-Prof., insegnante di matematica e fisica in un liceo scientifico (alter-ego dell’autore). L’epoca è quella degli anni Trenta del secolo scorso, il luogo è Casamassella, un piccolo borgo in provincia di Otranto e i personaggi, Nonna Astolfa, il caprone Ugo, Giuanni Puticaro e tanti altri sono in parte realmente vissuti. In ogni caso, la presentazione del luogo e dei personaggi avviene nei primi capitoli, ma prosegue nel corso del libro con bellissime immagini nelle quali i protagonisti vengono rappresentati nel loro ambiente e sotto forma di statue di terracotta lavorata e decorata a mano da Antonella Merico (moglie dell’autore… tutto in famiglia, insomma!). Acquista il libro>>>

I temi proposti da Zio Pippuzzo sono solo apparentemente semplici: zero è un numero pari? Si può trasformare un debito in un credito? Uno è un numero primo? Perché non si può dividere per zero? Perché una potenza con base diversa da zero e esponente nullo è uguale a uno? Sono le domande che Zio Pippuzzo si pone un po’ per passione e un po’ per riuscire a scroccare un po’ di vino, oppure per convincere il paziente oste Giuanni Puticaro che il suo debito di 4096 bottiglie (calcolato grazie ai logaritmi!) è in realtà un credito.

La lettura procede scorrevolmente, accompagnata dalle immagini, dalle scene cariche di umorismo che coinvolgono il protagonista e dai quesiti matematici, la cui soluzione, non temete, vi attende al termine del libro, con un’esauriente spiegazione. 

 

Il libro è consigliato a tutti: a coloro che amano mettersi alla prova con quesiti matematici, a coloro cui piace farsi una bella risata… e a coloro che, nonostante alcuni pregiudizi, hanno ancora voglia di guardare al di là della propria visione parziale della matematica, come di una materia difficile e noiosa, per scoprirne il lato giocoso e divertente.

 

Daniela Molinari

 

Il libro è consigliato a tutti: a coloro che amano mettersi alla prova con quesiti matematici, a coloro cui piace farsi una bella risata… e a coloro che, nonostante alcuni pregiudizi, hanno ancora voglia di guardare al di là della propria visione parziale della matematica, come di una materia difficile e noiosa, per scoprirne il lato giocoso e divertente. Acquista il libro>>>

Serendipity, incontri e avventure di un matematico, di Cotti, Ferrero, Morin

cotti-serendipity.pngIl libro in oggetto è il primo della collana “Percorsi”, dedicata alla divulgazione scientifica, della Casa Editrice Monte Università Parma Editore. Gli autori sono tre docenti universitari di Algebra e Geometria: Celestina Cotti, Giovanni Ferrero e Fiorenza Morini, autori anche di numerose pubblicazioni scientifiche.

Cominciamo dal titolo: “Serendipity”, il cui significato ci viene spiegato, con dovizia di particolari, dal prof. Claudio Bartocci, nell’interessante prefazione. «Il concetto di serendipity […] si rivela particolarmente appropriato a descrivere quell’imponderabile fattore di “caso e sagacia” che è caratteristico del processo di scoperta scientifica […] Gli esempi a questo riguardo certamente non fanno difetto: la scoperta dei raggi X da parte di Röntgen o quella della radioattività da parte di Becquerel sono entrambe “serendipitous”, cioè dovute ad avvenimenti accidentali e ad osservazioni fortuite, così come il rilevamento dell’inaspettato “potere selettivo dei neutroni lenti” che vale a Fermi il premio Nobel per la Fisica nel 1938 o l’individuazione della “penicillina” a opera di Fleming.»

E il nostro protagonista, il docente universitario FU, ci dà numerosi esempi di serendipità, a dimostrazione del fatto che anche in matematica le scoperte avvengono non solo grazie al talento e all’abilità, ma anche per caso e il caso si esprime a volte attraverso gli incontri di ogni giorno, gli stessi incontri che caratterizzano l’anno accademico oggetto di questo romanzo. Gli argomenti trattati sono di facile lettura, proprio perché si tratta delle spiegazioni che FU dà ai non matematici che incontra: si comincia con il pranzo con un gruppo di idraulici, durante il quale il protagonista demolisce alcuni luoghi comuni sui matematici e descrive il proprio lavoro. Si prosegue con le spiegazioni a Carola, studentessa liceale e a Irina, docente di storia, ma le occasioni non mancano nemmeno quando FU incontra i colleghi di altre discipline, forse proprio perché la matematica permea la nostra quotidianità: i parametri medici possono essere interpretati matematicamente per ottenerne una prognosi e l’elenco delle partite di un torneo di doppio misto di tennis corrispondono alla compilazione di un quadrato latino.

Il libro offre l’opportunità di una lettura a due diversi livelli: lo si può leggere come un romanzo, ignorando le note a piè pagina – ce ne sono una cinquantina per ogni capitolo – oppure si può approfittare degli approfondimenti matematici che gli autori offrono nelle note. Nel secondo caso, la lettura è più impegnativa e si corre il rischio di perdere il filo del discorso per seguire le note, ma ne vale certamente la pena. Gli autori hanno proprio la speranza di “avvicinare il lettore all’idea attuale di Matematica”, facendo dimenticare le immagini spesso esagerate che vengono date dei matematici, così, per essere il più possibile comprensibili, hanno spesso rinunciato alla precisione, evidenziando tali scelte con l’uso del corsivo, mentre il grassetto segnala le frasi più importanti, quelle che, con il loro carattere generale, ci descrivono la matematica, ad esempio: “si può imparare la matematica soltanto facendo matematica”.

Gli autori descrivono in modo esauriente il ragionamento matematico e la nascita di una scoperta: FU è impegnato con lo studio del lavoro di un collega australiano e ha la sensazione che, a partire da questo, potrebbe costruire interessanti approfondimenti, “era più che altro guidato da una sensazione di simmetria e bellezza delle strutture”. Per un lungo periodo “anche mentre svolgeva i soliti compiti, il suo cervello continuava a inventare strategie per elaborare le strutture che stava ricercando” e così, una notte, decide di mettersi all’opera e, procedendo nei calcoli, perde la nozione del tempo, con il risultato che arriva in ritardo alla lezione del mattino dopo. Lo stesso FU riconosce che la buona idea della notte è forse conseguenza del distacco forzato impostogli da Irina, con l’invito per una breve vacanza: ricorda un po’ l’omnibus di Poincaré, “Nel momento in cui mettevo piede sul predellino, mi venne in mente, senza che nulla nei miei pensieri precedenti sembrava avermi preparato…”.

 

Daniela Molinari

Il vino di Pareto – le tecniche di analisi multicriterio applicate ai problemi della vita quotidiana

degustare-italia.pngQuale vino comperare? La risposta al quesito è difficile, in quanto il decisore, nella vita reale, può porsi obiettivi diversi (il vino migliore, o quello meno costoso, o quello dal migliore rapporto qualità/prezzo, o quello di qualità maggiore di Z centesimi e costo minore di W euro, o quello …), quindi di volta in volta la decisione può avvenire sulla base di più e diversi criteri/elementi di valutazione. È però possibile – semplificando il problema e ponendosi obiettivi meno ambiziosi – impostare il problema in modo logico/matematico, fornendo un reale «supporto alle decisioni»; ciò tramite tecniche di classificazione e di analisi multi-criterio.

Proponiamoci solamente di individuare in modo deterministico le regioni che propongono vini dalle caratteristiche particolarmente «interessanti», poi la scelta del singolo vino nell’ambito della regione sarà lasciata alle edonistiche personali preferenze.

Per realizzare ciò, i vini d’Italia recensiti dal sito www.degustare.com sono stati classificati, su base regionale, in base alla media dei loro costi, alla media delle loro qualità (media dei punteggi) ed alla media dei loro rapporti qualità/prezzo. Nel diagramma sottostante, denominato «Lo Spazio delle Decisioni di Degustare», le regioni d’Italia, rappresentate da bolle, sono proprio rappresentate in base al punteggio medio crescente dei loro vini (asse delle ordinate Y), al prezzo medio decrescente dei loro vini (asse delle ascisse X – e formula per il calcolo del prezzo) ed al crescere del rapporto qualità/prezzo, rappresentato dalla dimensione crescente della dimensione della bolla.

In legenda è anche riportato, per ogni regione, il numero di vini recensiti, ovvero la numerosità del campione su cui si è operato. Infine, per fornire un ulteriore supporto logico/matematico alle decisioni, si è operato il calcolo delle decisioni «Pareto-ottimali» (dal nome di Vilfredo Pareto, noto ingegnere, economista e sociologo italiano), ovvero quelle decisioni (quelle regioni) rispetto alle quali non esistono altre decisioni (altre regioni) che presentino valori migliori su entrambi gli assi. Tali decisioni (regioni) sono dette «dominanti» e sono rappresentate, nel diagramma sottostante, dalle bolle marcate da frecce.

Quindi se ricercate il massimo della qualità scegliete tra i vini delle bolle (delle regioni) con il valore massimo di Y (quelle più in alto), se ricercate il minimo del prezzo scegliete tra i vini delle bolle con valore massimo di X (quelle più a destra), se ricercate il massimo rapporto qualità/prezzo cercate tra i vini delle bolle più grandi, se volete una decisione «dominante» cercate tra i vini delle bolle marcate con le frecce, e così via.

Individuata la vostra regione ottimale, poi spetta a voi l’ultima parola, ovvero scegliere il vino che più vi soddisfa, magari in ciò potendovi ulteriormente supportare la scheda descrittiva delle caratteristiche organolettiche di ciascun vino. Ecco quindi una dimostrazione assai «pratica» dell’utilizzo delle tecniche proprie dei DSS (Decision Support Systems) applicata ad una delle tante decisioni da prendere nella vita quotidiana. Tali tecniche quindi non vogliono fornire “la soluzione”, quanto piuttosto operare una scrematura tra le possibili decisioni, individuando quelle dominanti, e lasciando poi sempre all’uomo l’ultima parola.

 

Teatro e Scienza: i Numeri

teatro-scienza-numeri.jpgRassegna 2013 “Teatro e Scienza: i Numeri”. 12 spettacoli tra arte, musical, drammaturgia… e numero, nella regione Piemonte. Alla fine di ogni spettacolo una conferenza sulla matematica e il mondo dei numeri. Gli spettacoli sono gratuiti, prenotazione Planetario 011-8118740.

10 Ottobre 2013 h 21 Settimo T.se Teatro Garybaldi
 “Il Principio dell’Incertezza” di Andrea Brunello – PRIMA REGIONALE con Andrea Brunello ed Enrico Merlin Regia di Andrea Brunello e Michela Marelli – Compagnia “Arditodesìo” (TRENTO)
Al termine il Dottor Andrea Brunello parlerà sul tema “Dalla Scienza al Teatro”

18 Ottobre 2013 h 21 Castelnuovo (AT) Sala Consiliare
“Fibonacci (la ricerca) di Maria Rosa Menzio – PRIMA con Maria Rosa Menzio, Laura Riviera, Gianandrea Muià e Riccardo Zonca Regia e video di Maria Rosa Menzio – Produzione “Teatro e Scienza”
Al termine il Professor Franco Pastrone parlerà dei “Numeri di Fibonacci”

19 Ottobre 2013 h 21 Beinasco (TO) Chiesa di S.ta Croce
“Fibonacci (la ricerca) di Maria Rosa Menzio con Maria Ro sa Menzio, Laura Riviera, Gianandrea Muià e Riccardo Zonca Regia e video di Maria Rosa Menzio – Produzione “Teatro e Scienza”
Al termine i Rudi Mathematici parleranno dei “Numeri Narciso”

26 Ottobre 2013 h 21 Andezeno (TO) Sala Multimediale
“(scaglia la) Settima Pietra” di Tiziano Gamba – PRIMA con Tiziano Gamba, Veronica Brunetti, Daniele Degano, Claudia Giacosa Regia di Tiziano Gamba – Associazione “Pratica-Mente” – Produzione “Teatro e Scienza”
Al termine i Rudi Mathematici parleranno dei “Numeri Vampiro”

30 Ottobre 2013 h 15 Settimo T.se Biblioteca Archimede
“Ecobaleno” (I Numeri dell’Acqua) di Emanuela Bolco con Emanuela Bolco e Armando Sanna Associazione “Il Naufragar m’è dolce” (ROMA)
Al termine il Dottor Andrea Vico parlerà dei “Numeri Felici”

10 Novembre 2013 h 21 Torino Teatro Astra
“Ventimila Leghe sotto (i Mari)” di e con Marte Costa con Valeria Bugni, Manuela Sollo, Elena Sannino, Valeria Persechino e Karin Ransberger Regia di Marte Costa – Compagnia Necèssita Virtù
Al termine Piero Bianucci parlerà di “Teatro Scientifico”

15 Novembre 2013 h 21 Torino Cavallerizza Reale “Vecchia sarai tu!” di Antonella Questa e Francesco Brandi con Antonella Questa Regia di Francesco Brandi – Compagnia “LaQ-Prod” (LA SPEZIA)
Al termine il Dottor Claudio Pasqua parlerà dei “Numeri Innamorati”

24 Novembre 2013 h 21 Casale Monferrato Auditorium S.ta Chiara
“I Numeri della Moda” di Irene Forneris – PRIMA ASSOLUTA con Irene Forneris e Giovanni Mancaruso Regia di Giovanni Mancaruso – Compagnia “Arte&Tecnica” (AT) – Produzione “Teatro e Scienza”
All’inizio della piece scenetta “Media, Moda e Mediana” con Maria Rosa Menzio e Fulvio Cavallucci

28 Novembre 2013 h 15 Settimo T.se Biblioteca Archimede
“Il Giorno del Jolly” di Luisa Spairani – PRIMA ASSOLUTA con Maria Rosa Menzio ed El isa Pitzalis Regia e Video di Maria Ro sa Menzio – Produzione “Teatro e Scienza”
Al termine Maria Rosa Menzio e Fulvio Cavallucci parleranno dei “Numeri di Babbo Natale”

30 Novembre 2013 h 21 Pino Torinese Planetario
“Il Giorno del Jolly” di Luisa Spairani con Maria Rosa Menzio ed Elisa Pitzalis Regia e Video di Maria Ro sa Menzio – Produzione “Teatro e Scienza”
Al termine il Professor Attilio Ferrari parlerà dei “Numeri del Cielo”

6 Dicembre 2013 h 21 Moncalieri Limone Fonderie Teatrali
“Alice” di Francesco Niccolini – Regia di Giovanni Tramacere con Giovanni De Monte, Alessandra Crocco, Silvia Ricciarelli e Carlo Durante Cantieri Teatrali Koreja – Teatro Stabile del Salento (LECCE)
Al termine il Pro fessor Franco Pastrone parlerà dei “Numeri di Alice”

12 Dicembre 2013 h 21 Moncalieri Castello Sala della Regina
“Pi Greco e la Macchina da Cucire” di Vittorio Marchis – PRIMA ASSOLUTA con Vittorio Marchis e il Meccanico Regia di Vitto rio Marchis – Produzione “Teatro e Scienza”
Al termine il Pro fessor Vittorio Marchis parlerà sul tema “Dall’Idea al Palco scenico”

Vedi la locandina della manifestazione>>>

La Trasformata di Winograd nella Teoria dei Codici Correttori

Nickwheeleroz-Chaos.jpgTesi di laurea di Sebastiano Ferraris presso la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali Corso di Laurea in Matematica Università di Torino. Il punto di partenza di questa tesi sono alcune lezioni di Laboratorio di Applicazioni dell’Algebra utilizzate per approfondire diversi argomenti inerenti la teoria dei codici correttori. La teoria dei codici correttori si basa sulla necessità di trasmettere informazione attraverso un canale che per motivi tecnici può alterare parte del messaggio. In ogni sistema di comunicazione infatti la ricezione può essere disturbata da segnali di interferenza chiamati genericamente “rumore” che si sommano all’informazione originariamente trasmessa. Riconoscere che un errore è entrato nel messaggio ricevuto ed eventualmente correggerlo è possibile utilizzando determinati strumenti algebrici.

Il punto di partenza di questa tesi sono alcune lezioni di Laboratorio di Applicazioni dell’Algebra tenuto nel 2011 ed un pre-print del prof. Umberto Cerruti che ho di utilizzato per approfondire diversi argomenti inerenti la teoria dei codici correttori che hanno suscitato il mio interesse e la mia curiosita. I principali che propongo in questa tesi sono:

capitolo 1 Scomposizione dell’algebra Rr;F = F[x] / (xr – 1) in un prodotto di campi: attraverso lo studio della fattorizzazione di xr – 1 tramite un gruppo isomorfo al gruppo di Galois Gal(F(); F)) che agisce sul gruppo generato da x in Rr;F arriviamo a costruire una nuova algebra sui fattori irriducibili del polinomio xr – 1. Ricordando che per M(v)(x) fattore irriducibile di xr – 1, ogni quoziente F[x] / M(v)(x) è un campo, costruiamo la nuova algebra come il prodotto di tali campi. Questa e ancora isomorfa a Rr;F e l’isomorfismo così creato viene definito trasformata di Winograd. Sempre nel capitolo 1 dimostriamo una formula basata sul teorema di Burnside per determinare la cardinalità dell’insieme dei fattori irriducibili M(v)(x).

capitolo 2 Studio degli ideali e degli idempotenti di Rr;q: a partire da questo punto proseguiamo considerando solo i campi finiti per orientare la direzione sulle applicazioni alla teoria dei codici correttori. Dopo la definizione di alcuni operatori su Rr;q presentiamo uno studio sugli ideali e sugli idempotenti che giocano un ruolo fondamentale nella teoria dei codici correttori. Data la semplicità degli ideali e degli idempotenti di un campo, questo studio non avviene direttamente su Rr;q ma sulla scomposizione in campi ricavata nel capitolo precedente.

capitolo 3 Trasformata di Winograd come trasformazione lineare fra Rr;q ed il prodotto di campi in cui si scompone: approfondiamo la definizione di trasformata di Winograd ricavando la matrice associata alla trasformazione e la matrice inversa e presentiamo alcune delle sue proprietà più rilevanti per gli scopi della tesi. Per poter definire la matrice di trasformazione in modo più semplice partiamo dalla definizione di una ulteriore algebra, che chiamiamo algebra dei vettori circolanti concatenati. Questa continua ad essere un’algebra isomorfa a quelle già proposte e mantiene la struttura di prodotto di campi, ma con una forma più efficace per parlare di matrici di trasformazioni. Anche in questo capitolo i vari sviluppi della teoria sono accompagnati da esempi numerici.

capitoli 4 e 5 Introduzione alla teoria dei codici correttori: in questo interludio presentiamo la teoria dei codici correttori dalle basi, per arrivare a definire i codici lineari, i codici ciclici ed i codici BCH. Nel corso del capitolo utilizziamo la maggior parte dei risultati ottenuti nei capitoli 1 e 2 e prepariamo il terreno per poter presentare le applicazioni della trasformata di Winograd ai codici correttori, scopo della tesi.

capitolo 6 Applicazioni dello studio di Rr;q e della trasformata di Winograd alla teoria dei codici correttori: come prima applicazione vediamo che una scelta di blocchi della trasformata di Winograd definisce una matrice che può essere usata come matrice di controllo o come matrice generatrice di determinati codici correttori. La seconda applicazione e un sistema per codi care e decodificare un messaggio che permette di diminuire la quantità di informazione per inviare un messaggio codificato, individuando in ogni parola alcuni sottovettori che non contengono informazioni rilevanti.

Originariamente la trasformata di Winograd e stata scoperta come strumento per diminuire la complessità computazionale del prodotto di convoluzione e come alternativa alla trasformata di Fourier discreta. E stata presentata per la prima volta nell’articolo On Computing the Discrete Fourier Transform di Shmuel Winograd. In questa ricerca ho omesso i collegamenti fra la trasformata di Winograd e la Trasformata di Fourier, ho omesso le implicazioni con la teoria dei codici spettrale e non ho parlato di una applicazione della trasformata di Winograd alla teoria dei codici correttori scoperta da Miller, Truong e Reed presentata nel 1980 con l’articolo Ecient Program for decoding the (255; 223) Reed-Solomon Code over GF(28) [22]. Ho invece considerato la trasformata di Winograd come una trasformazione lineare fra due spazi vettoriali, esaminando due applicazioni ai codici ciclici. Le fonti principali, oltre al gia citato articolo del relatore della tesi, sono Theory and Practice of Error Control Codes, di Richard E. Blahut [4] ed Algebra e teoria dei codici correttori di Luigia Berardi.


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Sebastiano Ferraris, La Trasformata di Winograd nella Teoria dei Codici Correttori

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Mathematics: A Very Short Introduction di Timothy Gowers

gowers-mathematics.jpg One of Oxford University Press’s series of ‘Short Introductions’, Mathematics: A Very Short Introduction is a rigorous and challenging description of what mathematics is, and also a marvellously lucid guide and learning experience in various (even advanced) mathematical topics, by one of the greatest pure mathematicians alive (Timothy Gowers is Rouse Ball Professor of Mathematics at the University of Cambridge, and a Fields Medal recipient). Clearly, as belonging to a highly intellectual series, the book is intended to stretch its readers’ abilities to the utmost.

The preface sets the stage: “Very little prior knowledge is needed to read this book […] but I do presuppose some interest on the part of the reader rather than trying to drum it up myself. For this reason I have done without anecdotes, cartoons, exclamation marks, jokey chapter titles, or pictures of the Mandelbrot set. I have also avoided topics such as chaos theory and Gödel’s theorem, which have a hold on the public imagination out of proportion to their impact on current mathematical research, and which are in any case well treated in many other books”. In 160 pages, there is no space to explain large amounts of mathematics. Nevertheless, Gowers gives a captivating, interesting, and quite personal introduction into some mathematical questions, which get surprisingly close to the “heart of mathematics” in an extraordinarily brief period.

This book mainly aims to convey a sense of what mathematical reasoning is like: “if this book can be said to have a message, it is that one should learn to think abstractly, because by doing so many philosophical difficulties simply disappear”, claims Gowers in his preface. He speaks clearly and concretely about the role of models and about abstractions, concluding “Once one has learned to think abstractly, it can be exhilarating, a bit like suddenly being able to ride a bicycle without having to worry about keeping one’s balance”. The declared purpose of this book is to explain – carefully yet not technically – the differences between research-level mathematics and the sort of mathematics learnt at school and such differences are mostly philosophical. However, although it touches on several advanced mathematical topics, Professor Timothy Gowers definitely manages to do a very effective job explaining them as simply as possible: the various chapters are spiked with a great deal of examples, images and proofs, which help one to have a better grasp of the various concepts.

The book starts with the explanation of some general aspects of mathematical thought (how abstraction can be used to build mathematical models of existing systems), and then presents the reader with chapters covering more specific topics such as numbers, proofs, limits and infinity, dimension, geometry, estimates and approximates (the readers of this book will surely emerge with a clearer understanding of ‘paradoxical-sounding’ concepts such as infinity, curved space, and imaginary numbers), and ends with some attention-grabbing frequently asked questions about the mathematical community. He certainly does not give “the only possible correct answers” to such questions, but rather does give convincing, modest, and thoughtful ones.

Even though the book is exquisitely written – and a clearer exposition could not be ever imagined – I hesitate to recommend it to anyone who does not already know a substantial amount of mathematics (otherwise, it would be simply too difficult). Even though mathematics students and professional mathematicians will certainly know all the results offered, they should enjoy the path taken through them. However, the people most likely to benefit from this book are intelligent, well-educated students who are seriously considering doing a mathematics degree.

 This book is certainly very stimulating to read. It will not help students with school problems, nor will it give a hand with daily life; but it is unquestionably deep, inspiring and unveils the mystery of mathematics and mathematicians: whoever reads it will no doubt enjoy a light, swift, yet intriguing introduction to some of the greatest ideas of mathematics and realise the splendour and elegance of the discipline which the author considers “the key to the universe”.

 Nicola De Nitti

 

Giornata internazionale dei mancini

articoli111.jpgSi è da pochi giorni celebrata la Giornata Mondiale dei Mancini (13 agosto), festeggiata per la prima volta nel 1976 grazie a Dean R. Campbell (1932-1995), fondatore di Lethanders International. Negli ultimi anni, grazie a questa iniziativa, la tematica del mancinismo ha conquistato anche l’interesse dei mass-media e la giornata è un modo per ricordare le disparità tra mancini e destrimani.

Il mancinismo è la tendenza a usare il lato sinistro del corpo: nelle prime fasi di vita, nel cervello umano ha luogo una specializzazione funzionale dei due emisferi cerebrali, ovvero una lateralizzazione, e nei mancini è l’emisfero destro a predominare. Le cause di questa differenza non sono ancora chiare, ma la cosa più interessante è che quando un gruppo di ricercatori ha catalogato centinaia di impronte di mani nei disegni preistorici, si è evidenziato che la proporzione dei mancini rispetto ai destrimani era uguale a quella attuale: la percentuale si aggira intorno al 10% della popolazione, per la precisione un uomo su 9 e una donna su 13. Nell’evoluzione la percentuale di mancini si è mantenuta costante perché essere mancini comporta dei vantaggi: in ogni caso, alcuni studi effettuati su bambini adottati hanno dimostrato come il mancinismo non abbia alcun legame con i genitori adottivi, il che escluderebbe che il mancinismo si sviluppi per fattori ambientali, la vera causa è l’eredità genetica. Eppure il mancinismo in passato era considerato una devianza: negli anni ’20 venne associato alla demenza e negli anni ’40 alla dislessia. Solo a partire dagli anni ’70 si è rinunciato a imporre l’uso della mano destra, una rieducazione che poteva comportare anche disturbi fisici e psichici. Nella credenza popolare la mano sinistra era considerata la “mano del diavolo” e i bambini erano costretti, magari legando la mano sinistra dietro la schiena per impedirne l’uso, a scrivere con la mano destra. L’etimologia della parola è la dimostrazione che i mancini non erano considerati positivamente: in italiano, “mancino” deriva dal latino mancus, sinonimo di mutilato e sinistro significa anche avverso, sfavorevole, in inglese significa anche lasciato e in francese sgraziato.

I mancini sono sicuramente svantaggiati nell’utilizzo di alcuni utensili, progettati solo per destrimani, come ad esempio le forbici e i temperamatite, due dei primi oggetti che un bambino utilizza nell’infanzia. Ma anche i coltelli con la lama asimmetrica o gli apriscatole possono dare problemi, tant’è che è più probabile che un mancino sia vittima di incidenti domestici, rispetto alla frequenza con cui sono coinvolti i destrimani. Ci sono anche alcuni ambiti in cui i mancini sono avvantaggiati: molti sportivi, come i tennisti o gli schermidori, sono favoriti, visto che i giocatori destrimani vengono in genere sorpresi dal gioco a specchio. Secondo alcuni studi anche se da piccoli i mancini sono sfavoriti nei primi anni di scuola, nel mondo del lavoro comincia una rimonta che vede i mancini guadagnare all’incirca il 5% in più all’anno (questo divario vale solo per gli uomini, visto che le donne in genere vengono pagate meno delle proprie colleghe destrimani). Pare che i mancini siano più soggetti all’ansia e alla timidezza, ma secondo alcuni studi hanno punteggi maggiori ai test di intelligenza.

 

Una pagina facebook, intitolata “Il bello di essere mancini” – aperta il 26 marzo del 2012 – elenca alcuni personaggi famosi che sono mancini. Troviamo le immagini di Lady Gaga e di Albert Einstein, di Barack Obama e Friedrich Nietzche, di Marylin Monroe, Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti. Gli esempi celebri non mancano, insomma.

Daniela Molinari

Passeggiata spaziale

parmitano.pngCon i suoi quasi 37 anni, Luca Parmitano è uno degli italiani più citati nel web in questa estate del 2013 e il motivo è ben noto: è stato il primo italiano a passeggiare nello spazio. Partito il 28 maggio di quest’anno con due compagni, a bordo della navicella Sojuz TMA-09M dal cosmodromo di Bajkonur, in Kazakistan, Parmitano resterà nello spazio fino a novembre per la missione Volare: con il ruolo di ingegnere di volo, ha – tra le altre cose – il compito di gestire le manovre del braccio robotico della stazione, quando arrivano i cargo previsti.

Possiamo seguire il suo lavoro sia attraverso la sua pagina facebook https://www.facebook.com/AstronautLucaParmitano, costantemente aggiornata, sia attraverso il suo blog http://blogs.esa.int/luca-parmitano/?lang=it. E proprio nell’articolo scritto il primo agosto, Parmitano ci racconta la propria routine: dalle pulizie del sabato mattina, svolte volando in assenza di peso al laboratorio della Stazione Spaziale Internazionale, dove si possono sperimentare le tecnologie più avanzate. Tra gli esperimenti scientifici che verranno svolti c’è Green Air, che comprende due esperimenti, uno per lo studio dell’inquinamento e l’altro per l’analisi di un biocombustibile, entrambi di ideazione italiana. I risultati di questi esperimenti avranno un impatto difficile da quantificare e, proprio per l’importanza che rivestono, uno dei compiti di Parmitano è la divulgazione di queste informazioni. Forse proprio per questo motivo, uno dei luoghi virtuali in cui possiamo incontrare Luca è la sua pagina facebook, sulla quale, il 3 agosto, è stata data la possibilità di rivolgergli delle domande. Così leggiamo la sua risposta a chi gli domanda se, nella sua missione, si sia ritrovato ad affrontare qualcosa di inaspettato: “Onestamente no – mi sono sentito subito a mio agio. Ero pronto all’idea che bisogna adattarsi. La meraviglia di essere a 0g, ovviamente, è inimmaginabile” e a chi gli domanda se si sia sentito solo, avvolto dal silenzio e durante l’EVA (Extra Vehicular Activity – Attività extra veicolare), risponde di no.

L’esperienza delle uscite è raccontata dettagliatamente nel suo blog: il 15 luglio 2013, dopo la prima EVA, ci descrive la procedura di preparazione, gli indumenti particolari che ha dovuto indossare, i 40 minuti di ossigeno puro per eliminare l’azoto dall’organismo, i controlli alle tute EMU (Extravehicular Mobility Unit – Unità Mobile Extraveicolare) con la guida del team da terra. E poi la pompa che depressurizza la camera stagna, mentre sembra che tutto attorno a lui si svolga come al rallentatore: “La cacofonia scampanellante dei nostri attrezzi metallici che galleggiano, tutt’a un tratto svanisce”, perché dopo la depressurizzazione, si trovano nel vuoto dove il suono non si trasmette più. “Mi trovo benissimo, a mio agio, nel mio ambiente, che dovrebbe essermi alieno e invece è quasi familiare. Centinaia di ore sott’acqua hanno ottenuto il risultato voluto” e tutto sembra finire in un attimo, anche se sono passate 6 ore e 7 minuti. Nel racconto dell’emergenza della seconda EVA, che è stata interrotta a causa dell’acqua presente nel casco, si percepisce la calma di quest’uomo, che riesce a valutare con serenità anche la gravità di quanto sta succedendo: “La parte superiore del casco è ormai piena di acqua, e non so neanche se la prossima volta che respirerò dalla bocca riuscirò a riempirmi i polmoni di aria e non di liquido.”

I racconti della sua esperienza ci trasmettono l’importanza dell’allenamento e dell’esercizio per affrontare al meglio le situazioni inusuali, la necessità di adattarsi, l’efficacia della forza di volontà: “con uno sforzo di volontà sovrumano mi impongo di riferire a Houston quello che sento” dice parlando dell’emergenza durante la seconda EVA. Ma in tutto questo, non manca il senso di meraviglia, che si percepisce dalle numerose foto che costellano la sua pagina facebook: foto di notte, di giorno, con le nuvole all’orizzonte, i particolari dei deserti, le dune come in un dipinto di Escher, la scia lunghissima di una nave da crociera… Visto da 400 km dalla superficie terrestre, tutto assume un sapore e un significato particolare e Parmitano rinuncia a preziosi momenti di riposo per “incontrare la mia terra come non l’ho ancora vista” e mentre scatta le foto dello “Stivale perfettamente delineato dalle luci che, ininterrottamente dalla punta della Calabria fino alle coste liguri, ne disegnano il profilo come una nuova costellazione nel nero profondo del Mediterraneo di notte”, è consapevole che “nessuna immagine può replicare il senso di meravigliosa fragilità che si sta formando nella mia memoria”.

 Un’esperienza scientifica e, al tempo stesso, un’esperienza di vita molto intensa, come dimostrato dal contenuto dell’ultimo pacco viveri che è stato recapitato sulla Stazione Spaziale: “Sono due quadratini, grandi come un fazzoletto, ritagliati dalle coperte delle mie bimbe. Soffici e profumate, le porto al volto e mi perdo nel dolce odore, unico, inconfondibile delle mie figlie, e del loro abbraccio mi sembra quasi di sentirne il calore, mentre mi lascio avvolgere da quello, affatto diverso, dell’amore di un padre per le sue figlie.”

Daniela Molinari

Decima edizione de Il Festival della Mente

logo_10_anni.jpgSarzana, 30 agosto – 1 settembre 2013. Il Festival della Mente, il primo festival in Europa dedicato alla creatività e ai processi creativi taglia quest’anno il traguardo della decima edizione. Apre la manifestazione la lectio magistralis di Guido Rossi, “La responsabilità delle idee nel bene e nel male”, nella quale il giurista riflette sulle idee quali vere responsabili, nella storia dell’umanità, delle vicende positive o negative, felici o tragiche, della vita dell’uomo e delle comunità.

Il festival si propone come un crocevia tra sapere umanistico e scientifico attraverso riflessioni intellettuali e artistiche sul tema dei processi creativi: 90 fra conferenze, spettacoli e workshop realizzati appositamente da alcuni dei più significativi pensatori italiani e stranieri. «Il desiderio e la necessità di conoscenza e di condivisione è quanto ci ha guidato dal 2004, ed anche quest’anno ci siamo impegnati a costruire un programma che speriamo originale e stimolante, sempre basato sulla qualità, a partire dai relatori; vorremmo infatti che quello iniziato dieci anni fa fosse un dialogo costante, in continuo aggiornamento e rinnovamento fra relatori e pubblico» afferma Giulia Cogoli, che firma il programma sin dalla prima edizione.

PROGRAMMA Apre la manifestazione la lectio magistralis di Guido Rossi, La responsabilità delle idee nel bene e nel male, nella quale il giurista riflette sulle idee quali vere responsabili, nella storia dell’umanità, delle vicende positive o negative, felici o tragiche, della vita dell’uomo e delle comunità.

CONOSCENZA, CRESCITA E FUTURO Lo scrittore Paolo Giordano si interroga su quello che Joseph Conrad definiva «l’attraversamento della linea d’ombra», cioè l’ingresso nella fase della vita che segue l’adolescenza – e che, forse, ne è la propaggine estrema. Secondo lo scrittore e saggista Emanuele Trevi tutte le epoche sono accomunate da un sentimento di insufficienza, come se il semplice nascere non bastasse a rendere un uomo protagonista del suo divenire. Si sviluppa quindi l’aspirazione a una seconda nascita, «il viaggio iniziatico», una rivoluzione interiore radicale. L’esperto di comunicazione e media Carlo Freccero riflette su un tema di stringente attualità: la televisione ha ucciso creatività e cultura? O, al contrario, ogni medium crea un’intelligenza nuova, un nuovo modo di vedere, di sentire, di rappresentare lo spazio? La conoscenza dei bambini è sempre imperfetta, perché non arriva – a differenza di quella dell’adulto – a un sapere concluso, ma è fatta di stupore, desiderio e movimento febbrile del pensiero. Eppure, come sostiene la saggista Gabriella Caramore, questa sapienza imperfetta è l’unica che tutte le grandi tradizioni religiose e filosofiche hanno additato come vera. Chi, oggi, pur avendo più di 60 anni, non si definisce giovane? Chi sono e dove sono realmente i giovani? Queste le domande che si pone il politologo Ilvo Diamanti: il futuro si è così dissolto che non c’è più tensione verso qualcosa di nuovo, ma solo il sogno fittizio che tutto possa avvenire nel presente. Ritratto di un paese e di un popolo schiacciato dal tempo che abbiamo fermato. Più gli Europei si sentiranno sicuri e riconosciuti nella dignità delle loro nazioni, meno si chiuderanno a riccio nel loro stato e difenderanno i valori europei nel mondo. È in questa Europa “cosmopolitica”, in cui le persone hanno radici e ali, che Ulrich Beck vorrebbe vivere. Lo storico dell’alimentazione Massimo Montanari propone una riflessione sul cibo al tempo della crisi: piacere e fame; cucina ed economia; convivialità e ambiente; spreco e utilizzo delle risorse.

FILOSOFIA E PSICOANALISI La psicoanalista Alessandra Lemma ci spiega che l’ansia per il proprio aspetto, la funzione psicologica della chirurgia estetica e del tatuaggio, il disturbo di dismorfismo corporeo sono elementi sempre più ricorrenti nella società dell’apparire e della corporeità. La filosofa Nicla Vassallo si oppone al concetto standardizzato e assoluto de “la donna”, un’essenza femminile dentro cui forzare a ogni costo le troppe differenze e varietà tra donne, per negarle o renderle inspiegabili, in nome di questa nostra invenzione. Al contrario è necessario saper esplorare la propria singolarità e creatività. Per alcune persone la bellezza è legata alla soggettività del gusto individuale, per altre, invece, bello è ciò che corrisponde a parametri che possono essere definiti in termini oggettivi. Nel tentativo di uscire da queste antinomie, il filosofo Umberto Curi esamina i modi in cui era concepita la bellezza alle origini della tradizione culturale dell’Occidente. Il confronto tra un teologo e un filosofo sul rapporto tra creatività e amore: secondo il priore Enzo Bianchi, l’amore è «una fiamma divina», fonte di vita e creatività, mentre questo rapporto non è sempre semplice per il filosofo Massimo Cacciari, che si interroga su come trovare nella passione l’humus per la creatività della mente. Siamo eredi o creativi? Il saggista Stefano Bartezzaghi e lo psicoanalista Massimo Recalcati dialogano su tradizione e innovazione.

LA SCIENZA Il neuroscienziato Stefano Cappa e il fotografo Ferdinando Scianna si confrontano sul tema della memoria e fotografia e su come entrambe non restino immobili, ma si trasformino nella percezione di ciascuno in continuazione. Il farmacologo Silvio Garattini osserva che l’aspettativa di vita, grazie alla ricerca, sta crescendo significativamente, gli anziani aumentano e i giovani diminuiscono. Il problema dell’invecchiamento cerebrale sarà la vera questione del terzo millennio; per invecchiare bene dobbiamo affidarci alla ricerca scientifica, a un’adeguata preparazione socio-sanitaria e una giusta prevenzione. Tre gli appuntamenti scientifici al tramonto sugli spalti della fortezza medicea dedicati al tema “Cosa cambierà il nostro futuro”: l’intelligenza artificiale per il matematico e logico Piergiorgio Odifreddi; il cervello che ci difende, in un intreccio di genetica ed epigenetica, per il neuroscienziato Gianvito Martino; il “cervello segreto”, ovvero la regione cerebrale che si attiva quando il cervello è a riposo, per il genetista Edoardo Boncinelli.

IRONIA, EMPATIA, PAURA Lella Costa spiega come l’ironia sia un costante tentativo di libertà di pensiero, di onestà intellettuale, l’antidoto a ogni forma di assolutismo e integralismo. L’ironia è un metodo di interpretazione del mondo che consiste nell’essere capaci di modificare prospettiva e punto di vista. Lo scrittore inglese Jonathan Coe e lo psicologo Massimo Cirri dialogano sul sense of humour come strumento di analisi e chiave interpretativa del mondo. L’empatia ormai è uscita dai dipartimenti di filosofia e dai laboratori dei neuroscienziati per assumere un decisivo ruolo etico-politico: la filosofa Laura Boella ci spiega come gli aspetti centrali della crisi contemporanea – degrado ambientale, trionfo dell’avidità e della corruzione, perdita dei legami sociali – possono essere superati solo con il riconoscimento dell’altro, la cura e la solidarietà. Il criminologo Adolfo Ceretti e Massimo Cirri leggono il presente esaminando le paure vecchie e nuove. Oggi la paura della violenza emerge dalla consapevolezza della perdita di centralità dello Stato e spesso le paure sono coltivate per dirigere la costruzione del consenso politico.

CREATIVITÀ E ARTI Qual è il rapporto tra arte e filosofia? Sono rivali o alleate nella ricerca della verità? O sono verità loro stesse? Il filosofo Bernard-Henri Lévy analizza rivalità e alleanze tra pittura e filosofia rifacendosi alla celebre condanna che Platone fece dell’arte, imitazione della realtà, sensibile a sua volta di imitazione del mondo delle idee. Gli storici dell’arte Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa conducono una riflessione sulle convenzioni che regolano la produzione culturale nell’ampio mondo dei musei e delle mostre nell’Italia della crisi economica, tra eccessi ed euforie. La storica dell’arte Cristina Baldacci e il filosofo Andrea Pinotti dialogano sulla “archiviomania”, il bisogno individuale e collettivo di accumulare e collezionare nell’arte contemporanea; un nuovo genere per ripensare le tradizionali forme di catalogazione: atlante-mappa, ciberspazio, indice-lista, Wunderkammer, database. «Nessun giorno senza prendere la matita in mano e tracciare una linea…»: Antonio Marras, in un dialogo con la critica d’arte Francesca Alfano Miglietti, racconta come per lui la moda sia il legame con altri linguaggi, un nuovo alfabeto che può comunicare con essi. Chi avrebbe mai immaginato che, in un mondo sempre più dominato dalla tecnologia, esista ancora il mestiere del calligrafo? Luca Barcellona ci mostra come la scrittura possa essere una forma d’arte. Lo scrittore Nicola Gardini tratta il tema della “lacuna”, ancora inesplorato in letteratura: da Omero a Primo Levi, da Dante a Virginia Woolf, la letteratura non è fatta solo di parole e affermazioni, ma anche di silenzi, e questi silenzi parlano. La poetessa Chandra Livia Candiani propone un percorso tra poesia e meditazione, “vie notturne”, poco decifrabili dalla sola ragione, eppure nette, essenziali; un tempo condiviso per sperimentare insieme, per non temere il vuoto, ma riconoscerlo come spazio. Il saggista e romanziere Tim Parks analizza il ruolo della creatività con riferimento ai grandi scrittori della letteratura europea, e propone un modo nuovo e intrigante per pensare al rapporto tra un’opera, la nostra vita e quella di chi l’ha scritta.

SPETTACOLI Nel centesimo anniversario dell’inizio della pubblicazione de À la Recherche du temps perdu – Alla ricerca del tempo perduto, l’attore Sandro Lombardi omaggia il genio letterario di Proust con una lettura di alcune pagine del suo capolavoro. Il pianista Ramin Bahrami propone Viaggio in Italia. Grand Tour musicale con Bach e Scarlatti, un viaggio sotto forma di concerto attraverso le sorprese e le meraviglie del Settecento musicale italiano visto con gli occhi del più illustre compositore di tutti i tempi, Johann Sebastian Bach, e quelli del suo bizzarro, geniale ed estroverso collega napoletano, Domenico Scarlatti. “Cantami una poesia” un appuntamento speciale per celebrare il decennale: un recital musicale dei fratelli Toni e Peppe Servillo, che cantano, recitano canzoni e poesie accompagnati dal Solis String Quartet. Il coreografo e danzatore Virgilio Sieni mette in scena una riflessione sulla Resistenza; sul palco anche ex partigiani, protagonisti con lui dello spettacolo Di fronte agli occhi degli altri. L’attore e autore Alessandro Bergonzoni, torna al festival per continuare l’esilarante dialogo con il pubblico, iniziato dieci anni fa, sul tema della creatività: No al geniocidio! (Dall’estro al creame). Chiude le tre serate del festival lo storico Alessandro Barbero con la trilogia Medioevo da non credere: la paura dell’anno Mille, lo ius primae noctis e la terra piatta.

Il prezzo dei biglietti rimane invariato: € 3,50 il biglietto per gli incontri e € 7 il biglietto per gli spettacoli e gli approfonditaMente. Informazioni e prevendita biglietti su www.festivaldellamente.it   Ufficio stampa: Delos – 02.8052151 – [email protected]  

 

Tasti rapidi nei browser

Today_is_a_good_day-Sails.jpgPer velocizzare la navigazione in internet è possibile utilizzare dei tasti di scelta rapida mediante tastiera anziché utilizzare il mouse: usando contemporaneamente mouse e tastiera le azioni sono molto più veloci. Di seguito si riporta una scheda con i tasti rapidi dei più comuni browser: Google Chrome, Internet Explorer, Mozilla Firefox, Opera, Safari.

 

 

Problem Solving avanzato – problema 3.2 Curva ad “S” interpolante e Proiezioni a finire

pensatore.jpgPer i progetti in corso la curva ad “S” programmatica viene affiancata da un ramo di curva effettiva ottenuta dai dati storici osservati. E’ auspicabile disporre di una curva strutturalmente stabile (non polinomiale) che consenta di interpolare efficacemente i dati storici e di effettuare flessibili proiezioni a finire

Dati:

Per il progetto (Problema 3.1) EPC (Engineering, Procurement, Construction) di 13 mesi precedentemente programmato si è iniziata da 6 mesi la realizzazione. L’avanzamento percentuale progressivo registrato nei primi 6 mesi è: 0, 1.2, 5, 6, 10, 20. Dunque giunti al termine del 6° mese si ha un avanzamento fisico effettivo del 20% contro un 54% programmato. Tradotto in termini temporali il ritardo ammonta a circa 3 mesi e, se proiettato a finire risulta preoccupante in quanto il contratto prevede che il “Main contractor” paghi al “Client-Owner” una forte penale per ritardi superiori ad un mese. Si tratta dunque di trovare una Curva ad S di “Recovery” che interpoli bene i dati Effettivi (Achieved) registrati sino al 6° mese e che consenta di contenere il ritardo finale entro un mese (14 mesi invece dei 13 previsti inizialmente).