07/04/2024, 15:13
megas_archon ha scritto:Grazie della risposta.gabriella127 ha scritto:Non necessariamente, chi mi conosce sa che mi piace scovivere pienamente in vari modi e non .dai un'idea abbastanza ascetica e sofferenziale della matematica
Quello in cui io non credo è una matematica/convivialità gioiosa e inclusiva a tutti i costi: per fare matematica, per farla bene, è indispensabile essere un certo tipo di persona; gli altri dovrebbero astenersene, altrimenti la rovinano, la imbastardiscono. L'accento è sulla preservazione di una ortodossia, non sul suo adeguamento alla comunità che utilizza quello status quo. Ovviamente il motivo è che la matematica è estremamente più importante delle persone che la fanno.
Del resto, altrettanto ovviamente, questa è un'opinione estremizzata e distorta da me, che ho un nemmeno troppo malcelato disturbo antisociale di personalità.
megas_archon ha scritto:1. Una componente di morte dell'ego è essenziale per apprezzare la profondità del sapere cui ti stai avvicinando.
[...] sia costretto a trovare la sua quadra tra questa urgenza trascendente e la propria ineliminabile mortalità, oppure inevitabilmente si consumi. Per me fare matematica è una maniera di essere un po' meno umano, condizione da cui non posso fuggire ma di cui porto con vergogna i segni e che vorrei eliminare. Per altre persone questa, che per me è l'unica maniera di sentirmi a mio agio nel mio corpo, sarebbe una tortura o un'eresia. Alcuni trovano questa libertà nelle droghe, per esempio.
07/04/2024, 16:27
megas_archon ha scritto:No! Al contrario, io penso sia un posto gioioso, è infatti molto "terrone" nella maniera di accoglierti, cosa che Padova, più nordica, non possiede affatto. Ma, è, diciamo così, immersa irrimediabilmente nell'afrore di torme di adolescenti autistici, che entrano (o escono da) l'ambiente delle olimpiadi, hanno già qualche nozione di matematica meno elementare, ruminano i primi esami con facilità, e quindi pongono l'asticella di ciò che è "sufficiente sapere" molto molto più in alto. Anche da notare che lo scopo dei corsi dei primi anni non è far sì che tutta la classe raggiunga almeno un livello sufficiente di conoscenza, bensì selezionare quelli, pochi, che sono sufficientemente bravi e autonomi da formare la nuova generazione d'élite. C'è quindi una enorme peer pressure, che il corpo docente non solo tollera ma catalizza. Perché ci è passata prima degli altri, perché viene dalla stessa ideologia...a proposito di Pisa, che hai un po' descritto come una valle di lacrime
07/04/2024, 19:54
giuliofis ha scritto:Mah, io ho visto uscirci gente decisamente normale, sia nel senso di normotipicità del carattere che di capacità tecniche.
Mi sembra che qui si stia veramente esagerando l'importanza dell'ateneo: nei corsi di laurea tecnici, come matematica e fisica, la grossa differenza la fa il singolo.
07/04/2024, 20:44
Lebesgue ha scritto:Avresti senza ombra di dubbio una preparazione che non è paragonabile a nessun altra facoltà di matematica italiana (letteralmente in triennale si fanno robe che in altri posti fanno i dottorandi)
08/04/2024, 11:36
08/04/2024, 13:14
08/04/2024, 14:49
08/04/2024, 15:08
lozaio ha scritto:Mhh insomma, se guardi il programma del politecnico di milano rispetto a matematica ci sono delle gran belle differenze nel "programma dettagliato".
08/04/2024, 15:21
08/04/2024, 20:08
Mi viene il sospetto che tu non abbia letto la risposta di Luca. Leggendola forse capiresti la mia risposta e il perché nominava il PolitecnicoAl politecnico di Milano non c'è un corso di laurea in matematica.
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