kaiz ha scritto:Comunque, in sostanza dato che parametrizzo la curva con un solo parametro allora avrò una sola dimensione, appunto, se ne prendo due di parametri avrò un lenzuolo ecc.
E' questo il concetto intuitivo che ci sta sotto, giusto? Mi sembrerebbe di si per ora.
Per la verità credo che non basta il fatto che si parametrizza con un solo parametro per avere una sola dimensione.
È passato tempo da quando sapevo un po' di impicci sulle curve, ma servono delle ipotesi di regolarità per evitare situazioni 'strambe' e avere una curva 'normale', unidimensionale
(non so se e come come abbia a che fare con il teorema dell'invarianza della dimensione, e quali siano le assunzioni necessarie perché una curva sia localmente simile a una retta, mi limito a considerazioni intuitive e a $\mathbb {R}^n$ e nozioni di analisi).
Non è detto che una curva abbia come immagine un 'filo', di una dimensione, e non qualcosa di 'pieno' come l'interno di un quadrato, ma sono necessarie delle ipotesi.
L'esempio noto è la curva di Peano (la curva
Space Filling): si può costruire una curva continua $\phi : [0,1] \rightarrow \mathbb {R}^2$ la cui immagine è tutto il quadrato $[0,1]\times [0,1]$.
Jordan fece la definizione di curva come la conosciamo, applicazione continua da un intervallo di $\mathbb {R}$ a $\mathbb {R}^n$, poi prese il bidone perché Peano costruì la sua curva per niente filiforme.
https://matematica.unibocconi.eu/sites/ ... GP_4_0.pdfÈ un esempio del fatto che la nozione di curva solo continua, senza altre ipotesi di regolarità porta a risultati strani (mi pare che le funzioni che rappresentano la curva di Peano non sono derivabili in nessun punto).
Perché una curva abbia l'aspetto 'normale' tipo un filo in $\mathbb {R}^n$ ci vogliono altre ipotesi.
L'ipotesi $C^1$ è un'ipotesi che serve a questo.
Riesco ad avere una idea intuitiva della questione per le curve piane, pensando alla forma cartesiana invece che alla forma parametrica.
E vedere se la curva è localmente esprimibile come il grafico di una funzione, cosa che esclude il caso di 'figure piene', non filiformi, come immagine.
Ad esempio, se $\phi: [a,b] \rightarrow \mathbb{R}^2$ è una curva regolare semplice e $t_0\in (a,b)$, per $t$ vicino a $t_0$ è sempre possibile esprimerla in forma cartesiana (esplicita) come il grafico di una funzione ($\phi$ è invertibile in un intorno di $t_0$ e si ricorre a un cambiamento di parametro).
Una cosa simile vale per curve in $\mathbb{R}^n$. Limitandosi a $\mathbb{R}^n$, senza andare su geometria differenziale e varietà topologiche, si dimostra che se una curva $\phi: I \rightarrow \mathbb{R}^n$ è regolare e semplice, per ogni $t_0$ interno a $I$ esiste un intorno aperto $J$ di $t_0$ tale che $\phi (J)$ è una
varietà unidimensionale.
1E se si rappresenta la curva piana in forma cartesiana implicita, come il luogo di zeri di una funzione $f: \mathbb{R}^2\rightarrow \mathbb{R}$, $f(x,y)=0$, il teorema della funzione implicita ci dice delle condizioni sufficienti perché sia localmente esprimibile come una funzione, $y=\phi (x)$ (la forma cartesiana esplicita), e quindi il luogo degli zeri sia una curva unidimensionale e non un malloppone pieno (ad esempio se si prende la funzione implicita $f(x,y)=0$, con $f$ funzione nulla, si ha tutto $\mathbb{R}^2$).
L'esempio del teorema del Dini mi pare dia una idea intuitiva.
Basta pensare alla circonferenza, è localmente esplicitabile, esplicitabile 'a pezzi', per il teorema della funzione implicita, e questo ci fa vedere che è unidimensionale e non un qualcosa di pieno, come una porzione di piano.
Easy reading is damned hard writing. (Nathaniel Hawthorne, The Scarlet Letter)