Una volta precisato che il
"carico" costituisce l'utilizzatore e la
"linea" il collegamento che permette la sua connessione con il
"generatore", nel mondo reale l'impedenza della linea è molto più piccola di quella del carico, al fine di presentare una accettabile (piccola) "caduta di tensione" così come una accettabile (piccola) "perdita di potenza"; fattori che generalmente sono dell'ordine di qualche unità percentuale rispetto alla tensione e alla potenza trasportata e che, una volta fissati, permettono di dimensionarla.
Nel tuo assurdo H-demico esercizio ci troviamo invece di fronte ad una linea che ha un'impedenza dello stesso ordine di grandezza di quella del carico e quindi una grande caduta di tensione e una grande perdita di potenza; come hai inconsciamente detto, quella più che una "linea" è un altro carico.
Detto ciò, volendo comunque rispondere (all'incompetente) estensore del testo, per valutare la c.d.t. percentuale prima e dopo il rifasamento, facendo riferimento al circuito equivalente monofase, potremo semplicemente usare nei due casi il partitore di tensione.
La relazione che hai usato tu, è una relazione approssimata che si applica per stimare la (piccola) c.d.t. fra partenza e arrivo linea nel caso \(Zl \ll Zu\) (noto il f.d.p. e la corrente nel carico), ma in questo tuo caso non ha senso applicarla.
Per rifasare il carico di impedenza Zu, alimentato in tensione, come ben sai si fa uso di una impedenza puramente capacitiva Zc in parallelo e quindi, per la sua determinazione conviene usare l'ammettenza e non l'impedenza. Sostanzialmente dobbiamo ridurre l'argomento dell'impedenza (ammettenza) parallelo al fine di portarlo a $\varphi=\arccos(0.9)$, e in questo modo andrà anche a cambiare l'impedenza del carico risultante Zp=Zu//Zc; puoi farlo sia considerando la connessione a triangolo (come ho fatto io) sia quella a stella.
Lascio a te gli sviluppi numerici.