gabriella127 ha scritto:Se trovo il link te lo metto, stasera ci provo, dovresti poter leggere un singolo articolo.
Tieni presente che la parola 'sermone' è ovviamente ironica, è come può arrivare a chi si è stufato di questi discorsi: intendo l'atteggiamento di chi colpevolizza chi è più contro la guerra, invocando i valori liberali e occidentali, e dicendogli che è populista e ottuso e egoista, e ignorante e così via.
Non capisco perché un discorso che richiami ai nostri valori occidentali e liberali in cui siamo cresciuti, e di cui neanche magari ci rendiamo conto dell'importanza, dandoli spesso troppo per scontati, dovrebbe essere "un sermone". Per sermone di solito si sottintende un discorso da sepolcro imbiancato, o no? Perché questi discorsi sarebbero tali? io piuttosto li trovo molto utili, in qualunque sede, soprattutto in questi tempi, in cui è pieno di "pensatori liberi" che questi valori li ridimensionano se non li denigrano salvo goderne i vantaggi, per fortuna.
Chi fa questi discorsi colpevolizzerebbe chi è contro la guerra? Che poi, ripeto, chi è/sarebbe a favore della guerra?
Al massimo ci si può confrontare e vedere in cosa si traduce essere contro la guerra da varie posizioni, cercando magari di comprendere le alternative reali che si hanno.
gabriella127 ha scritto:E ricordo articoli più colpevolizzanti di Paolo Mieli (che io peraltro stimo), posizioni che poi aleggiano un po' in tutto il giornalismo e la politica di sinistra: trattare da serie B il cittadino che la pensa diversamente sulla guerra.
E bisogna superare il pacifismo di quei c.. di cittadini.
Mettendoli caso mai tutti in un bel calderone di 'putiniani'.
Bo vediamo se potrò darti ragione leggendo qualcuno di questi articoli.
Io comunque per esempio ho spesso ascoltato e letto Vittorio Emanuele Parsi che sulla guerra in Ucraina ha una posizione limpida e netta che io sottoscrivo totalmente; bene in lui questo dare del cittadino di serie B a chi la pensa diversamente non lo vedo.
Certo vedo l'aspro criticare posizioni che secondo il suo punto di vista nella pratica andrebbero a tradursi nel fare il gioco della Russia di Putin in quanto lasciano ricadere tutto sull'Occidente, ignorando, o al massimo sminuendo, le colpe russe fin quasi a giustificarne l'azione
1.
...ma sostenere questo fa parte della dialettica tra le posizioni, altrimenti anche io potrei indignarmi per essere apostrofato come guerrafondaio e "schiavo degli yankee" solo perché ritengo, dal mio punti di vista, che una pace che vada sopra certi limiti per me invalicabili non sia una vera pace, ma un probabile interludio prima di altre guerre e altre disgrazie.
gabriella127 ha scritto:Un topos, che c'è anche nell'articolo di Paolo Mieli, è dire 'allora quando ci fu Hitler...', paragone che non ha molto a che fare con la situazione attuale, allora sì che era un dramma e Dio scampi e liberi dal dover prendere decisioni in un contesto simile, ma al momento non si vede che Putin possa o voglia arrivare a Lisbona o abbeverarsi a San Pietro.
La Storia non si ripete identica, certo che l'Europa tra le due guerre mondiali era ben diversa da ora e che la Germania nazista non corrisponde alla Russia di Putin da tanti punti di vista.
Meglio per questo evitare parallelismi storici, ma non è di certo del tutto campato per aria un parallelo tra gli
atteggiamenti avuti verso Hitler negli anni precedenti l'invasione della Polonia quando ha annesso Austria e parte della Cecoslovacchia, fino a arrivare appunto all'invasione della Polonia, e quelli avuti verso la Russia di Putin con le varie ingerenze e invasioni in Cecenia (vabbè ma quelli erano terroristi), Georgia fino alla Crimea e al Donbass, senza contare che l'obiettivo iniziale molto probabile era fare dell'Ucraina una simil-Bielorussia.... Un parallelo limitato a questo non mi pare del tutto campato per aria.
Certo si può obiettare che la Russia di Putin non può (sul non vorrebbe ho qualche dubbio) arrivare a Roma e a Lisbona, certo che no, ma quindi allora lasciamo fare finché si tratta di annettersi territori di Paesi non Nato?
Ma allora come si può poi sostenere che occorre "considerare l'espansione della Nato", espansione peraltro basata sull'adesione, e non certo sull'annessione, ad una alleanza difensiva?
Sarebbe insomma questa l'alternativa alla guerra in Ucraina?
Non è meglio allora cercare di arrivare ad una pace che metta dei paletti ben precisi? E come si potrebbe fare questo, o si sarebbe potuto far questo, senza il sostegno militare dato all'Ucraina?
Su queste domande sarebbe da incentrare un dibattito serio (parlo in generale non di qui) non certo sullo scontro tra chi vuole la pace e chi non la vorrebbe, o su chi più bistratta l'altra parte, o su quanto siano cattivi pure gli americani o quanto siamo pure cattivi o servi americani noi europei.