“C’è fame di scienziati”. Le parole del Professor Yuri Bozzi, celebre neuroscienziato e membro del Consiglio nazionale delle ricerche, sintetizzano bene l’intento delle Olimpiadi delle Neuroscienze, di cui nei giorni scorsi si è svolta la quinta edizione a Trento. Una competizione rivolta agli studenti dell’ultimo triennio delle superiori, organizzata l’università di Trento assieme al Centro di biologia integrata (Cibio) e al Centro interdipartimentale Mente e Cervello (CiMeC).

Quest’anno hanno partecipato alle Olimpiadi 2.500 studenti, provenienti da tutta Italia. Un numero davvero sorprendente, se consideriamo che i programmi di biologia delle scuole superiori italiane, contengono solo pochi cenni sulle neuroscienze, ovvero gli studi condotti sul sistema nervoso, e che i livello dei partecipanti è stato giudicato “altissimo”.

Un plauso speciale va quindi agli insegnanti che sono stati in grado di stimolare gli interessi degli studenti, e alla passione di quest’ultimi per una “materia” tanto affascinante quanto, apparentemente, ostica.

A vincere la gara quest’anno è stata una 17enne, piemontese, figlia di venditori ambulanti cinesi in Italia da 20 anni, che da grande vuole fare la ricercatrice. Anna, ha sbaragliato gli altri 53 avversari arrivati alla finale, ottenendo ottimi punteggi in ogni manche nelle 4 ore di gara.

Le prove che ha dovuto affrontare sono state 4: un cruciverba, una tavola di anatomia del cervello, un test di diagnosi e un questionario a risposte multiple. Quindi, arrivata tra i migliori 5, è risultata la vincitrice per il numero di risposte date nella manche finale.

Dopo gli onori in patria e i festeggiamenti, Anna dovrà iniziare a prepararsi per l’International Brain Bee Competition, una sorta di campionato del mondo per aspiranti scienziati nel campo delle neuroscienze, che si terrà negli Usa ad agosto, dove la ragazza di Novara rappresenterà l’Italia.

Anna porterà con sé una pesante eredità: lo scorso anno, Giulio Deangeli, ha ottenuto nella stessa competizione internazionale il secondo posto. Non può non puntare alla medaglia d’oro! L’interesse e i risultati dei giovani italiani nelle competizioni internazionali, riempiono sicuramente d’orgoglio e speranza. La speranza che questi risultati spingano chi di dovere a fare in modo che nei prossimi anni più che di fuga di cervelli, si parli di eccellenze made in Italy nel campo della ricerca.

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