09/08/2022, 21:21
Faussone ha scritto:Comunque un'altra opzione che hai è Pappalardo, il suo programma è molto affine alle tue opinioni
Faussone ha scritto:Comunque battute a parte (lo so fanno ridere solo me abbi pazienza)
...
(faccio piangere lo so).
10/08/2022, 01:48
utente__medio ha scritto:Faussone ha scritto:Comunque un'altra opzione che hai è Pappalardo, il suo programma è molto affine alle tue opinioni
Magari le seguenti frasi:Faussone ha scritto:Comunque battute a parte (lo so fanno ridere solo me abbi pazienza)
...
(faccio piangere lo so).
potresti aggiungerle in firma come una sorta di "disclaimer".
11/08/2022, 09:58
11/08/2022, 14:16
11/08/2022, 15:07
11/08/2022, 15:34
11/08/2022, 16:01
gabriella127 ha scritto:Comunque da quel poco che ho letto, la proposta prevede che sia introdotta in cinque anni, mica di colpo.
E che ci sia una 'no tax area' per i redditi più bassi, non so fino a quanto.
gabriella127 ha scritto:Voglio aggiungere solo una cosa.
Il grosso dell'imposizione fiscale in Italia viene sopportata dai redditi medi (perdonami che non metto le statistiche, ci dovrebbero stare su Bankitalia, forse ce le ho in qualche meandro del computer), ma in misura davvero grande e sproporzionata. I 'poveri' pagano molto poco, i ricchi anche, anche perché sono pochi..
Quindi dire 'togliere ai ricchi per dare ai poveri' in tema fiscale non significa molto, al di là che suona bene, è poco più che vuoto slogan.
gabriella127 ha scritto:E' vero che ci sono ormai molti studi sull'aumento delle disuguaglianze, e di come le disuguaglianze siano un ostacolo alla crescita economica. Ma questo avviene a discapito della classe media, [...]
Se manca una classe media, anche più agiata, chi compra? Chi manda avanti l'economia?
gabriella127 ha scritto:Quanto al gettito, non si può davvero sapere, sono troppi in fattori in gioco. In primo luogo come viene implementata e con quali coperture, in secondo luogo, gli effetti sull'economia. Una argomentazione tipica (che è poi quella della curva di Laffer) è che con meno tasse il reddito aumenta e il gettito fiscale di conseguenza, e quindi una aliquota più bassa, in parte almeno, si finanzia da sè. Il problema è vedere empiricamente in che misura.
gabriella127 ha scritto:Quanto a sconvolgere il sistema, è un secolo che si dice che c'è bisogno di una riforma fiscale complessiva, non un pezzetto qua e un pezzetto là, ma poi non se ne fa niente.
Lo farà la destra? E come? Boh. Ma il tema non è certo proprio solo della destra.
Ed è bene che sia rimesso la centro del dibattito.
11/08/2022, 16:36
11/08/2022, 22:51
gabriella127 ha scritto:Questo per spezzare una lancia a favore della 'scientificità' dell'economia .
ilsole24ore ha scritto:«Se mi chiede se la regola adottata oggi in Europa e in altre nazioni del mondo, tra cui Israele, Malesia e Cina, secondo cui il deficit di un Paese non debba superare il 3% del Pil abbia basi scientifiche le rispondo subito di no. Perché sono stato io a idearla, nella notte del 9 giugno 1981, su richiesta esplicita del presidente François Mitterrand che aveva fretta di trovare una soluzione semplice che mettesse rapidamente un freno alla spesa del governo di sinistra che nel frattempo stava esplodendo. Così in meno di un’ora, senza l’assistenza di una teoria economica, è nata l’idea del 3%».
Non ha peli sulla lingua Guy Abeille, che a quei tempi era un funzionario del ministero del Bilancio della Francia e oggi ha 68 anni ed è felicemente in pensione.
[...]
"Così, quella notte del 1981 il numero due alla direzione del Bilancio, Pierre Bilger [...] chiese a me e al mio collega [...] con urgenza di stabilire una regola semplice e utilitaristica. Avevo 30 anni e la cosa era anche divertente. Purtroppo nessuna teoria economica supportava il lavoro. Ma dato che l’ordine arrivava dall’alto non potevamo fare altrimenti che metterci all’opera. Esaminammo le voci di bilancio, spese, entrate, debito. E a quel punto arrivò un’intuizione: in macroeconomia tutto comincia e finisce con il Pil. Ecco quindi l’idea di rapportare il deficit al Pil.
Ma perché 3% e non 2% o 4%?
Quell’anno il Pil era di 3.300 miliardi e la spesa si avvicinava a 100. Il rapporto non era quindi lontano dal 3%. Ecco il perché della formula. Poi tra l’altro cadeva casualmente sul “numero 3” che è noto al pubblico per vari motivi ed ha un’accezione positiva, si pensi alle Tre Grazie, ai tre giorni della resurrezione, le tre età di Auguste Comte, i tre colori primari, la lista è infinita. Un numero, magico, quasi sciamanico, facilmente spendibile anche nel marketing politico come Fabius, e lo stesso Mitterand l’anno dopo, fecero. Sin da allora ero però consapevole che legare il deficit al Pil era un po’ come dividere i cavoli con le carote. Il deficit/Pil è un rapporto che può al massimo servire da indicatore, ma in nessun caso può essere una bussola perché non misura nulla, non è un vero criterio. Ciò che conta è ottenere un valore che calcoli la solvibilità di un Paese, la capacità di rimborso del debito da un’analisi ragionata. Ma avevamo fretta. E quindi dalla nostra cassetta degli attrezzi non è venuto fuori di meglio".
12/08/2022, 00:01
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